Recensioni per
Portami a bere dalle pozzanghere
di Lisa_Pan

Questa storia ha ottenuto 7 recensioni.
Positive : 7
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/12/15, ore 15:11

Ho scelto questa storia per il titolo
E' talmente fuori dagli schemi che mi chiedevo cosa racchiudesse...
Ora lo so, dietro quel "Portami a bere dalle pozzanghere" c'è ​una storia incredibile.
Un mondo a parte.
Un susseguirsi di pensieri e parole che formano il caos...
Eppure ci vuole il caos per far nascere una stella

[Recensione partecipante all'iniziativa "Babbo Natale Segreto 5.0" del gruppo facebook 'HPeace&Love].

Recensore Master
15/12/15, ore 13:48

Sono il tuo Babbo Natale 5.0

Ho ammirato il tuo stile veloce. Mi piaci molto perché scavi nell'interno del tuo personaggio, tirando fuori tutto ciò che di bello ha dentro di se.
Il tuo modo di scrivere è spontaneo, ricercato, ricco di parole penetranti, piacevole.
Un'espressione che mi è piaciuta molto quando la ragazza getta fuori dalla finestra il cucchiaio del gelato, per non sentire il sapore di lui che le procurerebbe solo dolore. Quando si chiude una porta la si chiude per sempre e quindi va chiusa bene e a chiave e magari buttarla in un pozzo profondo. >Similmente si dovrebbe fare per chiudere col passato.
In conclusione ho adorato questa racconto e il tuo modo di scrivere.
Complimenti e auguri di Buon Natale.
Francesco.


Recensione partecipante all'iniziativa "Babbo Natale 5.0" Del Gruppo Facebook HPeace@Love

Recensore Master
08/06/15, ore 22:08

Prima classificata al contest “Academy Emotions”: Portami a bere dalle pozzanghere, Lisapan
 
Grammatica e sintassi: 8,85/10.
“Ho costruito un cassetto a parte, di fianco a quello dei sogni, proprio sopra a quello dei calzini sporchi e in direzione di tutto quello che prima o poi appenderò al chiodo, ci ho nascosto tutte le grandi aspettative che mi ero fatta su di te e le ho ricoperte di disillusioni.”
Dopo “chiodo” andrebbe un punto e virgola, oppure potresti aprire un inciso (usando i trattini) dopo “cassetto a parte” e chiuderlo dopo “chiodo”. (-0,1)
“È duro il modo in cui mi osserva, quel cassetto...”
Questa virgola è tra soggetto e predicato. (-0,1)
“...mi avrebbe resa finalmente quello che esattamente cercavo di essere.”
Ripetizione. (-0,25)
Fanculo adesso sono anche...”
Prima di “adesso” ci vorrebbe una virgola. (-0,1)
“...non fino a quando non mi hai vista lontana...”
Avevi. (-0,3)
“... quante volte ti sei detto arrivato senza arrivare mai.”
Metti la parola tra virgolette, o in corsivo, altrimenti crea confusione. (-0,1)
“...felice per davvero...prima di tutto questo...”
Manca lo spazio dopo i puntini di sospensione. (-0,1)
Ho visto, poi, che a volte usi il trattino breve (-) al posto di quello medio (–) per gli incisi. (-0,1)
 
