Recensioni per
The Not - Unfortunate Life of Belinda Yodinkee
di JonS

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master

Nona classificata al contest “Peppa in reverse”: The Not – Unfortunate Life of Belinda Yodinkee, Gnrlove
 
Grammatica e sintassi: 6,45/10.
“Si era ormai alla soglia degli anni sessanta...”
Il nome delle epoche va sempre in maiuscolo. (-0,05)
“Forse è questo quello che devo fare ripeteva incessantemente...
Dopo il pensato (in corsivo) sarebbe meglio mettere una virgola. (-0,05)
“... che deciderà se farle cadere o farle rimanere attaccate allo stelo.”
Questo verbo non segue la consecutio temporum della storia: essendo scritta tutta al passato, “avrebbe deciso” mi sembra più corretto. (-0,15)
“... e anche se ella avrebbe perso la sua vita comunque, Belinda avrebbe tenuto la sua anima al sicuro.”
Subito dopo la prima “e” va messa una virgola, perché prima di “Belinda” chiudi un inciso, quindi dovresti anche aprirlo. (-0,05)
“Sollevano una manina paffuta, la bimba ricambiò...”
C’è un errore di battitura: “sollevando”. (-0,1)
“«Chi sono gli inglesi, padre?» Disse la piccola Belinda di rimando”
Manca il punto alla fine della frase. (-0,05)
“... il cuore prese a batterle forte nel petto talmente forte da farle credere che anche il padre potesse sentirlo.”
Sono indecisa su come valutarti questa cosa: hai dimenticato una virgola dopo “petto”, oppure ti è sfuggito il primo “forte”. Opto per la prima, che ritengo la più probabile, nonché quella dal peso più leggero in termini di sottrazione del punteggio. (-0,05)
“... alternando espressioni di sorpresa ad assenzi appena accennati con il capo.”
Probabilmente intendevi “assensi”, perché l’assenzio è tutt’altra cosa. (-0,1)
“Una mattina Belinda scese di buon ora per iniziare...”
Hai dimenticato un apostrofo. (-0,1)
“... ne prese una dal canestro che aveva poggiato li la sera prima...”
A questo “lì” manca l’accento. (-0,1)
“... il guscio di rosa spento e qualche puma rimasta attaccata.”
Secondo me, quel “di” è superfluo (a meno che non abbia inteso male il senso della frase). Il guscio è rosa spento, non “di rosa spento”. Inoltre c’è un altro errore di battitura (“puma”). (-0,1) (-0,1)
“... a dura prova dalla pesantezza della neve. Con un peso al cuore...”
Questa è una ripetizione, forse poco evidente, ma c’è. (-0,15)
“«State bene? » Gridò la signora Scott entrando in casa.”
Hai inserito uno spazio di troppo: le virgolette caporali vanno sempre attaccate alla parola. (-0,05)
“Cominciò ad esaminare i danni col suo occhi esperto...”
Un errore di battitura. (-0,1)
“Quindi non ti distrarre e sta pronta...”
Essendo un imperativo, è necessario un apostrofo... te lo sei dimenticato. (-0,1)
“... erano avvenuti mentre aveva a che fare coi frutti del suo pollaio...”
Il verbo corretto in questo caso è “aveva avuto”. (-0,15)
“Dopotutto erano gli anni cinquanta...”
Di nuovo, il nome del decennio va con la maiuscola. (-0,05)
“... lasciando che i boccoli castani le scendessero lungo le spalle indomabili.”
Pensavo di segnalarti questa cosa nello stile, ma prima di “indomabili” la virgola è davvero necessaria, a meno che non siano le spalle a essere indomabili, ma la cosa mi risulta difficile da concepire. (-0,05)
“Che fosse l'angelo sceso per portarla con se?”
Hai dimenticato un accento. (-0,1)
«Probabilmente si sta prendendo solo gioco di me."
Questa battuta è delimitata all’inizio con le virgolette basse e alla fine con quelle alte. (-0,05)
“... ritta e in bianco sull'altare, diceva «Si.»”
Hai dimenticato un accento sul “sì” affermativo. (-0,1)
“Cosa c'è mio amore?”
Trattandosi di un vocativo, prima di “mio amore” ci va una virgola. (-0,05)
“Ma Belinda sai benissimo che non è così.”
Stesso discorso di prima: la virgola va prima e dopo il nome proprio. (-0,05)
"Sai, adoravo la mia vita prima, quando la gente mi ignorava.»
Di nuovo hai mischiato i due tipi di virgolette. (-0,05)
“Jebediah si umettò le labbra, accigliandosi «Ma se...”
Manca un punto prima del dialogo. (-0,05)
“Belinda lo guardò «Si, ma ora tutti mi odiano!»”
Anche qui manca il punto prima del dialogo. Inoltre, al “sì” affermativo manca l’accento. (-0,05) (0,1)
“«Si, hai ragione! Tutti mi odiano, le cose vanno sempre male per me.» fece tirando su con il naso”
Di nuovo, al “sì” manca l’accento. Inoltre, manca il punto alla fine della frase. (-0,1) (-0,05)
«Ma io non ti odio Belinda.»
Prima del vocativo va la virgola. (-0,05)
“La donna non sembrò far caso alle parole del marito e continuò «Sono sicura che...”
Manca il punto alla fine della frase, prima del dialogo. (-0,05)
“... le chiese infine il marito in modo calmo e pacato”
Anche qui manca il punto alla fine della frase. (-0,05)
“Se non ti stanno bene non puoi lamentarti Belinda, devi agire!”
Anche qui manca la virgola prima di “Belinda”. (-0,05)
“... tuo padre, ecco si, proprio lui.”
«Si ma non ci sono rimasta e guarda che è successo! Sono stata cacciata!»
Entrambi questi “sì” non hanno l’accento. (-0,1) (-0,1)
Morto Belinda, riesci a capirlo questo?”
Manca la virgola prima di “Belinda”. (-0,05)
«E il gatto?» Fece lei in tono accusatorio «Il gatto mi ha fatta bandire.»
Manca il segno di punteggiatura anche qui, dopo “accusatorio”. (-0,05)
Si ma ho perso tutta la mia famiglia e gli amici!”
Si ma io ci sono, io non ti ho abbandonata...”
Si ma forse non è abbastanza.”
A questi tre “sì” manca l’accento. (-0,1) (0,1) (0,1)
“Sapevo io che saremo finiti a litigare...”
Questo verbo è coniugato male: è al futuro, ma andrebbe al condizionale. (-0,15)
“Jebediah rimase sposato a Belinda per i successivi quindici, anni...”
Questa virgola? Volevi forse metterla dopo “anni”? (-0,05)
“... fu allora che fece il primo passo verso il vuoto sorrise...”
Prima di “sorrise” hai dimenticato una “e”. (-0,1)
Inoltre, utilizzi il trattino breve (-) al posto di quello medio – quando inserisci degli incisi. (-0,05)
 
