Recensioni per
Volta la carta
di _sonder

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
26/01/16, ore 06:31

Molto bello questo ritratto di un personaggio difficile come Quent. Ci sei entrata dentro in modo veramente magistrale, svelandone un poco gli spigoli e le ombre. Cacciare, giocare a carte, bere, erano tutte cose che appartenevano ai nostri vecchi e avevano un perché. Bellissima in particolare l'ultima parte, dove parli delle persone care chiuse dentro un recinto, trasformate in bestiame. Il tutto senza una sbavatura o una riga di troppo. Bravissima.

Recensore Master
13/11/15, ore 01:44

Ciao!^^
Approfitto della mancanza di sonno per recensire anche questa meraviglia.
Ammetto che è la prima volta che leggo qualcosa sul fandom di Wolf's Rain, nonostante abbia letto il manga e visto la serie animata e come te io preferisca decisamente di più la seconda (cosa strana visto che in genere preferisco la versione cartacea) forse perché mi trasmette tristezza e un sentimento struggente per tutte quelle vite rovinate che fatico anche a respirare a volte. A volte rivedo le puntate di quest'anime per puro masochismo e non posso fare a meno di commuovermi per la sfortuna a cui vanno incontro tutti i personaggi, nessuno escluso, dopotutto l'autore ha deciso di parlare di un mondo in rovina e della sua totale distruzione. Come titolo avrei scelto senz'altro "La caduta".
Questa fanfiction è angst allo stato puro e non poteva essere altrimenti vista l'opera originale.
Il personaggio su cui hai deciso di scrivere è uno dei più complessi dal punto di vista psicologico, per la sua furia vendicativa mi ricorda un po' Sasuke, ma in confronto a lui, Quent ha un qualcosa di più tragico e allo stesso tempo patetico. Mi ha sorpresa questa propensione per un personaggio secondario, anche se in Wolf's Rain è difficile parlare di personaggi primari e secondari visto l'intrecciarsi di vite e vicende tragiche che coinvolgono tutti e portano alla fine.
Ho apprezzato la tua scelta di mostrare la sua quotidianità prima della tragedia, tramite i ricordi che si fanno sempre più nitidi con l'aumentare dell'alcool che gli circola in corpo, quando non è impegnato in quella caccia, che è divenuta la sua unica ragione di vita.
Accecato da quella che lui crede essere la verità, o meglio che si è autoconvinto sia la verità, continua imperterrito a perpetrare la propria vendetta contro i lupi che hanno distrutto tutto quello che aveva costruito nella sua vita.
Hai reso bene l'amarezza, la follia, il senso di colpa, l'odio bruciante che sembra fungere da unico combustibile per il corpo di questo vecchio, che senza di esso non riuscirebbe ad andare avanti. Ha fatto un geave errore lasciando sola la sua famiglia e per riuscire a sopravivere si è aggrappato alla caccia.
Bello il parallelo con il gioco delle carte che hai usato spesso e che rende bene l'idea del Caso, della Fortuna/Sfortuna che regola la vita di quest'uomo e ci riconduce alla dipendenza. Ne eistono molti tipi che portano lentamente all'autodistruzione, la dipendenza dalla droga, dall'alcool, dal gioco d'azzardo, Quent è dipendente soprattutto dalla vendetta e per portarla a termine si sta uccidendo, sta sprecando tutta la sua vita.
Il paragone tra il bestiame e la sua famiglia l'ho trovato molto azzeccato, non so come ti sia venuto in mente, ma ti faccio tanto di cappello. È davvero calzante.
Dopo tutto questo angst credo di aver bisogno di leggere una commedia XD
Ti ho già detto che scrivi bene e qui ne ho avuto un'altra prova. Hai usato un registro linguistico piuttosto elaborato e hai fatto bene vista la psiche complessa di Quent, ma sei riuscita a mantenere comunque intatta la scorrevolezza del testo, non appesantendolo eccessivamente.
Vorrei saper scrivere così ;-)
Per questa notte è tutto. È ora che vada a nanna XD
Un bacione.
Meryl
(Recensione modificata il 13/11/2015 - 09:19 am)

Recensore Master
17/07/15, ore 21:35

GIUDIZIO PER AVER PARTECIPATO AL «SUMMER CONTEST SPECIAL EDITION: ROYAL FLUSH»
«VOLTA LA CARTA» DI SONDER

Volevo soltanto proteggere il mio recinto. E mi ero ingannato. Perché chiudere in casa la mia famiglia, pensando che le mura bastassero a difendere dalla crudeltà, aveva mutato coloro che mi erano cari in bestiame.

