Recensioni per
Pure questo è amore
di mikimac

Questa storia ha ottenuto 14 recensioni.
Positive : 14
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
30/10/20, ore 09:37
Cap. 6:

Ultimo capitolo, questo. Peccato, non è per dire una cosa scontata ma è normale che, quando ha termine una cosa che piace, ci sia sempre un po’ di malinconia.
Intanto c’è una variazione importante nel succedersi dei fatti. In effetti John è stato salvato m, siamo usciti con lui da quel luogo orribile e dall’angoscia e dal dolore senza fine, concentrati in parole appropriate, possiamo rassicurarci già con quel “letto morbido” che lo accoglie all’ospedale. Ma, soprattutto, c’è Sh e tutto ciò che prova per John, che scorre nel tuo racconto e lo rende molto forte anche dal punto di vista emotivo. Di fronte a lui, ovviamente, non è che abbiamo un John neutro o insensibile. È chiaro che l’inferno che ha passato ha lasciato profonde ferite, per cui, per il momento, all’inizio del capitilo, da quel letto d’ospedale, vive il rientro alla normalità. E, questa fase, la gestisci con precisione ed un ritmo lento, dando alla sua progressiva presa di coscienza, un’efficace credibilità. È il buon Greg, indispensabile tocco d’umanità, come sempre, che lo mette a conoscenza del diabolico piano criminale di James per cui, per devastarlo psicologicamente, oltre al fattore fisico, ha usato una persona su cui sono state impresse le fattezze del consulting. Certo che, lasciando per un attimo da parte il fattore narrativo, la tua trovata è davvero geniale e, per quanto posso saperne, anche se non leggo tutte le ff di questa sezione, originale. Spesso mi chiedo come vengano in mente a voi Autori certe idee... Brava. Inoltre, pensando ad un sosia di Sh, mantieni quel prezioso filo IC che scorre nei fatti, in quanto richiami quell’atmosfera allucinante dell’epilogo di TRF e, ahimè, dell’era mitica del 221b, in cui sorge il sospetto che un sosia di Sh, per esempio, sia stato fatto intervenire nel rapimento dei figli dell’ambasciatore, come annoti tu nelle Note finali.
Molto intensa la reazione mentale che fai avere a Sh alla vista di John ferito: nessuna apparente emotività ma un calcolo lucido e spietato in quello “scannerizzare” il corpo di John per ridare a James ciò che aveva fatto. Geniale anche questo, molto connaturato con la natura “canonica” del consulting, in cui, ora, ciò che lo lega a Watson, ha preso il sopravvento sull’assenza asettica di sentimenti e diventa il motore che muove tutto.
Quando si pensava, parlo per me, come sempre, che tutto fosse finito ecco che butti sul “tavolo da gioco” un asso sorprendente: John scompare dalla stanza d’ospedale, ridiventa protagonista, con i suoi tormenti e, comunque, la sua forza interiore. E tu, dove l’hai sistemato? Da Sholto...Davvero, la tua fantasia e la tua creatività sono inarrestabili, te lo dico con sincerità.
Ottima scelta, anche perché hai richiamato, sulla scena dei nostri ricordi, un personaggio che, personalmente, ho trovato affascinante e ricco di potenzialità narrative. James Sholto (perché mi sembra che il suo nome fosse quello), è una figura affascinante, la prima impressione, nel vederlo nella Serie BBC, è stata di intrigante sorpresa anche in riferimento all’effetto che, il vederlo tra i partecipanti al banchetto per il proprio matrimonio, ha avuto su un John che appariva emozionato e raggiante di fronte a lui. Usare questo personaggio per offrire un porto sicuro e non estraneo a Watson, ripeto in modo convinto, è stata una strategia davvero riuscita. Infatti, nonostante il capitolo sia ricco di spunti che possono sembrare ben più importanti di questo passaggio, il momento in cui l’ambulanza va verso la destinazione preclusa a Sh e quell’ “uomo alto e rigido” accoglie la sofferenza di John, beh, me lo sono riletto più volte e mi ha emozionato molto perché hai saputo esprimere tante cose con poche parole. John, ora, si erge gigantesco nel suo “pudore” relativi a ciò che sta passando, infinitamente più forte di uno Sh travolto dai sentimenti che si rifiuta di accettare ciò che la ragione gli impone cioè che il suo John non è accanto a lui e continua a parlargli ed a tenergli aperta la porta per farlo passare. La scena finale, poi, è molto toccante. Non ci sono scene travolgenti, nè abbracci impetuosi. Si sono ritrovati, soprattutto dentro le loro anime. Ripeto: peccato sia terminata questa storia....
P. S ......ma la storia non è terminata, ho scoperto con sorpresa, perché nel frugare tra ciò che hai scritto negli anni, ecco “With or Without you”...Fantastico: vado

