Quarto classificato – Love is blind
Di Soul_Shine
Sintassi, ortografia, punteggiatura
Nonostante la lunghezza della storia, la sintassi è generalmente corretta, anche se ho rilevato un errore nella consecutio temporum:
Tutti mi avevano sempre rifiutato, l'ultimo ragazzo che ho avuto risale alla terza elementare.
Tutta la storia è narrata al passato, ma la frase che ti ho citato, subito dopo la virgola, è al presente. Per rispetto della concordanza temporale, avresti dovuto scriverel’ultimo ragazzo che avevo avuto risaliva […].
Non ho notato errori di ortografia veri e propri, ma soltanto alcuni refusi – ma considerando che il tuo racconto è piuttosto lungo, direi che è abbastanza normale che ci siano degli errori di battitura.
Te ne segnalo alcuni:
[…] mii fui accomodata […] – hai inserito due i nel pronome riflessivo.
messo a mo agio – hai dimenticato la i in mio.
Sì,ciecamente – manca lo spazio tra la virgola e la parola successiva.
TI accompagno io! – hai scritto la i di ti in maiuscolo.
Ti segnalo che l’interiezione oh non si può scrivere diversamente. Nel tuo testo l’ho trovata nella forma Oooh, ma è assolutamente scorretta. Inoltre, nei testi di narrativa, non si devono mai scrivere i numeri in cifre, ma sempre in lettere. Quel 90% scritto in questo modo stona abbastanza ed è anche scorretto.
Dal punto di vista della punteggiatura, ti segnalo innanzitutto l’uso eccessivo – e talvolta fuori luogo – dei puntini di sospensione e l’abuso delle virgole in luogo di altri segni di interpunzione più consoni.
Cito qualche esempio:
“No no!” risposi prontamente, forse anche troppo...
“Sì, ti stanno cercando. Dovete decidere come fare per sabato...”
La stessa elettricità che scorreva tra Derek e Michelle, mi facevano tanta tenerezza!
Non mi importava se tutta la spiaggia ci fissava, meglio che tutti sapessero che ero felice!
I puntini di sospensione hanno la funzione di lasciare in sospeso un discorso e vanno utilizzati solo in questo e in pochi altri casi simili – come, ad esempio, un elenco potenzialmente infinito non nomi. Entrambi i casi che ti ho segnalato – ma anche tantissimi altri che ho riscontrato nel testo – presentano i puntini di sospensione in luogo del più corretto punto fermo. Nessuna di queste due frasi, infatti, risulta essere una vera e propria sospensione: entrambe sono concluse.
Per quanto concerne l’uso della virgola, ho notato che l’hai utilizzata un po’ troppo spesso, anche quando si potevano inserire altri segni di interpunzione. In entrambi i casi citati, ciò che segue dopo la virgola è la spiegazione di quanto detto nella frase precedente, per cui il segno di interpunzione più corretto sono i due punti. In altre frasi che ho letto nel tuo racconto, hai spesso inserito la virgola al posto del punto fermo.
7,5/10
Appropriatezza lessicale e stile
Dal punto di vista stilistico, la tua storia non è affatto male: innanzitutto, hai utilizzato il tempo passato – che io prediligo rispetto al presente – e lo hai fatto in maniera appropriata, rispettando quasi perfettamente la consecutio temporum, nonostante la lunghezza del racconto. Certo, la sintassi non è molto complessa: non ho riscontrato un elevato uso dell’ipotassi e la lettura, in generale è abbastanza semplice. Tuttavia, trattandosi della biografia di una ragazza adolescente che racconta la sua prima storia d’amore, ci può anche stare un tipo di scrittura più scorrevole e meno articolato.
Ti segnalo, però, la presenza di un paio di ripetizioni all’interno del testo:
E ora eravamo […]
E ora tenevo […]
[…] sentendo le prime note di una canzone che avevo sentito […]
Dal punto di vista strettamente grammaticale, le ripetizioni non possono essere considerate dei veri e propri errori. Tuttavia, stilisticamente parlando, in narrativa si tende a non utilizzarle, prediligendo l’uso di sinonimi o di perifrasi dal significato analogo.
Ti segnalo ora qualche incongruenza dal punto di vista lessicale/concettuale:
Era la mia compagna di banco, una delle poche con cui andavo d’accordo.
[…] non voleva avere la responsabilità di essere amica di una disabile come me.
Nel primo caso, si sta parlando di compagni di banco. Generalmente, ogni persona ha un solo compagno di banco. Ma l’espressione che c’è subito dopo la virgola, ovverouna delle poche, non essendo seguita da alcun altro nome – per esempio persone – è da intendersi riferita a compagna di banco. Dunque: una delle poche compagne di banco. Dal punto di vista concettuale, questa espressione non regge del tutto.
Nella seconda citazione, il problema è l’associazione tra i termini responsabilità e amicizia. In nessun caso, nemmeno quando c’è in gioco un problema di disabilità, l’amicizia si può legare al concetto di responsabilità. Se una persona sente la responsabilità – e dunque l’obbligo – di essere amica di qualcuno, questa non è amicizia. Si può chiamare compassione, senso del dovere, pietà, altruismo. L’amicizia, però, è un’altra cosa.
8/10
Trama: originalità e sviluppo
La trama in sé è molto carina e anche piuttosto romantica: si tratta della classica storia d’amore che ogni “Cenerentola” vorrebbe vivere. Il punto è proprio questo: all’interno del tuo racconto sono presenti molti cliché e la trama non è credibile al cento per cento.
