Recensioni per
Allonsanfāndelapatrie
di Francine

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
11/06/16, ore 17:28

Probabilmente dovrei conoscere un po' meglio Camus per cogliere qualcosa di pių e lasciare un commento sensato, ma nel frattempo mi godo le immagini che mi evoca questa piccolissima storia, a partire dal titolo. Che č scritto cosė - mi ven da pensare - perchč gli č rimasto nelle orecchie da bambino, in quella forma un po' indistinta che prendono le canzoni e le filastrocche quando le assorbiamo senza scomporre parola per parola, e magari da grandi ridiamo, pensando: ah, da piccolo credevo che dicesse...
E forse non ha avuto il tempo di ascoltarla da grande, visto che mi pare che l'addestramento dei santi inizi molto presto, da mocciosi.
Belli i dettagli dei suoi ricordi accennati, ricordi che gli appaiono in mente ogni volta che sente o che canta l'inno... E bello il contrasto con la sua vita attuale, fatta di guerra vera e non allegorica.

Recensore Master
26/08/15, ore 10:13

Ooookay, ammetto che leggendo il titolo mi aspettavo qualcosa di comico, e invece trovo qualcosa di assolutamente serio e che da' da pensare.
Che Camus fosse francese devo averlo letto giā da qualche parte. Ma a parte questo, e la mia antipatia verso la lingua parlata dai parigini e compagnia, ho avuto modo di apprezzare queste righe. Anche se brevi, racchiudono la nostalgia e la fortezza di un personaggio che, ahimč, mi sta a cuore principalmente perchč rappresenta il mio segno zodiacale.
Immagino tu stia parlando di due personaggi diversi - non so se queste righe sono collegate a una tua long o a qualcosa di diverso, mi informerō tempo permettendo - oppure dello stesso Camus ma in due momenti diversi della sua vita.
I loro pensieri sono discordanti, ma in qualche modo simili. Perchč se Rčmy (e solo io mi sono immaginata una versione umana di Rčmy, il topino chef di Ratatouille? XD) č felice nelle sue azioni, di canticchiare il canto alla patria nella sua semplice vita, nella sua assoluta normalitā, Etienne (che ragionevolmente credo essere Camus) č pensierioso e quasi nostalgico, eppure sente ancora quell'amor di patria che lo spinge a seguire un'altra Marianna ed il suo stendardo cremisi su altri campi inzuppati di sangue. Ma quanto mi č piaciuta questa frase finale? Quanto? Sono una di quegli autori che credono nell'importanza delle battute finali, che devono dare un colpo al lettore. E, beh, tu l'hai fatto.
In positivo, veh!
Bandierina verde a tutta forza, anche se un certo qualcuno vorrebbe un tricolore diverso da quello italiano ^^
Alla prossima!
Stellaskia (e le altre due me stesse, Gabri e Iella, che sono andate in visibilio vedendo Degel apparire la prima volta in Lost Canvas con occhiali e libro. Chissā perchč, ah ah ah!)
(Recensione modificata il 26/08/2015 - 10:16 am)
(Recensione modificata il 26/08/2015 - 10:16 am)

Recensore Veterano
18/07/15, ore 13:32

Etienne!
Okay, potrei giā stopparmi qui, invece in questa manciata di righe ci sono tutti i preludi per qualcos'altro. Per raccontare la sua storia, quel suo sguardo lontano che affonda nel patriottismo di un francese che non ha ancora ceduto le Ideologie alla Realtā dei fatti. Se tu continui a scrivere tante struggentezze (non esiste questo vocabolo ma rende l'idea secondo me) io mi siedo felice ad attendere le prossime. Che sanno di pane e marmellata a merenda: hanno lo stesso sapore contro il palato. Di qualcosa che aspetti con trepidazione.