Recensore Master
26/10/20, ore 15:05
Cap. 5:

Colgo, altrimenti me ne dimentico, quel particolare che, secondo me, è un inquietante filo conduttore che serve ad aumentare il senso di angoscia ed è il fatto che James riceva notizie da qualcuno molto addentro all’ambiente di Mycroft, Sh, Lestrade, John. Una persona vicinissima al “ quadro di controllo” di quelle che sono le indagini, gli spostamenti di tutti, le ricerche di John (“...Disse la voce dall’altra parte...”). Un bastardo, chiaramente, che viene ricattato pesantemente da James per far uscire informazioni riguardanti gli Holmes e a Scotland Yard, oppure che si comporta in quel modo per puro istinto criminale. Ad oggi non mi viene in mente chi potrebbe essere, li amo tutti, l’unica che mi risultava indigesta, e che avrebbe potuto essere sospettabile a riguardo, è stata ammazzata, cioè Mary. Dunque...
In questo capitolo scendiamo davvero in quello che è il cuore dell’incubo che, purtroppo, è terribile realtà. Come ho scritto l’altra volta, unico testimone che tu ci consegni per capire il modo in cui viene fatto soffrire John, è il sangue, sostanza apparentemente muta ed inanimata, ma che diventa il protagonista dell’agghiacciante scenario in cui si esprime la follia criminale di James. Sangue che rimane e ci fa capire i fatti terribili. Nessuna indulgenza, da parte tua, all’aspetto truculento di ciò che avviene. Brava.
E questa sofferenza s’intreccia con la tortura cui viene sottoposto Sh: un laccio psicologico tremendo che stringe sempre di più la sua razionalità nella progressiva e drammatica consapevolezza di chi sia prigioniero John. I due protagonisti insieme, idealmente, in un vortice di dolore. Efficace e coinvolgente. Il 221b lo fai diventare un luogo in cui l’angoscia diventa palpabile. Infatti persino l’inossidabile, fantastica Hudson è in preda a cupi presentimenti che si stanno rivelando certezze (“...poi stropicciò il grembiule nervosamente...”).
E fai arrivare il dvd che porta a Sh ed agli altri la terribile realtà: sangue ed urla.
Davvero forte, tutto ciò. La violenza gratuita su un personaggio che tanto amiamo, e che rappresenta l’essenza dell’umanità più realistica ed avvolgente, in tutti i suoi aspetti, diventa ancora più odiosa.
Per questo, almeno per quel che mi riguarda, ho fatto una cosa che solitamente evito per non gustarmi il piacere di quello che scoprirò in seguito: sono andata avanti con i capitoli perché mi sembrava di soffocare nella presente situazione. Ma questo non vuol dire che non apprezzi ciò che sto leggendo perché saper scrivere vuol dire anche gestire momenti a cui si vorrebbe tanto porre subito, in un modo o nell’altro, la parola “fine”. Perciò, brava.
Purtroppo, ora, per John non è più dolore fisico ma anche, e forse soprattutto, la tragica convinzione che sia Sh ad infliggergli tutto quanto, grazie alla diabolica intelligenza di James che ha progettato un piano che, definire diabolico, è riduttivo. Infatti la forza distruttiva di quello Sh che diventa torturatore di Watson, é devastante anche, e soprattutto, per il forte sentimento che li unisce. Indubbiamente essere oggetto di violenze bestiali, da parte di chi è l’oggetto di un una non negabile carica emotiva, amplifica immensamente il dolore di John. Ammesso che sia lui...
Quelle “lucine rosse”, che si accendono improvvisamente sul petto del torturatore, rompono finalmente l’atmosfera da incubo, in cui ci si sentiva un po’ tutti impotenti di fronte a tale scempio. La sua sorte, francamente, non ha per me alcuna importanza, basta in qualche modo toglierlo di mezzo in modo che non possa più nuocere al consesso civile; quello che è priorità ai miei occhi di lettore è vedere come gestisci “l’arrivano i nostri”. Ed ho notato con piacere che nulla è scontato, il tuo è un racconto oggettivo che pone in secondo piano la drammatica situazione di John. Infatti si accendono i riflettori su ciò che ora prova Sh, di fronte a quello che diventa evidente e cioè la disgustosa manipolazione di James. Comunque, dopo tanto sangue, in tutti i sensi, sia metaforici sia letterali, ci sono dei flash che risultano rassicuranti e sono quelle “mani gentili e delicate”, quel parlare “dolcemente” dei provvidenziali paramedici a Watson che fanno sentire lui (e noi!) fuori dall’incubo. O almeno spero.
Un capitolo tosto, ricco di spunti di tutti i tipi, che alzano decisamente la qualità della caratteristica, prettamente “crime” delle consuete “avventure” della coppia di Baker Street. Un lavoro decisamente impegnativo ma ben svolto.

