Recensioni per
Dafne
di Melian

Questa storia ha ottenuto 10 recensioni.
Positive : 10
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/08/15, ore 09:41
Cap. 1:

Recensione premio per il secondo posto ottenuto al contest "E storia sia!" di 9dolina0

Come sempre, leggere le tue storie non è mai una delusione e questa è una premessa fondamentale prima di iniziare la recensione vera e propria e di scusarmi per il ritardo (sembra una scusa, lo so, ma ti assicuro che trovare il tempo e la connessione in Africa Equatoriale è un'impresa assai ardua).
Detto questo, passo a commentare la tua storia.
Devo dire che molti dei significati insiti nella trama mi erano rimasti oscuri prima di leggere le note a pie' di pagina, però, collegando tutti i pezzi, non posso negare che il filo conduttore sia assolutamente logico e privo di forzature. Mi piacciono le storie sui vampiri (anche su quelli un po' più crudeli, non proprio affini al modello Twilight) per cui ho letto questa storia con interesse, trovandomi ad apprezzare sia la ccaratterizzazione dei personaggi, che il loro ruolo più o meno simbolico.
Il protagonista del tuo racconto è un giovane vampiro ancora indissolubilmente legato alle mai del tutto perdute passioni umane; nel suo caso, però, la sua ossessione non riguarda i piaceri carnali, bensì uno sport in cui il giovane neo-vampiro primeggiava quando era ancora "vivo". Il tiro con l'arco, la cui associazione con la mitologia greca è davvero una piccola perla, rappresenta l'unico interesse del ragazzo e lo coinvolge a tal punto da fargli quasi dimenticare gli istinti vampireschi.
La preoccupazione che tutto ciò genera nel suo creatore si manifesta attraverso un comportamento quasi coercitivo da parte di quest'ultimo, che arriva praticamente a costringere suo "figlio" ad andare a caccia. Febo, probabilmente, tiene davvero al giovane Dashuri, ma egli è troppo preso dalla foga di bere da non capire che il ragazzo predilige di gran lunga altri interessi.
Utilizzare Dafne come punizione è soltanto l'ultima perversione dell'astuto vampiro: egli, dapprima, quasi dissangua il suo creatore, poi lo costringe ad abbeverarsi dalla ragazza che egli non avrebbe voluto uccidere. Al suo posto, comunque, ci ha pensato il figlio.
Al di là di ciò, il grande merito che hai avuto nello scrivere questa storia è stato quello di utilizzare una simbologia molto efficace. Ammetto che prima di leggere il racconto non ricordavo nei dettagli il mito al quale ti sei ispirata, però, attraverso le note, ho ricollegato i pezzi e posso dire di aver apprezzato ancora di più una storia comunque già di per sé ben scritta.
Inutile perdersi in chiacchiere: anche stavolta ti devo fare tutti i miei complimenti.

9dolina'

Recensore Veterano
03/07/15, ore 15:24
Cap. 1:

Recensione premio per il contest "I'll look after you"

Tu sei un genio, lasciamelo dire! *^*
Lo so che l'inizio non è dei migliori, però DOVEVO elogiarti fin da subito. Questa storia ha una marea di pregi, dall'inizio alla fine:
1. I tuoi vampiri non si smentiscono mai! Sono predatori affascinanti, macchine da caccia perfettamente funzionanti, spietati ma con classe. Non si può non stravedere per loro, hanno una "presenza scenica" magnetica;
2. L'introspezione è ben curata, con poche parole riesci a trasmettere il ruvido affetto di Febo nei confronti Dashuria, il rancore che questi prova verso suo "padre" e il terrore di Dafne quando si accorge di essere spacciata;
3. Il rimando al mito di Apollo e Dafne è davvero encomiabile, lo hai rievocato in modo sublime interpretandolo in chiave dark. La rivalità tra Apollo ed Eros, il rifiuto di Dafne e persino la sua morte sono stati dei richiami perfetti;
4. L'ambientazione era perfetta, resa vivida in ogni suo dettaglio, inquadrando anche la più infima sfaccettatura ed esaltandola;
5. Il tuo stile è oro puro, brillante e incantevole, capace di trasformare ogni facezia in un diamante.
Potrei continuare questo elenco, ma credo che quanto detto finora sia sufficiente per farti capire la cosa principale: questa storia è meravigliosa! *^*
Terrò costantemente d'occhio il tuo profilo in attesa di nuove storie, anche se temo che avrai mie notizie pure negli scritti precedenti... Mwahahahah!!!! ^^
Alla prossima, ma cherie, e tantissimi complimenti per il tuo smisurato talento e la tua favolosa storia! *^*
Bacioni,

Chloe <3

Recensore Junior
06/03/15, ore 21:13
Cap. 1:

Recensione premio "Scegli la tua carta, scrivi la tua storia!"

