Recensioni per
Amare vuole dire non dover mai dire Mi dispiace.
di mikimac

Questa storia ha ottenuto 12 recensioni.
Positive : 12
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/12/20, ore 18:44

Con l’immagine travolgente di Sh che tiene tra le braccia il corpo ormai senza vita di John, ci fai entrare nella conclusione della storia. Cominciando a leggere quest’ultimo capitolo, prevedo già che il tuo raccontare evolverà verso situazioni emotivamente sconvolgenti, soprattutto per noi “johnlockers” ( spero di aver scritto correttamente il plurale perché la lingua inglese non fa parte delle mie più radicate competenze).
Un corpo esanime, dicevo, su cui converge un’energia molto intensa di sentimenti perché John era amato non solo da Sh ma anche da Mycroft.
Trovo interessante il punto di vista che hai espresso nel gettare uno sguardo a quanto sta succedendo, filtrandolo con lo stato d’animo del maggiore degli Holmes: John è ormai morto, Sh ha perso l’uomo che amava al di sopra di ogni cosa ma lui, “Mister Inghilterra”, si rende conto di essere al centro di una tragedia più grande perché ha perso entrambi. Uno perché, appunto, è stato ucciso ed il fratello che, sicuramente, non gli avrebbe mai perdonato l’essersi innamorato di John. Un dramma nel dramma, che tu articoli con lucidità e con misura. Non c’è alcunché di “urlato” né di scontato in quel panorama desolante. Solo disperazione e solitudine che diventano soffocanti protagonisti.
Molto toccante la scena all’obitorio del Barts in cui diventa protagonista uno Sh quasi commovente nel suo dolore, composto e premuroso verso l’uomo che ha perduto e, quasi quasi, lo raffiguri più dignitoso e rassegnato di Molly. Ma sono le parole che lui lascia ad un Lestrade comunque non troppo sorpreso di questo (“..Troverò l’assassino di John e lo farò a pezzi...”) che danno una scossa gelida. Terribile, una fase che lacera tutta la compostezza e la commovente tensione emotiva della scena precedente, dell’amore rimpianto, del lutto, del “farsene una ragione”. Con quelle poche, terribili parole fai esplodere un livore ed una rabbia tremendi. Ora Sh ridiventa la macchina pensante che non ha pietà. Mi viene in mente la sua fredda determinazione mentre cerca informazioni dal tassista/killer morente, cui non lesina gesti di una certa violenza, in ASIP, quando ancora, in lui, non c’era il contagio della solarità di Watson. Ma allora non c’era neppure la carica distruttiva di un dolore troppo intenso che dilaga in un animo incapace di reagire secondo i canoni umani: pianto, disperazione, rielaborazione del lutto, ricerca di conforto, rassegnazione. No, Sh è incapace di reagire di fronte al corpo esanime di John. Ed è la ragione più spietata che ora muove le sue azioni, cioè la disumanità di una terribile, sterile vendetta. Lo sa soprattutto Lestrade che lo conosce troppo bene e gli è affezionato, lo sa Mycroft. Ma sono entrambi impotenti di fronte a ciò che il dolore provoca in Sh. Così fai iniziare la “caccia all’uomo”. Poco importante è, almeno per me, chi sia l’assassino o perché l’abbia fatto. La speranza che Sh non compia la sua vendetta accompagna la mia lettura. È strano come uno(a) s’immedesimi così in fatti inventati ma hai reso molto reali le varie situazioni abbinandole con sentimenti ed emozioni che ci coinvolgono in modo davvero sorprendente. Saranno personaggi inesistenti perché frutto di creatività, saranno situazioni costruite ad hoc, d’accordo, ma quello Sh animato solo da una fredda e terribile determinazione è veramente sconvolgente.
Infatti, per quel che mi riguarda, il fatto più doloroso è ovviamente la morte di John ma quello che mi ha colpito di più è proprio la decisione del consulting di fare giustizia a modo suo.
Ora, per Sh, amare vuol dire uccidere. ED uccidere infliggendo grande sofferenza.
E questa sua freddezza e malefica determinazione l’esprimi perfettamente con parole con cui segui i suoi movimenti, i suoi atteggiamenti, per esempio nell’incontro con chi gli indica l’identità dell’assassino di Watson (“...lampeggiarono...sibilò...sogghignò...”). E che dire dei suoi occhi ridotti ad una “fessura” dalle fattezze quasi diaboliche...non c’è bisogno di dialogo, intuiamo perfettamente il buio che dilaga nel suo animo. Terribile l’immagine con cui concretizzi questo dramma che è quel corpo, ormai inanimato, ricoperto di sangue. Mi è piaciuta molto la reazione di Lestrade, umana e sincera. Ma John, ormai non c’è più ad equilibrare la vita di Sh ed a renderla più accettabile. Così si chiude la tua storia, nel modo più giusto, secondo me, perché è più reale non poter sapere come finirà. Imporre un finale, per esempio con la morte di Sh, sarebbe stato, secondo me, piuttosto scontato.
Una long, questa, iniziata un po’ in sordina che, però, ha, via via, acquistato accenti qualitativi davvero interessanti. Brava.