Recensore Master
23/10/20, ore 16:47
Cap. 4:

Con questo capitolo, entriamo proprio nell’incubo. E questa certezza ce la dai subito, già con quella efficace frase sul tempo, concetto che ho trovato originale ed adeguato a farci capire quanto sia totale la sofferenza di John. Da non dimenticare, poi, che lui era già in stato di profondo malessere per ciò che è successo alla moglie ed alla figlia e, non ultimo, al coinvolgimento degli Holmes nell’intreccio degli eventi. In più, chiaro, emerge in lui il conflitto in cui si fa strada, in maniera sempre più lampante, il suo reale sentimento per Sh. Dicevo che la sua tortura è data anche dalla terribile condizione di essere privo di riferimenti temporali e visivi. In più, a ciò si aggiunge quel suono lacerante che scalfisce le sue difese.
Ma si arriva al colpo di scena, la condizione di attesa ce l’hai trasmessa forte e chiara (“...entrò l’ultima persona che avrebbe voluto e sperava di vedere...”). Un John appeso per le braccia, inerme e devastato, di fronte ad un incubo che si è materializzato
L’inserimento che hai fatto di quelli che, se non ho capito male, sono momenti in cui John si rifugia nel suo personale Mind Palace, anche per effetto, probabilmente, di stupefacenti che gli vengono propinati, aumenta il senso di angoscia. È rassicurante, penso, anche per chi scrive storie, raccontare di fatti positivi, di scene in cui i sentimenti possono esprimere tutta la loro carica vitale. Per noi lettori, parlo sempre e comunque per me, è un modo per inforcare un paio di occhiali che addolciscono i tratti, spesso pungenti, della realtà. Ma quando ci si trova di fronte alla descrizione efficace di situazioni estreme come questa, in cui la sofferenza viene inflitta senza limiti, penso sia doloroso anche per chi scrive costruire, con i pensieri e le parole, momenti così forti. Quella che tu hai espresso qui è una vera e propria vivisezione dell’animo di John, con le sue contraddizioni, i suoi slanci, la sua rabbia e, sopra ogni cosa, nitido, Sh. Terribile e meravigliosa, allo stesso tempo, l’immagine di quegli occhi che diventano “ghiaccio puro” e si presentano letali già al primo sguardo. Scendiamo, incalzati da quella presenza così inquietante di chi dovrebbe cercare di salvare John, nel profondo di ciò che sente quest’ultimo. E, come ho già accennato, mi pare, nella precedente recensione, la tua bravura si esprime anche nel rievocare in modo quasi velato, più che nel fotografare spietatamente, ciò che viene inflitto a John. L’unico dato terribilmente concreto è la certezza che, quel “liquido viscido” che si ritrova addosso, sia il suo sangue. Qui, da te, niente accurate descrizioni di ciò che provoca quella devastazione. Brava, i lettori non sono dei deficienti, ci si arriva ugualmente a capire quello che sta succedendo. A volte, infatti, non è strettamente necessario, ai fini narrativi, indulgere in quadri che possono risultare troppo invasivi. Ciò significa rispetto ed efficacia nel raccontare. Chiaro è che, in certe situazioni la narrazione può essere sicuramente più precisa ma qui, il tuo solo sfiorare la realtà delle torture fisiche, le rende ancora più devastanti perché inserite in un contesto psicologico tremendo. La tua scelta non mette in secondo piano e, secondo me, hai fatto benissimo, la durissima operazione di “macelleria” psicologica cui Watson è vittima.
Sì, perché il carico è pesantissimo in quanto è Sh a farlo oggetto di violenza.
E scendiamo giù con John in un baratro di dolore e di cattiveria. Davvero mi chiedo cosa sia successo a Sh, sono d’accordo con Watson, lui non è così. Probabilmente la mente criminale di James, al cui confronto Moriarty sbiadisce in una ridicola figura da fumetto, lo sta inducendo a simili comportamenti.
Ti ringrazio per quello sparo che ha posto fine, improvvisamente, alla scena di stupro, se non ho interpretato male. Davvero evidente la tua capacità di scrivere intrecciando l’orrore con l’anestesia del sogno e dell’evasione nel profondo di sè, popolato da figure femminili, sì perché, ormai, per lui, Sh è fuori dal suo mondo. L’angoscia l’hai resa palpabile ma quasi ai confini con la trasfigurazione che può avere un testo poetico. Non sto esagerando. Vado al prossimo capitolo sperando che qualcuno faccia qualcosa per por fine a questo buio. Bravissima, e sarebbe la tua prima ff su Sh, questa...