Allora, innanzitutto ho letto molto volentieri un altra tua storia sui vampiri! Ho scelto come prima una OS, in modo da poterla recensire subito, e non ne sono rimasta delusa: il tuo stile è sempre eccezionale, nonostante questo racconto si ispiri ad un epoca moderna, e non più ai secoli scorsi. Hai un'ottima capacità di utilizzare un lessico adeguato al contesto storico, molto ricco e accattivante. Non ho notato nessun errore di grammatica, quindi mi complimento con te anche per la cura con cui hai scritto e corretto il testo.
Passiamo dunque alla storia vera e propria: il modo in cui hai "modernizzato" il mito di Apollo e Dafne è davvero originale e ben fatto. E' un mito che mi ricordo molto bene, quindi ho apprezzato ogni sfumatura che tu hai voluto dare come rimando alla leggenda. Sicuramente c'è da sottolineare la descrizione di Dafne morente colpita dalla freccia di Dashuria: mi ha colpito moltissimo il modo in cui sei riuscita a tracciare l'immagine! Mi è sembrata una versione molto dark della bellissima statua del Bernini, con questa ragazza che si trasforma pian piano in un albero!
Per quanto riguarda i personaggi, mi è molto piaciuto il rapporto amore/odio tra Febo e Dashuria, che si snoda a tratti tra la sfida e la paternalità. Tra i due quello che più mi ha attirato è stato Febo, con il suo portamente da vampiro molto classico, che cerca in ogni modo di educare un "figlio" ribelle e che non prova alcun piacere nel nutrirsi, ma che rimane spasmodicamente legato ad un'attività umana come il tiro con l'arco...
Dafne mi ha invece impietosito molto, in quanto ragazza comune colpita da un destino contro cui non poteva combattere...
Un altro ottimo lavoro!
RedLolly

Nuovo recensore
05/01/15, ore 09:50
Cap. 1:

Contest ART TALK, recensione quinta classificata
.:Melian:. Dafne
Grammatica 10/10 Non ho trovato errori o imprecisioni, complimenti!
Stile 9/10 Il tuo stile descrittivo mi coinvolge molto nella storia. Utilizzi anche un gran vocabolario di termini, e questo fa in modo che il lettore non si annoi, soprattutto leggendo una storia così lunga [sì, non sono un tipo di molte parole, neanche quando leggo]
Svolgimento 4,5/5 Hai aggiunto digressioni solo per parlare dell’amore di Dashuria per gli archi e co. [pessima] L’ho trovata anche abbastanza originale.
Inserimento del dipinto 6/10 Era un’edita, quindi non mi potevo aspettare che il dipinto fosse descritto esattamente nella storia; però il ponte è abbastanza diverso, e poi compaiono anche le statue della mitologia classica che proprio non c’entrano, quindi non posso darti un punteggio alto in questa valutazione.
Gradimento personale 4/5 Ho apprezzato il tema della vendetta di Dashuria e i parallelismi con il mito di Apollo e Dafne. Il modo in cui descrivi la “fusione” di Dafne e alloro alla fine è, per così dire, la ciliegina sulla torta. Il Fantasy [EDIT: per Fantasy, nella mia mente bacata, sottintendevo anche tutto quello che è soprannaturale; sì, scusa... comunque intendevo anche che il soprannaturale non lo leggo quasi mai...] non è il mio genere preferito, ma la tua storia mi è piaciuta!
Totale 33,5/40

 

Recensore Master
04/12/14, ore 17:55
Cap. 1:

Dashuria aveva decisamente del talento. Da umano aveva intrapreso una carriera d'atleta professionista: nessuno aveva (poteva vantare, possedeva, era dotato... - te li suggerisco poiché nel giro di una riga ti sei ritrovata  a dover utilizzare due volte il verbo avere... non che sia un errore però visto che l'italiano è pieno di sinonimi, quando si può è melio usarli :D) una mira come la sua. Riusciva ad ( d eufonica, ti rimando alla regola su internet... non è propriamente un errore serio, ma se mandassi il racconto a un editore serio, che fa le pulci al testo, avrebbe sicuramente da ridere in merito all'utilizzo della D eufonica :D) utilizzare l'arco come se fosse la cosa più facile del mondo, un prolungamento del proprio braccio.
Aveva sempre amato allenarsi all'aria aperta nei pomeriggi d'estate, nei campi d'erba verde e fissare il bersaglio dritto davanti a sé.
I suoi gesti, in quei momenti, avevano la cadenza di un rituale: accarezzava la penna delle (della) freccia e poi la incoccava lentamente; sollevava l'arco e prendeva la mira. Appena tendeva la corda, sentiva tutti i muscoli del braccio in tensione, vivi. Scoccava e, assieme alla freccia (che ne dici di dardo? Per non ripetere :D), anche una parte di sé volava e fendeva il bersaglio perfettamente al centro.
Da quando era stato Abbracciato e aveva ricevuto il Sangue Oscuro, Dashuria aveva scoperto un mondo completamente diverso e puro nelle sue fosche tinte cremisi e nere.
La sua passione, quando aveva riaperto gli occhi come Bevitore di Sangue, si era trasformata in una vera ossessione: montava e smontava archi, dai modelli più antichi in legno a quelli più moderni in leghe di metallo leggere come piume. Il suo sangue vampiresco gli rendeva tutto ciò facilissimo, un gioco da bambini.
Passava giorni interi ad allineare la sua vastissima collezione di frecce sul pavimento di una stanza e, alla fine, rimaneva immobile a contemplarle per ore, come perso in un (non te lo dico con certezza, e perdonami se ti metto la pulce nell'orecchio, ma non sono certa che si possa dire perso in un incantesimo...  la cosa che mi perplime è IN come se fosse perso dentro l'incantesimo e non a causa... scusami, non so come esprimere meglio il mio dubbio *cerca di dare consigli e si incarta*) incantesimo; spesso si attardava fino a che l'alba era troppo vicina e rischiava di inondarlo con i suoi raggi attraverso le ampie finestre.
Il suo Creatore aveva provato a spiegarglielo, ma Dashuria non aveva ascoltato con poi tanta attenzione. Gli aveva detto che l'Abbraccio poteva avere risvolti imprevisti, strani, e a certi Vampiri capitava di vivere in uno stato di perenne meraviglia e di estraneazione, come se la trasformazione operasse una strana “magia” sulla loro psiche: la mente del neo Vampiro cercava un modo per abituarsi alla nuova condizione e, per farlo, si fissava su un ricordo particolarmente caro della perduta umanità.
Il talento di Dashuria col tiro con l'arco, così, era persino accresciuto: i suoi sensi preternaturali gli donavano una vista incredibilmente acuta e il Sangue Oscuro gli concedeva una potenza fuori dal comune. Poteva mirare ad ( D eufonica) un bersaglio lontano cento metri nel buio più assoluto e colpirlo senza alcuna fatica. Le sue frecce schizzavano a velocità folle ogni volta che lasciava la corda tesa e lui, da sopra i tetti delle case, abbandonava al fischio del vento la propria risata compiaciuta.
Quando si allenava, si dimenticava persino della bruciante Sete che gli attanagliava le viscere e del ruggito della Bestia annidata nel fondo della sua anima che chiedeva sangue e schiumava feroce.
Se non fosse stato per il suo Creatore, insomma, Dashuria sarebbe divenuto da tempo un mucchietto di cenere fumante o un mero cadavere rinsecchito scivolato nel torpore dei Vampiri e intrappolato nel suo stesso corpo.
Dipendeva da lui, lo sapeva bene. Era troppo giovane e troppo ossessionato dal suo hobby per saper davvero badare a se stesso e sopravvivere nel mondo tenebroso e spietato dei Vampiri.
«Dashuria, adesso basta. Hai contato e ordinato quelle frecce per tre ore di seguito. Devi andare a caccia e, anzi, ci andremo insieme.», Febo si affacciò sulla soglia della stanza di Dashuria e lo osservò: aveva (Indossava? ripeto, non che sia errore, ma per variare :D) gli stessi vestiti delle due notti precedenti, era sciatto e assorbito da tutto, tranne che dai bisogni primari che gli avrebbero garantito la sopravvivenza.
Aveva solo vent'anni quando Febo lo aveva scelto  (potresti mettere era stato scelto da Febo) e gli aveva dato  (donato, somministrato, fatto bere...)il Sangue e sembrava che, da Vampiro, esprimesse tutta la ribellione tipica degli adolescenti umani.
Dashuria lo guardò con espressione vacua, come se nemmeno lo vedesse e poi, ciondolando e strascicando i piedi, lo raggiunse, le mani nelle tasche dei jeans sdruciti.
«Mai possibile che debba costringerti a venire a caccia per impedire che tu ti riduca ad (D eufonica)una belva allo stato brado per i morsi della Sete?», gli chiese aspramente Febo.
Aveva il cipiglio del padre spazientito, mentre gli circondava le spalle con il braccio: voleva portarlo nel salotto arredato con indubbio gusto.
Quella casa era il rifugio perfetto: moderna, sicura, attrezzata per ospitare dei Vampiri ed evitare che chiunque, in pieno giorno, vi piombasse e li trovasse  (al momento mi viene in mente solo scovasse, sorprendesse... e scusami ma ho un mal di testa lancinante  e non ho la forza di aprire il dizionare dei sinonimi... cmq sia, visto che dopo hai messo trovarsi in obitorio...)riversi nei letti come cadaveri. Sarebbe stato disdicevole ritrovarsi in obitorio allo scoccare del tramonto con un cartellino appeso al pollice e dover spiegare agli inservienti terrorizzati che c'era stato un errore, in fondo.
Febo, comunque, adorava quella casa, l'aveva progettata e fatta costruire secondo i suoi desideri e vi aveva accumulato tutto ciò che, nei secoli della sua esistenza, era riuscito a conquistare, sopratutto oggetti d'arte: pezzi unici, strappati dall'oblio del tempo e fatti rivivere accanto alla tecnologia più all'avanguardia.
«Non senti la Sete aggrovigliarti le viscere?», chiese ancora il Vampiro più anziano, in tono retorico e arrochito.
Dashuria non rispose.
«Devi smetterla con questa tua fissazione, Dashuria. L'ultima volta ho dovuto tirarti dentro casa poco prima dell'alba: saresti rimasto a bruciare sul tetto, come una torcia, se non mi fossi accorto che non eri nella tua stanza, ma a giocare al tiro al bersaglio!», Febo non alzò la voce, ma il suo tono era una staffilata.
Dashuria continuò a restare in silenzio, apparentemente perso in un sogno ad (d eufonica)occhi aperti. Per tutta risposta, dai ganci appesi al muro, raccolse il suo arco preferito, quello con cui aveva vinto la sua prima gara da umano.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e Febo si infuriò: «Devi recuperare il senno. Basta con gli archi e le frecce!», gli strappò l'arco dalle mani e con la sua forza sovrumana lo spezzò nemmeno fosse stato un fuscello.
Per Dashuria fu come se fosse stato colpito al cuore. Fremette, per un lungo momento tremò da capo a piedi e un sordo ringhio di frustrazione gli gorgogliò in gola. Fissò il suo Creatore con un odio che travalicava qualsiasi scibile umano e il Sangue Oscuro gli colorò gli occhi, rendendolo simile ad (D eufonica)una bestia feroce pronta al balzo.
Febo lasciò cadere le due metà dell'arco su un tavolo, avvilito, sconfitto. Allungò la mano e infilò le dita tra i capelli castani del figlio in una carezza che sapeva di tormento. «Dashuria, ti prego... lo faccio solo per te.», una pausa e poi si arrese: «Ora andiamo a caccia. Puoi portare uno dei tuoi archi, quello che preferisci.»

