Recensioni per
Il Grido Muto
di Nemainn

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/04/15, ore 21:52

Scrivi bene, le tue parole scivolano e al tempo stesso scalfiscono la superficialità con cui si comincia a leggere. Perché all'inizio non ti aspetti di trovare una storia di spessore, non ti aspetti che possa spingerti a riflettere sulla realtà del mondo.
Quante persone conosciamo che si sentono come Laila? Eppure non ce ne accorgiamo, siamo come l'agente che assiste continuamente a scene simili e passa senza capire davvero. E come lui giudichiamo Laila invece che noi stessi. In fondo siamo noi a non vedere, siamo noi a non sentire, siamo noi a non fare niente. Laila e quelli come lei una reazione ce l'hanno, tremenda, certo, ma se pensano di non avere altra scelta...

Recensore Master
06/12/14, ore 16:37

Quinta classificata: Il grido muto di Nemainn/Ynis
 
Grammatica: 9/10
 
Non ho trovato particolari errori di grammatica all’interno della storia, tutt’altro scorre lineare e piacevole, ci sono solamente alcune imprecisioni, e alcune parole che a mio parere andrebbero sostituite con altre.
Anche la punteggiatura è messa abbastanza bene, non perfetta, ma sono veramente pochissimi gli errori che ho trovato.
 
Bevve un altro sorso, il calore del caffè che non sembrava in grado di sciogliere il ghiaccio che aveva dentro.
(Io toglierei la virgola dopo sorso e metterei i due punti, e dopo toglierei anche quel che, rende la lettura difficoltosa.
Es: Bevve un altro sorso: il calore del caffè non sembrava in grado di scogliere il ghiaccio che aveva dentro.)
 
Continuava con la testa alta nascondendo quello che aveva dentro.” (Riformulerei anche questa frase: Continuava per la sua strada, a testa alta nascondendo quello che aveva dentro.)
 
Lessico, stile, espressività: 10/10
 
La storia si legge bene, è scorrevole e piacevole, certo ci sono alcune frasi un pochino ridondanti, le ho segnate sopra, quelle descrizioni e metafore che ti piacciono tanto, ma che, alcune volte, ti sfuggono e ti portano a creare periodi lunghi e un pochino confusi.
Ammetto che però come storia mi ha sorpreso molto, sarà che sono abituata a leggere soprattutto le tue fantasy, e questa mi ha colpito; rispetto ad altri tuoi lavori c’erano poche descrizioni, ma decisamente molta introspezione. Le parole, attraverso la dottoressa, hanno delineato quanto accaduto, e soprattutto quanto la donna si senta in colpa.
Ogni frase, ogni periodo trasudavano il suo dolore, quel senso di colpa che sembra volersi portare dietro per tutta la vita.
Ti sei mossa bene con le parole, descrivendo le sensazioni della donna, usando i termini adatti, dando la giusta dose d’introspezione, ma anche di disperazione.
Mi sono accorta anche che hai accorciato i periodi, forse per il genere che non ti è consono,  ma non ci sono più questi periodi lunghi che a volte fanno perdere il filo del discorso, non li hai eliminati del tutto, come i paragoni, ma sono molti meno rispetto alla storia dell’altro contest.
Ho apprezzato la semplicità con cui hai impostato la storia, anche il modo in cui hai descritto l’immagine: non ti sei lasciata solo ispirare da questa come avevo chiesto, ma l’hai riportata con una descrizione molto azzeccata all’interno della storia. Ora non so se la storia è nata da quella scena, o l’hai aggiunta dopo, ma l’ho trovata perfetta.
Ci ho messo un po’ a trovare la citazione all’interno del racconto; lo so,  sono tonta, hai leggermente modificato l’inizio e io leggevo e rileggevo ma non riuscivo a trovarla, ma alla fine l’ho avuta vinta io, e bravissima ti faccio tutti i miei complimenti sul modo in cui l’hai inserita, è perfetta e legata al contesto della storia e a quanto sta dicendo la dottoressa.
 