Recensore Master
20/10/20, ore 15:34
Cap. 3:

L’incubo di è fatto realtà, attraverso il rapimento di John. A dolore si aggiunge dolore. E ciò tu l’hai espresso con lucidità (“...lancinante...buio...freddo...lugubre lamento...”). Un John disperato ed arrabbiato è caduto nelle mani di James e gettato in una situazione da incubo, connotata da torture fisiche e psicologiche terribili. A questo proposito, devo necessariamente mettere in luce quella che è stata la connotazione che hai scelto, per questo capitolo, per ciò che succede a John. Infatti devo fatti un complimento per la “leggerezza” con cui hai sorvolato sulle sequenze più crude, in cui descrivere le torture subite. C’è, infatti, in questa tua storia, per ora, in questo capitolo, almeno, quasi un tuo rispetto per quella che potrebbe essere la sensibilità di chi legge ed anche, secondo me caratteristica piuttosto rara, un “proteggere” quella che è la dignità e l’umanità dolente dei personaggi coinvolti in situazioni estreme. Hai ritratto John, in quel luogo che appare, già di per sè, offensivo per accogliere un essere umano. Quindi, anche la cornice del contesto in cui lo fai agire o, meglio, subire delle violenze, è adeguata è perfettamente coerente con i contenuti. Si tratta, infatti, connoti quel posto con parole che, già di per sè, contengono squallore e negatività, come ho già preso nota all’inizio.
John nostra una grande resistenza ed è un quadro di sofferenza davvero coinvolgente anche perché, in quel posto, è già arrivato colmo di dolore per la morte di Mary e della bambina e di rabbia cieca contro Sh.
Intanto intrecci i fatti che vedono impegnati i due Holmes e Lestrade. Ne escono un Mycroft più IC che mai nella sua ambiguità ed un Lestrade grandioso nella sua umanità. Ma, secondo me, dei risultati eccellenti li hai raggiunto con il ritratto, in piena evoluzione, di uno Sh devastato per ciò che sta accadendo, per l’ostilità che Watson gli ha gettato addosso, e per l’atteggiamento inquietante del fratello. È uno Sh che esprime la vittoria dei sentimenti sul puro raziocinio e ne esce rafforzato, completo nel suo essere uomo.
Tornando a John, purtroppo dobbiamo essere spettatori impotenti di quello che si sta rivelando un vero e proprio massacro, per ora principalmente psicologico, che James sta mettendo in atto nei confronti dell’“animale da compagnia” di Sh.
Ma, per Watson, si delinea una tortura peggiore: James gli fa credere che arriverà Sh e che verrà da lui plasmato per farlo soffrire ancora di più (“.... Gli insegnerò a vederti per la nullità che sei...”). Terribile. Ecco, di questo se ne rende conto anche John. In quel buio ed in quel silenzio in cui viene fatto ripiombare John, davvero intuiamo che si prospettano scenari terribili.
Un punto di forza di questo capitolo, e mi sto accorgendo che è una caratteristica che sembra, per ora, connotare la tua storia, é il modo come gestisci i dialoghi, monologhi, spesso, in cui non scivoli mai nel troppo ovvio o nell’inutile chiacchierata. Questo, per esempio, si vede chiaro nel discorso che James fa a John, parole di lucida e spietata follia ma che hanno una loro ragion d’essere nel contesto. Brava.

