Questa storia ha meritato sicuramente il primo premio, non conosco i dettagli del contest, ma è dipinto molto bello, di colori freddi e colori più violenti che si scontrano, che diventano un mondo estraneo in cui si ritrova perfettamente se stessi. E' un racconto complesso, empatico, di grande amore, la scrittura è dolorosa, ma accarezza, coccola Shinji, uno Shinji innamorato di un altro se, Kaworu, che ha perso, perso per sempre, ma che non ricorda, non può ricordare, perché vuole fuggire dalla dolorosa consapevolezza.
E' stata una lettura straziante, di allucinante onestà e - forse proprio per questo - bellissima, in quel modo narcisistico in cui la bellezza diventa crudeltà e si confonde con essa, perché specchio o vetro di finestra di paesaggi agri e sperduti ed aspri. E per questo, anche, che Shinji diventa perfettamente IC, la tua sensibilità da scrittrice si armonizza con quella di Anno, con il suo stile che sembra folle e nonsense, ma solo per chi la psicologia (la psicanalisi!) la ignora; il sogno è il palcoscenico dove si racconta la vita, se stessi, dove la tragedia nasce e muore, in qualche modo questo accade anche a Shinji.
Stile limpido, ritmo ben cadenzato, i complimenti non sono abbastanza perché è una vera opera d'arte, qualcosa che fa stringere il cuore, fa piangere e riflettere e porta anche lontano dall'universo di Evangelion.
La prosa mi ha graffiato, qualcosa è sanguinato e ha finito col mischiarsi alle lacrime di Shinji, le lacrime che Shinji nasconde e che sono il sottotesto di parole funebri nel suo addio con gigli bianchi, simboli di purezza, un'innocenza che muore lì dove il primo amore giace, nel nulla.