Ciao! Eccomi qui per lo scambio! ^^
Come mio solito, inizio con le correzioni e poi passo alle considerazioni più prettamente personali.
Per prima cosa, a parte le date che è più comodo mettere a cifre, ti consiglierei invece di usare le lettere quando devi indicare gli anni – sia che si parli, come qui, dell'età di qualcuno, sia che tu voglia indicare un lasso di tempo a partire, per esempio, da un certo evento in particolare – e toglierei quelle virgole nell'ultima parte della frase relativa, quando accenni agli affari che il protagonista conduce.
Iniziano subito, però, le lacune a livello narrativo: vero che, fin dalle prime righe, si prospetta come un racconto che ha dell'impossibile, magari ambientato in un mondo parallelo al nostro, dove la logica è un po' diversa da quella che circolava nel mondo reale nell'undicesimo secolo, ma allora perché poi, più che gridare all'uso della stregoneria per un bambino che così piccolo – e per giunta appartiene ad una famiglia povera, senza mezzi e priva immagino quindi di qualsiasi istruzione – compie simili imprese, gli abitanti del villaggio si scandalizzano per una ricchezza venuta nel giro di relativamente pochi anni.
"Pescato" credo andrebbe in maiuscolo, perché mi pare di capire sia il nome proprio di una particolare festa, come il nostro Natale o la nostra Pasqua.
"Già perché il povero John non aveva mai sperimentato l’amicizia, tutti i coetanei che aveva incontrato nel corso della sua vita lo avevano evitato, deriso e umiliato": qui cambierei la punteggiatura, mettendo una virgola dopo la prima parola e poi i due punti dopo "l'amicizia". Anche la punteggiatura della frase seguente è da rivedere, perché è troppo lunga ed articolata per essere efficacemente scandita da sole virgole.
"Avevano pensato a tutto": ripetizione di "tutto", potresti mettere "ad ogni cosa".
Dopo "erano certi" va eliminata la virgola.
Quando parli del sogno di normalità del protagonista, forse sarebbe meglio togliere "ragazzo", dato l'inizio della stessa frase – a proposito: dopo "voleva solo avere degli amici e" va levata quella virgola arbitraria.
Necessita poi un "ad" prima di "ogni cambio" e subito dopo un "di"; invece di "nella prossima occasione", poi, va un "alla prossima occasione".
Le sviste e gli errori, in verità, proseguono praticamente sino alla fine del testo...
Avevo deciso di editare tutto, ma mi fermo qui perché necessiterebbe davvero di moltissimi altri caratteri questa recensione, per lo meno per essere di aiuto pratico in tema di correzioni – ad eccezione di una mia cara amica, anche lei qui sul sito e presente pure nel gruppo, non conosco altri che hanno la determinazione di segnalare, punto per punto, gli errori di uno scritto... e poi non so nemmeno se la mia fatica verrà recepita con interesse! XD
In breve, ti suggerisco di rivedere il pezzo intero, rileggendo con calma. Possibilmente ad alta voce, perché è un qualcosa che aiuta molto a capire le giuste pause da adoperare.
Per quanto riguarda la sostanza, trovo che il testo abbia lo spirito tipico della fiaba: gli eventi vengono raccontati più che tecnicamente mostrati, tutto è molto vago, sfumato ed il tempo vola in fretta, da un punto all'altro della storia. In verità non è un genere di narrazione che adoro, perché l'insieme è così poco indagato, solo accarezzato, che mi è impossibile apprezzare l'ambientazione appena accennata o i personaggi, poco approfonditi nei loro caratteri – però si tratta di una scelta personale e persino io, a volte, ho adoperato questo stile favolistico, per esempio nel pezzo mitologico che hai commentato.
L'ambientazione, ecco, è un altro punto dolente. Mi sono chiesta sin dall'inizio perché tu avessi scelto di specificare con tanta precisione il tempo in cui si svolgono le vicende – non si tratta nemmeno di decenni indicati, ma di particolari, singoli anni – se poi non ti sei minimamente preoccupato di dare una parvenza di storicità al pezzo: è come stare in bilico fra il mondo reale ed uno fittizio, diviso fra Luigi IX di Francia ed il Pescato, fra magia nera ed anacronistici fuochi d'artificio, fra improbabili classi sociali – non so dove sia ambientata la tua storia, ma nel Duecento la borghesia, in molti luoghi, non s'era ancora formata – e balli di coppia che, nel senso più moderno del termine e come tu hai inteso, al tempo non esistevano. Spero sinceramente che sia davvero una sorta di mondo parallelo al nostro, perché, altrimenti, sarebbe stato meglio eliminare qualunque pretesa di – errata – documentazione storica, a favore di un totale background immaginario, libero dalla realtà dei secoli passati.
