Recensioni per
Shuffled Jukebox 2.0
di Francine

Questa storia ha ottenuto 203 recensioni.
Positive : 203
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
13/01/17, ore 01:12

Omne trinum est perfectum. E dunque il terzo inserto a tema - e su un terzetto, per giunta - ci sta come la panna sulle fragole, con una spolverata di zucchero anche là, per volersi bene e perché non c'è due senza tre.
È un fatto meramente accidentale che io non abbia visto Omega - a metà del primo episodio ho concluso che non era per me e che proprio non ce la potevo fare. Ho letto l'indicazione del fandom, ho alzato le spalle e sono andata avanti. Ho le smanie di completezza, ti dicevo. E dunque dovevo finirlo, questo trittico sulla colonna sonora di Bowie e tutto un poco sul futuro, no? Ché a me qui sembra aleggiare il tempo, oltre che le note del Duca Bianco, come filo conduttore - il "Presto!" di Death Mask, il tempo che non basta, il futuro che anche un eroe di latta può garantire a qualcun altro; i futuri di fumo venduti da Kanon; il futuro sognato, desiderato, da una dea che è troppo umana, ma non abbastanza, fino alla fine del tempo. "Aevum", ha il latino (e poi in particolare il latinorum) per il tempo che è per esempio degli dèi, che non è eternità e non è tempo: una sorta di via di mezzo - come la dea e la donna, il Santo e l'uomo, la Sacerdotessa e la donna; come Athena/Saori e Shaina, unite e divise da Seiya.

Recensore Master
12/01/17, ore 23:38

Tutte a sbavare dietro a Seiya e IO NON SO perché - c'è anche Camus, e Mask, e Ikki, insomma, una pletora di presenze mica brutte, eh. 
E invece no: Seiya vince sempre, e Saori e Shaina non fanno eccezione. 
Mi piace come hai gestito il confronto tra le due donne - diverse (e io preferisco Shaina, lo ammetto) ma ognuna con la propria tenacia, la propria incrollabile determinazione. 
Chissà, forse senza Seiya avrebbero anche potuto essere amiche. Forse. 

*tè caldo?* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
 

Recensore Veterano
10/01/17, ore 00:36

Eccomi di nuovo in carreggiata sul detour, con mio grande compiacimento. Il cane dorme o comunque sembra godersi la bella vita dell'animale domestico troppo viziato; il compare è fuori; il pranzo è stato risolto con una scatola di fagioli à la cowboy (raffinatissima prelibatezza, da ventimila stelle Michelin: apri la scatola, opzionalmente la riscaldi su un fuoco da campo, mangi il contenuto direttamente dalla scatola), e dunque sembra che questa volta ci sia per davvero. Ed è bene. Tutto è bene, a punto tale che anche il vecchio Baffettone - non Peppone, l'altro, quello che mi sta cordialmente antipatico - è uno sfondo apprezzatissimo.
Sia Caça sia il Kanon degli anni d'oro - quelli squamosi, dell'oro freddo e un po' viscido - mi piacciono, mi intrigano. E qui ci va il solito immenso sì, con lo spirto guerriero che rugge dentro e pure fuori. Ché sì, questi due sono due predatori, e sì, i predatori si riconoscono dallo sguardo. Mi sono vista davanti due paia di occhi vuoti, occhi da squalo, che puntano solo sulla preda, scovano anche la più piccola goccia di sangue in mezzo al mare - e scovano gli altri occhi come loro. E vuoi che Caça non gli guardasse un poco dentro, a Kanon? Fra predatori si fa così: è nella loro natura - e alla natura, quando sei un poco fiera, non resisti. Nossignore.
Delle mille cose appiccicate lì con lo sputo dal Cialtronissimo - più inconsapevolmente che altro - quella sbirciatina che deve esserci stata è una delle voragini aperte che a me hanno sempre affascinato di più. Come può uno come Caça non sapere dei piani di Kanon? A me sembra che ci possano essere tre opzioni principali:
1) o Caça sa, ma - per ragioni da esplorare - lo lascia fare (io tendo ad andare con questa, ma è relativo);
2) o Kanon è stato abbastanza bravo da mascherare i suoi più reconditi intenti e Caça, contento d'uno sguardo a prima vista, non ha guardato più a fondo;
3) o, infine, quello che Caça ha visto in Kanon era troppo frammentario, troppo devastato, per avere un senso compiuto.
C'è tanta poesia, nelle pieghe di 3, come c'è tanta poesia - inquietante, spaventosa, pericolosa come gli occhi di un predatore - qui, in quelle rime sparse che metti in fondo agli occhi di Kanon. Ché SÌ, Kanon è un uomo in pezzi, pezzi che neanche lui forse ha voglia di rimettere assieme - perché aggiustarsi, quando si ha un mondo intero da annegare? - ed è questo a renderlo pericoloso, più pericoloso di quanto già non fosse.

