Recensioni per
fallen like roses in winter
di Jason_dal_profondo
Ciao. Ho avuto il piacere di leggere questa tua ultima poesia e così ho deciso di provare a recensire. |
L'avevo letta per prima, mi sono ripromesso di recensirla per ultima dopo aver letto il resto di questa raccolta. Si denota da quest'opera un cambiamento nello scrivere, forse questa poesia è stata la prima ( o l'ultima ) di un periodo. Qui sei più descrittivo, quasi narrativo, soprattutto con quel "fumo" di sigaretta e della consapevolezza dei momenti che si stanno vivendo; soprattutto in estate, periodo dove siamo più "alleggeriti" e disponibili a nuovi orizzonti. Non male, davvero. Mauro |
Direi che è una grande consapevolezza. Si deduce un fallimento proprio da quegli ultimi due versi, come se il protagonista già conscio del fatto di non avercela fatta in passato ( il letto che sa di lacrime, quindi precedentemente già versate ) si ritrovi nuovamente spiazzato e che la conseguenza naturale sia il pianto. Pianto però che potrebbe essere inteso anche e non solo di tristezza, sebbene le parole che hai usato siano principalmente cupe, potrebbe essere un pianto di sfogo, dopo aver "riconosciuto" la verità, magari quella con la V maiuscola. A me ha dato sensazioni positive, così come la mia critica. Mauro |
Un vero e proprio aforisma, ci sarebbe ovviamente da separare con uno spazio "iswhere" che probabilmente è un banale errore di battitura. Tuttavia la chiave interpretativa è molteplice. Se l'inferno, come tu dici, è vedere il paradiso e non poterci entrare, lo si può applicare a mille sfaccettature della nostra quotidianità. Al fatto di dove viviamo, di come viviamo, di cosa ci spaventa, di cosa ci fortifica, ecc... la semplicità di quest'aforisma è disarmante, eppure è di una profondità altrettanto lampante. Complimenti. Mauro |
Ottimo, qui si entra quasi nel campo ermetismo/aforisma, ed è il mio pane. Mi piace soprattutto quel "dolce" in apertura, accompagnato da un rumore. Avendo dato un suono alla morte hai aperto nuovi orizzonti poetici a cui non avevo pensato e l'idea è splendida. E' la seconda opera dove intravedo una sorta di "continuo" dopo l'atto ultimo poichè, forse prima di spegnersi del tutto ( o di fondersi con l'universo ) l'anima è cosciente dell'oscurità, quindi vede e quindi per assurdo, vive. Inoltre, forse quella luce tanto agognata da molti, altri non è che quel luogo di passaggio obbligato che, prima o poi, tutti siamo destinati a vedere; inoltre, questo a parere personale, l'oscurità, forse, fa molto meno paura. Bravo. Mauro |
Ciao Jason, molto significativa la tua opera, soprattutto nel pezzo che più preferisco, anzi nella parola che più mi ha colpito e che da un senso nuovo anche alla fine stessa: "temporanea". Si potrebbero aprire una marea di dibattiti con altrettante discussioni più o meno opinabili, ma quella "temporaneità" che hai dato alla morte, ribalta il concetto di fine, rendendolo solo un passaggio obbligatorio nella vita. Un argomento richiamante anche la reincarnazione o la "coscienza immortale" che pervede, con l'anima, anche oltre la soglia di Ade. Complimenti. Mauro |
Volevo dirti che condivido Molto la tua introduzione. ..però volevo chiederti: cos' è una poesia?. |
Mi piace ciò che scrivi e ciò che hai da dire. La prima poesia mi ha colpito moltissimo. Ci sai davvero fare :) |
Ciao Jason. |