Stile e lessico: 7,5/10.
Prima di farti un discorso generale, ti faccio notare delle espressioni o delle frasi che in qualche modo ho trovato brutte o stonate. Non sono molte, perché poi si tratta solo di qualcosa di generale, ma preferisco fartele presenti comunque.
“... immense radure immerse nella calma...”
Quest’espressione è un po’ cacofonica, per via delle due parole quasi identiche tra loro.
“In fondo non ho certo nulla da perdere...”
Anche qui c’è qualcosa che non va: se c’è già “in fondo”, trovo che “certo” sia superfluo.
“... avevano offerto loro fiori o sui dolori che erano capitati loro.”
Avrei dovuto segnalarti la ripetizione di “loro” in grammatica, ma oggettivamente è corretto inserire la parola entrambe le volte, per cui ho optato per qui: è piuttosto cacofonica, ti consiglio di trovare una variante.
“Ripensava al giorno che l’avevano cacciata...”
Qui, “in cui” sarebbe più adatto. Meno cacofonico sicuramente.
C’è anche un’altra tua caratteristica che rende alcune frasi un po’ ostiche: la scarsità delle virgole. Non la metti praticamente mai prima del “ma” e, di nuovo, non sono il tipo che la pretende in modo tassativo ogni volta che è presente quella congiunzione, però c’è una via di mezzo tra metterla sempre e non metterla mai. Oltre a questo, comunque, ti riporto un paio di frasi in cui, sebbene non sia obbligatoria, qualche virgola ci starebbe proprio bene.
“Colta da un senso di tenerezza per la sventura che condividevano gli si avvicinò e lo raccolse.”
“Lesse abbastanza lentamente il contenuto per poi portarselo dritto al cuore premendo il foglietto contro di esso.”
“All'effettiva assenza di risposta si diresse verso la moglie accostandosi a lei e accarezzandole il pancione già gonfio.”
Ho poi notato che ci sono un po’ troppe d eufoniche; sebbene non mi metta a sindacare per ogni volta in cui è superflua, devo dire che nella tua storia sono disseminate forse con troppa generosità.
Un’altra cosa che ho notato – e qui poi il discorso diventa veramente generale – è un punto della storia, in cui dialoghi e pensieri della protagonista si intervallano tra loro. Nel resto della storia hai differenziato queste due cose mettendo semplicemente in corsivo i pensieri, ma in questa parte della storia hai usato le virgolette caporali per entrambe le cose, e c’è parecchia confusione. Ti riporto l’inizio e la fine del brano, in modo che tu possa rileggerti quel pezzo nello specifico.
“Che fosse l'angelo sceso per [...]alla domanda del prete di prendere in sposo Jebediah.”
Tuttavia, e probabilmente la parte riferita alla grammatica lo testimonia, ci sono davvero tantissime imprecisioni. Non c’è praticamente nessun errore sintattico, i tempi verbali sono praticamente tutti corretti e si vede che conosci la lingua italiana, ma sei davvero tanto distratta. Sembra che le cose siano buttate lì e questo disordine ti penalizza immensamente, perché io devo valutarti prima di tutto, quindi una poca cura per il testo mi impedisce di veder scorrere la storia, che risulta in qualche modo ostica e stilisticamente scadente.
Il lessico, invece, è buono, a parte i dialoghi in cui sono davvero molto “popolani”, ma credo che sia voluto, per cui mi sento di dirti che questo lato della storia è ben fatto. Si nota la differenza tra i dialoghi e la narrazione, proprio a livello qualitativo, per cui è sicuramente passata la tua intenzione di rendere sempliciotti la protagonista e il mondo in cui vive.
 
