Ho letto ancora tempo fa questa storia ma solo adesso ho trovato il tempo per recensirla.
che cosa posso dire se non che mi è molto piaciuta? mi è piaciuto il modo in cui hai descritto commodo, hai fatto trasparire molto chiaramente la sua fragilità e, mentre leggevo, me lo immaginavo proprio davanti a questo calice colmo di vino immerso nei pensieri che tanto lo turbano e (come dice lui stesso nel film) che gli spaccano la testa in mille pezzi. ho apprezzato tanto la scena in cui lui, davanti alla finestra, immagina di vedere la sorella e le confessa i sentimenti che prova per lei.
Si percepisce molto bene il conflitto interno che vive: vorrebbe dire a lucilla che la ama ma allo stesso tempo teme che così facendo possa rovinare tutto, ed è quello che infatti succede alla fine: lei si allontana, diventa sempre più fredda, e lui non fa altro che chiudersi di più in se stesso e questo non fa altro che portarlo all autodistruzione.
breve, essenziale, triste ma fa il suo effetto; una piccola storia che non può lasciarti indifferente e che non può non farti provare un po di simpatia per commodo (che,poi, è il mio personaggio preferito).
l unica cosa che posso "criticare" è il fatto che hai descritto il viso di lucilla angelico. dato che i romani non avevano il concetto di angeli avresti potuto fare il paragone con il viso di una Dea o di una Ninfa... ma stiamo parlando proprio di una sciocchezza!
complimenti ancora! |