Recensore Master
08/12/20, ore 00:15

Un’apertura di capitolo in pieno stile IC, con uno Sh totalmente fiducioso nel meccanismo degli eventi ( della serie: io torno e John sarà felicissimo di vedermi) ed un John che, invece, sente su di sé tutto lo sconforto di un lutto devastante e lo sconcerto di fronte ad un modo piuttosto “alternativo” di vivere un rapporto a due. Quindi i pugni ci stanno, eccome. Comunque, non per spezzare una lancia a favore del consulting, ma nella sua mentalità, razionale ed egocentrica, ad una causa legata alla fine di un periodo di separazione c’è, necessariamente, un effetto di felice accoglienza per un ritorno inaspettato. Solo che l’umanità, nel suo complesso intrecciarsi di relazioni e di punti di vista, si esprime in John con una reazione di rabbia e di doloroso stupore per quello che viene considerato, a tutti gli effetti, un tradimento.
E sono in due ad averlo tradito, perché è assurdo pensare che Mycroft sia sempre rimasto all’oscuro riguardo a ciò che è successo a Sh.
“...schiena rigida, i pugni stretti, il fiato corto...”: il tuo ritratto, di un uomo arrabbiato e deluso dalle persone cui aveva aperto il suo cuore, è davvero IC e coerente con il contesto. John è una di quelle persone che la “vox populi”, alla quale io appartengo, definirebbe “seria”, per cui la consapevolezza di essere stato lasciato fuori da una certa situazione, causandogli inutilmente un grande dolore, beh, ha lo stesso effetto di una bomba devastante. Ritornano alla mia mente le immagini di TEH, in cui il ritorno di Sh è vissuto da Watson come causa di un forte risentimento, del resto perfettamente condivisibile.
Mi è piaciuto anche quel particolare che riguarda lo scambio di battute tra lui, l’autista ed il maggiordomo in cui hai evidenziato, o almeno io ho colto questo, una partecipazione ed una solidarietà evidenti da parte dei due nei confronti di chi è chiaramente un uomo ferito ed umiliato. L’altro punto che hai sottolineato con efficacia è il progressivo silenzio che porta soccorso alle sciocchezze con cui Sh cerca di giustificare l’accaduto (“...Non sono perfetti sconosciuti...”). Ciò con cui tenta di calmare lo sdegno di John è, comunque coerente con il suo modo di essere, asociale e chiuso nella sua razionalità ma, ora, John non può più giustificarlo. Purtroppo la delusione gli impedisce di liberarsi dall’angoscia. Giusto. Ritornando al personale di servizio di Mycroft, nello scenario generale del momento, sono quei due a comportarsi in maniera umana e solidale. Brava ad averci pensato.
La scena dello scambio di accuse tra i due Holmes è ben costruita nella tensione e nel risentimento.
Sposti abilmente il litigio nei corridoi dell’ospedale in cui in scena entra, purtroppo, una tristissima realtà sulla salute di John. A proposito di quest’ultimo, dopo la fase dell’arrabbiatura e della rabbia, strutturi un discorso intenso, quello che lui rivolge a a Sarah, quasi un testamento spirituale, in cui astio e risentimento sono sfumati in una rassegnazione ammirevole (“...Ho giá perso...”), alimentata anche dalla consapevolezza della gravità della malattia. Un pezzo forte del capitolo è sicuramente, almeno a mio giudizio, quel lungo monologo in cui Sh spiega le ragioni che hanno alimentato la messinscena del Reichenbach (Lazarus). Un discorso che ho trovato davvero coinvolgente, in grado di suscitare emozioni e condivisione. Brava.
Avvincente anche lo scambio con Mycroft e la tua bravura è stata di rendere due situazioni speculari adeguate a ciascuno dei fratelli Holmes, nel pieno rispetto delle loro peculiarità caratteriali. Struggente filo conduttore tra le scene suddette, poni un John emozionante nella tristezza e nel presagio di un prossimo, definitivo addio.
Dal primo capitolo, questa storia ha preso veramente il volo verso livelli qualitativi davvero interessanti.
Quello che tu, poi, ci racconti alla fine di questo pezzo mi ha lasciata di stucco: si potrebbe leggere come un’abilissima mossa strategica per evitarci il doloroso percorso della malattia di John...

