Quinta classificata al contest “Quasi inedite – III edizione”: Rouge, aturiel
Grammatica e stile: 12,8/15.
“...contro il suo fidanzato Briac che, come al solito, aveva deciso di tradirla...”
Qui, secondo me, potresti trasformarlo in “sempre come al solito”, perché la frase precedente è costruita proprio su quest’espressione e così, senza rimarcarla, rischi di farla passare per una vera ripetizione non voluta. (-0,25)
“...giusto per sfogare un po' la leggerezza eccessiva che gli pesava nel cuore.”
Sono un po’ confusa da quest’espressione. È così antonimica che probabilmente è scelta di proposito, ma non mi convince. Forse potresti spiegare perché la leggerezza per Alain è così pesante (se lo fai dopo, non so, perché abbozzo le note mentre leggo, però te lo dico ugualmente perché a questo punto della lettura, così, è abbastanza disorientante). (-0,25)
“Lo senti l'odore della paura che ha invaso i tuoi occhi?”
Se si parla di odore, come può invadere gli occhi? E, inoltre, se la domanda è “lo senti?” forse è meglio parlare di narici, o al limite di orecchie. Anche qui, come ti ho già detto in un altro appunto, prendo in considerazione il fatto che possa essere un’espressione voluta, ma non mi convince. (-0,25)
“...il rosso delle sue guancie...”
C’è una “i” di troppo. (-0,1)
“...l'unico colore che si vedeva era il rosso...”
Come ti dicevo anche prima parlando di ripetizioni volute, potresti dire “era ancora il rosso” o qualcosa del genere, perché c’è già una bella dose di rosso nelle frasi prima e in questo modo è come se fosse ripetuto quasi per sbaglio. (-0,25)
“...il rosso delle sue guancie...”
Anche qui c’è una “i” di troppo. A questo punto, probabilmente, non è un errore di battitura, e pensi che si scriva così. Mi hai fatto venire un dubbio enorme e, per scrupolo, ho controllato sulla Crusca: confermo che si scrive “guance”. (-0,1)
Ho ancora un paio di piccoli appunto da farti. Il primo non è niente di grave, ma l’ho notato più volte nel testo, anche se non sempre: tendi a variare poco la punteggiatura. Ci sono delle frasi in cui starebbe meglio magari un punto e virgola, o magari gli incisi con i trattini (però vedi tu, perché io li uso spessissimo ma mi rendo conto che non tutti ne facciano un uso abbondante). Ti faccio un esempio:
“La vita non è fatta di soli piaceri, pensava, non si può fare sempre ciò che si vuole, sarebbe qualcosa di innaturale.”
Al posto dell’ultima virgola mi piacerebbe qualsiasi segno di punteggiatura, tranne la virgola. Non è sbagliata, ma mi sembra sia necessario un ritmo diverso. Il punto e virgola o i due punti dipendono dal tono che vuoi dare alla frase, è un caso abbastanza indefinito, a mio parere, in cui andrebbero bene entrambi. (-0,5)
Anche il secondo non è niente di grave, effettivamente, e non so perché l’abbia messa in questi termini prima. Dunque, c’è una sovrabbondanza di termini come “quel”, “qualche” e simili. Anche qui ti porto un esempio:
“Solitamente non si recava mai in quel luogo perché in qualche modo lo spaventava, però quel giorno si sentiva abbastanza allegro da affrontare qualsiasi cosa, anche una fattoria abbandonata.”
Anche qui chiaramente, come per la punteggiatura, non è una cosa diffusissima in tutto il testo, però ci sono frasi in cui si nota parecchio e mi sembra giusto fartelo notare, perché è un piccolo neo che intacca il fascino della storia e la bontà dello stile. (-0,5)
Però, in generale, lo stile è appunto molto buono (a tal proposito, ricordo il tuo piazzamento sfortunato al mio ultimo contest, felice di constatare che quello sia stato solamente uno scivolone momentaneo, come pensavo) e la storia scorre spaventosamente bene; infatti, sono arrivata alla fine senza nemmeno accorgermi, soprattutto contando il fatto che in questi giorni la mia lettura è davvero lenta. Credo sia un indice di scorrevolezza davvero non indifferente, per cui ti faccio i complimenti.
