Ok.
A me Shunrei non sta poi molto simpatica, ma qui riesci a tirare fuori tutta la sua forza in punta di penna. Con grazia, delicatezza, ma senza lasciarmi con la testa piena di nebbia o roboanti paroloni. Mi sembra di essere attraversata dal vento. C'è, eppure non c'è.
Ho apprezzato moltissimo il paragone che Shiryu fa tra Athena - il sole - e Shunrei - la luna. Che sì, l'essere umano - il Santo - è attratto dal sole; ma il sole non lo puoi guardare dritto negli occhi, nossignore. Puoi solo godere della sua luce, a testa bassa. Con la luna, invece, è diverso. La luna vuole essere ammirata, osservata, guardata. La lune è l'inconscio, la parte nascosta di noi, che guarda su questa terra con discrezione. Ma senza mai abbassare lo sguardo.
E concordo in pieno con la descrizione di Shunrei come un guerriero senza armatura. Sono sicurissima che Doko abbia insegnato anche a lei qualcosa. la preziosa arte della pazienza, ad esempio. Perché ci vuole fegato e coraggio nell'andare in guerra, ma chi resta a casa ad aspettare deve averne per tutti e due. E pazientare. E sperare. Ed aspettare. Serve forza per muoversi, sì. Ma ne serve molta di più per mantenere la stasi. E concedere l'equilibrio alla Bilancia. Un posto sicuro dove tornare. Un punto fermo, in questo mondo che cambia.
Ottimo lavoro. |