Ho così tante cose da scrivere, che spero di non perdermi qualche pezzo nel mentre penso...
Partiamo dalle cose più semplici: è calzante, derisorio e ingenuo come solo Manigoldo può esserlo. Quello che parla è proprio lui, vedo fra le righe il suo sguardo, le labbra piegarsi in un sorriso alla memoria di chi era, nonostante tutto, lui. Vedo e mi viene da dirti grazie per aver iniziato questa storia, vedo Manigoldo e mi viene da essere felice, entusiasta, perché è proprio vero quello che hai scritto ad inizio note: è tuo. È tuo amico ed è il tuo specchio, perché è profondamente lui come penso possa essere, così IC da risultarne vivida l'immagine.
Ma ora andiamo avanti, ora voglio davvero recensire questa storia: la sintassi è come sempre buona, quello che mi ha colpito è lo stile. Si vede che lo hai 'personalizzato' alla Manigoldo, perché è fatto di pause e frasi d'effetto. Come se lui fosse sempre il giocoliere della situazione che... bam, deve farti vedere una cosa. E poi un'altra. E le palline in questo caso sono fuochi fatui, ma ci accontentiamo lo stesso.
Quando inizi il racconto narri di un Manigoldo che c'avverte... un po' come fanno i maghi al circo "non è niente di più che... la magia" lo vedi dov'è il contrasto? Mi stai per dire che è una cosa BANALE... ma poi mi dici una cosa che banale non lo è AFFATTO: la magia.
Stessa cosa Manigoldo... la sua vita 'non è niente di più e niente di meno' e invece proprio ciò che narrerà è qualcosa di fatale. Una storia che VALE la pena raccontare.
È un continuo tergirversare fra cose che sembrano così 'poco importanti' quando sono in realtà pezzi fondamentali.
Manigoldo che pensa al 'luccìchio' non alla morte morte. Manigoldo che ama quell'ultimo istante, ma poi s'addolora se quell'ultimo istante è del suo asino... perché tanto in vita era stato ostinato, quanto nella morte egli è come una farfalla, una cicala...
Manigoldo che ha perso i ricordi, che AVREBBE voluto perderli un po' di più, giusto un po'. E fa venire la tristezza... ma poi ti accorgi che proprio lui, Manigoldo, è l'essere che non accosteresti mai a questo sentimento...
Lui che ha dimenticato l'amore. Ed è una bella cosa per lui, perché vuol dire che magari ha amato, che ne sa.
Lui che ha dimenticato il suo nome. Ed è grandioso, perché sa di averne avuto che mai come il suo soprannome lo caratterizza tutt'ora.
Ed è sincero con se stesso, ed è proprio lui... che agli altri fa l'effetto di un immaturo, ma che ne sa la gente di come è in sostanza la 'tristezza esistenziale', quella che prende perché sai che c'è solo una lucina quando ti spegni per sempre...
Cavolo, mi piace troppo come hai realizzato questo primo capitolo. Tra l'altro il finale va a rimpercuotere proprio il senso di 'spazzatura' con cui Manigoldo esordisce parlando con Sage quando lo incontra lì, fra morti e devasto...
E Bucefalo era un signor asino, davvero... un allegro duetto di esseri a pezzi, ma ostinati e sfrontati ad andare avanti un po' dove gli andava loro.
Complimenti tanti, tantissimi.
Enjoy,
Giò.
(Che sarò rompina e lo so, ma quando c'è qualche long su Saint Seiya che mi piace... divento una zecca. accidenti). |