Recensore Junior
14/07/15, ore 22:12

Ma allora dillo, che ti sei messa d'impegno per farmi stamazzare a terra.
E no, diciamo pure che il caldo di questi giorni non c'entra granchè. Anzi. Sei tu! Colpa tua! Perchè non puoi fare così. Nononono! Non puoi spuntare quatta quatta come un funghetto, mentre me ne sto qui a cercare documenti sull'autonomia trentina, e uscirtene con. Con questo!
Che mi riporta in mente la mia Parigi, la sua atmosfera. Che mi si fissa nello stomaco con la quotidianità delle atmosfere della prima parte, e la malinconia dell'esule della seconda. Non puoi fare così o, ti avverto, mi avrai sulla cosicenza XD.
Scherzi a parte, è stupenda. Davvoro.
E poco importa se la Marsigliese è uno delgi inni nazionali più sanguinari al mondo. C'è la vita, in quell'inno. La vita con le sue crudezze e la sua realtà sbattuta in faccia; la vita che è una battaglia per tirare avanti un giorno in più, ogni giorno, da quando hai emesso il primo vagito.
La vita che senti in quei due quadretti che hai trattteggiato, rapidi e aguzzi. Perchè sono due verità, e verita messe così fanno sempre male.
C'è la memoria, e ha un sapore vagamente proustiano, nella prima parte. Il ricordo di un'infanzia che sa di lavanda e cicale, il ricordo di un'altra vita, un'altro mondo, un altro tempo. E c'è Camus. Anzi Etienne. C'è la sua nostalgia e quella determinazione che è solo sua, quel modo di vivere Atena che appartiene ad un bambino francese cresciuto sotto il cielo di Grecia. E i ghiacci della Siberia, ovvio.
Ma qui siamo lontani dalla battaglia. Eppure è così presente. Così pesante.
Come la memoria. Come il peso dei ricordi e delle consapevolezze delle scelte fatte. Come il ricordo sfumato di una patria lasciata alle spalle per un'altra patria. Una patria che non è nè terra nè cielo, ma gli occhi di una donna e l'ideale che le sorride sulle labbra. Per una patria che sono campi di battaglia, rossi come il sangue, come i tramonti sulla Senna, come le labbra delle donne di Pigalle. Rossi come è rossa la bandiera di Francia (una banda. Ok.), l'eco di una canzone e il riverbero dei capelli di Etienne ai piedi del Palladio (che, tra parentesi, tu non puoi snocciolare così questa parola. Con la grazia di una danza. Mi hai fatto morire, quando l'ho letta. Mo.ri.re!).
E ti pogno una domanda: queste drabble. In queste drabble cui ti stai dedicando, mi chiedo se tu in qualche modo non ti sia messa in testa di creare come degli archetipi. Oddio. Forse forse archetipi in senso jungiano no. Ma qualcosa di simile. Delle immagini di sentimenti, di condizioni.
O forse sono io che ce le vedo. Sono io che sovrascirvo all'evocaticità delle tue parole.
Comunque. Se Aioros era ai miei occhi l'innamorato, Camus è l'esule.
L'uomo che sa cos'è la nostalgia per la patria smarrita; l'uomo che la ricorda con rimpianto e dolcezza, che basta il soffio di una canzone, una data sul calendario, un colore intravisto di sfuggita, per riportarla alla sua memoria. Viva e presente e pulsante. E da far male. Molto male.
Ma è anche l'esule che si è rassegnato; che ha capito cosa ha perso e lasciato. E si acocntenta. Complemamente. Di una nuova patria, di una nuova realtà, di una quotidianità che forse non ha gli accenti melodici del francese, ma la musicalità impennate dell'attico, il fagocitarsi delle lettere del cicladico, la durezza del dorico. O qualsiasi altra cosa ti passi per la mente. Ma che può, vuole, sente di poter chiamre casa.
Anche in giorno come questo, quando l'infanzia bussa alla porta e ti ritrovi a conticchiare una canzone di morte e di sangue, di cambiamento e rivoluzione, all'ombra della statua di quella dea che hai scelto di seguire. Senza rimpianti.

Grazie!!!
Davvero! Mi stai ravvivando questi giorni di frenetica attesa. E mi stai regalando boccate d'ossigeno. Meravigliosa! (la drabble; e tu. Soprattutto tu!)

Un abbraccio

Recensore Master
14/07/15, ore 16:07

♥_______♥

Se ci siamo lanciati nelle drabble di questo stampo BEN VENGANO, perché mi piacciono un sacco! ♥♥♥
Si combatte per tante cose - per tante motivazioni. 
Si combatte per la propria famiglia, per un'idea, persino per vendetta; alla fine, si combatte e basta, masticando la stessa polvere. 
Etienne canta e lotta per un'altra donna, ma sotto sotto č lo stesso guerriero di sempre - e siamo tutte ai suoi piedi! (io, almeno, ma faccio poco testo. ♥_____♥)

Complimenti! ♥♥♥♥♥♥♥

*porge biscottini e caffč freddo*

(Recensione modificata il 14/07/2015 - 10:19 pm)