Ciao Xingchan!
Ho ripescato per caso questa tua storia, e mi ha davvero colpita!
Hai scelto uno dei passi più tragici de I figli di Hurin, (che è già di per sé una storia estremamente drammatica), e lo hai approfondito in maniera davvero delicatissima: sei riuscita a raccontare tutto lo strazio provato da Nienor e tutta la disperazione che l’ha spinta a gettarsi nelle acque del Teiglin.
La cosa che più mi è piaciuta è il modo perfetto in cui hai descritto i pensieri di Nienor: prima la confusione, mentre le immagini del suo passato ritornano e lei, in un momento che sembra lunghissimo, ricompone tutti i pezzi, e ricorda la madre, il viaggio che è culminato con l’incontro col drago… E soprattutto ricorda il motivo per cui lei e la madre erano partite dal Doriath, quel fratello che Nienor ha, probabilmente, provato a immaginare un’infinità di volte durante la sua vita, chiedendosi come sarebbe stato ritrovarlo, conoscerlo…
Sei riuscita perfettamente a raccogliere, nel flusso dei ricordi di Nienor, tutto l’orrore e la crudeltà del destino che le è toccato, a causa del quale anche ciò che sembrava positivo, in realtà era l’ennesimo filo della trappola.
Ed è straziante vedere Nienor sola, costretta a fronteggiare questa sofferenza immensa, convinta che Turin, colui che la condivisa con lei, sia ormai morto e quindi libero.
Perfetto anche il modo in cui Nienor medita, sempre più soffocata dall’orrore, su come l’amore per un fratello sconosciuto sia stato trasformato e corrotto nell’amore per uno sposo.
E’ come se Niniel provasse a separare uno di questi due sentimenti dall'altro per sempre, quasi come se questo potesse riportare tutto come dovrebbe essere, anche se sa che ormai è troppo tardi, che ormai il peggio è già successo.
Turin lo ha già amato due volte, in due modi che, come dici tu, sono tra loro inconciliabili.
Angosciante la corsa di Nienor che diventa sempre più rapida, più frenetica. Nienor non vuole più sentire, non vuole più ricordare.
Vuole solo fuggire da tutto quel dolore e quell’orrore, da Turin, persino dal figlio che porta in grembo.
Ecco, il modo in cui ti sei soffermata sul bambino di Niniel è una delle cose che più ho apprezzato di tutto il racconto.
Tutta la gioia che Niniel provava nel pensare a quel bambino che cresceva dentro di lei, il figlio suo e del suo amato Turambar, ora è distrutta, spazzata via dalla consapevolezza di ciò che quel bambino significa.
Quel bambino non ancora nato è diventato l’incarnazione dell’orrore che Nienor e Turin hanno inconsapevolmente compiuto, ed è come se Nienor, pur non potendo vedere veramente il bambino, lo vedesse trasformarsi dalla creatura più bella del mondo al peggior abominio.
Perfetta infine la scena in cui Nienor Niniel raggiunge la Cabed-en-Aras, desiderosa solo digettarsi in quelle acque che le sembrano crudeli ma allo stesso tempo dolci, le uniche che possono accoglierla e portarla via, strappandola a tutto quell’orrore, strappandola persino a sé stessa.
Il modo in cui Nienor “cancella” ogni cosa, come Glaurung aveva fatto con i suoi ricordi, mi è sembrato il tocco perfetto per rendere la disperazione delirante con cui, nel libro, la figlia di Morwen e Hurin si getta nel fiume, chiedendogli di portarla al mare.
Tantissimi complimenti davvero, Xingchan: un racconto breve ma intensissimo, in cui hai raccontato gli ultimi momenti di un personaggio davvero bellissimo, che tu hai saputo caratterizzare perfettamente e di cui sei riuscita a raccontare i pensieri e le emozioni in un momento in cui definire i pensieri e le emozioni di questo personaggio non è affatto semplice.
Complimenti davvero!
Spero davvero di leggere altre tue storie come questa!
A presto,
Tyelemmaiwe |