Quando una storia riesce a rimandare i bisogni impellenti di un lettore significa che essa ha sicuramente lasciato un segno profondo e - in qualche modo - piacevole nel lettore. Questo è uno di tali casi.
Come Universo Alternativo mi immaginavo ben altro, è stata dunque davvero sorprendente la scelta di giocare su una distopia non lontana dai nostri giorni, confesso che racconti di fanta-storia mi intrigano alquanto e avrei voluto altre fette di questa nuova società nipponica, ma non posso rimproverarti di aver trascurato il contesto perché non l'hai fatto, anzi, in qualche modo riesce ad essere un quadro molto chiaro, facile da respirare.
Visto che George Orwell è un importante protagonista spirituale, devo dire che ho interpretato la scelta del tuo tema, “collezionisti particolari”, in relazione alla trasformazione (o riscoperta?) dell'uomo/bestia (sì, avevo colto qual era il cuore della storia): ho pensato a Makishima come il demiurgo che imbestialisce gli uomini creando gli animali che potrebbero abitare la Animal Farm di Orwell. Forse è molto forzata l'interpretazione, il significato dell'opera è totalmente diverso dal discorso che vorrei intraprendere, ma Makishima si aspetta – in qualche modo – che gli uomini diventino un certo tipo di animali dai suoi omicidi, animali con un destino dal quale non possono fuggire e gli animali da fattoria hanno destini segnati, legati al loro nome, alla loro natura e – per tanto – possono creare un certo mondo, una certa realtà, come quella distopica di Orwell; per tanto Makishima mi sembrava il collezionista particolare di animali, non di organi e parti umane. Insomma, la tua spiegazione ha un po' avvilito il mio entusiasmo da lettrice, sarebbe stato più saggio non rivelare, per cui ti do un consiglio futuro: è giusto spiegare le intenzioni di uno scritto, è giusto spiegare le parti criptiche, ma mai rivelare il contenuto e il messaggio di un'opera, lascia che siano i lettori a trovare il proprio significato, considerali esseri intelligenti, è molto più bello e non si incorrono delusioni, come la mia nel trovare geniale qualcosa che non c'era.
La tua storia però mi è piaciuta, è un thriller dalle atmosfere noir (che andrebbe segnalato, con rating rosso anche) davvero appassionante; dalle prime battute riesci a centrare quello che volevo, il “thrill”, e trasporti il lettore in una narrazione curatissima, intelligente, limpida e con stile, fino alla sorpresa finale che arriva come una secchiata gelida. Non importa se ha senso la vera identità del killer, non importa il movente, non importa perché proprio Akane, nonostante tu abbia fornito la spiegazione non si rivela importante poiché sta anche nel gioco della suspance e del colpo di scena lasciare un punto interrogativo.
Mi è piaciuto come hai caratterizzato Akane, non è OOC, ma c'è qualcosa comunque di inedito, c'è della fragilità, c'è la paura, c'è una debolezza del tutto umana da non condannare però, piuttosto da empatizzare, comprendere, amare. Che cada vittima è molto triste, ma artisticamente una scelta bella (e coraggiosa). Riguardo a Makishima ho avuto un tuffo al cuore per lui, lo adoro e tu sai muoverlo davvero bene, ho trovato molto realistico il suo modo di muoversi, di parlare, di agire... l'unica stonatura è nel suo agire con Funahara da pari e – in questo caso – non agire per il fine della libertà, ma di un'altra gabbia, di una nuova costruzione (la trasformazione in animali), il che stona un po' tanto con quello che dice ad Akane, ma mi concedo il beneficio del dubbio, perché probabilmente non ho compreso io quello che per Makishima è l'essere animale.
In sunto non posso che dire d'aver letto con avidità ed entusiasmo la tua storia per forma e contenuti: è davvero bello leggere storie simili e con tanto amore riversato.
Scheda punteggi.
Grammatica: 10.
Punteggiatura: 10.
Sintassi: 10.
Stile: 10.
Originalità: 10.
Caratterizzazioni: 9.
Trattazione generi horror/thriller/mistero/dark: 10.
Sviluppo prompt: 9.
Gradimento personale: 10.
Giudizio complessivo: 88/90. |