Prima classificata al contest 'I'd die to be where you are'
Grammatica e sintassi: 20/20
Stile e lessico: 15/15
Attinenza al tema/utilizzo della citazione: 10/10
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale: 10/10
Approfondimento dei personaggi/IC: 10/10
Totale 65/65
Grammatica e sintassi
La grammatica è perfetta. Non c’è alcun errore, di nessun genere. Non c’è una singola sbavatura, né di ortografia né di battitura.
La punteggiatura è impeccabile, così come la sintassi. Non c’è un singolo segno di punteggiatura fuori posto, non una virgola di troppo. Ogni frase è costruita con abilità e precisione.
Stile e lessico
Lo stile è eccellente: adoro il modo in cui vari il registro a seconda del punto di vista e a seconda di chi parla. Lo trovo estremamente efficace, perché rende la storia realistica e le battute efficaci. Per questo, trovo perfetto il linguaggio di Tobia e Mattia che contrasta con quello della madre e del narratore.
Non solo questo: lo stile è scorrevole, estremamente piacevole da leggere, fluido. Ogni frase scorre con il giusto ritmo, senza risultare mai né frettolosa né pesante. Apprezzo moltissimo il fatto che la lunghezza dei periodi vari a seconda del messaggio che quella frase in particolare vuole trasmettere, perché questo rende la lettura dinamica e avvincente, anche se la scena è statica.
Il lessico è perfetto: ogni immagine è costruita con abilità e precisione che permettono al lettore di visualizzare perfettamente la scena, pur senza infarcire la storia di dettagli superflui. Riesci a trovare l’equilibrio perfetto fra scorrevolezza e completezza, trovando la perfetta armonia fra descrizione e introspezione.
Hai un vocabolario ampio e vario, e sai esattamente quale parola scegliere per la frase. Come per lo stile, apprezzo moltissimo il fatto che le parole utilizzate dai bambini siano differenti da quelle utilizzate dalla madre e dalla voce narrante. Per questo, non c’è mai una parola fuori posto, non c’è mai un termine che potrebbe essere sostituito con un altro più adatto.
Attinenza al tema/utilizzo della citazione
La citazione è utilizzata in modo eccellente. Soprattutto, adoro il modo in cui la introduci: la storia parte con una tale quantità di speranza che, quando il lettore si rende conto di cosa è successo davvero e la frase viene introdotta, l’impatto è devastante.
Apprezzo moltissimo l’idea di riferire la frase a una madre e a un figlio: il rapporto fra la donna e Tobia è di una dolcezza devastante, e la frase si adatta a loro in modo straordinario. Il tema è rispettato alla perfezione: c’è tutto l’amore della donna per il figlio, tutto il dramma devastante della perdita. C’è il desiderio disperato di ritrovare il bambino perduto, con l’ancor più straziante consapevolezza di non poterlo fare. La donna ci prova, ci prova davvero. Farebbe di tutto per poter essere di nuovo con suo figlio, ma non può. Ci prova, ma deve resistere, deve lottare. Non può arrendersi.
Sviluppo della trama/originalità/gradimento personale
Questa storia è completa sotto ogni punto di vista, dall’idea di base allo sviluppo. Il punto di partenza è eccellente, perché in pochissime righe riesci a ricreare il dramma improvviso che colpisce e devasta una famiglia. E lo sviluppo è incredibile, perché assolutamente realistico nella sua tragicità. È così, la vita: si spera che tutto vada bene, ci si convince che tutto possa andare per il verso giusto, e poi non succede. Il contrasto fra l’ottimismo di Tobia e la realtà è impressionante, e assolutamente efficace.
I riferimenti al Piccolo Principe sono perfetti, perché completamente magnificamente il personaggio di Tobia e la sua famiglia: gli danno una passione, una storia personale, una peculiarità che li rende diversi da qualunque altro personaggio e da qualunque altra famiglia. E ogni riferimento è assolutamente accurato, perfettamente azzeccato.
La divisione fra i due momenti è ottima: il passaggio fra i due momenti, anticipato dall’ultima frase del primo paragrafo, è effettuato con una naturalezza che distrugge il lettore.
Approfondimento dei personaggi/IC
Riesci a costruire dal nulla tre personaggi che hanno una personalità e un impatto emotivo assolutamente incredibili. Rosa, Tobia e Mattia sono personaggi completi, con un modo di muoversi, pensare e soffrire tutto particolare, unico. Ed è qusto che permette a chi legge di affezionarsi a Tobia, alla sua positività, al suo ottimismo, alla sua innocenza dalla prima riga, e di rimanere distrutto quando si rende conto che no, Tobia non ce l’ha fatta e no, non tornerà da sua madre. E la disperazione di Rosa è così assoluta, così realistica che il lettore è costretto a seguirla in ogni singolo passaggio, condividendo la sua sofferenza e la sua lotta. E Rosa non solo soffre: il dolore sembra ucciderla, ma lei non può arrendersi. Non può lasciarsi morire, perché ha una responsabilità verso la famiglia. Ed è questo il dramma più straziante: il dolore pare ucciderla, ma lei non può lasciarsi morire. Deve continuare a lottare, deve sopravvivere, deve andare avanti. Non ce la fa più, ma deve farcela. |