Anche la caratterizzazione del protagonista, come accennato, è molto flebile: la tipologia favolista in genere non aiuta a delineare personalità troppo vivide, vero, ma questo suo particolare tratto non è una legge e tu, in quanto narratore preoccupato a far interessare i lettori al personaggio, avresti dovuto cercare di porre un po' rimedio alla cosa; invece quanto sappiamo di John è che è praticamente perfetto – un po' il Gary Stu della situazione – perché intelligente, gentile, generoso, modesto, geniale, affettuoso e pure – almeno in parte lo è stato, ecco – decisamente fortunato: un tipo che non ispira forse nemmeno troppa simpatica, perché totalmente ideale, non reale.
I suoi pensieri sono molto superficiali e le sue azioni incredibili sono troppo sommariamente riassunte, senza spiegazione alcuna: che tipo di affari conduce? Come fa, da solo, a trasformare l'isola in una sorta di Eden?
È intrigante il salto nel futuro – anche se non ho capito perché hai messo tutto in corsivo – ed è bello vedere uniti quasi la fantascienza con la favola tradizionale, però anche qui avresti potuto ampliare un po' di più, soffermarti sui dettagli che spesso trasmettono verosimiglianza e sulle caratterizzazioni, che arricchiscono la storia, suscitando l'interesse dei lettori.
Mi è piaciuta anche la fine che, almeno in parte, spiega il perché John sia rimasto in vita: non più ragazzo destinato da chissà quale potere, al di sopra di tutti, ma semplice mezzo, una staffetta che, al momento giusto, passa di mano il messaggio ad un'altra.
Ma anche qui, però, ci sono delle piccole lacune nella trama, che dovrebbero esser riempite: da chi o cosa, per esempio, doveva proteggere – domanda: sei un fan di Lost? – l'isola, John? E come l'avrebbe fatto, esattamente? Perché per quasi mille anni, dici, niente e nessuno è apparso lì e, realisticamente parlando, a meno che non vi siano calamità naturali, calamità che comunque una persona non può fermare in alcun modo, l'isola, grazie al naturale ecosistema e soprattutto a quel certo non so che di magico che ha in sé, si sarebbe comunque preservata da sola, se non minacciata da presenze esterne.
Sommariamente, questo è tutto quanto ho da riferire sul tuo pezzo, sebbene potrei aggiungere ancora alcune altre note.
E si arriva quindi anche al momento più doloroso, fra virgolette, cioè quello di assegnare il giudizio finale.
È un momento che odio, perché avrei preferito di gran lunga avere una scala di voti piuttosto che assai più sommarie bandierine... ma non posso cambiare le cose e dunque devo adeguarmi. xD
A titolo di chiarezza, ti dico che assegno le bandierine verdi a quei pezzi che mi sono piaciuti moltissimo o a quelli che, pur non essendo eccezionali, mi sono risultati comunque gradevoli da leggere. La bandierina neutra, invece, per me indica una sufficienza generale, che io assegno a quelle storie che, tutto sommato, hanno un livello minimo di adeguatezza. La – è di questo colore, vero? – arancione, infine, la assegno a quelle che, a mio avviso, purtroppo sono troppo piene di errori o lacunose o che, in qualunque altro modo, dimostrano di non possedere un grado tale da rientrare nella sicura e piena sufficienza – e naturalmente si beccano anche questa votazione quelle storie che trovo assolutamente pessime, sebbene assai di rado, di mia spontanea volontà, vada a recensire testi del genere.
Ho fatto questa premessa perché sono stata molto combattuta, nell'assegnare l'opinione finale.
Odio lasciare bandierine arancioni in giro ed infatti è una cosa che non faccio quasi mai, però nel gruppo mi è stato chiesto di esser onesta ed obiettiva e, sebbene mi scocci profondamente far la parte dell'antipatica rompiscatole, voglio restare fedele a quei propositi.
Il problema, ecco, è che qui si scivola nell'insufficienza: le motivazioni sono quelle che ho segnato – credo abbastanza ampiamente, in caso contrario sono disposta a discuterne ancora o a spiegare, se non son chiari, certi miei appunti! – sopra.
Spero non me ne voglia – ho sempre l'ansia, quando non assegno pareri positivi... – , quindi; in fondo anche le critiche negative possono essere utili e di valore, se motivate. Anzi: sono proprio quelle che fanno crescere, come autori.
Un saluto! |