Buonasera gurochan,
Mi chiamo Ayako, piacere di conoscerti!
Sinceramente mi è difficile immaginare Homura in abito da sposa: il suo comportamento schivo e severo tende ad estraniare la dolcezza dalla sua persona, nonostante nelle prime timelines Akemi sia stata una ragazza dalla sensibilità evidente. Ma procediamo con ordine.
L’inizio del brano è malinconico, poiché evidenzia un aspetto che ha condizionato Homura fin dal principio, portandola quindi a vivere tutti gli eventi che ne susseguono in ogni timeline, vale a dire la sua permanenza in ospedale. In poche righe hai saputo spiegare cosa si prova ad essere costretti a letto, malati, con tanti sogni, tante speranze, ma poche certezze. Il semplice desiderio di sposarsi è quasi inaccessibile ad Homura, proprio per effetto di questa “infanzia negata” dal destino.
La scena cambia, così come le emozioni che prova Akemi: ora sta bene, è sana, felice ed incredula. Sta per realizzare il suo sogno a fianco della persona per la quale ha perso ogni brandello di umanità che il suo corpo mortale possedeva, rinnegando se stessa e nascendo in veste di demone. Madoka, ignara ancora di salvezza di Homura, rappresenta il sogno della stessa. Poter stare insieme per sempre è, per Akemi, la gioia e la soddisfazione più grande.
Ma Kaname è reclusa in una realtà distorta, che non le appartiene: Homura proverà mai dei sensi di colpa? Non lo so. Madoka è felice in quel nuovo mondo, sì, seppure esso consista in uno spettrale teatrino diretto proprio da Akemi, che lo orchestra come le pare e piace.
In conclusione, complimenti! Con poche parole sei riuscita ad esprime più sentimenti di quanto si sarebbe potuto con il più lungo dei brani, cogliendo le sensazione di Homura e mettendole a fuoco magistralmente. Brava!
Alla prossima,
Ayako |