Originalità: 10/10.
Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Questa storia è praticamente un’idea geniale dall’inizio alla fine: non avevo mai letto nulla del genere e ne sono rimasta molto colpita, partendo dagli Amish (che non ho assolutamente mai trovato in una storia) per finire con la mentalità della protagonista. La maledizione dell’inglese è senza dubbio il frutto di una mente contorta e ho ammirato come sia stata portata avanti per tutta la durata della storia.
La cosa, però, che mi ho apprezzato più di tutte è il messaggio che passa – o che, perlomeno, io leggo nella storia –, ovvero che chi continua a vedere disgrazie ovunque poi finisce per attirarle realmente su di sé. L’ottimismo è il profumo della vita, insomma. Questa cosa mi è proprio piaciuta, perché la protagonista non lo realizza, ma Jebediah e la sua dolcezza sono senza dubbio la parte “illuminante” di tutto quanto, perché senza di lui il lettore potrebbe forse faticare a realizzare subito questa cosa. Quindi Belinda non lo sa, ma noi lo sappiamo, e tanto basta per far riflettere.
Anche a livello emotivo hai fatto un ottimo lavoro, perché mi sono sentita frustrata dall’inizio alla fine: la prima scena è una disgrazia, perché Belinda nasce e porta alla morte della madre; l’ultima scena è una disgrazia, perché Belinda vuole morire eppure non le riesce. Insomma, ogni cosa vede collegate Belinda e una disgrazia, per cui è facile sentirsi trascinati nel suo vortice di pessimismo. Da questo punto di vista è davvero molto coinvolgente e senza dubbio hai fatto un ottimo lavoro. Brava.
 
Rispetto del pacchetto: 8/10.
1) 6/6.
Sei senza dubbio una dei partecipanti che meglio hanno rispettato la caratteristica fondamentale del pacchetto. Questa donna è pessimismo allo stato puro, trasuda il cosiddetto “male di vivere” da ogni poro e credo proprio che dopo questa valutazione andrò a cercarmi qualche video un po’ demenziale per scrollarmi di dosso la sensazione che Belinda ha avuto attaccata alla pelle per il resto della sua vita. Ha avuto una vita molto sfortunata, che l’ha portata a pensare solo al peggio, arrivando quindi a pensare solo il peggio. Un po’ c’era abituata per via delle sue stelle avverse, un po’ ci si è abituata col tempo, ma sicuramente è pessimista fino al midollo e meglio di così non avresti proprio potuto renderla.
2) 0/2.
Non hai usato il prompt, quindi non posso darti altro che questo punteggio, purtroppo.
3) 2/2.
Come tu abbia fatto a non far piangere una donna così sfortunata e afflitta da mille disgrazie non lo saprò mai, ma sei riuscita in questa titanica impresa e hai tutta la mia stima (anche se, a voler essere pignoli, ci sarebbe il pianto di quando è venuta al mondo, ma non sono così pessima da considerarlo). È davvero un peccato che il prompt non sia inserito, perché saresti potuta essere forse l’unico dieci in questo parametro in tutte le valutazioni di questo contest.
 
Gradimento personale: 3/5.
La storia è oggettivamente di qualità, parlando di trama e dettagli. Sei stata brillante con la creazione di questo personaggio così difficile, che farebbe perdere la pazienza a chiunque, e per questo ti va un grande plauso. Oltre che tutto il merito, ovvio. Come ti ho detto nei due parametri appena precedenti, ho apprezzato molto l’intreccio di sfortune che hanno perseguitato Belinda.
Mi è poi piaciuto moltissimo il finale – davvero ironico – che è stato la ciliegina sulla torta dopo tredici pagine di cose brutte. Non so come tu abbia fatto a scrivere così tanto di questa donna senza andare a buttarti dal balcone, davvero. Di nuovo, anche per questo motivo, hai tutta la mia stima.
Però esteticamente è orribile, dai. Te l’ho detto nello stile e te lo ribadisco con parole più forti: sei stata irrispettosa nei confronti della tua storia, perché è innegabile che tu sia molto brava (infatti nella prima parte sei stata pressoché impeccabile). Cosa ti sia successo poi, con il passare degli avvenimenti, non lo saprò mai. Ti eri stufata della vita grama di Belinda? Non mi sono proprio goduta la storia con tutte quelle imprecisioni, e con tutto il potenziale che aveva è proprio un peccato. Spero la rivedrai, anche perché te l’ho praticamente betata e dovrebbe essere una strada in discesa (nella valutazione inserisco apposta tutta la frase di riferimento, per facilitare la ricerca quando si va a correggere). Nel complesso, però, è sicuramente una storia che non mi aspettavo di leggere a un mio contest.
 
Bonus Peppa: 0/5.
 
Totale: 34,95/50