- Sviluppo della trama e dei personaggi
Una storia che sembra avere davvero tanto, forse troppo, da dire, un racconto che ci catapulta nella mente di un uomo che ha dedicato il resto della sua esistenza alla caccia dei lupi dopo la distruzione della propria casa e la morte della propria famiglia, apparentemente proprio per mano di questi ultimi.
Già soltanto il suo background può far crescere un certo tipo di angoscia nel lettore che si ritrova dinanzi ad una storia di questo tipo e, leggendo dapprima i suoi pensieri iniziali e poi i momenti in cui parte alla ricerca dei lupi, più che deciso a farli fuori tutti e a non lasciarne in vita nemmeno uno, si ha come una sensazione di magone che cresce a poco a poco nel vedere con quanta dedizione un uomo segua la propria rabbia per cercare di vendicare una volta per tutte i i propri cari. Un argomento piuttosto forte che fa capire che gli esseri umani possono arrivare a fare cose inaspettate e terribili, cose che possono minare il profondo della propria psiche, ma, ironicamente, sono proprio quelle cose che tengono in vita una mente fragile dedita solo e unicamente alla vendetta.
Da questo punto di vista, ho quindi trovato la storia molto interessante, poiché di Quent se ne parla poco. O, almeno, nelle storie che ho letto su questo fandom non ho mai riscontrato qualcosa che sciorinasse la psiche di questo cpersonaggio così angst e complicato, forse perché molti fan preferiscono concentrarsi su coppie o simile anziché badare all'introspezione di personaggi che vengono considerati secondari. Essendo poi uno spaccato di vita in cui si vede quanto quella caccia lo abbia a poco a poco deteriorato, trasformando l'ex sceriffo in uno spietato assassino di lupi per estirpare qurlla che ormai lui vede come una presenza demoniaca, viene spontaneo voler cercare di sapere sempre di più, così da potersi figurare, passo dopo passo, ciò che lui ha vissuto durante quegli anni di caccia.
Un punto a tuo favore è dato sicuramente dalla caratterizzazione. Trattandosi di una storia introspettiva, poteva esseere in qualche modo difficile riuscire a descrivere appieno i sentimenti che muovono il narratore protagonista, per di più essendo lui un uomo piuttosto complicato come Quent; invece, con garbo e maestria, hai saputo mettere in risalto i suoi lati negativi e quelli positivi, anche se essi possono non sembrarlo affatto. Era un uomo che aveva tutto e che d'improvviso si è ritrovato senza più niente, dunque viene quasi spontaneo, nonostante la sua scorza burbera, sentirsi vicini a lui e provare una sorta di empatia per quanto gli è accaduto. Non hai strafatto e non hai inserito troppe sviolinate che sarebbero stonate non poco con un personaggio del genere, dunque su questo ho poco di cui lamentarmi. Non posso invece proferire parola su Blue: in questa storia è in forma di cane, quindi si comporta ome tale e non ha la caratterizzazione che avrebbe in forma umana.
Una cosa su cui ho da ridire, oltre un'altra di cui parlerò nel passaggio successivo della valutazione, è l'inserimento del gioco, per così dire. Avevo sì detto che non doveva essere presente in modo troppo netto, ma di tanto in tanto i continui richiami ad esso mi sono parsi un pochino forzati. All'inizio della storia andava bene, era un buon metodo per inserire quel particolare discorso in un tipo di racconto come questo - prettamente introspettivo e scarsamente legato al fluff o comunque a qualcosa che da' l'impressione di essere tranquillo per una vera e propria partita -, ma nel corso della stesura mi è sembrato che i momenti per inserirlo scemassero, dunque ho trovato qualche strizzatina d'occhio qui e là un po' di troppo (per fare due esempi: “Avrebbe voltato la carta” o ancora “che Quent aveva misurato con i semi delle carte”), passaggi che, alla fin fine, sarebbero potuti andare ugualmente bene anche senza inserire il richiamo alle carte.
Ho trovato invece molto particolare e significativa la conclusione del racconto. Con il voler proteggere la sua famiglia, tenendola al sicuro il più possibile, Quent ha finito per ridurla al pari del bestiame, mandandola direttamente al macello. Qui il voltare le carte ci sta, il destino beffardo che gioca con la mano del giocatore e ne inverte le sorti, rendendo vano qualunque rilancio e facendo crollare inesorabilmente ogni speranza.