Anche gli intermezzi in corsivo, queste domande retoriche, sono davvero particolari. Inizialmente non si capisce cosa vogliano dire, ma man mano che il paragrafo procede lasciano quasi un senso di premonizione e mi è piaciuta molto come caratteristica.
Caratterizzazione scena e/o personaggi: 9/10.
Leggendo questa storia, non ho potuto evitare di pensare a libri letti in passato che avevano come protagonisti dei bambini o dei ragazzini. Nello specifico mi riferisco a Io non ho paura (che secondo me richiama la tua storia anche per via delle campagne e del paesaggio rurale, che mi ha proprio ricordato questo romanzo) e in parte a Ragazzo da parete, sebbene il protagonista in quel libro sia più maturo, e Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – quest’ultimo però prendilo con le pinze, perché non è mia intenzione accomunare il tuo protagonista a quello, visto che tu non specifichi eventuali problemi di Alain. Mi sono venuti in mente questi tre, e ho pensato di dirtelo perché di solito quando si scrive di bambini è molto importante mantenere un’atmosfera adatta, un tipo di racconto adatto, e quindi una caratterizzazione del personaggio adatta. Ad esempio, Martin fa schifo a parlare di bambini, visto che i capitoli di Bran Stark sono quasi più pesanti di quelli di sua madre, il che è tutto dire. Quindi è un merito che ti va assolutamente, perché non è da tutti e tu sei stata molto brava.
Anche il personaggio è ben caratterizzato nel suo complesso, non solo per via della narrazione. Come tu giustamente hai accennato nelle note, l’inizio è molto calmo perché Alain ha tutto sotto controllo, mentre procedendo con la lettura il ritmo incalzante è un’ottima trasposizione della perdita delle redini del ragazzino. Il protagonista è quindi trascinato in questo vortice di rosso insieme a lui e c’è un po’ di pace solamente negli intermezzi in corsivo – sebbene siano a loro modo inquietanti e disorientanti.
Un’unica cosa mi ha lasciata un po’ stranita: la situazione precipita – scusami il pessimo gioco di parole, non è mia intenzione alludere al finale – in modo troppo brusco. Tra Alain che cerca di ricomporsi e Alain che vede Melaine tagliarsi i capelli, c’è un brusco crollo. Forse era tua intenzione fare proprio così, ma non posso che pensare che la storia sia stata in un certo senso troncata. Forse avevi poco spazio, forse non sapevi come addolcire la caduta verso la “perdizione”, ma ho trovato che mancasse un pezzo ed è stata una sensazione disorientante, piuttosto spiacevole. Se riuscissi ad accompagnare il lettore verso quel punto in modo un po’ più lineare rispetto al resto della storia, allora sarebbe tutto quanto davvero perfetto.
Gradimento personale: 4,5/5.
L’unico inceppo che ho trovato è quello della troppa velocità, che ho già ampiamente discusso prima. Per cui, oltre al fatto che non ha senso infierire, evito di parlartene perché non è la cosa più importante di questa storia – non a livello soggettivo – sebbene non abbia potuto fare a meno di notarla, com’è ovvio che sia, altrimenti non te ne avrei parlato nemmeno prima.
Di solito non amo le storie serie che parlano di bambini o ragazzini (sebbene anch’io abbia scritto qualcosa in merito, ma è stato tanto tempo fa), però Rouge mi è piaciuta moltissimo. La cura con cui è stata scritta mi ha davvero ipnotizzata e catturata, perché a mio giudizio è molto raro trovare un autore che centellini le parole come ho notato che hai fatto tu. Quindi, non solo per una questione stilistica, ma anche per la delicatezza – eppure la spietatezza – con cui hai esposto qualsiasi concetto, coi piedi di piombo perché con la consapevolezza di star toccando corde molto delicate.
La vicenda in sé non si può dire “bella”, non nel senso canonico del termine, visto che è una storia di disagio e tristezza davvero disarmante (il mio cuore si è spezzato alla scena del pennarello), ma ho davvero ammirato come hai deciso di scriverla, come ti sei relazionata alla vicenda. È davvero un’ottima storia e non c’è niente che possa dire a riguardo. Mi è piaciuta moltissimo.
Eventuale bonus per le recensioni: 0,6/1.
Totale: 26,9/31. |