Recensioni per
Il giardino dei miracoli
di AHermes

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior
23/10/14, ore 20:53

non ci sono parole per descrivere quanto sia struggente questa poesia.
sei un poeta, questo è sicuro, e sei bravissimo, per giunta.
tutta la poesia è ambientata nel mare tormentato delle anime, tra i grigiori della tempesta e le albe serene e disperate di un romanticismo libero e fulgente di malinconia e speranza.
"lascia ch'io sia la goccia di luce
ch'empie i tuoi occhi in burrasca". MERAVIGLIOSO!!
questa raccolta mi avvicina sempre di più alla tua sopraffina poesia che abbraccia libertà espressiva e un linguaggio quasi ottocentesco che però non si perde mai nel passato.
ti seguirò. Bravissimo!!!

Reve

Recensore Master
18/10/14, ore 01:11
Cap. 1:

Se non conoscessi già i moti che ti hanno spinto a scrivere questa poesia, i ricordi e i pensieri che l'hanno fatta nascere dalla tua anima, direi "come può una qualsiasi persona rendere così triste questo splendido poeta? Quale ragazza lo lascerebbe scappare?"
Potresti anche avermi detto una bugia riguardo al suo contenuto, ma di certo so che quella ragazza non ti lascerebbe scappare per niente al mondo. Dunque... per tornare al testo.
non fummo forse noi, un tempo,
a sfrecciare di su e di giù nel vento?

Bellissimi versi. Chiunque può vedere se stesso in queste parole. Chi non ha mai volato sulle altalene sognando il futuro, immaginando di volare? Ma qui parliamo di qualcos altro. Queste altalene stridono e sono abbandonate, come un amore ormai vecchio, ormai consunto, ormai incapace di donare il brio e il desiderio di un tempo. E' un amore ormai disilluso, portato avanti solo per il bene di qualcun altro che, innocente, è inconsapevole di cosa accade negli animi di chi più gli è vicino.
Bevitori assetati d'amore
e guerrabondi, noi siam stati.

"noi siamo stati". Non lo siamo più. E' semplice, ma incredibilmente incisivo. Quel passato prossimo, che sembra vicino ma ormai è un passato inafferrabile, crea un distacco quasi metafisico. Perché dei guerrieri non dovrebbero mai stancarsi di combattere per ciò in cui credono. Eppure, questi non sono più guerrieri. Hanno abbandonato la loro armatura per accasciarsi in un mondo dove non c'è più niente per cui valga la pena di combattere. Men che meno quell'amore che tanto li dissetava.
Le rugginose catene cigolano,
come uccelli crocifissi
su degli alti pioli di ferro.

La cosa che mi piace di più di questi versi è che hai fatto una similitudine laddove di somiglianza non c'è. Gli uccelli non cigolano, e nessuno si sognerebbe di crocifiggerli. Eppure! Eppure è importante quello che dici. E' evocativo. Le altalene sono effettivamente come uccelli: volano, o almeno permettono a chi vi sale di sognare il volo. Ma... ma ovviamente non volano davvero. Perché sono "crocifisse", bloccate a dei pioli di ferro. Per cui quella che a un occhio superficiale sembra la similitudine tra il cigolare delle altalene e il crocifiggere degli uccelli, viste come immagini di sofferenza e tristezza, in realtà non è che la descrizione disincantata di una realtà evidente: certi amori, come le altalene, sono destinati a farti bramare il volo senza donartelo mai. Sono illusioni. Diverse dall'amore vero, quello con la A maiuscola, che invece è davvero un volatile che può solcare il cielo senza mai fermarsi. Ma certi amori, come quello condiviso dai due protagonisti di questa poesie, sono solo uccelli senza ali. Uccelli in gabbia. Uccelli crocifissi, appunto. Magnifico.
E le frasche, ad una ad una
intonano il coriaceo canto d'inverno.

Ovvero stiamo invecchiando. Invecchiamo e come le piante vengono sferzate dal vento, dalla pioggia e dalla neve invernale, così noi siamo investiti dalle rughe, dall'incanutirsi dei capelli, dall'inesorabile consapevolezza che l'inverno, come la vecchiaia, è "coriaceo", resiste a qualsiasi cosa, ad ogni ostacolo o attrito. Arriva. Non lo blocchi. E quando lo capisci, ti sembra quasi un canto che, improvvisamente, le piante intonano. Quasi lo aspettassero come una profezia.
e tu dormi, dolcemente tu dormi
ignara di quel che noi
fingemmo d'esser stati
un giorno.

Ed eccoci al clou della poesia. Qui una qualsiasi persona direbbe "ma come?! Lei dorme? Lui si scioglie di tristezza e passione inespressa e disillusione e lei dorme?" Chiunque penserebbe che quel "fingemmo" è riferito a una tua riflessione sulla tua vita. Eppure, se uno legge a fondo tutta la poesia capisce. Non c'è nessuno invero che tu possa ancora temere: la tua gioventù spicca tra le righe della poesia, così ancora piena di sentimenti forti, giovanili, freschi.
Allora chi è che dorme e non si accorge che è arrivato l'inverno? Che le altalene ormai cigolano e che le stelle sono ormai sbocciate? Non lo possiamo sapere. E non è importante saperlo. Quello che ci dici è che lei dorme, non se ne rende conto, mentre lui, che nostalgicamente parla, lo vede. E non dice più "noi siam stati". Ormai è arrivato alla fine della sua riflessione più dolorosa. Non ci sono mai stati uccelli crocifissi, perché nessun uccello si lascerebbe attaccare a un chiodo, impedito nella sua più naturale vita. No. L'amore non se ne starebbe tranquillo appeso a un piolo. Per questo "fingemmo di essere stati". Non c'è mai stato nessun amore trasformatosi in altalena. E' sempre stata solo un'altalena. E niente può cambiare o tornare come prima, perché niente è mai veramente stato.

Troppo complicato il mio pensiero? Non credo. Dopotutto non saremmo qui se non fossimo sempre (o quasi) stati sulla medesima lunghezza d'onda.
Complimenti, my love. Complimenti, A. Complimenti, vampirello. Complimenti, AHermes.
Bellissima poesia.

With love,
la tua proselite. (ti ricorda niente questo saluto? hihi)

Sasy

Recensore Junior
15/10/14, ore 21:59
Cap. 1:

che bella poesia. davvero, meravigliosa!!! <3 <3
si respira un romanticismo inquieto e sognante, nella cantilena infinita delle altalene mosse dal vento riappaiono come sogni i pensieri di un amore che avrebbe potuto essere.
le altalene hanno sempre risvegliato in me un grande senso di poesia legato all'infanzia.
il linguaggio è pressoché impressionante: usi parole davvero specifiche e poetiche, che rendono molto bene ciò che vuoi esprimere!!
gli ultimi versi sono incantevoli.
che dire, mi hai fatto sognare per un momento il tuo amore, mi hai fatto vivere i tuoi pensieri!!
Bravissimo/a ehm.....

meriti una recensione ipermegaultra positiva!!
a presto

Reve