Però io qua muoio dalla voglia di sapere da chi provenga il saggio consiglio di cercare il punto debole negli occhi del nemico - "nessuno di importante", dici, ma sono le cose non importanti ad essere le più interessanti, no?

P.S. Qui la crostata - con qualunque cosa! - è sempre graditissima! Io posso rincarare con una apple pie di quelle buone, d'accompagnamento, e con un grappino di quelli barricatissimi - ché il picnic con la tovaglia a quadri richiede, per natura, un aiutino alla digestione!

Recensore Veterano
09/01/17, ore 23:53

Nuovo detour sul detour, perché se tu continui con Bowie e con il mondo in fondo al maaaar in fondo al maaar io non ce la faccio a rimettermi in carreggiata. Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa, ché a questo punto dovrei saperlo e non aprire dalla fine. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso; ed io mi vedo e mi piango - ma nel mentre mi godo anche questa canzone per Kanon, con un pugno abbondante di giuggiole extra per il Bardo sullo sfondo.
Con questo giovanotto sotto il mare, stiamo finendo con l'andare un po' di pari passo.
Sì, Kanon ha venduto un futuro che non c'è, per anni; ha venduto sogni - chissà, forse ne ha venduto qualcuno anche a sé stesso, ché i piani di vendetta, di rivincita, di un sanguinario riscatto e anneghi pure il mondo, son sogni anche loro, no? Anche il venditore di sogni, forse, non può esimersi dal sognare - solo gli toccano sogni più complicati, forse sogni di secondo grado, con un po' più di disinganno.
E sì, chi sogna vuole essere ingannato, almeno un pochettino: dai sogni che non si vogliono sognare, altrimenti, si fa di tutto per svegliarsi. Che importa che i sogni siano sempre al futuro? Nei sogni si contempla, in fondo, il proprio desiderio - ed il desiderio tanto spesso è più dolce dell'appagamento; ha la purezza, l'astrazione del sogno, senza compromessi. E Kanon, in questi anni almeno, mi sembra uno che coi compromessi non vuole troppo averci a che fare: certo, aspetta, paziente, tesse la tela, ma - alla fine della fiera - ha un piano assoluto, col botto, senza se, senza ma e senza note a piè di pagina. No, al sognatore non importa, né gli importa il resto.
Se il pesce è nella boccia in fondo al mare è facile che il vetro non lo veda: ha la libertà di sognare il mare aperto e non rischia di essere pescato, non prima che arrivi il momento giusto, quello designato - ché la vendetta è sì un piatto che va servito freddo, ma è tanto più gustoso se gli ingredienti sono freschi.

Recensore Master
09/01/17, ore 21:26

Un sogno è un'illusione, e no, non sempre basta volere per avere. 
Un sogno ci accompagna sempre, e a volte ci addolcisce la vita - altre ci ricorda quello che non abbiamo, e diventa allora un monito insopportabile, l'esempio maximo di tutti i traguardi non raggiunti per un motivo o per un altro. 
I prestigiatori vendono sogni, illusioni - fumo; a volte si ha la forza d'uscirne e affrontare la realtà (che poi magari non è neppure così sgradevole, ma dipende dalla storia di ognuno) altre no, e si rimane pesci in una bella boccia di vetro. 
La verità è che siamo tutti a volte i prestigiatori e volte i pesci della situazione. 

*caffè? L'ho appena messo sul fornello.* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

Recensore Master
09/01/17, ore 21:20

La definizione di eroe è labile. 
Un eroe non è sempre quello che fa la cosa giusta, ma forse il meglio che può in quella situazione. 
Un eroe si definisce tale perché non ha scopi egoistici, ma io credo che tutti, sotto sotto, abbiano il proprio tornaconto. 
Credo anche che gli eroi migliori siano quelli che hanno combattuto il mostro, ci hanno parlato e sono andati poi a bersi una cosa insieme, perché il nero e il bianco esistono solo nelle favole. O nelle storie con una morale, ma la vita raramente ce l'ha. 
Mask è un eroe dell'ultimo minuto, di latta, appunto, ma non per questo meno funzionale e meno grandioso di chi l'armatura bianca crede d'avercela cucita addosso. E, alla fine, ognuno è l'eroe della propria storia, no? 

