Eccomi qui, infine pronta a postare questa recensione – che, in teoria, avrei dovuto fare già da tempo... e, nonostante tutto, ho comunque sforato, anche se di poco, il limite massimo imposto dallo scambio. ^^
Venendo però al dunque, lascia che apra il mio commento con giusti elogi: la grammatica è ineccepibile, perfetta, così come lo è pure la punteggiatura. È un vero piacere leggere un pezzo che, tecnicamente, sfiora la perfezione; aiuta moltissimo a mandar giù un testo che, per abbondante lunghezza e temi trattati, non sarebbe forse così facile da digerire. Noto con soddisfazione, poi, che anche l'uso delle lineette è perfetto: non vedo gli eccessi che, invece, in altre storie avevo notato. Ottimo!
Inoltre, a differenza del primo capitolo, trovo che la lunghezza sia perfetta per ciò che avevi da raccontare: non ho notato alcun stiracchiamento del testo. Non ho nemmeno patito quel sottolineare troppo elementi quali la luce e l'acqua – o meglio: l'enfasi di cui parlava una nostra comune e amata conoscenza nella sua recensione c'è, sì, ma non la trovo disturbante... ;P Sono però curiosa: hai modificato, in questo senso, il pezzo dopo il suggerimento ricevuto? Oppure abbiamo avuto, più semplicemente, una percezione diversa?
Apprezzo moltissimo il tuo sapiente uso del lessico: amo la varietà di vocaboli – e le piccole ripetizioni poco contano: capitano sempre, anche ai migliori! Più giù ti segnalo le uniche due che ho beccato... – che riesci a sfoggiare, cosicché puoi concederti il capriccio di poterti soffermare più a lungo o più volte, rispetto ad altri autori, su di uno stesso elemento, senza risultare perciò ripetitiva.
Anche le descrizioni sono davvero buone, interessanti e che coinvolgono il lettore. Il che è indispensabile, soprattutto in un pezzo di genere storico!
Ho avuto però a volte la sensazione, soprattutto nelle prime battute dei dialoghi, di un'aria – fra modi di dire e parole adoperate – non perfettamente consona all'epoca: io non conosco per nulla il periodo, e perciò non escludo affatto potrebbe essere solo una mia errata percezione, ma la sensazione avuta è proprio questa...
Tanto per far un esempio, prendo il caso delicato del termine "isterico" che, personalmente, non avrei usato nemmeno nel dialogo di una storia ambientata ben millequattrocento anni dopo la nascita di Cristo per diverse ragioni. La prima è che, sebbene sia collegato alla lingua greca e fin dalle più antiche civiltà si parla della malattia, l'isteria è, per tradizione, almeno sino alla prima parte del Novecento, è idealmente collegata a un problema femminile, in relazione al malfunzionamento dell'utero: da lettrice non troppo avvezza al periodo – ho avuto un dibattito dietro le quinte, a questo proposito, e mi è stato spiegato che anche al tempo poteva esser adoperato in senso dispregiativo per uomini... – a pelle trasmette una strana sensazione il fatto che Efestione, che è maschio e virile nonostante la sua relazione omosessuale, si etichetti da solo come un uomo isterico... anche se, forse, questa mia impressione è dovuta al fatto che non sono pratica neppure del personaggio in sé, cioè della tua rivisitazione dello stesso, dato che, per quanto ne so, potrebbe pure avere un'atipica vena di autoironia. Il secondo perché per cui ti consiglio di rivalutare l'uso della parola – almeno nelle frasi dirette: altrove, dato che usi un narratore ibrido, non è altrettanto evidente – è decisamente più complesso e contorto, e di certo, dato che non sono troppo abile a spiegarmi, sicuramente non riuscirò a rendermi chiara! XD In breve, o rischio di essere per l'appunto poco precisa, il punto è che credo sarebbe stato meglio, all'interno di un dialogo, più che usare il termine in sé, che così come nella nostra lingua – lingua che, ovvio, devi inevitabilmente usare al posto di quella originale adoperata da Alessandro e suoi contemporanei – vedo indicato come parola presente, a seconda delle fonti, dal Trecento o dal Seicento: sarebbe meglio, magari, allora usare una perifrasi. O, per lo meno, è questo il mio consiglio. ^^
Ridarei quindi un'occhiata ai dialoghi, non tanto nel contenuto quanto nella forma – anche "battere la fiacca" è assolutamente anacronistico, per fare un altro esempio: ho letto che è un modo di dire che ha avuto origine nell'aria piemontese alla fine dell'Ottocento; del resto è facile lasciarsi prendere la mano, quindi mi raccomando di non crucciarti troppo. Capita a tutti, ecco.
Fra l'altro, comprendo benissimo che, per chi come te si accinge a far una sorta di conversione di una certa lingua estranea e antica, che sia quella di Alessandro o quella adoperata dai Vichinghi, la questione del lessico è assai spinosa e scomoda: per questo, da un lato, provo ammirazione per chi tenta questa strada; io, paurosa e fanatica della precisione, probabilmente non avrei la forza e il coraggio necessario per provare. In questo senso, poiché io invece scrivo del Rinascimento, mi sento enormemente avvantaggiata.
Proseguendo con la lettura, come anticipato prima, ho trovato poi un paio di ripetizioni nel testo: "stessa" e "stessa" all'inizio del pezzo; "corrente" e "correnti" quando parli dell'Acesines – a proposito, forse eliminerei le poche parole dopo "subdolo", che appesantiscono la frase, rimarcando qualcosa di già compreso.
