Non so bene perché io stia scrivendo questa recensione. Non posso dire di aver letto la storia con attenzione né niente di simile. E' solo un momento morto in una nottata morta, questo, e non riuscirei a prestare attenzione a niente neanche se ci provassi, ma alla fine chi se ne importa.
Forse volevo solo ricordarmi come ci si sentisse ad essere disperati dopo che è cambiato tutto. Ha un che di "bello", crogiolarsi nella disperazione, non pensi? Sentirsi una vittima. Non sai come uscirne e poi all'improvviso ti guardi intorno e sei felice. Poi il secondo dopo ti guardi di nuovo intorno e sei morto dentro. Succede. 
Questo è uno dei momenti felici, quindi non dovrei essere qui a leggere cose che non posso capire. Ma non so, questa storia mi ha fatto venire voglia di dire qualcosa. Sarà che sembra un po' fight club senza il fight club, sarà che è un momento vuoto in cui non riesco a provare niente e mi era venuta voglia di leggere qualcosa che mi ricordasse la vecchia me.
Non so, penserai che sono pazza. Probabile che io lo sia davvero. Chi se ne importa? E' uno di quei periodi così intensi che ti senti la vita che ti riempie i polmoni a ogni respiro. Uno di quei periodi felici in cui ti ritrovi catapultato quando riesci a liberarti del resto del mondo, non ti importa più di quegli ipocriti e sei solo felice o triste o arrabbiato o qualsiasi altra cosa, ma mai vuoto. No, la droga non c'entra. 
E a scrivere questa recensione mi sento finta perché questa storia non posso capirla più e avevo bisogno di "dirlo ad alta voce" per rendermene davvero conto. Quindi scusa per il disturbo e la confessione inutile.
Arrivederci, 
Whatsherface con una faccia che si è disegnata da sola, o alternativamente un St. Jimmy che ha iniziato a esistere davvero.