*biscotti alla marmellata d'arancia?* ♥♥♥♥♥♥♥♥♥

Recensore Veterano
09/01/17, ore 04:21

Oooooooh! Ok, detour sul detour. Vado contro tutte le mie smanie di ordine e completezza. Avevo già ceduto per venire in cerca di tu sai cosa, ché la mia impazienza è più forte di suddette smanie. Però non posso non fermarmi qui a lasciarti qualche verso fagirlesco - vedi, in che stato mi hai ridotta?! No, non posso, non oggi che è il compleanno del Duca Bianco (qui è ancora l'otto); non quando ho questa canzone irrimediabilmente piantata in testa da un paio di settimane.
Dunque ti becchi un grandissimo sì, fuori ordine e a priori! E pure la mia eterna devozione, già che ci siamo.
Gli eroi migliori non nascono tali - no, quelli nati sono di solito troppo perfettini o troppo raccomandati, troppo santi, comunque da schiaffi. Gli eroi migliori, o almeno i più interessanti, quelli a cui, pure quando le prendono nei denti e falliscono, non puoi non volere bene, sono un poco sporchi, ammaccati, qualche volta non troppo raffinati, ed un poco di latta: loro sono meglio di niente e sono anche meglio degli eroi senza colpa, senza macchia e senza paura - insomma, senza un po' troppe cose. Meglio gli eroi con i propri demoni da mettere a tacere; meglio il silenzio di Aphrodite che capisce; meglio Deathmask eroe per un giorno. Pace e pazienza per la stronza che l'ha mollato sul più bello: il ragazzo aveva bisogno di intestardirsi - e suddetta stronza avrebbe comunque tirato le cuoia comunque. Meglio, molto meglio, ché, se si fa presto abbastanza, quel giorno vale più di un forever and ever.

Recensore Master
08/01/17, ore 04:03

Poetica. Bella. Un dipinto, davvero. 
Nella perfezione del nostro corpo, della nostra pelle, riflettiamo anche una perfezione d'animo che a volte non ci appartiene (che non possediamo davvero.)
C'è chi i lividi e le ferite se li porta addosso come un trofeo, come un disegno di una vita; per altri invece sono imperfezioni procurate, qualcosa che non rappresenta il coraggio di un guerriero, ma la solitudine della vittima. 
In poche righe sei scivolata dalla serenità delle prime alla cupezza delle ultime: complimenti. ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

*biscotti all'albicocca?*

 

Recensore Master
06/01/17, ore 16:05

Sul fondo solo pezzi di vetro in rime sparse - questa frase da sola vale tutta la drabble. *______*
Inquietante, sottilmente minacciosa, un insieme di denti scoperti e sorrisi che sono solo trappole e tagliole - pronte per l'ignara vittima. 
Al solito, mi è piaciuta un sacco! ♥♥♥♥♥♥♥

*panettone al mandarino e caffè caldo?*

 
(Recensione modificata il 06/01/2017 - 04:06 pm)

Recensore Veterano
06/01/17, ore 02:25
Cap. 12:

C'è sempre tanto garbo, tanta delicatezza, nel modo in cui racconti Athena e Saori; forse non c'è altro modo di raccontare le cose fragili e complicate. Boh, non lo so; so solo che lo fai bene e che, ogni volta, mi lasci addosso un po' di commozione - di quelle che spuntano da dove non si sa bene dove, come la rugiada sulle finestre, la mattina.
Essere divini fra gli uomini, per gli uomini, essere divini ed anche umani, a prima vista potrebbe sembrare una pacchia; e invece no: invece è alienante, è una condizione che si trascinerà sempre dietro un po' di solitudine e di isolamento - anche quando la divinità sa che i suoi guerrieri saranno sempre lì per servirla. Ikki, il bello e tenebroso, è un isolato a sua volta, nel suo essere solitario: viene, va, c'è sempre (e quasi solo) quando serve, col bagaglio del suo passato, un pizzico di ossessione, la cicatrice fascinosa che non guasta, et voilà, bon appétit! Ma Ikki non torna soltanto per parare il fondoschiena a fratellino e fratellastri, no, lui torna anche per la dea; così come la dea è lì anche per lui. Ma c'è pure Saori, con le sue paure, i suoi desideri appena accennati, inespressi, forse solo vagamente immaginati, e le richieste che le rimangono bloccate in gola. C'è il fascino struggente del potenziale irrealizzato e irrealizzabile, in Saori - e tu lo dipingi meravigliosamente.
Questo loro faccia a faccia - fra Saori/Athena ed Ikki -, delicato, in cui ci si sfiora appena, ci si tocca i capelli per lasciarli andare, assieme a tutte le cose che non si è riusciti a dire, ha tanto tanto senso. Alla fine, Ikki segue Athena, come finisce col fare sempre. Una piccola parte di me prova un po' di compassione per Saori - e si chiede chi la seguirebbe, o da chi lei vorrebbe farsi seguire, chissà.

Recensore Veterano
06/01/17, ore 02:01

Lost, in a snow filled sky, we'll make it alright to come undone...