Recensore Master
04/12/20, ore 18:50

Qui entriamo proprio nel vivo della scelta narrativa che hai fatto ed ho trovato molto forte e significativo un elemento, soprattutto. Infatti entrambi, sia John sia Mycroft hanno del rimorso per ciò che sta succedendo. John, ovviamente, sta cercando un disperato conforto ed è a Sh che sta pensando, pertanto si sente disonesto agli occhi di Mycroft. Quest’ultimo, contemporaneamente, è tormentato da quello che io ritengo un problema morale molto significativo: sta tenendo nascosto a Watson la falsità del suicidio del fratello. Un peso decisamente enorme, schiacciante che, però, si dissolve nel constatare che, ciò che lui prova per John, travolge qualsiasi remora. Mycroft è decisamente innamorato della luminosità, dell’umanità accogliente, della dignità e del carattere forte dell’altro. Tutto il resto, scrupoli morali compresi, passa in secondo piano. E, in questo difficile contesto emotivo, fai prendere forma quello che diventa un elemento significativo, molto IC, secondo me, che non è mai stato completamente messo in luce, per quello che ne so io. Mi riferisco al profondo senso di colpa che John prova per non essere stato in grado di prevedere il suicidio di Sh. Terribile. Qui, da te, acuito ancora di più dal fatto che, tra loro, era davvero successo qualcosa. Perciò tutto è più aspro, più ingiusto. E Mycroft lo sta ad ascoltare, anche lui tormentato dai pensieri che ha sulla finzione terribile che è stata architettata ad insaputa dell’uomo che gli sta davanti, fiducioso. Ma ciò che prova per il medico, ai suoi occhi, giustifica qualsiasi menzogna o silenzio colpevole. Trovo ciò molto coerente e molto interessante dal punto di vista psicologico, non hai ceduto a banalità o a cose ovvie.
Io sto dalla parte di John, quello che, forse, è stato “usato” di più nel Reichenbach, senza considerare il suo punto di vista. Ma questa è una diatriba che non avrà fine, perché non sono da trascurare le precauzioni, da parte dei fratelli Holmes, di tener fuori Watson da un gioco così pericolosamente mortale.
Due elementi mi sono piaciuti in modo particolare. Uno è la definizione che dai, attraverso il pensiero di Mycroft, della risata di John “dolce, intima, luminosa”. Vero, ma non è solo il suo modo di ridere che è così: io, in quei tre aggettivi, trovo tutto il John delle prime due mitiche Stagioni, il “conduttore di luce”, il paziente ma sorprendente compagno delle meravigliose follie del primo 221b, quello vero, non ancora spento e rabbioso dall’ombra ambigua del Reichenbach. L’altro elemento che mi rimarrà piacevolmente impresso perché mi ha davvero emozionato, da brava sherlocked, sono quei pochi tratti con cui hai materializzato Sh sulla porta, di fronte ad un John, immagino, impietrito per quel devastante “ritorno in vita” dell’uomo che amava profondamente: “...alto, moro... ricci...occhi azzurri color del ghiaccio...”. Una scena travolgente, emozionante. Sinceramente, con questi tuoi “assi” calati improvvisamente sul “tavolo” del gioco, cioè della storia, tieni molto alti l’interesse e la partecipazione di chi legge. Per quanto mi riguarda è completamente sparita l’impressione non completamente soddisfacente del primo capitolo. Qui le emozioni si scatenano in modo improvviso, come dei colpi d’ala che sollevano ciò che racconti verso altitudini importanti. Brava.