Recensore Master
18/10/20, ore 09:36

Con questo capitolo entriamo direttamente nell’incubo. Incubo che si materializza in un terzo Holmes, ancora più geniale degli altri due e dalla mente formidabile messa al servizio di una follia criminale. James. Nella S4 ritroviamo questa tua “profezia”, avverata nella figura simile di Eurus. Queste tue “preveggenze” mi colpiscono molto, e mi rivelano una cosa: non si tratta, o almeno penso, di un tuo particolare “dono” di leggere il futuro, ma non si sa mai, bensì di una tua particolare sensibilità a “scavare”, con un’attenzione libera da qualsiasi banalità, dentro ai personaggi ed alle situazioni che li connotano in modo da trarne, il più possibile, spunti per svilupparne le potenzialità. E che esistesse un altro Holmes, non inferiore per intelligenza, agli altri è un’idea che già serpeggiava sotto traccia nel canone. Quindi la lettura delle tue long “pregresse” diventa davvero appetibile ed interessante.
In questo capitolo percepiamo nettamente che tutto ci sta portando verso un’evoluzione drammatica. È chiaro anche che sarà John “il punto di pressione” che verrà utilizzato per colpire Sh, non sappiamo ancora perché. Infatti fino a quando si riteneva Moriarty il vertice della piramide criminale, si leggevano i suoi sentimenti contraddittori e complessi che l’hanno portato ad una guerra mortale e, alla fine, autodistruttiva contro il consulting. Ma, ora, qui da te un’ombra minacciosa di staglia sopra il “Napoleone del crimine, sopra Magnussen, lo “squalo”.
Appunto, James Holmes, disgraziatamente gemello di Mycroft e, quindi, facilitato a rivestire momentaneamente i suoi panni per i suoi scopri criminali. Infatti veniamo a sapere che è lui che ha fatto uscire John da casa prima che in questa morissero Mary e la bambina. Questo, evidentemente, per sorseggiare lentamente la carica distruttiva del suo istinto criminale. Hai reso efficacemente il clima teso e minaccioso che la presenza di James provoca anche in chi legge. Infatti usi termini appropriati per definire meglio l’atmosfera. Cito qualche esempio significativo, qui e là, ma ce ne sono molti: “... silenzio attonito...incubo...tunnel buio...”).
Uno dei punti di forza di questo capitolo è il terribile monologo d’accusa che John rivolge ad un sempre più distrutto Sh, sputandogli in faccia tutto il suo dolore e tutta la sua angoscia durante il post Reichenbach. Ed in quel pugno che parte terribilmente verso il consulting, caspita, anticipi il pestaggio cui Sh viene sottoposto da Watson nell’obitorio dell’ospedale dell’orrendo Culverton Smith. Te l’ho già detto: tu “leggi” dentro il Canone e sai trarre sviluppi credibili e logici. Spesso quelli che sono i percorsi impliciti da seguire non vengono considerati e delle idee narrative efficaci lasciate cadere.
Brava.
Dicevo che, secondo me, il punto di forza qui è quel monologo rabbioso e disperato con cui John grida tutti il suo dolore per la perdita di moglie e figlia ed anche, non meno intensa, la sua disperazione per identificare, anche questa volta, in Sh la fonte prima delle sue disgrazie. Ovvio è che, a ciò, si aggiunge innegabile ma soffocato, il sentimento che lo lega al consulting. Quest’ultimo, con i suoi interventi, tesi solo a calmare l’altro, appare ormai umanizzato e fragile in modo totale: in lui, il cuore ha il sopravvento, per questo il suo dispiacere, nel vedere John così, é dilagante. In più, si rende conto che la frattura, che li ha separati con il Reichenbach, si va facendo insanabile.
Questo è un capitolo che, a mio avviso, è stato molto difficile da scrivere, perché ti sei trovata di fronte, non tanto a fatti da descrivere, ma a moti dell’animo a cui dare voce. Una voce non banale, credibile, verosimigliante. Ci sei riuscita in pieno, senza deformare i protagonisti in maschere grottesche. Non scrivo che “come prima tua ff in questa Sezione é apprezzabile”, sarebbe riduttivo ma che mi sta stupendo la tua capacità di scrivere in modo efficace praticamente da sempre, per quello che ne so.