Uscirono nella pungente aria notturna, mentre il cielo di marzo era tinto di uno sfavillante violetto contro cui spiccava lo skyline della città soffusa di luci elettriche.
Lontano, il suono delle voci mortali si innalzava in una marea che saturava i sensi preternaturali dei due Vampiri, il richiamo di una sirena.
Era come essere immersi in un giardino selvaggio, dove gli alberi erano (ricordavano?parevano? per non usare ancora erano..).lunghi lampioni disposti in fila ad intervalli regolari, e i prati avevano lasciato spazio a tappeti di asfalto; gli occhi degli animali notturni erano fari di auto che passavano ad andatura moderata senza fermarsi.
La vita brulicante della città era l'immensa attrattiva per chi quella vita era destinato a succhiarla, spremerla, divorarla.
Febo era un Vampiro antico, alto oltre un metro e ottanta e dalle spalle larghe, la carnagione chiara come il marmo levigato delle statue di Canova e i capelli biondi e mossi che gli conferivano un'aura quasi luminosa, apollinea, a dispetto degli occhi azzurri che brillavano di ferocia e di una crudeltà congenita che il Sangue Oscuro faceva emergere oltre le apparenze pacate e metodiche di un uomo di classe, affabulatore.- questa frase è piena di E. Se provi a leggerla ad alta voce, si spezza il fiato. Forse potresti sostituire qualche E con le virgole e magari abbreviare, accorcirala con un punto e virgola
Il suo giovane apprendista, quel figlio che da poco meno di un anno addestrava perché divenisse un abile Bevitore di Sangue avvezzo alla vita tra i mortali tra cui confondersi, era il suo cruccio. L'Abbraccio aveva avuto il potere di sconvolgere la sua mente, forse troppo fragile – molto più del previsto –.
Dashuria allora finiva per aggrapparsi ai dettagli di una vita umana che ormai sarebbe scivolata via sempre più fino a divenire un ricordo sfocato, questo Febo poteva comprenderlo. Eppure era certo che si sarebbe ripreso e sarebbe tornato lo splendido ragazzo energico che aveva scelto come erede: occorreva solo del tempo.
Si immersero nelle strade gremite di una città che non dormiva mai, tra i turisti e gli immigrati, i ragazzi che facevano le ore piccole in fila davanti ai night club, i taxi fermi sui cigli delle strade e le coppiette che uscivano dai cinema o dai ristoranti, i barboni accucciati nei vicoli su letti di cartone e stracci, una sirena che ululava in lontananza e l'abbaiare di qualche cane. Anche di notte la città parlava, si muoveva, respirava.
Fendere la folla e assaporare il tepore e la morbidezza delle membra umane contro il proprio corpo solido come il granito era un piacere sempre nuovo; tuffarsi in quel marasma di profumi sanguigni era una tortura per i sensi a cui esporsi con gratitudine.
Individuare la vittima, sceglierla accuratamente e poi seguirla, attirarla in un luogo riparato, tra le ombre che si aprivano come ventagli pronti ad (D eufonica)inghiottire ogni segreto; e poi mordere, abbandonarsi all'estasi: la caccia era una danza sul filo di un sottilissimo baratro che separava, con la sua bocca vorace, la vita e la morte. Per Febo era arte. E voleva trasmettere quell'arte anche al suo apprendista.
Alla fermata dell'autobus, tra le volute dei gas di scarico che si condensavano nell'aria fredda e alla fioca luce di un lampione, la videro: nemmeno troppo alta, persino rotondetta, una ragazza dai capelli bruni e mossi raccolti in un lasso chignon si stringeva il bavero dell'impermeabile attorno al collo e si sistemava una voluminosa borsa da lavoro a tracolla(io qui ci metterei una virgola)mentre scendeva dal bus e le porte a soffietto si richiudevano alle sue spalle. Dal finestrino le sue amiche la salutarono entusiaste: «A domani, Dafne. Non scordarti il nostro l'appuntamento!»
La donna non dimostrava più di venticinque anni e Febo la osservò incamminarsi incurante del traffico e delle luci abbaglianti: attraversò sulle strisce pedonali e raggiunse la strada che costeggiava il letto del fiume che tagliava in due la città.
«È bella.», mormorò il Vampiro con l'accenno di un desiderio insano, morboso. «Dafne.»
Dashuria, però, non sembrava dell'' (doppio apostrofo)umore. Era muto e preda di un profondo risentimento che lo spingeva a guardare al suo Creatore con odio. A lui non importava di quella preda, lui non voleva essere nemmeno lì, non sentiva il bisogno di scegliere il pasto seguendo un certo rituale, per lui la Sete era solo una distrazione, un bisogno da assolvere quanto più velocemente possibile per tornare alla sua vera passione. Febo, però, non voleva permetterglielo. Perché non capiva che il tiro con l'arco era tutto ciò che lo rendeva felice, se la felicità per un Vampiro fosse ancora possibile provarla?