Vado avanti con un breve elenco di piccole incongruenze o simili che ho riscontrato: "la mano sulla fronte contratta e segnata da un solco profondo", per iniziare; è un solco – data da una cicatrice o altro? – permanente o solo momentaneo, d'espressione? Te lo chiedo perché se è un qualcosa che caratterizza più in generale Efestione è un conto, ma se è invece la piega naturale dell'aggrottare la fronte, allora a mio avviso dovresti togliere parte della frase, perché se ha la mano lì non è tecnicamente possibile, anche per il narratore esterno, vederla attraverso la carne – non so se mi sono spiegata... ç.ç – e dunque riferirla al lettore.
Non mi convince inoltre moltissimo questa frase: "al volto che brucia come erba secca". Cosa volevi intendere di preciso?
Una noticina anche ad una frase in particolare, e cioè: "L’ha detto quasi per caso, è riuscito persino a sembrare indifferente. E bravo Ptolemaios, questo deve riconoscerglielo". Benché non abbia da obiettare nulla, perché è chiarissima e ben scritta, la trovo un po' estranea rispetto al narratore fin'ora incontrato: tu usi l'ibrido – come abbiamo ribattezzato altrove! ;) – e, nel pezzo, fino a questo momento la voce narrante pareva comunque più preponderante verso l'esterno, ovvero ho avuto la sensazione di un narratore non troppo dentro, non interamente per lo meno, la mente Efestione; questa frase, invece, è assolutamente – per come l'ho interpretata io, almeno; quindi correggimi se sbaglio – più intima, una vera e propria considerazione personale del nostro Macedone. Mi piacciono considerazioni come queste, che aggiungono colore ai personaggi, però non la trovo perfettamente accordante come appena spiegato, ecco.
Infine, credo tu abbia a un certo punto dimenticato le parentesi, prima messe per sottolineare i pensieri in corsivo – e, a dire il vero, non so se preferisco con o senza! XD
Il pezzo mi è piaciuto? Sì: ecco la mia risposta, ma sarò più precisa fra un attimo.
Anche se, come quasi ogni lettrice donna al mondo, apprezzo – se ben impostati, sia chiaro! – gli aspetti sentimentali, ovvero romantici, di una storia, in realtà vado pazza anche – e forse ancor di più... – per quel genere di racconti che mostrano altro oltre alle faccende di cuore: in primis il mondo prettamente maschile – poco importa se si parli dell'ambiente militare al tempo dei Romani o della gerarchia della Chiesa dell'ultimo Medioevo –, con tutte le sue routine e regole; mondi che a me, per sesso e attitudine, sono estranei nella realtà. Forse perché, quando si legge, è bello anche calarsi in vite che non avremo mai occasione di sperimentare?
Per l'appunto, trovo entusiasmante che ci siano autrici – per quanto poche – che, come te, non privilegiano a tutti i costi storie di cuore... e anzi si occupano di guerra, politica e via di seguito. È uno degli aspetti che più amo di te come autrice.
A proposito: tornando a questo pezzo in particolare, posso per l'appunto affermare che le parti che mi son piaciute di più, a parte quelle caratterizzate da un vago – perché non so se sia corretto affibbiare questa definizione a certi pettezzi del tuo racconto – sentore di slice of life, che è un genere che apprezzo moltissimo e che per esempio ho un po' ritrovato nella relazione dal sapore quotidiano con il giovane servo, sono difatti quelle che riguardano le questioni più schiettamente militari del gruppo di generali.
Tant'è che credo che avrei goduto ancor di più – per esser chiari: m'è già piaciuto davvero molto! – se il pezzo fosse stato fosse stato maggiormente farcito di dettagli tecnici, se così è possibile definirli: benché nel testo l'aspetto bellico non appunto trattato con superficialità, anzi, da amante della saggistica di un certo peso – pallosa, secondo molti! XD – immagino che sarei letteralmente impazzita per una totale immersione nella società militaresca alessandrina. Non so però, data l'antichità dei reperti, delle fonti e via di seguito, se sia qualcosa di effettivamente possibile: più si va indietro nel tempo, infatti, e meno informazioni si riescono inevitabilmente a ottenere circa personaggi e civiltà. Inoltre mi rendo perfettamente conto che si tratta di un mio assurdo capriccio e, anche se ve ne fosse l'opportunità, probabilmente una storia troppo accademica – passami il termine! – non sarebbe risultata gradita alla maggior parte del pubblico, soprattutto per il target del sito.
Come al mio solito, spesso e volentieri a colpirmi nell'immaginazione – o nel cuore, addirittura – sono più i personaggi secondari, che non i principali: forse è quel loro essere a metà fra il definito e il non a solleticare la mia curiosità, a volerli maggiormente esplorati. Ammetto che mi piacerebbe poter approfondire un po' le figure dei generali di Alessandro e persino del giovane Aleksias; figure che, per destino superiore, cioè dettato dalla Storia che ha lasciato ben poca fama a chi non fosse il Grande, e per volontà tua, ovvero per esigenze di copione, hanno ben poco spazio. Almeno sino ad adesso!
Ma, chissà, magari nei prossimi capitoli... ;)
Non mi resta che proseguire la lettura per scoprirlo, dunque. ùù
Bandierina verde, e a presto! |