Recensioni per
Guardare altrove
di La Mutaforma
Questa breve oneshot la definirei anche lievemente londonlock (specialmente nel finale) e forse è anche per questo, per l'accenno ultimo al fatto che Londra, ovvero quella che è la sua ancora di salvezza in più di un'occasione, tra vie e "irregolari", la stessa Londra che vuole respirare, ora non ha risposte da suggerirgli. Perché, in effetti, questo è un problema bello grosso. Lui è tornato e John non è più lo stesso di due anni prima. Ci mostri il dopo quella scena famosa, da più punti di vista e credo sia specialmente per questo che mi è piaciuta molto la tua storia. Prima di tutto c'è l'incredulità di Sherlock e il non riuscire a credere a quello che gli è successo, Mary gli piace ma non è ciò che importa, la cosa che conta è che John è andato avanti. Poi c'è il non averci pensato. Io credo molto in questo concetto ovvero nel fatto che durante i due anni di lontananza, Sherlock non abbia pensato ad altro che alla missione ma non per cattiveria o perché è sposato "col suo lavoro", quanto piuttosto perché - come abbiamo anche visto - molto spesso non si trovava in situazioni facili e allora mentre ti torturano non pensi al fatto che la persona che vuoi trovare una volta a casa, in realtà ora viva altrove e si sia fatta un'altra vita. No. E non ha semplicemente creduto che lo avrebbe aspettato, lo ha dato per scontato. Ha dato John per scontato. |
"...Comunque appunta mentalmente di ricordargli di radersi. Di nuovo....": è uno stile particolare quello che hai dato a questa tua FF, assolutamente adatto al personaggio i cui pensieri si susseguono senza sosta. Bene hai rappresentato quello che dev'essere il continuo fluire di sensazioni, successive riflessioni e deduzioni che scorre tra i neuroni di Sh. Tutto molto IC, è l'Holmes razionale e osservatore che sta cercando di mettere ordine nel terribile caos che gli ha provocato John. Il "guardare altrove" è un mettere la situazione in attesa, come una telefonata a cui, per il momento, non si sa rispondere. O meglio, Sh saprebbe benissimo cosa dire a Watson, ma la sua consapevolezza che, forse, è arrivato troppo tardi, lo trattiene in una condizione d'incertezza, lui che ha sempre avuto la risposta per tutto. E' il sentimento che ha sconvolto i suoi piani di lucido e geniale consulting che non trova una via d'uscita che gli dia la certezza di non fare più del male a John ("...Faccia di nuovo tutto il giro. Devo pensare ancora..."). C'è un momento di sollievo datogli da una Londra, la sua amata città, che diventa quasi personaggio interlocutorio e rassicurante. Molto piacevole ciò che hai scritto. Davvero. |
È una cosa bellissima, ma veramente.. dire che amo il modo in cui scrivi è un eufemismo. |