Evvabbè, in quel cielo non c'era neve, quel maledetto giorno, ma così in alto faceva freddo uguale, anche di più. Amo i Duran Duran, adoro ancor più questa canzone e mi sciolgo per il tuo colpo di genio, ché sì, è proprio perfetta per Shura.

Morire fa schifo, hai ragione, e deve fare schifo, perché quest'uomo, in fondo, è in anni in cerca di redenzione - e la redenzione non si compra a saldo. Prendi quello che vuoi e pagalo - dice Dio, no? Se c'è il 50% di sconto è un po' barare. Allora sì allo schifo, alla morte che, bruciandosi in orbita fino a niente, per mano di un ragazzino che sarebbe dovuto essere un suo inferiore, deve essere stata dolorosissima; sì, salvarlo, quel ragazzino, morendo, è quasi un buon prezzo per l'espiazione.

Mi piace che Shura si aspettasse di essere un flagellante fino in fondo, di vedersi il volto di Aiolios, come diapositiva ingigantita nel celebre momento in cui tutta la vita ti passa davanti, prima che non ci sia più niente, nemmeno tu; e mi piace ancora di più che non sia stato così: anche gli stoici più stoici, sotto sotto, sono umani, anche Shura.

Recensore Master
02/01/17, ore 18:28

Bellissima drabble: riesce a trasmettere tutto il senso di vuoto e stordimento che seguono un brusco risveglio - quel momento in cui ti rendi conto che no, non era un incubo, ma la realtà. 
Che i sogni non sono sempre belli e che a volte bisogna sapere leggere tra le righe di quello che si vuole e si desidera. 
Che dire, un caffè caldo con panna ci sta? ♥♥♥♥♥♥♥♥
 

Recensore Veterano
02/01/17, ore 18:09

Wow! Un buon inizio carico di fells per il 2017? Per quanto la storia possa essere corta trasmette un senso di vuoto...
Mi fa una gran pena Frodi, ma d'altronde credo che se la sia un po' cercata, preferendo le parole di Andreas a quelle di Lyfia. Comprensibile; chiunque inseguirebbe un sogno che mostra una vita migliore ma, come hai voluto far vedere in questo pezzo, non solo i sogni si possono realizzare.
Come sempre ci si accorge del valore delle cose solo quando le si è perse.
Magnifico componimento, come sempre.
Hades approva (qualcuno che può comprendere la mia situazione, finalmente ç_ç)

Recensore Veterano
02/01/17, ore 04:19

Ora, io non so chi sia questa Françoise che fa notare a Milo che il suo francese fa schifo; e non ho idea di quando si collochi questa meravigliosa scena d'un marzo troppo caldo, di quelli un po' opprimenti che ti fanno sembrare il vino rosso e corposo come la miglior idea possibile. Ma ho l'impressione che il vento e la salsedine abbiano il profumo e il sapore del lutto, e che il mare, il sole, la bella giornata, parlino di un amico perduto e dell'assurdità del mondo e della vita che continuano, belli, piacevoli anche - e che nella loro bellezza stringono il cuore. E dunque mi pare che bere con questa fanciulla sia molto molto meglio che bere da soli - e che il buon Milo abbia trovato pane per i suoi denti. Ché anche una pace armata alle volte fa bene, risveglia gli spiriti intorpiditi, così come sono una buona sveglia anche senso vago di sfida, la cocciutaggine, l'eccitazione di una lotta non sempre dichiarata. Beviamocela, allora, questa bottiglia di rosso corposo!
Ho un solo dubbio: il meltemi non soffia normalmente d'estate - o, ad abbondare, fra la tarda primavera e il mezz'autunno?

Recensore Master
31/12/16, ore 14:27

Durissima, e assolutamente vera. 
Voltarsi indietro è un po' come fissare negli occhi la Gorgone; ci si domandano tante cose, e troppo spesso non c'è alcuna risposta. 
Si va avanti perché il tempo non torna indietro, e neanche noi. 
Si va avanti perché è così che si fa, ma a volte vorremmo solo rimanere fermi nel mezzo della tempesta e trovarne l'inizio o quantomeno la fine. 
Si va avanti, come i guerrieri - come Hyoga - stringendosi addosso le proprie cicatrici, i propri dubbi, le ferite ancora aperte. 
Si va avanti sperando, ma a volte fa male anche quello. 
È stato un anno... incespicato, ecco. Un anno in cui sono venute meno delle certezze (soprattutto in me stessa) e in cui ho scoperto che a volte bisogna ricostruirsi - tutto quello fatto finora una mera base. 
Per questo ti auguro un sereno 2017, al di là della formula di rito, perché un po' di calma e di soddisfazioni ce le meritiamo. 

*stritola e porge involtino di mele, marmellata di albicocche e scorza d'arancia* 
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