Recensore Master
15/10/20, ore 10:44

Dopo la “scoperta” di “Tre Alfa per un Omega”, continua la mia ricerca nelle tue storie per accertarmi che non me ne siano sfuggite altre e....mi si è aperto un mondo perché ne ho trovate, eccome. Addirittura, se non mi sbaglio, questa è la prima che hai pubblicato qui. Ottimo.
Ed è con nostalgia che la leggo perché l’hai pensata e scritta “a caldo”, non anni dopo, ma sulla scia dell’emozione lasciata dalla fine della S3. Quindi ci trovo sensazioni che ti sono rimaste da poco tempo. Oggi, 2020, il rivedere le Stagioni BBC, è sì “nutriente” per l’animo ma non è certo da paragonare alla prima volta in cui sembrava che gli occhi e le orecchie di noi spettatori o, meglio, cultori di Sh, non bastassero mai per non lasciarsi sfuggire il minimo particolare.
Allora, Sh saluta John che appare freddo e sfuggente e l’aereo decolla. Noi, rimaniamo delusi e rattristati; ritroviamo quell’aereo che torna a Londra. Ma la prima riflessione che mi è venuta spontanea è una, immediata, relativa al titolo. Quando tu hai scritto questa storia il vento dell’est era solo un qualcosa di travolgente che arrivava da quel punto cardinale e faceva piazza pulita. Con ciò che abbiamo visto nella successiva S4, con l’irruzione inquietante di Eurus Holmes sulla scena, mi vengono i brividi se penso a “chi” realmente sia il vento dell’est. In questa storia, comunque, non alleggerisci la proposta narrativa. Infatti già si percepisce un senso d’inquietudine, attraverso la percezione di Sh che Mycroft non “gliela racconti giusta” (“...campanello d’allarme...”).
Comunque, secondo me, la forza di questo primo capitolo, sia dal punto di vista tecnico che da quello riguardante il contenuto, è l’intreccio tra due scene che si svolgono contemporaneamente, apparentemente l’una estranea all’altra ma capiamo che, oltre al misterioso personaggio che guarda nascosto ciò che fanno i nostri di Baker Street, c’è la figura di Mycroft, che a me piace moltissimo, in tutte le sue infinite sfumature di luce ed ombra ( di quest’ultima ce n’è tanta...). Protagonisti assoluti ci sono l’azione, l’entusiasmo ( macabro) di Sh nello scoprire vuota la bara che dovrebbe contenere resti di Moriarty. E qui mi è venuta in mente la scena analoga, posteriore temporalmente (2016) a quando hai scritto questa long (2014), vista, se non erro, nello Special di Natale. Sh sempre di fronte ad un’esumazione, ma questa volta la bara non è vuota. Comunque in ciò che scrivi ho trovato, meravigliosamente anticipato, quel senso di spietata razionalità e di delirio dell’indagine che rende Sh quasi una macchina insensibile di fronte a certe situazioni che sarebbero coinvolgenti un po’ per tutti. Parallelamente, come ho scritto sopra, si svolge il dialogo/duello tra Mycroft e Mary, un momento che hai costruito con agilità, senza pesantezze o banalità. Ne esce un Holmes davvero gigantesco anche se all’ombra delle sue trame. Comunque fai emergere la sua costante preoccupazione nei confronti dell’ “impegnativo” fratello minore. Connoti Mary con caratteristiche coerenti assolutamente con l’IC, e non è semplice perché il personaggio è estremamente complesso.
Andando avanti nella lettura ci troviamo immersi in un precipitare di eventi verso una situazione molto sconcertante che fa pensare, molto sherlockianamente, che “the game is on” più che mai. L’esplosione, la morte di Mary e della bambina, il dolore di John, la consapevolezza di Sh che è successo qualcosa che può allontanarlo davvero per sempre da Watson. In più rimane un grosso punto interrogativo riguardante sempre Mycroft: è lui l’artefice dell’omicidio di Mary oppure lo sapeva già cosa stava per succedere ed ha messo in salvo John, avendo ben chiaro che la sua morte avrebbe distrutto Sh...
Un capitolo molto denso, ben costruito, fedelissimo alla traccia IC: degli elementi originali inserito in un contesto canonico ben rispettato nel tuo raccontare. Brava
P. S non si direbbe che la tua prima ff su Sh sia scritta da qualcuno che si approccia, per la prima volta, a quel mondo fantastico. Emerge già una evidente tua sicurezza nel “maneggiare” personaggi e contesti. Davvero.

Recensore Master
04/03/15, ore 10:53
Cap. 6:

Cominciamo con le cose positive: storia intrigante, ben scritta e che non annoia nemmeno per un momento; ben inserita senza forzature nella storia "vera" (i riferimenti alla serie tv)

Bei personaggi, molto IC a mio parere

Ho apprezzato che sulle torture di John tu ti sia limitata a suggerire, certe volte indulgere in descrizioni è inutile e disturbante, così si vedono le conseguenze (ed è quello che conta) e basta

Note negative: ho trovato l'ultimo cap troppo "raffazzonato"
Senza offesa: James che scappa e John che giustamente decide di allontanarsi, poi di punto in bianco ritorna ma senza spiegazioni; mi è parso un po' troppo forzato, quasi a volerci appiccicare un lieto fine

