Buonasera (o notte, data l'ora di questa mia recensione)!
I latini dicevano: "Nomen omen", frase che stava praticamente a significare che un nome è principalmente un dato di fatto, in questo caso il titolo della one-shot su Doofenshmirtz.
Appunto, fin dalla ridondante routine di Perry che compie il rituale di nascondersi, andare al covo, sentire quello che ha da dire Major Monogram e poi agire, si preannuncia un tono un po' più smesso e precipitoso del dovuto da parte dell'agente segreto, il che fa già presagire a qualcosa di unico e doloroso allo stesso tempo.
Già, l'angst è proprio di scena quando Perry nota che da quella ridondanza ci sfugge per un motivo particolare, l'azione di Heinz che lo rende certamente sospettoso per via del suo lavoro ma anche piuttosto preoccupato, ed è un angst crescente, che ferisce e crea dipendenza per sapere come questa storia autoconclusiva può svilupparsi nel corso delle righe.
A parte la considerazione sul genere che fa da padrone (oltre ad una serie di fattori che ora vado a spiegarti), questa storia è vera e in un certo modo...probabile, se solo la Disney osasse nel parlare di queste cose legate alla realtà ma che spesso "censura" ed "omette" per via del suo target.
La linearità dello stile, la correttezza dei periodi e della sintassi, dell'ortografia, utilizzando parole mai banali e scontate per questo, fanno sì che i personaggi, calati in un genere generamnete (scusa il gioco di parole) non tantissimo legato a loro se pensiamo alla storia, siano loro stessi nella routine (specie Perry) e nella sorpresa.
Adoro come Doof tratti la sua nemesi con il suo fare tipico che spesso mostra in alcune puntate, facendolo sentire parte della stanza però stavolta in modo del tutto genuino ed umano, con lui che comunica facendo i discorsi seri e che fungono da sfogo e l'agente segreto che comunica fortemente grazie allo sguardo e alle emozioni facciali, qualcosa che lo rendono comunque empatico e più umano di altri personaggi che hanno a che fare con lo scienzato stesso, Charlene e Roger in primis.
Con la rivelazione c'è a mio avviso il climax che rende tutto più brutale ma vitale al tempo stesso, così come la spiegazione dell'uomo, la sua reazione più drammatica umana, il pianto, le parole più forti (come quando apostrofa bastardo il fratello, ci sta), crude e taglienti: è quasi un paradosso sapere cosa gli è successo, ma in fondo la vita gioca sempre sorprese magnifiche quanto terribili.
E tu ti ritrovi come Perry (specie se provi ad immedesimarti per il rapporto che provi per Doof), senti dolore e vorresti proprio provare a fare come quest'ultimo ma cerchi di resistere come fa lui ma in modo totalmente sua, IC: ligio al dovere, lucido e da vero agente, che dimostra i sentimenti esclusivamente con metodi del tutto spiazzanti e da comprendere, non solo per la sua natura ma sopratutto perché ha un carattere estremamente vitale con un suo amico, oltre che rivale.
Non ti nascondo che leggendo ho quasi sperato che Perry facesse esattamente un gesto molto più espansivo come ad esempio un abbraccio, segno di stima e rispetto per lui; devo dire che però mi hai totalmente spiazzato.
Il saluto militare racchiude senza dubbio la determinazione e la descrizione da me accennata di Perry e l'imbarazzo di Heinz e quella frase sommessa ma veritiera rendono tutto più introspettivo e così semplice da tremare da tutto l'affetto che circola in quella stanza dopo l'affermazione, così come la poesia del borsalino che viene tolto mentre Perry è da solo per onorare il rispetto: i brividi.
Questa è la creatività introspettiva che adoro leggere in storie autoconclusive e potrebbe essere quasi il prequel per qualcosa di più corposo e da un finale diverso da quel pomeriggio, per spiegare altre cose future ma questa è una mia fantasticheria.
La storia è bellissima anche così ed è triste ed angosciante per il suo realismo e l'affetto di due personaggi che si manifesta sul lavoro e sul volersi cercare e stare accanto nei momenti necessari, sapendo che sono parte di un'unica parte insostituibile.
Tra le ricordate per la sua toccante intensità: è una lettura notturna che mi ha proprio fatto del male, ma nel suo senso più positivo del termine.
Un abbraccio,
Watashiwa |