Recensioni per
La morte non esiste, figlio. La gente muore solo quando viene dimenticata
di ValorosaViperaGentile

Questa storia ha ottenuto 4 recensioni.
Positive : 4
Neutre o critiche: 0


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Prima classificata al contest "Most Loved [Seconda edizione] - Il mio personaggio, il tuo personaggio" indetto da Stratovella sul forum di EFP

Grammatica e sintassi: 10/10
Non ho riscontrato nessun errore, è tutto dove dovrebbe essere. Mi piacciono molto le pause che utilizzi e in generale il tipo di stile, ma ci arriverò dopo.

Titolo e introduzione: 10/10
Apprezzo molto la scelta di utilizzare un titolo così lungo. Non è una regola, ma di solito quando devo decidere quale nome da dare alla mia storia opto o per un titolo cortissimo o per uno molto lungo. Sembra banale, ma non è semplice in nessuno dei due casi trovare qualcosa che sia non solo efficace, ma anche coerente con quanto poi si andrà a leggere.
Per me hai gestito benissimo questa scelta, orientandoti verso una frase che risulta già ben chiara, ma che acquisisce un significato ben più profondo e sensato solo una volta che si arriva al termine del racconto. Maggiori dettagli nel parametro successivo.
Anche l'introduzione è molto particolare: non è un estratto dal testo, né una nota in cui l'autore va a spiegare di cosa tratterà il racconto; è come se avessi affidato a un narratore esterno il compito di introdurre i lettori alla tua opera, molto particolare come idea.

IC mio personaggio (Jorah Mormont): 15/15
Non ho avuto alcuna difficoltà nel ricollegare il tuo Jorah a quello della serie, anzi: per tutta la narrazione non ho fatto che pensare alla scena che hai scelto di trattare, vedendola una seconda volta da un punto di vista interno, quello di Jorah. Entrambi i personaggi sono importanti nella tua storia, ma il vero protagonista è lui. Quelli che racconti sono i suoi pensieri, le sue sensazioni di fronte alle parole del “nano Lannister”.
“Avrebbe potuto combattere da solo la Guerra dei Cinque Re e vincerla [...] se le parole avessero avuto il potere di uccidere – ma le parole possono uccidere, ricorda.” qui si capisce subito che il concetto delle parole che uccidono è la chiave dell'intero racconto. Sapere tutte quelle belle cose di suo padre è infatti ciò che fa soffrire il protagonista tanto quanto la notizia della sua morte. Quello con cui Jorah si trova a combattere non è solo il lutto, è soprattutto il rimorso: un senso di colpa a cui sa di non poter più riparare perché “l'ha colpito quanto quelli che l'hanno ammazzato. Se non di più.”. Suo padre non mertava di morire per mano dei suoi stessi alleati, ma soprattutto non meritava di essere tradito dal suo stesso figlio: sentire la conferma di quanto questo sia vero “è più letale di una lama conficcata in profondità”.
“Aveva sperato in una prossima volta, l'aveva temuta.” Jorah sa di aver sbagliato, per questo ha sia temuto che sperato l'incontro col genitore. Ma ora che suo padre non c'è più, ogni spiraglio di perdono si è spento, e lui può solo rifugiarsi nella consolazione di pensare che suo padre lo abbia dimenticato prima di lui; che sia morto prima il figlio del genitore. E qui ritorno al titolo e al significato maggiore che secondo me ha una volta concuso il racconto: quella frase, quel “figlio” di cui si parla non è altri che Jorah, e l'uomo che pronuncia queste parole è il Vecchio Orso. Mi dà la sensazione che si tratti di un ricordo sbiadito, qualcosa che Jeor possa aver detto al figlio molti anni prima degli eventi narrati: l'unica lezione che Jorah ha fatto in tempo a imparare da suo padre, esattamente la stessa che metterà in pratica alla fine del tuo racconto.
Questa è l'interpretazione che ho dato alla tua storia, un testo che ha saputo trasmettermi il significato più profondo del rimorso senza neanche nominarlo una volta: WOW.

IC tuo personaggio (Tyrion Lannister): 15/15
Nonostante la parte descrittiva narri la scena dal punto di vista di Jorah, le caratteristiche di questo personaggio emergono attraverso diversi particolari e un tono di voce che rimanda perfettamente alla scena originale. “Tyrion Linguargentina, dovrebbe farsi chiamare. Con la favella più resistente dell'antico acciaio valyriano, avrebbe potuto combattere da solo la Guerra dei Cinque Re e vincerla” In poche descrizioni, sia caratteriali che fisiche, hai reso un'immagine perfetta di questo personaggio, che mostra dei curiosi parallelismi con il vissuto del suo sequestratore e si presenta come una figura decisamente importante, senza tuttavia intaccare il tema di fondo della storia.

Originalità situazione trattata: 12/15
Hai scelto di trattare una scena già presente nella serie, ma prima ancora hai scelto un tema ben preciso: il rimorso di un figlio nei confronti del padre. È un tema che io apprezzo particolarmente e che tu hai saputo gestire in maniera impeccabile, sfruttando un episodio conosciuto ma che, puoi starne certa, non rivedrò più con gli occhi della prima volta.
L'unico aspetto un po' “povero” è l'interazione fra i due protagonisti. Essendo i dialoghi presi direttamente dalla scena originale, il punto di incontro fra i due era già pronto. Quello che hai aggiunto è stato l'interessante parallelismo fra i due, che si rivela però secondario una volta compresa la maggior rilevanza che il legame Jorah-Jaor ha nella trama. È più una storia che riguarda Jorah e suo padre, secondo me, non perfetta per questo contest in particolare, ma oggettivamente molto bella come idea.

