Buongiorno, Juls.
Arrivo parecchio in ritardo, lo so, ma — a mia discolpa — questo fastidioso raffreddore proprio mi impedisce di riaddormentarmi... e mi concede invece qualche minuto in più per lasciare un commento.
Anzitutto, ciao! Non credo di averti mai incontrata in sezione prima, nonostante la tua storia mi sia passata sotto gli occhi più di una volta; in ogni caso, è un piacere conoscerti. Sicuramente lo saprai anche tu, di questi tempi trovare una buona storia qui è estremamente difficile, tuttavia non appena sono giunta al termine del capitolo ho compreso che questa fosse una chiara eccezione alla regola.
Il futuro approssimativo che hai strutturato si rifà bene ai canoni della prima stagione, infatti il modus operandi dei personaggi (nonostante la crescita interiore che tutti hanno più o meno subìto) conserva ancora quelle caratteristiche distintive della serie originale; quindi con l’IC — considerando appunto questa “evoluzione”, se così possiamo chiamarla — ci siamo. Rimango solo un po’ perplessa nel sapere che Rein si reputi inferiore alla sorella e incolpi la sua famiglia per questo, dettaglio che nella prima stagione non viene affatto accennato ma che è sottinteso nella vampata di gelosia che la fiordaliso prova nei confronti di Bright e la gemella (e a proposito, che fine ha fatto il bel principe?). Dal basso della mia ignoranza nei confronti della tua storia, al momento, non posso che designare questa particolare tappa sentimentale come fattore degenerante dell’autostima di Rein; sebbene entro la fine della stagione pare non risentire di questo episodio. Sarò dunque curiosa di sapere cosa, nel corso degli anni, l’ha portata a elaborare questo pensiero alquanto cupo.
Un’altra particolarità della tua storia che ho decisamente adorato in questo capitolo è stata la presenza costante di Moon Maria, personaggio spesso snobbato — come gli altri regnanti di Wonder fatta eccezione per Elsa e Toulouse, purtroppo — ma che, pur non essendo il vero e proprio protagonista della vicenda, incarna comunque il suo fattore scatenante. Ammetto che all’inizio avevo qualche dubbio sulla tradizione da te inventata, in quanto come spiegato nel testo sarebbe appunto disdicevole e inusuale che una principessa abbandoni i doveri reali nel suo regno per “fare da balia” (perdona i termine improprio, ma semplifica il concetto) a un’altra più piccola. Ciò che ora, invece, mi lascia perplessa è l’idoneità che questa figura di istitutrice può possedere o meno per ottenere tale ruolo. Se ci pensiamo bene, la principessa di maggiore età tra quelle di Wonder è Mirlo del Regno della Goccia (in teoria ventiduenne, da quanto ci dice Wikipedia), ma — appunto — in età da marito. Diciamo che è una tradizione che calza a pennello per le principesse gemelle del Regno del Sole, poiché nel caso una dovesse essere scelta dai Sette Saggi l’altra avrebbe comunque la possibilità di adempiere ai doveri nel confronti del suo popolo. Insomma, pare che Moon Maria avesse già chiara l’identità di questa istitutrice!
Abbandonando i dettagli tecnici, però, devo ammettere che la scena che maggiormente mi ha colpita è stata la conversazione tra Milky e Shade. Il fatto che siano molti simili colma la distanza che la differenza d’età può creare, ma il loro legame è anche e soprattutto fortificato da una perdita comune: quella della figura paterna. Ecco perché Milky tende a essere così sfuggente alle regole, così libera e indomita: mancando la presenza del padre e con sua madre, regina regnante, sempre impegnata, viene ad assentarsi anche una certa forza autorevole che ne avrebbe limitato la disubbidienza. Ma Milky è giovane e innocente e a noi piace così, candida sognatrice di una realtà ben più semplice della vita di corte. A questo proposito, è raro vedere Shade confidarsi con qualcuno; e che abbia scelto proprio la sorella per questo rende il loro rapporto ancora più speciale.
Detto ciò, corro a leggere il secondo capitolo e mi affretto a inserire la storia tra le seguite. Ormai mi hai catturata, Juls, di qui non scappo più.
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