Recensore Master
02/12/20, ore 14:19
Cap. 2:

Caspita...arrivata alla fine del capitolo mi rendo conto di essere stata catapultata in vicende che hai gestito in modo davvero sorprendente. Infatti mettere insieme John e Mycroft é stato come cambiare il gioco, ribaltando il tavolo. Una mossa, la tua, sinceramente sorprendente: ho fatto bene a non lasciare la lettura di questa storia, dopo l’impressione un po’ disorientante del primo capitolo. Qui ritrovo una narrazione meno preoccupata di raccontare tutto e che procede, con sicurezza, attraverso le vicende.
In questo secondo capitolo entriamo decisamente nell’atmosfera sospesa ed ambigua del post Reichenbach, periodo, come ho sottolineato più volte, del tutto trascurato dai Mofftiss. Così in molte ff voi Autori avete cercato di dare delle risposte. Cos’ha fatto John per superare il suo dolore, come ha vissuto Sh la sua vita nascosta in attesa del ritorno, chi ha aiutato il suo “coinquilino” a non lasciarsi andare alla disperazione... Nella tua sceneggiatura, aggiungi un elemento fondamentale che aggiunge dolore a dolore: sappiamo che i due di Baker Street sono stati insieme e che Sh si è apertamente dichiarato a John. Ovviamente, in questo modo, hai caricato ulteriormente la disperazione di quest’ultimo, in quanto chi si è suicidato di fronte a lui, aveva poco prima detto di amarlo. Terribile. La tua rilettura di quegli attimi, aggiunge ancora più carica emotiva al “volo” di Sh dal tetto del Barts.
Perfettamente credibili i dialoghi in cui i due fratelli Holmes esaminano la situazione ed una cosa è certa, anzi due: John va aiutato a non cedere alla disperazione e Sh farà del tutto per tornare “in vita” il prima possibile.
Lo scambio tra Sh e Mycroft si chiude con una promessa che, andando avanti nella lettura, si carica di suggestioni inaspettate e sorprendenti (“..Promettimi che non lo lascerai mai solo...Te lo prometto...”).
Suggestioni che diventano fatti concreti. Ed ecco che “abbini” John e Mycroft. Sorprendente, anche per il periodo in cui tu hai scritto questa long. Infatti nel 2015, di argomenti inerenti il mondo di Sh BBC, ce n’erano a bizzeffe, prima di sviluppare potenzialità narrative così inaspettate, come questa improvvisa Johnoft o come si vuol chiamare questo pairing deflagrante nel contesto dell’immediato post Reichenbach. Mi sarei aspettata una trama del genere ora, nel 2020 o giù di lì, quando gli echi della fantastica Serie si stanno come allontanando e si battono percorsi creativi il più inusuali possibile. La tua genialità è consistita nel fatto di aver anticipato, e di molto, il desiderio di percorrere strade nuove, impensabili, decisamente di rottura. Sh con Moriarty, Sh con Magnussen, Sh con Irene, John con Sholto, John con il terzo misterioso fratello Holmes. John con Mycroft, no, non ricordo questa coppia, decisamente travolgente. Hai messo in risalto la forza dei sentimenti ed è proprio il Mycroft del “caring is not an advantage” che ne viene travolto. Interessante, e sconcertante, quella consapevolezza che lui ha del fatto che Sh non sia morto, ma non è un approfittarsi, secondo me, è proprio un essere travolto dall’umanitá e dalla luminosità di Watson.
Un capitolo, questo, decisamente forte in quanto a proposte riguardanti la sceneggiatura. Brava per il coraggio e, come sempre, per la scrittura fluida e pulita.