Gradimento personale: 15/15
Parlando sia in termini di contest che di fanfiction in generale, per me questa storia è perfetta. Non voglio lusingarti, né montarti la testa o che, ma devi sapere che mi è proprio piaciuta molto, e per diversi motivi.
Intanto lo stile non è semplice per niente. Magari lo sono il linguaggio, le parole usate e il fatto che i periodi non siano molto lunghi, ma l'ordine degli argomenti, il modo in cui hai deciso di arrivare al tema di fondo e quindi al significato del titolo sono frutto di una struttura narrativa complessa che magari ti è venuta di getto mentre scrivevi, ma è comunque meritosa di un grandissimo applauso.
Motivo numero due: è una storia che parla di padri e figli. E io ho un debole per questo tipo di legame, padre e figlio maschio, soprattutto se conflittuale. Nel tuo racconto abbiamo due situazioni molto diverse. Nella prima il perdono non esiste: Tyrion uccide suo padre perché non ha più nulla da spartire con lui. Non c'è mai stato amore nel loro rapporto, confinato al mero legame sanguigno e nulla più. Nella seconda abbiamo un perdono su cui rimarrà sempre un enorme punto interrogativo, qualcosa che affligge il protagonista fino alla fine. Mi piace perché, nonostante il rimorso sia così forte, sei riuscita al contempo a farci capire che si tratta di un dolore temporaneo: Jorah neanche pensava più a suo padre. Ne ha passate talmente tante dall'ultima volta che lo ha visto, ha conosciuto tanti nuovi sentimenti sia positivi che negativi, che suo padre è decisamente l'ultimo dei suoi pensieri. “Quella che gli è stata raccontata è la brutta storia triste di qualcun altro e sarebbe stato meglio se non l'avesse mai ascoltata” sarebbe stato meglio se non l'avesse ascoltata perché non è altro che una sofferenza in più: senza volerlo, Tyrion ha rivangato qualcosa che Jorah aveva eclissato col tempo, l'ultimo dei ricordi che gli serviva in un momento del genere.

Giudizio globale: 77/80

Squillano le trombe e arrivo a recensire anche questa oneshot sul mio caro Jorah.
Non ho appezzato particolmente l'ultima stagione, ma questo momento mi ha preso molto anche nella serie, e vederlo dal punto di vista di Jorah ha un po' infilato il dito nela piaga.
Per prima cosa, ho trovato il tuo Jorah molto IC, aiutato anche dallo stile usato, con frasi corte, senza troppi fronzoli e che realisticamente sarebbero potute uscirgli di bocca. Non elabori troppo circa il dolore di Jorah - non a parole, pelomeno - ma si capisce, proprio dall'assenza di troppi ragionamenti, la profondità del dolore che prova e tutto il travaglio del suo rapporto col padre, che gli viene strappata ogni speranza di ricucire.
Anche l'accenno di rapporto con Tyrion, preludio dell'alleanza di fine stagione. Mi è piacuto il suo senso di comunanza, per quanto immediatamente represso, con lui, entrambi beffati dall'amore, entrambi traditori dei loro padri - entrambi orfani.
Insomma, un sacco di feelings.
 ç_ç Brava. ​

Simpatica questa storia.
Jorah non mi piace poi granchè (mentre adoro Tyrion), mentre trovavo simpatico suo padre Il Vecchio Orso e mi è spiaciuto quando è morto.
Belle le citazioni, ho letto Queste Oscure Materie e ne ho un buon ricordo (di Isabel Alliende invece ho letto solo Il gioco di Ripper).
I personaggi sembrano IC e non notò errori di grammatica e/o di battitura.
Buone le sensazioni del cavaliere esiliato.
A presto e auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu da Farkas!
 

Che bella! Mi è piaciuto lo stile, scorrevole e fluente ma allo stesso tempo ricco di dettagli e con quel giusto tocco di lirismo che non gusta mai. Il personaggio di Jorah mi piace molto e trovo davvero bella l'idea di ripercorrere la scena in cui apprende della morte del padre tramite il suo punto di vista. Anch'io mi era spesso chiesta cosa avesse pensato in quel momento, cosa avesse provato, se dolore, senso di colpa, rabbia, impotenza...
Ho amato poi soprattutto il passaggio in cui Jorah, per la prima volta dal loro incontro, si sorprende a provare un briciolo di affinità per Tyrion, la "fratellanza dei derelitti" che hanno perso la loro ragione di vita, l'amore.
Non risulta neanche a me che Jorah e Tywin si siano mai incontrati, anche se ci sono due occasioni in cui è verosimile che si siano almeno visti o intravisti di sfuggita: l'assedio di Pyke (a cui praticamente ha preso parte mezza Westeros) e subito dopo il torneo di Lannisport indetto proprio per celebrare la vittoria sui Greyjoy, in cui Jorah conosce la donna che diventerà la sua seconda moglie, Lynesse Hightower, e ottiene la sua mano dopo la vittoria nel torneo. In ogni caso che io ricordi non viene mai menzionato un incontro tra lui e Tywin, ma è lecito pensare che Tywin abbia presieduto il torneo dato che si tenuto proprio nelle sue terre.