Ho visto invece che hai iniziato un seguito, aspetterò la fine per leggerlo, immagino che molte risposte saranno lì

Ricapitolando: la storia è davvero bella, quindi bravissima, solo la fine mi ha lasciato un po' così a immagino che, volendo scrivere il seguito, la cosa sia stata voluta

A presto

Nuovo recensore
26/01/15, ore 21:40
Cap. 6:

Mi sto chiedendo seriamente come faccia questo capitolo a non avere nemmeno una recensione. Bene, provvederó io. Che dire, non recensisco spesso le storie, ma vedere questa meraviglia senza recensioni è proprio un'insulto. Ho amato la storia dall'inizio, la comparsa del gemello cattivo James, della morte di Mary (damn, why?), e la comparsa del sosia di Sherlock (ne voglio uno anche io). Non ho letto molti racconti che partono dal "non-esilio di Sherlock", ma questo mi è piaciuto davvero molto. Originale, fluido, emozionante. Mi è piaciuto molto anche il fatto che Sherlock non ha mai voluto accettare, anzi, non ha proprio accettato il fatto che John non era lì a Baker Street con lui, ma era da Shorto, anche se la cosa era piuttosto inquietante e mindfucking. Per il resto che dire? Non voglio ripetere che è meraviglioso, stupendo, ecc. quindi ti saluto e spero di rileggere altre tue creazioni.

Bye honey,
ilmxk

Recensore Junior
13/12/14, ore 00:10
Cap. 5:

Apro con una citazione da questo capitolo:«La resa dei conti era solo rimandata.» e bho ANSIA, non so che aspettarmi e quindi più che mai non vedo l'ora di leggere il prossimo.
Il torturatore sosia è stata una mossa che mi ha lasciato a bocca aperta, è stato molto intelligente da parte tua farci credere che fosse davvero Sherlock nel capitolo precedente. E soprattutto che gli spari della fine del capitolo ci fossero perchè John era morto, quando invece a morire è stato quell'essere schifoso del torturatore per niente degno di essere/essere diventato il sosia di Benedict- di Sherlock. No scusa ma scrivi talmente bene che sono sempre più convinta di stare leggendo la sceneggiatura della prossima stagione.
E poi un interrogativo a cui non vedo l'ora di rispondere: chi è che sta informando James delle mosse di Sherlock? Ho sospettato di Lestrade, per esclusione, ma da come agisce non direi che sia lui, ma se non lo è, allora chi è? Tanta curiosità.

Recensore Junior
12/12/14, ore 23:50
Cap. 4:

Io... Io non... Allora. Sono ancora scombussolata dal capitolo. Andiamo con ordine, il mind palace di John lo hai reso in maniera perfetta, riuscendo assolutamente a far capire cosa rappresentassero Sherlock, Harry e Mary, cosa non facile anche da gestire, ipotizzo, perchè li hai dovuti scrivere comunque immedesimandoti completamente in John, visto che sono personaggi che si trovano nella sua testa. Creati per sopportare il dolore.
E quindi mentre piango pensando al povero John, voglio dirti quanto questa stia diventando la mia storia preferita su sherlock e quanto secondo me hai davvero molto talento. E ora, sempre piangendo (?), vado al prossimo capitolo.
(Recensione modificata il 12/12/2014 - 11:50 pm)

Recensore Junior
12/12/14, ore 23:33
Cap. 3:

Wowowo allora, James vuole causare dolore nella vita di John, per capire quanto questo faccia soffrire Sherlock e dopo di che vuole trasformarlo in una sua copia per far soffrire Mycroft e no cioè non per essere ripetitiva ma sei un genio. Colpi di scena così sono stupendi, e soprattutto man mano che vado avanti mi convinco che si potrebbe seriamente usare la tua storia come copione per fare la quarta stagione.
Poi, piccola parentesi romantica: Sherlock fa tanto il detective nel dire che indubbiamente la lettera non è di John, per la calligrafia eccetera (e qui permettermi di farti i complimenti perchè è stato come entrare nel cervello di Sherlock, cioè come hai fatto? Applausi, veramente, ho adorato questa parte) ma in realtà secondo me è stato il suo cuore a fargli capire che John non gli direbbe mai cose del genere.
Sto letteralmente divorando i capitoli della storia, corro al prossimo.

