Dunque.^^
Erano settimane intere che mi proponevo di scriverti questa recensione… Finalmente ci riesco.^^ E devo dirti molto onestamente che non so bene da che parte iniziare, adesso che sono qui… *rolls*
(confortante, eh?)
Il fatto è che quando leggo qualcosa di così ben fatto, mi viene addosso un curioso senso di soggezione, nel commentarlo. Ma davvero: credo di aver letto in tutta la mia vita solo cinque o sei fiction scritte *così*.
Con questa proprietà di linguaggio.
Con questo talento narrativo, con questa capacità di *raccontare*.
Quel che ho letto fin’ora potrebbe benissimo essere l’incipit di un romanzo: ne ha l’efficacia – la forza. La lucidità.
Ed è incredibile come il testo chiami il lettore ad immergersi nel mondo che disegna: resistere è praticamente impossibile. Tu leggi, e sono le parole stesse a trascinarti dentro la storia. L’abilità con cui le hai intrecciate.
Non ricordo dove ho letto che raccontare equivale a condurre per mano un cieco in un luogo che solo tu conosci. Ma è così che ti senti, leggendo questa storia.
Ti senti *guidato*. Completamente.
Senti di poterti abbandonare alla consapevolezza di chi la sta raccontanto con completa fiducia. Perché il polso dell’autore si sente.
Si sente la sicurezza, il progetto. Si sente che dietro ogni frase c’è un universo completo, già strutturato e funzionale.
Esattamente come quando leggi un romanzo. L’ho già detto, ma questa cosa mi ha colpito moltissimo perché è raro trovarla in una fic.
Rarissimo.
In genere hai la sensazione di seguire qualcuno che ti conduce un po’ a caso – che ne sa poco più di te, in realtà, di quello che sta scrivendo.
Detto questo, l’argomento che hai scelto è stata la cosa che mi ha incuriosita per prima. Che mi ha fatto venir voglia di leggere.
Perché appena ho visto il titolo, le antenne mi si sono drizzate tipo radar^^: nella mia mente la parola Anunnaki richiamava effettivamente *qualcosa*, ma tutto era piuttosto nebbioso.
Poi ho fatto qualche ricerca: mitologia sumera. Nibiru. Occhioni sbrilluccicanti di luce!^^
Dire che l’argomento mi affascina è riduttivo. Semplicemente, non sto nella pelle per avere altri capitoli, e andare avanti, e leggere quello che scriverai!^^
Già dopo il prologo, giuro, ero completamente conquistata: è incredibile come tu sia riuscita a definire un’atmosfera che era obiettivamente difficilissima da rendere.
Perché claustrofobica, soprattutto. Cieca.
Ma anche perché le forze in gioco sono soprattutto *mentali*.
Perfino il dialogo si svolge su due piani: uno concreto, e uno sotterraneo. E le due dimensioni sfumano continuamente l’una nell’altra.
E’ come guardare da una prospettiva leggermente distorta: devi settare la messa a fuoco in modo diverso. Lasciare che un po’ ti giri la testa, che l’equilibrio vacilli.
Giuro: come sei riuscita a tratteggiare *lui* è pazzesco!^^
E anche Aziza, che pure sembra più comprensibile dal punto di vista *usuale*, anche lei sconfina continuamente nell’insondabile.
Come se avesse imparato un nuovo linguaggio, in tutti gli anni che è stata lì. Un nuovo *modo di essere* - ancora profondamente umano, ma con i confini abbattuti.
Aziza si espande di continuo. E di continuo si contrae su se stessa.
E io sono ipnotizzata da questa figura – quasi più che dal numero cinque.
Quasi più che da tutto il resto.
Stai scrivendo qualcosa di fantastico, davvero, e DOVEVO dirtelo. Anche se vorrei dirti molto di più, e mi sento un po’ incapace… *rolls*
Ma sono FELICE di aver iniziato a leggere^^. E ho tutte le intenzioni di continuare, anche perché sono curiosissima di vedere come si intreccia a tutto questo la storia del ragazzino.^^ Che è *stupendo*, fra parentesi^^! Lo adoro^^.
Un bacio, FATA
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