Che dire, quando mi trovo a ragionare, a pensare, e perché no, anche a recensire circa qualcosa scritta da te non è mai semplice, perché è tutt'altro che semplice ciò che butti su carta.
Mi limito (si fa per dire), a commentare (e non analizzare) questa poesia, o meglio, io lo considero più un frammento.
Parlando di frammenti, di contenuti, penso a Mimnermo (per la tua gioia), ma come ti ho confidato, leggendo anche tra le righe si evince la nefandezza (!), il dolore, il pessimismo.
In questa poesia, io almeno, ho trovato un senso di amore concepito come ancora di salvezza, come una casa in cui rifugiarsi, su un collo diafano su cui piangere, che sia una "tempesta" o una semplice burrasca, un pianto non è mai una cosa che passa inosservata.
Un "odi et amo" mi fa pensare, un contrasto interiore, vivere e morire, ricordando le gioie e cercando di dimenticare i dolori (sui vetri rotti), e tutto questo pensare, ricordare, dimenticare, è l'emblema dell'asfissia interiore.
Quindi non posso che complimentarmi perché riesco, ad ogni verso, a sentirmi sospeso, in bilico, tra "il sole" e "la tempesta".
-Prior (Recensione modificata il 06/11/2014 - 10:55 pm) (Recensione modificata il 06/11/2014 - 10:56 pm) (Recensione modificata il 06/11/2014 - 10:57 pm) |