Recensore Master
28/11/20, ore 22:17

L’approccio e l’ “immersione” in questa tua long sono stati come di fronte ad un fiume in piena: una piena di idee, di parole, d’immagini già note o frutto della tua reinterpretazione di certe parti della Serie dei Mofftiss. C’è tutto, con l’inserimento di quello che un po’ tutti ci aspettavamo, ed io auspicavo, cioè l’espressione di ciò che provano l’uno per l’altro. Nella tua storia non ci trasciniamo da subito l’ingombrante “elefante nella stanza” del “non detto” e “non fatto”. Si dice, si fa. E trovo interessante che il primo passo lo faccia Sh perché ciò dimostra come la piena del sentimento abbia cancellato le riserve e le chiusure nei confronti di quello che vuole il cuore. Immagino, ma lo scoprirò andando avanti nella lettura, che il problema, ora, non sia più dirsi quale sia la vera natura della loro “amicizia” ma far sì che la dimensione di coppia sia armonicamente inserita nelle loro vite, il che reputo molto difficile. Viene subito da pensare al “volo” di Sh dal tetto del Barts ed alla profondità del dolore di John. Nella tua storia, ovviamente, questa situazione è ancora più aspra perchè è davvero successo “qualcosa” tra loro due e, sicuramente, il “perché” che echeggia nella testa di John è molto più urlato di quello che lo porta dall’analista in TRF. Per quanto riguarda la dimensione narrativa della storia, trovo sempre la tua capacità di scrivere correttamente e fluidamente ma voglio esprimerti un parere sincero. Questo primo capitolo, non ho ancora letto gli altri che seguono, l’ho trovato scritto “in velocità”, quasi tu fossi preoccupata di scrivere tutto ciò che costituisce lo scenario delle future vicende. Tanto materiale, tra il conosciuto ed il nuovo, quello tuo. Ho avuto l’impressione di una corsa veloce verso un obiettivo che, penso, e ripeto, possa essere lo sviluppo di ciò che avevi in mente tu. Inutile? Beh, non lo so, ma, sinceramente, questo pezzo l’ho trovato molto diverso dai primi capitoli di ciò che ho recensito da poco. In altre long o OS, mi hai fatto entrare subito nel vivo di ciò che tu volevi raccontare, senza la preoccupazione di ricostruire lo sfondo della scena. Qui, invece, ma è una mia personalissima impressione, ho avuto la sensazione che tu fossi in qualche modo “preoccupata” di riprendere tutto quanto della sceneggiatura dei Mofftiss, con delle tue personalizzazioni. Secondo me, troppo in un solo capitolo. Anche perché tu scrivi molto bene e, chi ti legge, gusta innanzitutto centellinando frasi ed immagini. Qui, tu, mi hai dato l’impressione di avere molta, molta “fretta” e di volerti liberare dall’urgenza di raccontare qualcosa che premeva urgentemente nella tua testa. Così, secondo me, non hanno trovato il giusto risalto gli elementi che appartengono alla tua rielaborazione, come la mossa di Sh di chiedere a John un passo in più nel loro rapporto in cui l’amicizia rimane sicuramente indietro e non più sufficiente a spiegare certi sguardi, certi atteggiamenti. Mi è piaciuto davvero quando l’hai fatto succedere, in quel momento così intenso sul bordo della piscina, contesto temporale veramente adeguato: un John provato e sconvolto, uno Sh chiaramente preoccupato di quanto stava succedendo. Inserimento, il tuo, ben pensato e non troppo forzato rispetto alla sceneggiatura dei Mofftiss. Ma, come dicevo prima, la magia di questa scena viene quasi travolta dall’urgenza di raccontare tutto il resto, Irene compresa. Ovviamente preferisco essere sincera con te perché meriti davvero uno sguardo d’attenzione e questo vuol dire anche, se necessario, dire sinceramente il proprio parere. Comunque ovvio che andrò avanti nella lettura e, altrettanto ovvio che rimane elemento degno del massimo rispetto la tua libertà d’Autore di scrivere cosa e come vuoi.

