Un'altra cosa che mi piace del tuo stile (perché ormai le mie recensioni sembrano serenate d'amore e sì, stanotte sarò io quella che strimpella sotto la tua finestra quindi don't shoot I come in peace) è l'atmosfera di familiarità che riesci a ricreare. Ci sono autori che eccellono nei quadretti, nel dipingere piccole vignette della propria vita facendoti sentire parte di colline e foreste in cui mai nella tua vita metterai piede. Ma quella è una finta familiarità, una familiarità esotica, una simulazione di familiarità. E da un certo punto ho l'impressione che una parte di te voglia fare lo stesso, ma dopo tre passi te ne ritorni a casa, a quella sensazione che tu chiami disincanto e io chiamo (molto più verbosamente e decisamente meno elegantemente) 'placida complicità con le imperfezioni della realtà'. Non hai mollato, hai mollato sul classificare ciò che è mollare e non mollare. Non c'è risentimento nel tuo distacco, e senza risentimento viene spudoratamente scartato il paradigma del disincanto come storia d'amore finita male. Niente, sto cercando di decodificarti, fallendo miserabilmente, ma ci sto provando. Abbi pazienza con noi fan sgangherate, siamo folli ma innocue. Cheers ;D

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