Stile e lessico: 9/10.
Quanto è impossibile valutare il tuo stile? Il “quanto è impossibile” ricorrerà più o meno in tutta la valutazione, all’inizio di ogni voce della griglia, perché per me è così: impossibile. Ma ci proviamo lo stesso, dato che è il mio compito.
Sai che adoro il tuo stile, perché è tuo in modo spaventoso, perché si vede che quando scrivi tiri fuori l’“Oceano mare” che c’è in te – o almeno è ciò che io trovo sempre, grondante dalle tue righe come sangue. Ti ispiri a un grande autore, ma a tuo modo l’hai plasmato in base alla personalità delle dita che scrivono, sulla base di corde che sono tante e sono complesse. Per cui, inevitabilmente, ciò che scrivi finisce a essere molto complesso a sua volta, e pieno di immagini che sono a dir poco evocative. Il tuo stile è un viaggio sotto acidi, praticamente. Ed è indescrivibile, non si può quantificare, quindi io sto dicendo cose che non stanno né in cielo né in terra, ma spero che nessuno si lamenterà.
Posso trovarti qualche difetto, o in realtà solo uno: c’è l’effetto apnea in molte frasi. Si amalgama abbastanza bene nel testo, perché è tutto così anticonvenzionale che sta male solo relativamente, ma ci sono alcuni casi in cui mi trovo a boccheggiare, e guardandomi indietro mi rendo conto che è perché ci sono alcuni casi in cui non sprechi nemmeno una virgola in periodi lunghi in modo considerevole. È davvero l’unico appunto che posso farti, perché dire altro sarebbe come lamentarsi degli spigoli in un dipinto cubista (proprio a te vengo a parlare di arte): non puoi trovare un difetto “classico”, perché il difetto viene esaltato e... insomma, tutto mette in difficoltà. Credo sia fantastico, a parte quando mi tocca fare il giudice.
Ad ogni modo, per amor del vero ti riporto un paio di occasioni in cui mi hai tolto il respiro in senso non esattamente positivo:
“È stato quando ho smesso di avere tabacco nelle tasche e filtri sparsi nel letto che ho capito di non voler essere nient’altro che quella testa spettinata d’idee disorganizzate che rotola accumulando altro caos e altra polvere.”
“...perché da quando mi hai guardata la prima volta non ho chiesto nessun altro sguardo e ho pensato che mi bastassero una canzone beat e una guida su come perdersi ogni notte di più nei discorsi di qualcuno che indossa la tua stessa nuvola grigia.”
“Come quella volta in cui ti ho chiesto un bianco e nero e non solo mi hai dato i colori ma mi hai fatto anche credere di essere bella con il rosa sui capelli e un mare di rosso sulle guance.”
In tutti i casi i periodi sono enormi, ma non saprei dove mettere virgole o punti e virgola, perché il ritmo è incredibilmente cadenzato e potrei stravolgere tutto, rovinandolo anche. Quindi preferisco farti semplicemente notare la mancanza e lasciare a te il gravoso compito di decidere.
Devo anche parlarti del lessico, ma è una cosa breve perché è tutto molto amalgamato e molto vero – molto tuo, di nuovo. Sei sporca quanto basta, nel senso che non esageri mai con la volgarità, ma un’imprecazione come rafforzativo se è necessaria ce la metti senza problemi. Come ho detto anche ad altri partecipanti, ma tu lo sai senza bisogno di specificarlo, una storia perde il suo valore se chi scrive non sa dosare le volgarità.
Ho un solo appunto da farti, che probabilmente è una svista e non una cosa volontaria, ma in ogni caso te la riporto qui:
“...proprio sopra a quello dei calzini sporchi...”
Esiste un cassetto dei calzini sporchi? È chiaramente un refuso, penso che chiunque lo capirebbe, leggendo, però è sempre meglio farlo presente.
 
Originalità: 5/5.
Non so se sia giusto parlarne qui, ma devo fare una menzione speciale per il titolo. Hai ripreso Vasco Brondi, che è uno degli scrittori più intelligenti del mio Olimpo; anche se a ben pensarci sono intelligenti tutti quanti, o non li amerei. Forzandomi in questo modo ad accostarti a lui, mi hai fatto realizzare che siete molto simili a livello concettuale, perché entrambi riprendete cose normali, immagini del quotidiano, e le plasmate in modo da renderle un’analogia con dei sentimenti. Quindi il punto di forza di questo brano, in cui manca una storyline concreta ma se ne possono leggere mille, è proprio l’incredibile quantità di sfaccettature e il modo in cui hai scelto di rappresentarle, così vivo e spigoloso ma al tempo stesso disarmante nella sua delicatezza, perché tutto è visto attraverso dei gesti normali, delle immagini che ci troviamo davanti ogni giorno ma che non assumono nessuna consistenza o significato particolari fino al momento in cui non ci troviamo in un determinato stato d’animo.
Questa storia è quindi originale perché permetti al lettore di capire in quale stato d’animo si trova, perché a seconda di ciò che sente in quel momento vede i tuoi fotogrammi assumere una sequenza diversa. È originale perché l’originalità dipende dagli occhi di chi legge, e credo sia una cosa impossibile per chiunque, ma non per te.
Quindi, per concludere, ti dico una cosa che è più un ragionamento, ma penso che renda molto bene l’idea. L’originalità è difficile da quantificare, quando si tratta di pensieri e immagini piuttosto che di avvenimenti e personaggi reali, ma so che è la prima volta che leggo qualcosa di questo genere in un contest, quindi ti va un gran punteggio anche solo per avermi messa in difficoltà: può solo significare che non mi sono mai trovata a dover valutare una storia di questo genere, una storia in cui non so da che parte cominciare. Per cui deduco che hai fatto un ottimo lavoro.
 