Recensore Junior
04/09/15, ore 21:37

Questa è stata la primissima storia che ho letto di Sherlock :) ed è subito finita tra le mie preferite, anche se tanto tanto tanto triste :( Ammetto che mi piacerebbe vedere anche nella serie della BBC una versione di Sherlock così fuori di sè... ma credo che dopo aver letto le tue ultime storie anche questo desiderio sarà soddisfatto :)
Ancora complimenti!
P.S. Per quanto strano, qui la coppia John-Mycroft non mi è sembrata strana o sbagliata ma dolce (sarò strana?) xd

Recensore Junior
07/08/15, ore 15:23

Sì, ma io dovrei fare la valigia e partire, non continuare a leggere questa storia!!
Ma mi prende troppo, è inutile. Inoltre, un rapporto Mycroft/John è una cosa a cui non avevo mai pensato, è interessante!! Non vedo l'ora di sapere cosa succederà nel prossimo capitolo.
Scrivi davvero bene, il tuo stile è scorrevole, e riesci a rappresentare le emmozioni sia di Watson che del maggiore degli Holmes, ora devo assolutamente sapere cosa dirà il minore!
Bravissima! :)

Recensore Junior
01/07/15, ore 17:49

É bellissima. Stupenda. E commuovente. La adoro. Letteralmente Di solito nom amo i finali aperti ma questo è perfetto! I miei complimenti, mi piace il modo in cui scrivi, molto.

Recensore Veterano
18/06/15, ore 18:47

Devo dire che mi hai fatto venire un magone assurdo. Accidenti. Io faccio sempre di tutto per non commuovermi eppure succede sempre *soffia naso*
Che dire? Mi è piaciuto. Come ti scrissi precedentemente, non avevo mai pensato che la Johncroft potesse piacermi, invece tu ci sei riuscita maledettamente bene e non so ancora se ti amo o ti odio, forse entrambe le cose. Questa fine mi ha lasciato l'amaro in bocca ma, per quanto triste, mi è davvero piaciuta.
Quindi ti faccio i miei complimenti per tutto :3
~Aka

Recensore Veterano
08/06/15, ore 19:55
Cap. 2:

Oh mio Dio.. Cioè, lo ammetto, a me la Johncroft non mi ha mai emozionato molto. Mycroft l'ho sempre visto solo con Gregory, ma qui mi stai facendo vedere una nuova ship che mai avrei pensato di prendere in considerazione D: E non è una cattiva cosa u.u
Allora, un'altra autrice mi ha fatto amare la Johnstrade come se non ci fosse un domani, adesso tu mi fai scoprire la Johncroft.. Diventerò multishipper anche io per quanto riguarda le slash? xD Probabile!
Comunque mi piace molto, sia la storia, sia la trama che il tuo stile e sono molto curiosa di leggere cosa succederà in seguito, soprattutto quando tornerà Sherlock... Povero tesoro, John che se la fa col maggiore, secondo me muore davvero per il colpo!
Alla prossima
~Aka

Recensore Master
08/06/15, ore 18:35
Cap. 2:

Ciao, mi piace questo capitolo, appena ho letto che andavano verso una zona malfamata ho capito subito cosa fà John dopottutto lui per me è come un angelo custode :)

Recensore Junior
06/06/15, ore 11:23

Salve! Non sono una che recensisce spesso, ma questa storia mi intriga molto! Non mi sembra di aver mai letto niente del genere perciò sono davvero curiosa di sapere come andrà a finire - senza contare che scrivi davvero bene! Questo primo capitolo è un po ' il riassunto delle due stagioni quindi non c'è molto da dire, ci tenevo a farti sapere che seguirò la storia!
Attendo con ansia il prossimo capitolo!
AlfiaH