Ok. Sono millanta giorni che non riesco a farmi più sentire.
E, in verità, ho intenzione di scriverti una e-mail colossale e papirica appena sostenuto l'esame finale il 20 c.m. (e sì, anche adesso sono qui che litico con Unità di Lavoro, Competenze, e altre amenità del genere).
Ma. Ma c'è un ma.
Ed è la tua drabble. Che è arrivata come un'epifania. Che è una epifania.
Dolce. Dolcissima. E terribile.
Come solo la luce può essere; come solo la luce sa essere. La luce della speranza che Aioros tiene in braccio; la luce della speranza che Anissa riceve da Aioros. E che è flebile, appena un sottile alito di vento, appena un sospiro. Appunto.
E' innamorato Aioros in questa tua drabble.
Ed è stupendo, profondo e conturbante quell'amore che gli descrivi portare ad una donna, ad una dea, ad una bambina in fasce che lui già vede adulta, già vede irradiare splendore, luce e, appunto, amore.
E' un ragazzino innamorato, Aioros. Dei suoi sogni, delle sue speranze, dei suoi ideali. Ed è innamorato in modo languido, quasi struggente, di quell'idea, di quella possibilità che sì, davvero l'amore è qualcosa che ti lambisce lo spirito, e cancella ogni altra cosa, ogni altra sensazione. Anche lo strazio di quelle ferite che ti hanno portato ad un passo dalla tomba, la vita il fiato rantolato fra i denti, azzannato come l'ultimo estremo sottile filo di luce che proprio no, non ti decidi a lasciar andare.
Sai cosa mi ha colpita (oddio. Mille cose, in realtà. In cento parole. Ma questa. Oh, questa è stata una pugnalata. E di quelle a tradimento, eh!)?
Il fatto che tu hai preso un momento; un momento classico e scontato, se me lo concedi. La morte di Aioros.
E l'hai trasformato. L'hai rovesciato. La morte? Qui la morte non c'è. Qui non ci sono ferite, sangue, sofferenza. Qui non c'è nulla se non due anime, due amanti ideali che ascoltano il proprio respiro e osservano un'alba, l'unica che vedranno assieme.
E sì, insisto. Qui Aioros è innamorato. Di quella luce, di quell'alba, del fremito che avverti in ali di cosmo stanco. Che noi sappiamo stanco; ma che fremono di quel refolo che forse è fantasia forse è una carezza dolce e delicata della dea, della donna.
Della Donna in assoluto, dell'unica cui Aioros possa e voglia guardare. Quella che rincorre forse dei tempi del mito e forse rincorrerà ancora. Quella che avrebbe voluto stringere fra le braccia un istante ancora, quella che avrebbe voluto veder crescere mentre si aggrappava a lui. Quella che, lo sa, ha intenzione di seguire, come un alito di vento, come il vento che le gonfia il cuore e fa tremolare le piume dorate di Sagitter.
Come il vento che lo porta lontano, con l'anima e la mente.
Ad una vita in cui c'è una donna, sì. Una donna senza viso nè sorriso. Una donna incorciata per caso da una finestra; una donna da aspettare, contemplare, amare. Una donna per cui comprare un fiore e stropicciarlo nelle mani; una donna di cui spiare l'ombra delle ciglia e il sorriso spensierato. Una donna di cui essere geloso.
Perchè qui Aioros è quasi geloso di quella luce-bambina che stringe fra le braccia. Come un amante possessivo.
E che gli concede il più alto, profondo, totale dei doni. Un respiro. Un repsiro in cui lui può diventare tutto, può essere tutto. Ed è l'ossigeno dopo l'affanno della corsa; ed è la sicurezza di un destino che da pigolio di stelle diverrà nova abbacinante; ed è la sicurezza che ci sarà sempre quella luce, ad attenderlo. Calda. E rassicurante.
Come un'amante.
Ok. L'ho amata. Si capisce, vero?
Forse anche perchè sei riuscita a presentare questa scena con un'aura di dolcezza e di devozione, con quella serenità che non ha nulla del sacrificio eroico ed è eppure perfusa di una luce abbacinante che non ha nulla di stucchevole.
Insomma. Io perosnalmente ho la mia visione di Aioros. E sì, non è come la tua. Per me Aioros resta un ragazzino che è morto senza nemmeno sapere esattamente perchè. E che ha dei rimpianti. Tanti rimpianti. Troppi. Perchè di morire a tredici anni non puoi averne voglia, nemmeno se hai un'armatura d'oro sulle spalle e forse intuisci che stai facendo l'unica cosa giusta che potessi fare.
Comunque. Per me Aioros resta un ragazzino che il caso (Tyche!) ha trasformato in eroe; e che, se potesse tornare indietro, farebbe una scelta diversa. Sceglierebbe di vivere. Non dico che farebbe uccidere Anissa; ma qualcosa. Qualcosa di diverso forse lo farebbe. Per non crepare fra i rocchi del Partenone senza nemmeno essersi davvvero affacciato alla vita.
Quindi sì. Adoro questa tua drabble.
Per quello che è. E per quello che mi mostra.
Non l'eroe; non il martire. Ma l'uomo. L'uomo che vede la bellezza nella creaturina che ha fra le mani, che intuisce la sua luce ed è disposto a regalarle il suo repsiro, quando lei glielo chiede.
Un abbraccio fortissimo!
(e a presto, spero^^) |