Recensore Junior
12/12/14, ore 23:08

Mi sono scese letteralmente le lacrime. Ugh il mio cuore pieno di angst.
Quando Sherlock dice:«“Forse pensa che vederti morto mi farebbe meno male che vederti soffrire.”» ho seriamente avuto i brividi perché mi fa capire quanto la cosa peggiore che possa succedere a Sherlock ė sapere che la persona che ama stia soffrendo. E quindi non solo è un'idea meravigliosa per rappresentare l'amore, ma è anche bellissimo il modo in cui lo hai reso tu con le tue parole e la tua fantasia e a questo proposito: la spiegazione della morte del cane è a dir poco geniale. E l'idea del gemello lo è ancora di più.
Ora vado a leggere il prossimo capitolo con l'angst che mi accompagna pensando a John che ha avuto una perdita enorme, a John che cerca di proteggere Sherlock, a John che viene attaccato e cioè povero piccolo *coccola John*.
Sto adorando il tuo modo di scrivere e le tue idee soprattutto.

Recensore Junior
12/12/14, ore 22:46

Okay, wow. Inizio con il dirti che questa tua storia mi ha coinvolto come una puntata di sherlock vera e propria, anche solo da questo primo capitolo mi sembra di stare guardando un episodio canon al cento per cento.
Un inizio ottimo a dir poco per una storia interessantissima nel modo in cui hai pensato di farla proseguire dalla 3x03 in poi (dai che la prossima stagione è vicina *sospira*).
Non vedo l'ora di leggere il seguito, cosa che farò proprio ora.
Intanto ti faccio davvero tanti complimenti!
(Recensione modificata il 12/12/2014 - 11:09 pm)

Recensore Junior
16/11/14, ore 22:12

Ciao!
Ho letto questo primo capitolo, sono sempre curiosa delle idee su un post-3^ serie...
Questo è solo l'inizio, ma già appare interessante, i personaggi sembrano ben caratterizzati e il finale è da cardiopalma! Nooooo perché Mary?! T.T
Uff, mi piace troppo come personaggio, non me la puoi far morire subito così! E anche la bambina... Però, l'ultima sua frase prima di lasciare John è alquanto ambigua, non so... di sicuro c'è qualcosa sotto.
Come Mycroft che arriva a casa dei Watson per primo e poi attira John lontano dalla casa e quindi dall'esplosione... Mmm, c'è qualcosa di decisamente strano.
Interessante il misterioso figuro che li studi, evidentemente è il vero responsabile e quello che Mycroft e Sherlock credono stesse dietro a Moriarty. Ho una mezza idea, ma sono curiosa di capire cose ti sia inventata...
Alcuni passaggi mi sono piaciuti particolarmente e mi hanno divertito:
"Sembra quasi che sia stato fatto apposta." -> sì, in effetti l'abbiamo pensato tutti vedendolo che fosse merito di Mycroft! xD
“Perché si offende? – chiese John – Perché pensiamo che avrebbe potuto organizzare tutto ciò per salvare suo fratello da una missione suicida o perché non ha i mezzi per far apparire James Moriarty sugli schermi di tutto il paese?” -> questa battuta mi è piaciuta un sacco, peccato per il particolare della missione suicida di cui, da quanto vediamo nel tf, John non era a conoscenza. Cioè, sa che Sherlock stava per partire per una missione di più o meno 6 mesi (glielo dice lo stesso Sherlock poco prima della partenza), ma non credo sappia che sia una misione suicida, in quanto lo veniamo a sapere solo perché Mycroft lo dice a Sherlock a Natale.
Ho notato anche un altro paio di sbavature:
Selene -> bel nome, uno dei miei preferiti, ma le vere iniziali di Mary sono, come racconta lei stessa a John e Sherlock, quelle incise sulla chiavetta: A.G.R.A., quindi non può chiamarsi Selene.
“C’erano dei cecchini su di noi?” chiese sorpreso Lestrade -> credo che Lestrade lo venga a sapere durante la 3^ serie, se non da Sherlock, almeno da John. Non so indicarti un momento preciso in cui si capisca, ma credo proprio lo sappia già...
Un'ultima cosa: visto che paragoni Sherlock & co. a personaggi o pezzi degli scacchi, sarebbe stato figo dire al posto dell'alfiere che manovra tutto la 'regina'... visto che Sherlock e John prendono in giro Mycroft dicendo che è una regina! Sempre che ti riferisca a lui, ovvio ;)
Per il resto un buon inizio, la scrittura è scorrevole, a parte qualche punto che hai dimenticato!
La inserisco fra le seguite! ;)