Utilizzo dei pacchetti: 3 + 3,5/8.
1) Cucchiaio: “euforico”.
Partiamo dalle cose facili: il cucchiaio c’è, anche se poi fa un volo giù dalla finestra. Senza dubbio l’hai usato in modo particolare, perché è più o meno impossibile che avesse ancora il sapore del “suo” palato, ma se la si guarda in modo non letterale si ottiene una figura molto bella, un’emozione forte. L’uso che ne hai fatto è quindi ottimo e particolare, brava.
Ora passiamo al sentimento. È difficile, lo sai, vero? L’euforia non c’è, o almeno non in modo plateale, ma c’è una sfumatura di fondo per cui si sente che il narratore (o la narratrice) è in un certo modo entusiasta per ciò che gli è accaduto, perché ha provato mille nuove emozioni e ha imparato cose nuove, ha scoperto sentimenti forti e si sente arricchito. Credo che sia questo il senso di euforia che la storia trasmette, sia verso chi racconta che verso chi legge. È comunque un sentimento nascosto, che va cercato tra i meandri delle altre cose e non è servito su un piatto d’argento, e per questo ti tolgo qualcosa dal punteggio: non tutti sono abituati a leggerti e io, pur con una certa pratica, sono costantemente titubante. Non ho certezze e, per quanto sia affascinante, in quello che sto facendo mi servirebbero.
2) Inglese: “permaloso”.
Per contro all’entusiasmo di aver provato qualcosa di diverso, ho letto forse in modo più chiaro la protagonista offesa per il fatto che tutto sia finito. Questo risentimento, blando o no, a seconda dei paragrafi, è molto adattabile alla permalosità e mi sembra che sia stato sfruttato molto bene in ogni sua sfaccettatura. Di nuovo è abbastanza labile, non evidenziato, tantomeno forzato, ma si legge in particolare nei vari “ti ho permesso” che citi inizialmente. Mi sembra come puntare il dito, come dire: “ti ho permesso di fare questo e tu mi ripaghi così”. C’è del risentimento, dell’offesa, e il fatto stesso che la storia sia scritta in prima persona, parlando con lui direttamente e non raccontandolo ad altri, è un’ottima dimostrazione di questo sentimento che hai scelto. Ho visto lei che punta il dito contro di lui, offesa e… sì, permalosa.
Tu (lei) hai detto che è lui quello permaloso, lo hai detto proprio, e probabilmente lo è davvero, perché se la cosa ha funzionato poco la colpa può essere anche quella della permalosità, ma io credo che non sia lui il solo a essere permaloso. Al contrario. Forse hai sentito il bisogno di precisarlo perché lui non ha la possibilità di esprimere il suo modo d’essere, hai voluto dargli una voce, un pezzo di personalità. E mi è piaciuto, per carità, ma al fine del rispetto del pacchetto posso dirti che è stato quasi superfluo (e forse forzato).
L’inglese masticato mi fa pensare a qualcosa di prettamente italiano, sebbene abbia imparato recentemente che anche i greci fanno un po’ fatica. Chissà, è che non mi immaginavo i personaggi italiani – o forse mi immaginavo qualcosa di autobiografico, quindi te, però è più un essere cittadina del mondo – e quindi la cosa mi ha sorpresa. Questo per dirti che “inglese” mi ha aleggiato nella mente per un po’, adattandosi al “lui” che viene rappresentato e arricchendolo di dettagli; quindi non posso che considerarlo molto ben inserito e amalgamato.
 
Pacchetto bonus: 2/2.
Credo che disorganizzata sia la mente della protagonista, prima di ogni altra cosa. È un po’ come te, quindi è stato forse facile rappresentarla al meglio. Disorganizzata è una persona che salta di palo in frasca, che trova in giro per casa cose che fanno pensare e rimuginare; che fa paragoni senza né capo né coda (ma che hanno un corpo e anche bello pieno); che fa perdere la cognizione spazio-temporale anche a chi legge e si rende conto di non riuscire a starle dietro.
Di nuovo hai la capacità di rendere tutto in modo lieve, delicato, ma qui c’è così tanto del tuo modo di essere che – sebbene, appunto, delicata – non hai lasciato spazio al minimo dubbio. C’è tanta disorganizzazione e, in essa, la chiarezza mentale di chi nel caos è abituato a viverci. Come al solito ti sei calata a piè pari in ciò che hai scritto e nel caso di questo pacchetto particolare oserei dire che ti è proprio caduto tra le mani come la migliore delle occasioni.
A tal proposito, il fotogramma. Tu di fotogrammi ci vivi, di polaroid ci mangi, ogni tua storia è un fotogramma in fila all’altro e questa storia non fa eccezione. Hai inserito anche la parola (in modo perfetto, tra l’altro), è vero, e l’hai fatto per rispettare il bando; ma se il bando avesse detto semplicemente che il nome del pacchetto sarebbe dovuto essere il prompt, tu avresti beccato il prompt proprio al centro, sulla x rossa, anche solo scrivendo cose a caso. Perché di fotogrammi ci vivi fino in fondo, ed è bellissimo il modo in cui lo dimostri.
 
