Eccomi! (Forse questa volta ho imparato, che dici?) ;)
In questo ciclone di emozioni per l'avvicinarsi dell'ultimo anno di liceo, dell'università e Dio solo sa cos' altro, mi sono presa una pausa per leggere la tua storia. Mi avevi detto di non essere convinta del contenuto e io probabilmente non saprei dirti precisamente cosa va e cosa no. Ti dico semplicemente quello che ho provato leggendo, perché non sono abbastanza competente da giudicare la storia.
Forse è colpa del trip emotivo che sto subendo in questo periodo e di cui ti ho parlato, o forse di qualcosa che non riesco a chiamare con il suo nome, perché non mi so ancora conoscere così bene. Fatto sta che nelle prime righe non ho letto di John ma di me e per un istante ho dimenticato completamente cosa stessi leggendo. Nelle prime righe hai parlato di sogni, i sogni che John non crede di poter affrontare da solo, che vede troppo fragili per essere sostenuti solo da un perdente come lui. O almeno questo è ciò che gli altri pensano di John e quello che lui pensa di se stesso. Un perdente. Un perdente solo con i suoi sogni e la chitarra sgangherata come lui. John sa che da solo non ce la può fare, che per quanto possa atteggiarsi da spavaldo non raggiungerà mai le sue mete da solo....
E poi arriva lui. Un ragazzino che suona Twenty fight rock, un ragazzino con la stessa chitarra sgangherata di John. Ma soprattutto con i suoi stessi sogni. Quale cosa migliore se non affrontarli assieme?
All'inizio della recensione ti avevo detto di essermi rivista completamente in John, di sentire una voce che mi parlasse direttamente. Mi manca solo un Paul per rispecchiarmi definitivamente in questa storia che forse non è il tuo capolavoro ma mi chiedo se una storia debba essere stilisticamente perfetta per emozionare.
Grazie ancora di avermi citata: rimango inconsapevole (ma comunque estremamente contenta) di quello che posso fare per te.
Ti voglio bene.
Giulia |