Recensioni per
Segreti
di mikimac

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
21/11/20, ore 10:13

Con questo capitolo, ricco di tensione emotiva, arriva all’epilogo e, all’inizio, coinvolge la tua caratterizzazione dell’atmosfera cupa che dilaga in seguito alla morte di Mary. Non per essere ripetitiva, ma la stessa si ritroverà, poi, in TST, S4, con un John che qui, tu connoti efficacemente. I termini da te usati per descrivere l’ambiente ospedaliero, che già, di per sè, almeno per quanto mi riguarda, è spesso angosciante proprio per le problematiche che vi confluiscono, sono ben scelti, appropriati, espressivi (“...asettico...odore di disinfettante...”). Ma c’è soprattutto quello “sguardo vitreo fisso davanti a sè”, che colpisce più dell’immagine del sangue che testimonia quanto accaduto: ritrai infatti un John svuotato, la cui reazione indica che sta intraprendendo un percorso imprevedibile. Il suo silenzio, quello con cui accoglie Sh, è molto IC, e prelude sempre a scelte inaspettate. Ho trovato molto intensa e coinvolgente, anche se si tratta di un particolare, quella variazione nel tono con cui Sh si rivolge a lui: la voce diventa un rispettoso sussurro ed ha tutta la carica emotiva di una carezza (“...come se non volesse disturbare...”).
Il dolore di John di fronte all’annuncio della morte di Mary è composto, silenzioso, ci presenti una persona impietrita dal dolore. E qui, sinceramente, preferisco la tua versione di un John di fronte al lutto, a quella canonica di TST. La tua è più simile a quella manifestata sul marciapiede davanti al Bart’s ed al cimitero davanti, prima al corpo esanime di Sh ( o presunto tale), poi alla lapide nera e muta. Quella è la versione di John che preferisco.
Spezzi la drammaticità della situazione con la speranza che almeno la figlia possa sopravvivere. John si concentra sulla piccola e lascia raggelato Sh dandogli del “lei” nell’invitarlo perentoriamente a lasciare l’ospedale. Esprimi con credibilità quel terribile momento, facendoci partecipi di un qualcosa che si va definendo. Mi riferisco alla tua scelta narrativa di far uscire Watson dalla vita di Sh, troppo sconvolto per valutare con lucidità infatti e le responsabilità del consulting. Per certi versi, io non gli darei torto, soprattutto pensando al Reichenbach, vero e proprio spartiacque tra l’era fantastica del 221b delle prime due mitiche Stagioni BBC e ciò che è successo dopo.
Molto consolatoria la scena in cui John vede sua figlia per la prima volta e percepisce che la sua salvezza come uomo è legata a quella bambina così piccola. Ci hai trasmesso nettamente il suo essere già “da un’altra parte”, rispetto a Baker Street, alla vita sorprendente di prima, a Sh. Le loro strade si separano ma rimane, come un invisibile ma resistente filo conduttore la caparbia convinzione di Sh che, un giorno, John tornerà al 221b. Ci trasmetti un senso di compassione verso il consulting, assediato dai demoni della solitudine e della sua disperazione nell’aver perso una persona che gli aveva cambiato la vita, il suo “conduttore di luce”. Andando avanti nella lettura, si arriva al punto in cui John libera la sua rabbia ed il suo dolore nei confronti del consulting.
È un fiume in piena quello che travolge Sh quando tenta di comunicare con lui al funerale di Mary. Il silenzio ed il dolore prendono la forma di un discorso in cui riesci, molto, molto efficacemente, a convogliare tutte le motivazioni che allontanano John da Sh. La rabbia, il lutto, ancora una volta, la frustrazione e, fra l’altro, a complicare ulteriormente la situazione, un grande amore che non riesce ad esprimersi. E suona terribile quel “Ti voglio fuori dalla mia vita” che colpisce Holmes con una forza devastante. Nonostante questo, come dicevo sopra, per Sh si tratta di uno sfogo momentaneo e comincia la sua attesa del ritorno del suo “conduttore di luce”. Attesa, secondo me, che si preannuncia molto lunga, vista la conclusione di questa storia. Un’osservazione su Mycroft, che tu fai intervenire nel pieno rispetto del canone IC dei Mofftiss. Fai emergere il suo autocontrollo, la sua gestione di un potere reale ed anche, non ultimo il suo profondo affetto per il fratello.
Non so se tu abbia scritto un seguito a questa storia, ora vado a controllare, perché, in generale, mi piacciono il tuo modo di scrivere e la verosimiglianza con cui strutturi le varie situazioni ed i vari stati d’animo. Che dire, ancora una volta...Complimenti
(Recensione modificata il 21/11/2020 - 10:16 am)