- Stile, sintassi & grammatica
Di sicuro hai un'ottima padronanza lessicale e sai creare l'atmosfera giusta, utilizzando molti aggettivi nei momenti in cui devono essere presenti senza strafare troppo; hai un buon metodo di narrazione e, proprio per il modo in cui ti esprimi, la storia non appare né pesante né ridondante, anche se in alcuni pezzi c'è la presenza di molti punti fermi che rende poco movimentata la narrazione. Ma di questo ne parlerò in seguito.
Per il resto, quel che è certo è che c'è anche un ottimo bilancio introspezione/azione, sai far sì che il lettore si cali nel personaggio narrante e ne comprenda le ansie, le gioie e le paure, così da poter fare in modo che si ritrovi a propria volta nel mondo da te visualizzato e possa comprendere ciò che il protagonista sta provando in quel determinato momento. Ti consiglierei, però, di stare molto attenta ad alcuni periodi di narrazione, poiché, come già detto, la presenza di molti punti fermi rallenta il fluire della lettura. Quando si narra un episodio d'azione bisogno fare in modo che il lettore capisca ciò che sta succedendo, aye, ma che al tempo stesso ne rimanga affascinato: l'uso di varie forme di punteggiatura per dare le determinate pause e il modo in cui esse sono inserite, quindi, può cambiare radicalmente il modo in cui il lettore percepisce quella scena stessa, trovandola movimentata.
A parte questo, direi che il tuo stile mi piace abbastanza. A tratti mi ha persino ricordato il mio, anche se ovviamente possiede le sfumature dovute al caso che cambiano da scrittore a scrittore; sai comunque gestire le cose e non usi paroloni altisonanti, svolgendo il giusto bilanciamento dovuto al tipo di narrazione stessa. Trattandosi di una storia in cui è Quent a parlare, un linguaggio troppo pomposo sarebbe apparso sia fuori personaggio che poco ottimale per un tipo di storia così introspettiva.
Un consiglio che vorrei darti, però, è di non usare l'asterisco anche per suddividere le due parti in terza persona. Per far comprendere che dalla prima si passa alla terza va bene, ma poi ci si aspetta che, all'ennesimo asterisco, si torni alla prima persona, quindi cambierei segno o, semplicemente, inserirei uno o due spazi in più per dividere al meglio i due stacchi.
Ci sono anche alcune scelte che non ho condiviso e alcune da rivedere in toto, ma spiego tutto qui di sotto:

→ Un errore che si fa comunemente quando si formatta male il testo di Word. In questo caso, i puntini sono stati posti come un blocco unico, andrebbero sistemati per renderli individuali. Te lo segnalo una sola volta, ma è ripetuto spesso
Fra strida e vecchie storie la notte si beveva tutti i malanni del tavolo tarlato → Fra strida e vecchie storie, la notte si beveva tutti i malanni del tavolo tarlato
Gli alberi si drizzavano sull’attenti; rami lisciati dal nevischio e ceppi marciti stavano a testa alta → Non so, in questo passaggio il punto è virgola mi stona. Giacché in seguito parli di rami e ceppi, credo forse che una virgola o due punti sarebbero parsi migliori
la voce di Blue → Di per sé non è un errore ma, essendo Blue un cane/lupo, usare “voce” un pochino mi stona. Quando leggo “voce” penso automaticamente ad un essere umano perché l'impatto visivo che viene collegato alla parola è immediato, quindi cercherei qualcosa da usare come sinonimo o che possa comunque richiamare maggiormente il fatto che si stia parlando di un animale
imposto al grilletto di parlare → Tecnicamente il grilletto fa da detonatore e sono le canne a “parlare”, quindi questa tua scelta la vedrei più come una visione romanzata della cosa
Da lontano entrambi erano un’unica macchia di colore → Da lontano, entrambi erano un’unica macchia di colore
Un ringhio frantumò i tronchi malfermi e dalle fronde secche il corpo massiccio di un lupo saltò su di lui → Essendo la frase abbastanza lunga e senza pause, la rivedrei così: “Un ringhio frantumò i tronchi malfermi e, dalle fronde secche, il corpo massiccio di un lupo saltò su di lui”
Quent percepì il sangue colare sul collo e alzò d’istinto un braccio a parare la furia delle zanne avventatesi su di lui. Il morso lacerò la pelle e penetrò la carne viva. Sbraitò e aprì la mascella per cacciare un grido. → Troppi, ma davvero troppi, punti fermi. Da una sensazione di staticità che spezza l'armonia di quel momento, la fluidità con cui dovrebbe essere narrrata quella particolare parte d'azione, rendendo l'effetto visivo e letto davvero molto brutto. Cercherei dunque di rivederla in qualche modo per renderla più scorrevole. Te lo segno soltanto una volta, ma è una cosa che ripeti abbastanza spesso e proverei quindi di sistemare per quanto possibile
alla pari e con identica ferocia serrò la bocca sull’arto umano → “alla pari e con identica ferocia, serrò la bocca sull’arto umano “; inoltre, per quanto la scelta di usare “arto umano” non sia poi molto sbagliata, trovo che suoni un po' male. Ripetere “braccio” sarebbe stato molto più intuibile e avrebbe rammentato subito dove il lupo aveva morso
di nuovo la mano tremolò → la mano tremolò di nuovo
le labbra della pistola → Usare “labbra” per una pistola è sbagliato. Poi usare “bocca” o “canna”, giacché è molto più facile associare la parola “labbra” quando si parla della piega di un caricatore
L’ho preso quel maledetto → Giacché subito dopo inserisci “quel maledetto”, eliminerei “ll'ho”, lasciando solo “Ho preso quel maledetto” per rendere la frase più soave e meno ridondante
tornò sui propri piedi barcollando → tornò sui propri piedi, barcollando
In giorni remoti la caccia era stata un passatempo → In giorni remoti, la caccia era stata un passatempo
Alle mani di Joanna intendeva risparmiare la vecchiaia → Siccome in questo punto della storia Joanna è già morta, dovresti scrivere “alle mani di Joanna aveva provato a risparmiare la vecchiaia” o omunque qualcosa di simile, poiché si parla di un evento passato che è già accaduto, così come in questo passaggio: “Governava la casa e si caricava di lavoro come se potesse portarlo tutto sulle spalle”
Fuori dal locale le mura erano consumate → Fuori dal locale, le mura erano consumate
Questo mondo → Quel mondo
grammi di esperienza che pesavano più del suo spirito, in un mondo impazzito → Non sono certa della presenza di quella virgola, sono sincera. La frase mi risulterebbe molto più fluida senza di essa
Volevo soltanto proteggere il mio recinto.
E mi ero ingannato
→ La frase può tranquillamente salire di un passo

- Parere personale
Era da parecchi anni che non leggevo una storia su Wolf's Rain, vuoi perché di racconti che mi attiravano ne trovavo pochi, vuoi perché, in fin dei conti, è raro trovarne qualcuna che non sia angst, e questa qui non faceva di certo eccezione. Ma, dopotutto, il manga/anime stesso è un agglomerato di angst difficile da dissipare, quindi non ci si può aspettare una storia allegra che faccia credere nell'illusione che tutto vada bene.
Forse è proprio per questo motivo che ho cominciato a seguirlo, chi può dirlo. E, per quanto mi abbia un po' rattristata leggere di Quent, un personaggio che in fin dei conti ho amato con le sue ombre e i suoi tormenti, non posso di certo affermare che la storia non mi abbia un po' conquistata. Il che è abbastanza raro, dato che sono molto scettica sulle mie letture.
Ho amato particolarmente il modo in cui sei riuscita a calarti nella psiche di questo personaggi così complicato, dunque devo farti i miei complimenti per come non sei caduta nel banale in una manciata di parole. Come detto precedentemente, quando si tratta di personaggi del genere a volte si tende a romantizzarli un po' troppo per un motivo che mi sfugge, forse cercando di rendere il suo essere ancora più disperato... ma tu hai fatto un buon lavoro e non ti sei ritrovata in un tranello in cui cadono, spesso e volentieri, parecchi scrittori.
Tanto di cappello per questo.

Recensore Junior
29/06/15, ore 15:14

Un altro tuffo nel passato, bene bene. Leggendo il titolo ho pensato a Yugi-Oh, chissà perchè. ;-D Mentre leggevo mi sono balenati nella mente flashback dell'anime: e della figura di Quent, che ha attraversato un cambiamento tanto profondo quanto non voluto, e che ora insegue i suoi fantasmi... che per giunta sono quelli "sbagliati". Azzeccatissimi Hub e Cher visti attraverso i suoi occhi, anche perchè la situazione è esattamente quella. Ancora complimenti e a presto! ^^