Gradimento personale: 5/5.
Sai, un po’ mi sono pentita di averti chiesto di iscriverti al contest, perché valutare ciò che tu scrivi in modo “normale” è pressoché impossibile. Prima di tutto, non è facile leggerti senza mantenere un certo distacco, per cui valutare gli altri parametri è stata davvero un’impresa. In secondo luogo, è ovvio che mi piace ciò che scrivi, e ho imparato col tempo ad apprezzare tutte le tue imperfezioni, quindi capisci anche tu che mi sono davvero tirata la zappa sui piedi. E poi – ultimo ma forse più importante – una valutazione, per quanto lunga, non potrà mai esprimere ciò che mi scatenano le tue parole.
Sai che in questo periodo sono un po’ presa da... un ragazzo, forse (e chissà se lo sarò ancora quando arriverò a pubblicare le valutazioni), e mi sono ritrovata in moltissime frasi che hai detto, sebbene tu non abbia descritto situazioni simili – ma è una questione di pancia, di sottopelle, di tutte queste cose che a parole non si possono afferrare, anche se tu ci riesci. Però, quando ho letto la storia la prima volta, questo ragazzo non era ancora neanche lontanamente nei miei pensieri. Anzi, sapevo della sua esistenza, eppure non c’era. Quindi non ho pensato a lui. Ma mi sono emozionata lo stesso. Questo è il motivo per cui ti meriti il punteggio pieno qui – e se si trattasse di soggettività anche in tutti gli altri parametri: vai bene per qualsiasi stato d’animo, riesci a infilare ogni possibile scenario in ciò che dici, e tutto ciò non smetterà mai di darmi i brividi di gioia e terrore, perché nessuno fa quello che fai tu con la tua stessa naturalezza. Non sei umana.
 
Totale: 36,35/40.

Recensore Master
08/06/15, ore 17:25

Ciao cara!
Eccomi qui, come anticipato, a lasciarti la prima recensione premio per il tuo bellissimo podio!

Prima Classificata al contest "Academy Emotions" indetto da Giuns e me sul forum di EFP.

Grammatica e sintassi:

Quando ho letto la tua iscrizione al contest ho avuto subito un po’ d’ansia, perché so quanto sei brava, e ho capito immediatamente che di fronte alla tua storia – di qualunque genere fosse stata – mi sarei sentita in imbarazzo. In effetti, è ciò che successo.
A parte qualche imprecisione su qualche virgola – che non sto qui nemmeno a elencarti per non aggiungere imbarazzo a quello già accumulato, non ho trovato alcun tipo di refuso, svista o errore di qualsivoglia genere. Cosa dirti se non: complimenti? 9.8/10
 
Stile e lessico:
Ho già avuto modo di leggere alcune delle tue storie e ho sempre ammirato il tuo stile veloce, distinto, un po’ confusionario, ma non per questo meno godibile o pesante. Anche in questo caso hai confermato la tua bravura nello scavare all’interno dell’anima di una persona, nell’esaminare un’introspezione veloce e caotica come può essere quella di un persona che cerca di riflettere tra sé, magari senza giungere a una vera e propria conclusione. Il lessico ricco, spontaneo, ricercato, ma non falso e costruito ha saputo dare quel tocco in più che è servito a rendere perfetta questa storia. 10/10
 
Originalità:
Ecco, qui invece ho trovato un piccolo neo. Trovo che l’originalità di quanto ci hai presentato sia da ricercare nell’esposizione, nella narrazione, nel modo svelto e impeccabile in cui ci hai portato nella testa della protagonista senza però ubriacarci e renderci tutto troppo confuso per essere compreso; detto questo, non credo che l’idea di per sé della storia d’amore finita male – di cui, per altro, non si riesce bene a intendere il background – sia il massimo dell’originalità. 3/5
 