Recensore Master
18/11/20, ore 11:41

Nella parte introduttiva del capitolo esprimi un’efficace visione “in contemporanea” di tre situazioni molto forti, che costituiscono i cardini di ciò che racconti. C’è la “confessione” di Mary a John, sul suo passato e sulla sua vera identità, c’è quella di Mycroft a Sh e poi c’è il concretizzarsi di una minaccia di morte nei confronti di Watson. E qui rappresenti quel focalizzare la “carta” che, nel momento in cui verrà colpita, cioè spostata, farà cadere tutto il castello: colpendo John si otterrà un terribile effetto a catena che coinvolgerà dolorosamente, prima di tutto Sh, di riflesso Mycroft ed anche Mary che rappresenti innamorata del medico. La distruzione, insomma, di tutto quanto. John, infatti, rappresenta un elemento fondamentale negli intrecci e nelle relazioni che animano tutto ciò che ruota intorno al 221b ed alla sua affascinante storia.
Quindi si parte fin da subito con un’atmosfera di tensione e di sospensione. Del resto ci avverti nelle Note introduttive...
Il capitolo procede con il racconto in parallelo dei fatti che riguardano i segreti di Mary e quelli di Mycroft: questa tua scelta narrativa mi è piaciuta, davvero, perché ci permette di ricostruire, contemporaneamente, gli scenari del passato che, come sempre succede, hanno un influsso importante su ciò che succede nel presente
Mi ha colpito particolarmente il racconto di Mycroft da cui trapela un grande affetto per Sh, una profonda sensibilità nell’approfondire le dinamiche in un gruppo familiare, per quanto riguarda la parte genitoriale, decisamente assente. Tu ne sottolinei la costante presenza, facendolo diventare quasi un angelo custode nei confronti del fratello minore. Emerge, nitida e sinistra, la figura di Sherrinford che, secondo me, richiama, per certi aspetti, quella che sarà la terribile Eurus. Il fatto che il “terzo fratello” sia una persona pericolosa e dalla mentalità contorta (a dir poco), l’hai colto già in tempi non sospetti, e questa non è premonizione ma un’ottima capacità, da parte tua, di “leggere” ed interpretare i segnali, piuttosto criptici, a dire la verità, seminati qui e là sia nel canone di Doyle sia dai Mofftiss.
Hai caratterizzato con precisione anche la figura ed il ruolo di Mary/Anastasia, e mi hai veramente sorpreso quando, alla fine del capitolo, lei viene colpita a morte perché si frappone tra John ed il proiettile destinato a lui. In TST, quarta Stagione, la vittima scelta è Sh, ma la sequenza di quando Mary è colpita al posto di qualcun altro, coscientemente, e di ciò che dice e di come John reagisca è quasi uguale a quella che ho citato e che ti ovviamente non conoscevi. E qui i segnali non c’erano nel canone: decisamente hai rivelato una capacità d’intuizione che sorprende. Nella scena dell’acquario, S4, in cui Vivian Norbury si rivela una spietata assassina e spara per uccidere Sh, Mary sacrifica la sua vita per lui. Come ho scritto sopra, a parte le ovvie differenze con la tua storia, ma io, qui da te, vi ho trovato la medesima atmosfera struggente, nonostante l’ambigua personalità della moglie di John. Un “brava” per te che, somiglianze a parte, hai saputo caricare una scena di un’intensità emotiva particolare. E brava per tutto il resto, ovvio.