Il sangue, per Dashuria, non aveva la stessa poesia che Febo decantava, ma era solo un mero mezzo per sopravvivere.
Se avesse dovuto rinunciare al tiro con l'arco, non avrebbe più avuto motivo di continuare quell'esistenza notturna che non aveva mai desiderato davvero. Avrebbe preferito immolarsi al sole in una ruggente fiammata con cui ascendere nel cielo rosato dell'alba.
Febo però lo condusse con sé, a passeggiare sulle orme di Dafne.
Il fiume faceva sentire la sua voce con insistenza, quasi volesse opporsi a quella più chiassosa e confusa della città. Le sue acque scure e profonde correvano senza sosta e il vento ne increspava la superficie.
C'era un ponte di pietra, ornato di statue raffiguranti divinità della mitologia classica, che portava direttamente ai cancelli del parco, il polmone verde della città.
Appena la ragazza imboccò il ponte, i due Vampiri la seguirono a debita distanza.
Febo ne era molto attratto, sentiva che c'era qualcosa di particolare in quella donna e avrebbe voluto averla per sé. Forse, pensava, sarebbe servita anche a risvegliare gli istinti del suo pupillo.
«Sarebbe un peccato sciuparla, non credi? Non la uccideremo, prenderemo solo il minimo indispensabile.», si raccomandò.
Dashuria continuò a camminare, irrigidito, l'arco nella custodia a tracolla. Ogni volta che Febo parlava, provava un istintivo moto di ribellione e rabbia.
Per giunta il suo Creatore si faceva così tanti scrupoli per una donna mortale intravista per caso in strada. Non voleva sciupare lei, ma aveva spezzato il suo arco migliore. Come poteva esserci una simile ingiustizia?
Il giovane Vampiro si fermò di colpo e si voltò verso Febo con gli occhi che scintillavano di malizia.
«Padre, forse non è il sangue umano ciò di cui ho bisogno.», gli sussurrò, con voce di colpo arrochita. Si allungò contro il corpo statuario del suo Creatore e lo spinse dolcemente contro il parapetto del ponte. «Dammi il Sangue, il tuo Sangue.»
Febo lo lasciò fare come un genitore indulgente e lo osservò con cura, come se cercasse di discernerne la matassa dei pensieri che vedeva agitarsi nel fondo dei suoi occhi. Gettò uno sguardo pensieroso alla ragazza che continuava, incurante, la sua passeggiata. Infine, sorrise e strinse suo figlio a sé, chinandosi quanto bastava ad offrirgli il collo: «Avresti dovuto dirmelo subito, Dashuria. Bevi.»
Dashuria socchiuse gli occhi e si umettò le labbra: una belva con l'acquolina in bocca. Premette il naso contro la pelle di Febo, perfetta e liscia, sotto cui spiccava l'arteria bluastra in cui scorreva il Sangue Tenebroso. Indugiò pochi secondi e poi, con una crudeltà sorda e viscerale, Dashuria snudò le zanne e le affondò nella gola che gli veniva offerta.
Il Sangue Tenebroso sprizzò come da una macabra fonte eterna e gli riempì la bocca del suo sapore paradisiaco, di tutta la sua potenza.
Dashuria bevve e bevve e spalancò gli occhi, fissando il volto di Febo contratto in una smorfia di piacere ferino, il piacere vibrante e squassante che – in quel gesto – ricordava dell'atto stesso della creazione dei Vampiri: donare sangue e ricevere sangue, in un cerchio che si chiude.
Il giovane Vampiro continuò a bere con una foga spropositata anche quando l'altro tentò di scostarlo gentilmente.
«Dashuria, basta.», ingiunse Febo in tono severo, mentre di colpo sentiva la sua forza venire meno e il suo Sangue sempre più scarso, il suo corpo sempre più affamato. Poggiò le mani sulle spalle del giovane Vampiro e, con più decisione, facendo appello alle sue energie, lo staccò da sé.
Il suo pupillo lo fissava avido e incattivito, con un sorriso sardonico sporco di sangue.
Febo premette le dita contro la gola dilaniata, mentre immediatamente la sua ferita si rimarginava a vista d'occhio, ed emise un ansito di frustrazione. Si sentì preso in giro e tradito: Dashuria lo aveva quasi prosciugato di proposito e ora la sua Sete cresceva, la Bestia che si annidava nella sua anima aveva spezzato le catene e ruggiva il suo bisogno di nutrirsi.
«Dashuria, perché... ?», Febo aveva la voce rotta, non riuscì a terminare la frase e barcollò in avanti di un paio di passi quasi fosse un ubriaco. Fiutò l'aria e rintracciò la scia di sangue della sua preda mai dimenticata.
La ragazza che stavano seguendo, ormai, aveva attraversato il ponte e stava per infilarsi nel parco.
Febo la desiderò come si può volere l'acqua nel deserto. Il suo istinto decise per lui: bastò uno scatto e si gettò all'inseguimento. Corse, una corsa folle, mentre il fiume continuava incurante a scorrere sotto il ponte che calpestava con quei passi leggeri, come Apollo che correva all'inseguimento della sua Ninfa tra i boschi di Grecia, pazzo d'amore.
Anche Febo era pazzo, ma di Sete di Sangue.