Isa è una giovane ragazza scozzese con un handicap molto serio – la cecità – che non le permette di condurre una vita completamente normale. Tuttavia, ho come l’impressione che in alcune parti del tuo racconto questa cecità scompaia. Tralasciando questo dettaglio – che approfondirò nella voce “caratterizzazione dei personaggi” – il problema principale che ho riscontrato nella trama è la troppa ingenuità con cui viene idealizzato l’amore. Isa, in vita sua, non ha mai avuto un fidanzato – l’ultimo risale alla terza elementare – e, nel suo Paese, ha problemi di integrazione con i suoi coetanei. Eppure, una volta raggiunta la Jamaica, meta della sua vacanza, sembra che il mondo inizi a ruotare attorno a lei. D’improvviso, i ragazzi iniziano a prenderla in considerazione, le stanno vicini, si innamorano di lei. Le ragazze vogliono diventare sue amiche, la coinvolgono nel loro gruppo e la trattano come una persona che conoscono da sempre.
Bellissimo, certo. Sarebbe il sogno di una qualunque adolescente sfortunata che da brutto anatroccolo vorrebbe trasformarsi in cigno.
Il punto, però, che a livello di credibilità la storia perde molto.
Questo non vuol dire assolutamente che sia brutta o non rispecchi i miei gusti personali – in fondo, siamo tutte un po’ sognatrici – però è chiaro che nella trama sono presenti degli stereotipi che ne compromettono l’originalità.
Una piccola parentesi, inoltre, vorrei aprirla per quanto riguarda il rapporto tra Jacob e Myra. Alla fine del racconto, si scopre non solo che Myra è innamorata di Jacob, ma che lui non l’ha mai ricambiata perché sono fratello e sorella. Questa rivelazione mi pare una forzatura all’interno della trama per due ragioni: innanzitutto, viene inserita nel testo ma non viene assolutamente approfondita – non si sa nulla sulla reazione di Myra, né su quella degli altri personaggi –; inoltre, apre un filone narrativo parallelo che non ha nulla a che fare con le vicende della protagonista. Manzoni avrebbe parlato di “romanzo nel romanzo” – o di “racconto nel racconto”, attenendoci alla lunghezza del tuo testo – però, ahimé, noi scrittori amatoriali non siamo Manzoni, e di solito non siamo in grado di inserire nelle nostre storie intermezzi del calibro dellaMonaca di Monza ne I promessi sposi.
7/10
Caratterizzazione dei personaggi
La caratterizzazione che hai dato ai personaggi non mi convince molto.
Partendo dalla protagonista, temo che ci siano un po’ troppi stereotipi riguardanti questa ragazza che a tratti la fanno sembrare una Mary Sue. Da tipica adolescente sfortunata che nessuno mai in vita sua ha preso in considerazione, Isa diventa la ragazza più desiderata della Jamaica e tutte le altre adolescenti non vedono l’ora di fare amicizia con lei. Tra l’altro, questa enorme differenza di atteggiamento tra i giovani scozzesi e i giovani giamaicani non viene minimamente approfondita. A cosa è dovuta? Perché il comportamento di questi ragazzi differisce i maniera tanto netta? Come si giustifica tutto ciò a livello culturale?
Purtroppo, non sono mai stata né in Scozia, né in Giamaica, ma non mi risulta che la prima sia un posto prevalentemente intollerante, né che, al contrario, nella seconda regni totalmente il senso dell’uguaglianza.
A parte ciò, comunque, nemmeno la stessa Isa si chiede il perché dell’atteggiamento dei suoi nuovi amici: si limita semplicemente a constatare quanto sia meraviglioso.
A proposito dei suoi amici, be’… Forse sono un po’ troppo sensibili, gentili, disponibili. La perfezione non è una qualità che si addice molto bene all’animo umano: ognuno di noi ha dentro di sé delle sfumature caratteriali positive e negative che vengono a galla in determinate situazioni. Eppure, tutti i nuovi amici di Isa sembrano essere privi di difetti.
A non convincermi del tutto è proprio la contrapposizione troppo netta tra buoni e cattivi che è presente all’interno del testo: in Giamaica sono tutti buoni; in Scozia sono tutti cattivi.
Da fervida sostenitrice dell’esistenza delle vie di mezzo quale sono, la caratterizzazione dei tuoi personaggi mi lascia piuttosto perplessa, nonostante poi le descrizioni siano abbastanza accurate e non è affatto difficile immaginare come questi ragazzi siano fatti fisicamente.
6,5/10
Ambientazione e uso del cibo
Devo dire che sei stata molto brava con le descrizioni degli ambienti: non ho faticato a immaginare né la grigia Scozia, né la soleggiata Giamaica, disegnando nella mia mente le sue bianche spiagge caraibiche.
Ciò che non mi ha convinto è il modo in cui hai inserito il cibo all’interno della narrazione. Mi sembra, infatti, che nella maggior parte delle scene, esso sia una forzatura, inserito lì solamente perché previsto dal bando del contest. Non che non siano presenti i piatti tipici giamaicani, ma essi non rappresentano né il filone principale della trama, né una bella cornice per quest’ultima: piuttosto, somigliano molto a delle sterili parentesi. Sarebbe stato interessante leggere qualcosa di più sul cibo giamaicano, assaporarne attraverso la lettura il sapore; ma, ahimé, questa parte è stata un po’ trascurata.
7/10
Gradimento personale
Come ho già avuto modo di dire, la storia in sé mi piace. Ognuno di noi ha bisogno di trovare nella lettura una piccola isola felice che ci faccia credere, anche solo per pochi minuti, che la vita in fondo non faccia poi così schifo.
Il problema è che però il racconto perde credibilità.
Magari, approfondendo alcuni aspetti caratteriali dei personaggi e inserendo qualche background in più, l’impressione sarebbe stata diversa.
Ripeto, comunque, che ho apprezzato il racconto e che mi ha strappato un sorriso dall’inizio alla fine della lettura.
TOT: 36/50 |