Sviluppo della trama: 9/10
 
Ho letto alcune volte la tua storia, riletto diversi passaggi per riuscire a scrivere poi un commento e una valutazione decente.
La trama non è male, decisamente originale, soprattutto per come inizi la storia, con l’affermazione della dottoressa, che mi ha fatto pensare a molte varianti, ma non che non volesse lasciare da solo un cadavere.
Attraverso la voce di una donna in balia dei sensi di colpa narri la storia di un’altra donna, una persona in cerca di aiuto, disperata, ma che al tempo stesso non ha il coraggio o la forza di chiedere apertamente aiuto, nascondendo tutto dietro una facciata di finta allegria e ironia. Come ho detto un’idea originale, anche ben scritta, ma io l’avrei approfondita di più, capisco la difficoltà per quel che chiedevo, e anche l’averla scritta di getto, dopo aver pensato di ritirarti, ha fatto in modo che non approfondissi alcune parti; ma ci sono dei vuoti, dei punti su cui avresti dovuto lavorare di più; non devi aver paura di annoiare chi legge, quando parli di un personaggio devi dargli un carattere, un passato, pregi e vizi, e se non li descrivi il lettore non riuscirà mai a farsi un’idea precisa dei personaggi di una storia.
Più avanti probabilmente mi ripeterò, per un verso sarebbe meglio fare un discorso unico in una recensione; comunque dicevo, la storia è ben scritta, eppure a parer mio mancano alcune spiegazioni.
Hai girato molto attorno al senso di colpa della dottoressa, hai accennato solamente al poliziotto che è lì con lei, ma di Laila hai detto ben poco.
Sì, è morta, ha ucciso il marito, si è portata via la figlioletta ed è stata ricercata a lungo, senza che la trovassero prima che commettesse quel terribile, ultimo atto, eppure non approfondisci il motivo di questo gesto. La dottoressa accenna al disagio di Laila, ai problemi con il marito, più che altro alle manchevolezze dell’uomo, ma senza approfondire cosa faceva lui di così grave da farla star male, da farla soffrire e poi di conseguenza impazzire. O forse non è questo, ma erano solo problemi mentali di Laila, un suo disturbo, ma anche in questo caso non lo approfondisci, non ne parli; accenni alla forza della donna, a come è andata avanti per la sua strada fino a quando non è crollata definitivamente. Ma la domanda che mi pongo è: come mai è crollata, cosa le è accaduto.
Stava così male da dover andare da una psicologa, doveva trovare qualcuno con cui parlare, eppure al tempo stesso non riusciva a confidarsi del tutto nemmeno con la persone che aveva scelto come confidente e medico.
Mi sembra che manchi un passaggio all’interno della storia, un approfondimento su Laila, sul suo rapporto con il marito e man mano sulla sua follia.
Proprio questa mancanza di spiegazioni rende la storia un pochino debole a livello di trama, c’è un vuoto che porta a farsi un sacco di domande alle quali però non dai risposta.
 
Caratterizzazione dei personaggi:8/10
 
Dunque, come ho scritto sopra, a parer mio manca tutta una parte, una buona descrizione su quella che dovrebbe essere la protagonista di questa storia, l’assassina, la donna presa dalla follia che con un raptus, oppressa dal mondo, dalla sua vita e anche da suo marito ha deciso di farla finita.
E sempre come ho scritto sopra, di lei si sa poco, alcuni accenni sul suo carattere, ma nulla di più approfondito.
Hai accennato al marito di Laila, senza però entrare nei particolari, cosa le faceva: la picchiava, la tradiva, le sue erano violenze psicologiche, o la trascurava e basta, mentre lui andava avanti con la sua vita?
Io avrei approfondito molto di più Laila, la donna che per via della sua follia ha commesso un duplice omicidio e poi si è suicidata. Ha ucciso suo marito, e poi sua figlia, l’unica cosa, a sua detta, buona della sua vita.
So che descrivendo tutto tramite gli occhi di una terza persona approfondire è complicato, soprattutto per via di quelle manchevolezze che la dottoressa accenna di aver avuto, ma trovo frustrante non sapere di più di Laila, i motivi, quelli tangibili e reali che l’hanno portata ad un simile gesto.
 