Dafne, ignara, si inoltrò tra i sentieri lastricati che si snodavano in mezzo agli alberi sempreverdi e formavano archi sul suo capo con i loro rami protesi.
Si voltò e lo vide: un uomo pallido come la luna e dai capelli biondi, gli occhi color cremisi da belva famelica e la falcata veloce, troppo veloce per un mero essere umano, la rincorreva e l'aveva quasi raggiunta.
Braccata, fuggì senza pensarci, ubbidendo all'istinto atavico di tutte le creature che lottano per la propria sopravvivenza.
Perse la borsa per strada e rischiò di cadere, ma continuò a correre con tutto il fiato che aveva; avrebbe voluto urlare per cercare aiuto, però non ci riusciva.
Il suo istinto le diceva solo di scappare e di guardarsi le spalle per assicurarsi di essere riuscita a seminare l'inseguitore. Aveva il cuore che le batteva furioso, il respiro ansante e sentiva – lo sapeva! – che sarebbe crollata da un momento all'altro, che i piedi si sarebbero rifiutati di macinare un solo altro passo e i suoi polmoni di incamerare aria con violenza fin quasi a sentirseli bruciare.
Chi era l'uomo che la inseguiva? Perché la rincorreva? La testa le girava per il panico e le mille domande, le tempie le pulsavano ossessivamente, gli occhi frugavano freneticamente il buio...
Di colpo, Dafne si sentì afferrare e strillò e scalciò.
La sua voce si mescolò al rumore dell'acqua del fiume in lontananza e allo scricchiolio sinistro delle foglie e dei sassolini sotto suoi piedi mentre lottava per divincolarsi. Il suo urlo si spense in una sommessa preghiera e in pianto terrorizzato.
L'uomo che l'aveva catturata non aveva nulla di umano, la sua stretta era troppo poderosa e il suo aspetto troppo terrificante: era un mostro, una bestia che voleva divorarla!
Fece un ultimo tentativo e, inaspettatamente, sentì la presa dell'aggressore cedere: Dafne ne approfittò per divincolarsi e riprendere la sua corsa.
Febo rimase qualche istante immobile, come se la sua adorata preda – prima stretta tra le sue braccia come un'amante – fosse stata solo un miraggio. Tuttavia, aveva appena colto, al limite del suo campo visivo, il rapido movimento di una figura agilissima e veloce che lo aveva allarmato.
Dashuria balzò fuori tra gli alberi un secondo dopo e tagliò la strada alla ragazza che si fermò di colpo, pietrificata. Il Vampiro teneva il proprio arco sollevato, la corda tesa e la freccia incoccata. Fissò la ragazza e poi Febo e rise mentre scoccava e la freccia volava e centrava il bersaglio con una precisione sovrumana.
Dafne venne colpita al petto, poco sotto lo sterno, e la potenza di quel tiro la inchiodò contro l'albero alle sue spalle, un alloro. La punta metallica e affilata si infilzò nella corteccia dopo aver trapassato carne e ossa umane, e la ragazza rimase incastrata contro il tronco e, per un attimo, sembrò divenire tutt'uno con esso: i suoi piedi furono come radici; il suo corpo un sinuoso tronco; le sue braccia apparvero come rami e i suoi capelli castani furono simili a foglie.
Il sangue di Dafne impregnò i suoi vestiti e sgorgò come un rivolo cremisi dalla ferita.
Il sangue sublimò ogni cosa. Con il sangue tutto acquistò senso.
La linfa rossa incontrò la linfa arborea, il profumo della resina d'alloro si mescolò a quello ferruginoso e intenso del sangue umano.
Febo rimase immobile: come in un sogno, come l'antico Apollo al cospetto della sua Ninfa tanto amata e improvvisamente perduta, si chinò sulla ragazza e le cinse il capo con le braccia, cullandola. Leccò tutto ciò che il corpo di Dafne gli donava, si abbeverò del suo sangue. Lui, però, l'aveva ardentemente desiderata viva e palpitante: non voleva recidere la sua esistenza, eppure la stava rapidamente perdendo.
Febo la sentì esalare il suo ultimo respiro e si disperò, inginocchiato davanti a lei, morta.
Dashuria allora sorrise, il sorriso di un demonio sul volto di un cherubino: «Adesso lo sai anche tu, padre: sono un vero asso con l'arco.»