Utilizzo dei pacchetti:
Pacchetto 1: CUCCHIAIO – Euforico
Sia la parola “cucchiaio” che la sensazione di euforia sono state utilizzate nel modo corretto.
Il ricordo che ha lei di ciò che era prima del suo arrivo, prima di quel noi che l’ha trasformata e contemporaneamente ha fatto emergere la sua vera anima. Ricordo quell’euforica felicità del prima, schiacciata dall’animo tormentato del dopo.
Mi è piaciuta moltissimo quell’immagine di lei che svuota il cucchiaio dal gelato e poi lo butta dalla finestra perché le ricorda il sapore di lui – e le procura dolore, quel dolore che quasi spaventa e ti causa uno scatto impulsivo, repentino: la voglia di eliminare tutto ciò che possa riportare alla sua essenza, in qualche modo. 4/4
Pacchetto 2: INGLESE – Permaloso
Qui è sorto il mio primo vero dubbio riguardo la tua storia, non tanto per “inglese” quanto per “permaloso”.
Hai inserito coerentemente il nome del pacchetto, sì, ma l’emozione mi è arrivata scarna e appena accennata. Hai inserito la parola “permaloso”, nonostante questo non mi è giunto granché di quell’emozione che avrebbe dovuto esserci. Forse avresti dovuto pigiare più sui sentimenti, che non sull’aggettivo in sé. Per questo ti metto la metà dei punti concessi. 2/4
 
Pacchetto Bonus: FOTOGRAMMA – Disorganizzato
Questa forse è la parte che ho ritrovato più valida e piena. Il nome del pacchetto figura, anche in un modo molto affascinante devo dire; per quanto riguarda il “disorganizzato” è un qualcosa che ho ritrovato un po’ ovunque, nella storia. La storia sé, il flusso di pensieri della protagonista, è disorganizzata, ma in modo coerente e chiaro. Scorre bene, nonostante sia un melting pot di emozioni e sensazioni proprie della mente umana in un modo di introspezione così forte. 2/2
 
Giudizio personale:
Quello che ho apprezzato di più della tua storia va ricercato nello stile, credo. Sai rendere dei pensieri confusi e caotici come quelli proprio della mente umana in un modo estremamente chiaro e conciso, cosa non proprio semplice. Lasci andare le emozioni alla deriva snocciolando velocemente tutto ciò che cuore e cervello partoriscono senza però far perdere il filo del discorso, anche se propriamente un discorso non è. Mi è piaciuto tutto e devo dirti che non so nemmeno io il motivo per cui mi sia entrata sottopelle così tanto, e forse è proprio questo il fatto. Quando ti piace veramente tanto una cosa non sai mai dire qual è il motivo, ti piace e basta. 5/5

Totale Fair: 35.8/40


Un abbraccio e a presto!!!
Fair

Recensore Master
14/05/15, ore 18:14

D'accordo, cercherò di dare un senso a questa recensione.
Sono con te su contest, e ho letto tutte le storie, non ho potuto resistere; posso solo dire una cosa.
Devi vincere tu.
questo racconto di un amore spezzato mi ha lasciato tutto di sé,dentro, mentre leggevo.
la leggerezza opprimente di una nuvola, il sapore dei ricordi, il vuoto, nascosto nei posti più impensabili eppure definiti: il terzo scaffale, forse?
E' perfetta, emotiva, onirica; ma non col genere nonsense, che secondo me è un pò una scappatoia.
ti auguro davvero di avere il giusto riconscimento!
baci,
Setsy

Recensore Veterano
17/03/15, ore 13:27

Mio dio, è un pungo nello stomaco.
È un complimento, fa riflettere e fa immedesimare nel narratore, soprattutto se si vive una situazione simile. Ti faccio davvero i miei complimenti, è una storia fantastica. È scorrevole ma confusa, fantasiosa ma che ti ributta subito a terra: la adoro!
Ti faccio davvero i miei complimenti!
Se ti andasse di passare a dare un'occhiata alle mie storie mi farebbe molto piacere.
Un saluto,
Cla

Recensore Junior
17/03/15, ore 00:20

... BAM!
... In questo momento, sul serio, non riesco a trovare un'altra parola capace di descrivere questo pezzo e quello che mi hai lasciato dentro.
"Portami a bere dalle pozzanghere".
DOVEVO leggerlo.
Per quelle emozioni isteriche che Le Luci mi trasmettevano, perché prima senza quei brani non riuscivo a mettere un pennello sulla tela, non riuscivo a buttar fuori con i colori quel casino che sentivo dentro e che premeva contro lo stomaco.
Ancora le parole mi sfuggono. Bello sarebbe troppo riduttivo, cancellerebbe quel retrogusto amaro che mi hai lasciato, emozionante continua ad essere troppo positivo...
Questo pezzo è stato un esplosione. Uno di quei botti che fa spettacolo ma che poi lascia tutto distrutto intorno.
Tra le righe si attacca il sapore dei ricordi, l'odore di stantio del passato che però ci piace tenere accanto, in un angolo asciutto e ben protetto.

Cerco spunti di riflessione in quello che leggo, e grazie a te stasera avrò molto a cui pensare.