Emily Sirtis, sono rimasta sorpresa nel mondo in cui si è definita, ok, psicologa è il suo mestiere, ma quando ha affermato anche assassina sono rimasta alquanto basita. Andando avanti con la lettura ho compreso il perché: per via del suo senso di colpa. Pensa di aver fallito con il suo lavoro, giudicando una persona dal suo tenore di vita e dall’aspetto che rivolgeva al mondo senza approfondire i suoi disturbi. Ed ora che Laila è morta, sa di essere in colpa, se avesse fatto meglio il suo lavoro forse tutto quello non sarebbe accaduto. Tre vite non sarebbero state recise.
Come personaggio questo è stato ben caratterizzato, non in totale, non tutte le sue sfaccettature, ma dalla tua storia, da come descrivi la dottoressa si avverte in primis il dolore e a seguire il senso di colpa, ma anche la passione per il suo lavoro.
Si sente in colpa per non aver svolto a pieno il suo lavoro, e ora, anche se sembra apparentemente inutile, non vuole lasciare la sua paziente da sola.
Per un verso trovo egoistico il suo atteggiamento, sì, ha commesso un errore, è umano. Lo ha ammesso e non è da tutti, eppure rimanere lì, quando oramai non può fare più nulla è egoista.
È un buon personaggio, come ho detto ben caratterizzato, si avverte la sua disperazione e il senso di colpa.
 
Il giovane poliziotto, Matt è solo una figura di contorno, qualcuno trovatosi lì per caso, ma ha svolto il suo ruolo alla perfezione. Paziente è gentile è rimasto ad ascoltare la dottoressa e a tenere compagnia a Laila, anche se non comprendeva a pieno le parole della donna e quanto tentava di spiegargli.
Mi è piaciuto che, con poche battute, facendogli dire qualche cosa di sé, anche solo il fatto di doversi sposare da lì a breve, lo abbia reso reale e non solo una figurina pronta a ribattere quanto diceva la dottoressa.
Con lui hai fatto veramente un buon lavoro.
 
Sviluppo della follia:7/10
 
La follia! La storia sarebbe dovuta ruotare tutto attorno ad essa. Come ho scritto avresti dovuto spiegare di più sulla vita di Laila, il suo passato.
Come idea è molto originale, ma approfondirla non avrebbe lasciato dei vuoti.
Rileggendola mi sono chiesta molte volte cosa affliggesse Laila, quali fossero i suoi problemi, se fossero reali o solo nella sua mente.
Descrivendo di più questa scintilla di follia e le azioni che l’hanno portata a commettere due omicidi la storia sarebbe risultata più completa.
 
***
 
Ed eccomi giunta alla fine di questa recensione, è una buona storia, mi è piaciuta moltissimo, ma come ho già scritto molte volta sopra io ti consiglio di rivedere alcune parti; come avrai capito sono curiosa, mi piace comprendere cosa porta i personaggi a commettere determinate azioni, di fatto arrivando alla fine ora ho veramente troppe domande, troppi perché ai quali non hai dato risposta. Lo so, forse sono io a trovarvi qualche piccolo vuoto, proprio perché essendo curiosissima mi piace che tutto venga spiegato alla perfezione. Sono una di quelle persone che più che risolvere un omicidio vuole comprendere il motivo per il quale è stato commesso. Sono matta lo so XD.
La finisco di blaterare e ti faccio i miei complimenti, anche se mi hai lasciato con alcune domande in sospeso, la storia mi è piaciuta tantissimo.
 