Ciao!
Giungo in questi lidi per la tua vittoria alla caccia al tesoro!
Ancora complimenti!
Scrivi davvero bene, in maniera fluida. Il tuo Dashuria mi è sembrato un bambino ossessionato da un gioco, sgridato quasi dal padre sembra volersi prendere una rivincita e riscattarsi ai suoi occhi, forse facendogli provare la stessa pena che ha subito lui quando Febo ha spezzato il suo arco. Non so se sono io a essere poco normale ma lo spezzare la vita di Dafne con la freccia l'ho preso come un parallelismo, tipo una vendetta.
Febo forse ha dimenticato il dolore di aver perso l'umanità cosa invece a cui Dash sembra ancora tenere, forse perchè vampiro da troppo poco tempo, insomma, per quanto il concetto di tempo credo diventi relativo di fronte alla possibilià di vita eterna.

Tecnicamente parlando, spero non mi prenderai per una rompi palle XD, ma ti ho segnalato alcune imperfezioni.
Non sono errori ma c'è da dire che le ripetizioni dagli editori solitamente non vengono viste di buon occhio (dirai e che ne sai? ho dovuto betare un libro intero, povera me LOL) e quindi mi sono permessa di evidenziartele.
Hai una gran padronanza della lingua per cui immagino che siano state solo sviste o semplicemente magari a te vanno bene così :D
Io sono terribile, le mie ripetizioni non le trovo mai, ma per scovare quelle altrui sembro avere il lanternino LOL!
Molto belle anche le tue dscrizioni, io sono incapace di farle e le rare  volte in cui mi cimento.... evito commenti XD sembrano i temi delle elementari :D
Complimenti perché la storia mi piace e anche il tuo stile!
 
(Recensione modificata il 04/12/2014 - 06:00 pm)

Recensore Junior
08/11/14, ore 16:25
Cap. 1:

Recensione premio "La (non) banalità del male"

Dei greci e vampiri, chi l'avrebbe mai detto. Non posso dire che sia un connubio che mi piaccia, ma leggere questa storia non mi è dispiaciuto. Una chiave di lettura diversa dal mito classico, su questo non c'è dubbio.
Mi è piaciuta la sete di sangue, e di vendetta di Dashuria che, con una furbizia quasi demoniaca, riesce a punire il suo Creatore per ciò che gli ha fatto all'inizio della storia. Per cui, nonostante la morte di Dafne mi abbia fatto correre a leggere il mito vero (adoro la parte in cui si trasforma in albero), questa è solo un'opinione personale, dato che il finale è perfetto per la caratterizzazione e la natura oscura che hai conferito ai personaggi.

Recensore Master
24/10/14, ore 11:25
Cap. 1:

VALUTAZIONE SETTIMA CLASSIFICATA: "Dafne" di .:Melian:. 

Ok, sono giunta anche da te, quindi preparati a ricevere il giudizio u.u *urla disperate* XD Allora, di seguito creerò vari punti che analizzeranno tutti i vari aspetti della tua storia. 
Cominciamo: 

Titolo: Un po' banaluccio, ammettiamolo... il mito che avevi scelto era per l'appunto quello di Dafne e la ragazza si chiama anche come lei (molto carina come cosa), però potevi applicarti un po' di più a trovare un titolo diverso, magari più sorprendete o elaborato. Comunque è solo un piccolo dettaglio, tranquilla!^^ 

Introduzione: Non male l'idea di riprendere un frammento di storia, quindi posso dire che mi sei piaciuta e che non ho nulla da segnalarti. 