Recensore Master
15/11/20, ore 10:47

Chissà cosa avevo in testa cinque anni fa...Nelle mie operazioni di “scavo”, ripesco questa tua long in cui ho lasciato sì delle osservazioni ma solo ai primi tre capitoli. Oltretutto quattro parole striminzite...Mah, nel tempo si cambia. In meglio, spero.
Allora cerco di riprendere il filo del discorso su questa ff che è il tuo terzo pezzo pubblicato in questa Sezione.
Seguo, quindi, un filo cronologico che parte dalla tua prima reazione “a caldo” sulla S3 e che continua, attraverso “Whitout...”, anche qui.
In effetti c’è quel brusco passaggio dal malinconico commiato con cui Sh saluta all’aeroporto un John piuttosto irrigidito nella sua delusione di essere stato ”lasciato fuori” dalla messinscena del finto suicidio alla sorprendente ed improvvisa novità della comparsa di un ghignante Moriarty su tutti gli schermi inglesi. Sinceramente mi sono trovata rianimata a sperare che una continuazione ci sarebbe stata al più presto. Al più presto non ci fu, ahimè, come comunque era prevedibile; ci fu l’intervallo dello Special e poi l’uragano della S4, dopo un’era geologica.
Comunque, eccomi qui.
Allora, vedo di riprendere il percorso di ciò che racconti. Nel primo capitolo emerge, dal passato di Mary e di John, il tenente Pendleton che rivela a quest’ultimo l’identità del suo feritore e cioè la moglie.
Nel secondo capitolo Sh affronta la donna ma, il particolare più sorprendente è la comparsa in scena del fratello di Moriarty.
In seguito, Jonathan, questo è il suo nome, lo metti sotto i riflettori della nostra attenzione. E rimaniamo basiti, alla fine del terzo, quando fai comparire Sherrinford. Nella precedente long il suo nome era James, poi, come hai annotato tu, nella letteratura afferente al canone di Doyle, in effetti, compare un “terzo Holmes” e gira il nome di Sherrinford. Alla luce della terribile quarta Stagione, che tu non potevi ancora conoscere quando hai scritto questa ff, abbiamo ben visto in “che cosa” i diabolici Mofftiss abbiamo trasformato quel nome: il terzo fratello è diventato Eurus e Sherrinford un luogo tremendo.
Arrivo, quindi, al quarto capitolo che si apre con le presentazioni relative, appunto, allo Sherrinford in carne ed ossa, personaggio che mi ha richiamato alla mente il tuo precedente James, meno “gemello” fisicamente di Mycroft ma rappresentato efficacemente allo stesso modo del “cattivo” di “Without...”. La maniera con cui si presenta, a noi ed a Sh e John, all’inizio, parlo per me, ci indurrebbe ad un moto di pietà e di simpatia per chi ha subito delle pesanti ingiustizie familiari, ma il capitolo si chiude svelando delle intenzioni, ed una complicità con il fratello di Moriarty, che non hanno alcunché di condivisibile: è anche lui un criminale. Dal punto di vista tecnico, mi stupisce, ancora una volta, l’impegno notevole nello scrivere, con abbondanza di particolari, i fatti che vengono ricordati o che avvengono: la tua ambientazione è curata, non c’è certamente pigrizia da parte tua nel farci partecipare a quanto succede. I tuoi sono capitoli corposi, che manifestano una capacità di esaminare le situazioni e di riproporle con credibilità. Non ti smentisci, insomma, nel tuo saper scrivere

Recensore Junior
10/07/15, ore 09:20

Ti prego scrivi il seguito * occhi da cucciolo* Complimenti per questa ff, per l'idea ma soprattutto per non aver voluto per forza scrivere una storia con un finale positivo. Ammetto che mi ha fatto un po' rimanere male la fine, ma ho amato tutta quanta la storia. Il tuo stile di scrittura mi ha tenuta attaccata con gli occhi all schermo dalla prima all'ultima riga. Spero di rileggerti presto Un bacio :*

Recensore Master
08/02/15, ore 23:12

"...Mycroft passò con noncuranza un dito sul tavolo...": Mycroft è uno dei personaggi che, fino ad ora, hai rappresentato meglio, e non è semplice, perchè, nella serie BBC, è sempre stato all'ombra del fratello più "scenografico" e del suo coinquilino. Invece tu ne stai via via cogliendo i tratti più caratteristici, arricchendoli di nuovi particolari. "..L’uomo si appoggiava ad un bastone nero...": altro ingrediente pepato, brava.

Recensore Master
08/02/15, ore 23:03

"...Signore e signori, il mio nome è Jonathan Moriarty...": hai introdotto colpi di scena ed azione impegnativa da raccontare e lo stai facendo con abilità. Ma hai descritto anche l'emozione parallela che accende il "duello" tra Sh e Mary, e l'hai espressa in un modo originale, come in una serie di strofe recitate a due voci. "..Non trattatemi come se fossi una statuetta di porcellana...": povero John, conteso tra due giganti...

Recensore Master
08/02/15, ore 22:48

Interessante, la tua storia, l'inizio è ben costruito, con un giusto susseguirsi di dialoghi e l'apporto di un nuovo personaggio che, probabilmente, catalizzerà la gelosia di Sh nei confronti di John. Il lessico è vario e, per ora, procedi IC, cosa che apprezzo molto. I personaggi si presentano ben delineati con le loro caratteristiche più salienti: la pungente genialità del consulting, l'acida efficienza di Mycroft, la stralunata umanità di Watson che si trova, suo malgrado e con suo segreto apprezzamento, nei casìni più impensati.
(Recensione modificata il 08/02/2015 - 10:51 pm)