Totale: 43/50

Recensore Junior
21/11/14, ore 22:54

Eccomi qui per le recensioni premio!
Mi hai lasciata libera di scegliere e, dopo aver letto qua e là (ed aver ritrovato una tua storia che avevo già recensito in passato - stranamente non avevo scritto che poche parole, ma credo che in quel momento avessi almeno uno dei bimbi in braccio), ho selezionato tre storie, di cui questa è la prima.
L'argomento di cui parli mi sta davvero a cuore: quella che io chiamo 'solitudine trasparente'. Quella solitudine esistenziale, cosmica, profonda ed orribile, tanto più dura perché invisibile agli occhi di coloro che dovrebbero essere vicini e comprendere. È un'angoscia assoluta, una gabbia da cui è impossibile emergere. Una figura in cui mi rivedo, io madre di due bambini e moglie di un uomo 'distante', e in cui non posso non riconoscere persone del mio presente e del mio passato.
Laila non è solo un'assassina. È vittima della società stereotipata ed atomizzata, delle aspettative deluse, del distacco, dell'egoismo. È vittima del 'male sottile' del nostro secolo, un male fisicamente spesso asintomatico fino a quando non giunge al punto di rottura. È vittima del disinteresse, del poco tempo, della fretta e dell'abitudine. Come posso non sentire vive le sue emozioni spaventose, il dolore che rende ciechi?
Ed Emily non smetterà di sentirsi colpevole, di sentirsi un'assassina e di portare sulla sua esistenza il peso delle tre vittime, proprio perché sa che avrebbe potuto fare qualcosa, se la trappola (sociale) non l'avesse lasciata, anche lei, inerme ed indifferente.
Una storia intensa, che spinge a riflettere e a guardarsi intorno con altri occhi, ad abbandonare la cecità selettiva, così comoda e rassicurante.

Recensore Junior
03/11/14, ore 20:42

Molto bella, complimenti. Amo questo genere e il modo in ci hai reso la vittima allo stesso modo carnefice, il modo introspettivo in cui, devo dire, hai aperto una porta anche nelle mie riflessioni. Questa fila dritta tra le preferite.

Nuovo recensore
23/10/14, ore 18:39

"Questa civiltà è una terribile pianta che non vegeta e non fiorisce se non è innaffiata di lacrime e di sangue; lei ne era una vittima, come molti."

Quante volte al telegiornale si sente la notizia di una famiglia sterminata da un componente di queste? Sono notizie di cronaca che si ascolta mentre si mangia, a pranzo o cena, seduti con i propri famigliari. E si scuote la testa, con disappunto: "La gente sta impazzendo."
Forse è vero, forse no, ma c'è sempre una causa scatenante, immagino, che sia chimica o psichica, esterna e interna, e difficilmente ci si chiede perché. Matt non si chiede perché, Matt è esattamente come quelle persone che commentano, rimettono la forchetta nel piatto e vanno avanti col prossimo boccone, dimenticando, passando alla prossima notizia, affascinati più dal lato macabro della notizia che da quello umano. Infondo lui si ferma ad ascoltare la storia per quello. Ci vogliono gli occhi di Emily per capire, eppure anche lei l'ha fatto troppo tardi. Lei invece è quelle persone che si costringono quasi a non vedere, presi magari dai propri problemi, o comunque troppo presi da se stessi. Lei he chi ha guardato ma non ha visto, e forse ha ragione a volersi prendere la colpa come no. Come dice Matt, è umana e gli umani fanno errori, anche se vengono pagati dagli altri.
E Laila. Laila è tutti. Laila è illuminata, è pazza. Spesso il confine fra queste due cose è flebile, spesso non esiste. Laila è la gente sorridente per le strade e quella che piange se sola. Laila è capibile come no, è quella che fa notizia, è il mostro che ha ucciso una bambina, è l'angelo che ha liberato da un'esistenza orribile.

Questa storia è bella, perché non ha morale. Mostra, semplicemente, quello che la società è, come è, la notizia sullo schermo e chi guarda dall'altra parte. E quindi alla fine ci si dovrebbe ritrovare a chiedere: chi sono, fra loro?
E immagino che la risposta sia tutti e tre. A rotazione. Tutti e tre.
Uno scritto bello nella sua crudeltà, così bello quasi da non fare male. Quasi.
Grazie per questa storia, per aprirci gli occhi su qualcosa che è scomodo da vedere.

Per sempre tua, L'aura