Banner: Assente. 

Grammatica: Perfetta. Davvero, ho solo trovato una piccola virgola inutile, che però non incide affatto sulla valutazione, anche perché per il resto del racconto sei stata impeccabile e precisissima. Sai scrivere molto bene, lo devo ammettere. Solo in un punto hai messo una virgola di troppo (dopo il termine “corda” se lo cerchi nel testo con ctrl f lo trovi subito). 

Stile: Il tuo stile mi piace molto, sai usare bene le parole ed il ritmo, quindi riesci a scrivere storie molto belle e particolari. Sono felice di aver letto qualcosa di tuo. 

Trama e Personaggi: Con la trama mi hai spiazzata. Inizialmente mi ero anche chiesta se mi avessi inviato la storia giusta, perché comunque parlavi di Vampiri, ti sei concentrata molto su loro e non capivo cosa mai c'entrassero nel il mito di Dafne. Poi: magia, mi hai sorpresa e la cara Dafne è diventata per l'ennesima volta una preda. Sei stata molto brava, mi sei piaciuta. 

Per i personaggi posso dire che hai ben strutturato il protagonista dal nome impossibile XD! Lui mi è piaciuto molto, perché vive la sua trasformazione come qualcosa di rarefatto e speciale e si allontana dalla natura mostruosa di fondo. Mi chiedo solo come sia possibile che il morso gli abbia donato anche un intelletto superiore (data la capacità di smontare e montare archi a caso), mi è sembrata una cosa troppo forzata ecco. Comunque lui lo hai reso perfettamente, un po' meno invece Febo e Diana, che sono risultati solo marginali, quando Diana stessa era un po' il centro di tutto (del mito e della storia) e Febo diventava poi il vero protagonista. 

Gradimento e Conclusione: La storia mi è piaciuta, sei riuscita ad ispirarti al mito e ad estrapolare anche solo un concetto preciso, per poi rielaborarlo ed inserirlo in una narrazione a parte. Sei stata brava, quindi i miei complimenti tesoro! 

- Grammatica 9.5/10 

- Lessico, stile, espressività 9/10 

- Sviluppo della trama 8/10 

- Caratterizzazione dei personaggi 8/10 

- Vicinanza al mito 8/10 

- Gradimento personale 14/15 

Tot: 56.5/65

Recensore Master
09/10/14, ore 17:44
Cap. 1:

Complimenti, hai avuto davvero un'idea interessante e originale!
Mai avrei pensato a una simile visione del mito di Dafne e Apollo, davvero particolare e, come al solito, molto intensa.
Riesci a inserire i vampiri praticamente in ogni contesto, e lo fai con una grazia e un'abilità rare, che lasciano stupiti e incantati.
In questo racconto, poi, sono rimasta particolarmente (e piacevolmente) colpita dalla caratterizzazione dei personaggi: Dashuria con le sue ossessioni, la sua apparente apatia che sfocia in un'atroce vendetta, Febo, quasi affettuoso nei confronti del figlio, e infine Dafne... Di lei mi ha colpito la caratterizzazione fisica, sia perché, erroneamente, sono portata a immaginare le vittime dei vampiri come tremendamente belle, sia perché, complice l'arte e la letteratura, ho sempre immaginato Dafne (quella classica, s'intende) come una fanciulla assolutamente graziosa. Vederla così l'ha resa, secondo me, più "umana" e mi ha portata a empatizzare con lei, sebbene il suo destino fosse ormai segnato.
Complimentissimi per questa storia, a rileggerci presto!

Melianar
P.S.: ottima idea, l'utilizzo del nome in albanese!

Recensore Master
08/10/14, ore 21:55
Cap. 1:

partecipo anche io al contest dal passato al presente e devo farti i miei più vivi complimenti per questa tua rielaborazione del mito. È subito intuibile ciò a cui fai riferimento ma allo stesso tempo hai saputo dare una impronta nuova e moderna, con questo pizzico di soprannaturale che, come appunto hai scritto nelle note, ha dato una impressione un po' horror (più uno splatter decisamente artistico riguardo al momento di lei inchiodata all'albero che horror, ma come atmosfere siamo lì xD quell'immagine mi è piaciuta moltissimo, comunque. Favolosa!).
Io davvero sono proprio contenta di aver letto una cosa così buona xD <3
Complimenti!*-*

Recensore Master
08/10/14, ore 17:52
Cap. 1:

Bisogna ammettere che ha un lato "dark",sicuramente diverso dal mito,ma alla fine le analogie combaciano alla perfezione. Scritto molto bene,trama e stesura interessante e coinvolgente. Amo le storie di vampiri,anche se non so rispondermi del perchè! ahah 
Complimenti per il risultato!