Recensione premio per il contest: Reverse Canon, di Setsy
premio: Prima classificata sezione One Shot
Cara, eccomi persa in questo avvolgente labirinto di colori, sensazioni e immagini che solo le tue storie sanno esprimere così bene. Pensa che sono una delle pochissime persone che non ha amato Parigi, ma la tua rilettura già mi fa sorgere il dubbio di aver osservato tutto con un occhio troppo critico!
O il punto è che, da latina, ne sono meno frastornata, meno stupita di quanto amo l'atmosfera di Londra, che adoro. Mi sento un po' Mycroft quando nota che il tè non sanno proprio farlo... ma anche - per effetto del tuo incantesimo - mentre se non si lecca le dita dalla crema è solo per decenni di severa educazione.
Che idea favolosa scegliere il periodo vittoriano, credo che per questa coppia non lo faccia mai nessuno. Ma non importa, basti tu *-*
Ho immaginato un Mycroft appena più grassottello che nella serie, come se un pochino di quello 'storico' fosse fluito nella tua trama; forse perchè è così entusiasta del profumo di pane caldo, caffé con la panna, dolcetti, e un poco più cedevole, quindi meno controllato.
Sembra che non veda l'ora di trovarsi in questo mondo così diverso dal suo perché la parte di sè più aperta e morbida ha bisogno di manifestarsi. Sembra così più umano, eppure, ça va sans dire, è assolutamente IC. Un giorno, bontà tua, mi darai l'indirizzo dove si firma il patto col diavolo per riuscire a fare queste cose...
Ha un tocco di italiano in vacanza, lui che è l'Inghilterra in persona, che si rilassa quando è dove nessuno lo conosce.
Mi ha ispirato simpatia e incuriosita.
Parigi è viva tra le tue mani, come già hai fatto con Londra.
E' personificata, è una ragazza che balla il can-can, che sorride agli sconosciuti, che canta agli angoli delle strade.
Che è mobile, imprevedibile, che può rivelarti di sè più di quello che puoi scoprire da solo.
In questa compagnia, Mycroft siede al tavolino del caffé, con la sedia scomoda e il piedino traballante; non potrebbe non notare subito quello che non va, non sarebbe l'uomo che conosciamo. E col suo sguardo indagatore, da un'occhiata in giro. Magari è il giorno che cambierà la sua vita, e lui ancora non lo sa.
Perché di fronte a lui c'è una persona, un pittore. Parigi ne è piena, non dovrebbe essere uno spettacolo tale da catturare a lungo la sua attenzione. Eppure un pittore che non dipinge non è una cosa che si vede tutti i giorni. Non con così tanto materiale cui attingere, e quindi? Cosa non va?
E' un po' stropicciato, un po' perduto. Fissa la tela bianca quasi con sgomento.
E per una volta, l'uomo di ghiaccio sente uno strano impulso. E' attratto, si concede di vedere la bellezza di Greg attraverso un aspetto semplice, e un forte odore di assenzio che ne denuncia l'eccesivo uso. ecco, forse Mycroft è abituato alle persone con qualche dipendenza, perchè non mi pare se ne faccia un enorme problema; quello che vede sono i colori che brilleranno nel suo studio, dopo che sarà pieno dei quadri del suo pittore.
Sa che gli rimarrà addosso, col suo odore, non sa che sarà di sé quando dovrà ripartire.
C'è una dolce melanconia in questo scritto, come succede quando ci sono sentimenti autobiografici, o si è così convincenti da darne l'impressione.
Ho tifato per la coppia, sto sperando che Greg torni a Londra col suo innamorato, in fondo era la sua città. E l'amore rende ogni posto Casa.
mi tocchi il cuore, come sempre
tua, Setsy |