Recensioni per
Di un vicolo ceco
di Leccalecca

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/01/16, ore 02:19

Mi è piaciuta, questa storia. Non conoscevo il personaggio di Antiope ed il mito ad esso legato ma ora credo che m'informerò dal momento che sei stata tanto abile da stimolare la mia curiosità.
Bella la storia. Originale il modo d'affrontare la narrazione in una forma così inconsueta. Ho davvero apprezzato la maniera in cui descrivi, attraverso le parole di Antiope, il regno di Ade e le leggi che lo regolano. Hai ricreato una realtà plausibile ed inquietante: un regno degli inferi che si modella e cambia in base alle colpe sempre nuove dei dannati è qualcosa che turba la nostra convinzione di un aldilà immutabile.
Dall'insieme del quadro trapela un profondo senso di ineluttabilità, di pene eterne che tormentano più la mente ed il cuore piuttosto che il corpo. Il rivivere, il non poter dimenticare per tutta la durata dell'eternità il come ed il perché ci si è macchiati di una colpa, è una punizione resa ancor più crudele dai brevi intervalli che lascia al dannato ancora la speranza di trovare una pace che a loro è eternamente negata.
Lo straniamento di Antiope durante la seduta del tribunale la dice lunga sull'efficacia del "metodo infernale".
Complimenti all'autrice!!

Recensore Master
09/01/16, ore 16:26

L'idea del processo mi è piaciuta e il testo scritto come verbale è azzeccato. Questo Ade così burocratico mi ha colpito, così come gli smistamenti, le sezioni e in particolare i cambi del paesaggio che si adegua al tempo degli umani che scorre. La prima descrizione dei luoghi fatta da Antiope non è chiara, ma man mano che la spiegazione continua si riesce a cogliere l'insieme. Non conoscevo il mito di Antiope e non ho voluto leggere la pagina di wikipedia proprio per vedere se la storia mi avrebbe passato le informazioni in maniera adeguata e trovo che ci sia riuscita. Forse non in ogni particolare, ma non era quello che il contest richiedeva, invece hai intagliato un personaggio e di esso ho potuto cogliere il mito classico e le sfumature più profonde da te aggiunte. Gli stacchi sui pensieri di Antiope le donano ricchezza e profondità andando a scontrandosi con il freddo distacco del tribunale. Parlando di giudici e giuria avrei amato vederli più protagonisti o almeno più dettagliati, hai scelto degli dei con caratteristiche e caratteri diversi, sarebbe stato bello vederli in azione. Capisco però che magari volevi dipingerli come lontani e algidi burocrati, sarebbe in linea con il processo e l’Ade che hai creato.

Pecca della storia, a mio parere, è la fuga, che poi è la colpa che la porta nel tribunale. L'avvocato afferma che Antiope voleva fuggire (ottima l'idea dei fiumi, della perla e delle lacrime e il modo in cui l’hai illustrata) per vedere il figlio che però ormai dovrebbe essere morto e sepolto giusto? Ed infatti Antiope sembra avere altre idee, ma quali? Forse semplicemente andarsene da lì? Sarebbe logico e naturale voler fuggire un luogo di terribili torture, ma allora perché si sofferma ad esplorare il mondo dei morti? Insomma, mi sarebbe piaciuto avere una spiegazione più esauriente su questo aspetto.
Il finale è un'altra cosa che non mi ha molto soddisfatto. Il verdetto di colpevolezza è in linea con la tipologia di processo, la stessa Antiope sa, fin da subito come sarà giudicata, però rimane tutto un po' sospeso una fine non fine. L’effetto è quello di rimanere a bocca asciutta, si volta il foglio ma non c’è più niente da leggere… un peccato, un finale determinato avrebbe dato un tocco alla tua, comunque bella, storia.

Nuovo recensore
09/01/16, ore 16:25

Grammatica, lessico e stile.

Il tuo lessico è ricco e vario, aggiungi accanto a termini più semplici altri più ricercanti, alcuni anche in greco. Abbiamo apprezzato il cambio di registro tra il verbale e i ricordi della protagonista, accentuato dalle scelte lessicali che hai fatto.

Hai un’ottima padronanza della lingua e delle regole grammaticali, quindi non abbiamo nulla da dirti in tal senso. Sotto troverai una tabella con qualche refuso, si tratta più che altro di errori di battitura.

Refusi:

- Per quanto le varianti siano differenti, rimane quel legame indissolubile che testimonia esse siano sorelle. => “… che testimonia che esse siano sorelle.” Per evitare la ripetizione: “… il quale testimonia che esse siano sorelle.”

- Il ragazzo non era un guerriero, o un cacciatore, il corpo sottile era armonioso e aggraziato come quello di un cerbiatto, le mani erano delicate, ed i muscoli erano appena appena accennati. => Hai digitato due volte la stessa parola.

- Non ci sono porte ne finestre. => “Né”

- "Poi si entra in uno dei tunnel e si mantiene la destra costeggiando la parete, tenendola sempre a ad ogni bivio."

Il tuo stile è maturo, sai scandire bene i periodi e i tempi della narrazione, ricreando una storia piacevolissima da leggere. Di seguito ti elenco alcune frasi corrette grammaticalmente ma con qualche appunto a livello stilistico.

- Era una sala circolare, spoglia, considerato quanto potesse esserlo in realtà la reggia del signore dell'opulenza; ma aveva comunque visto stanze molto meno minimaliste. => Questa frase risulta contorta. Dici che la sala era spoglia, rispetto ai canoni di Ade (fin qui il significato logico è chiaro) ma vi erano altre stanza più addobbate (questa seconda parte è più difficile da capire). A livello logico è come ribadire due volte la medesima cosa. Capisco l’intenzione di voler accennare che la protagonista ha visto più luoghi dell’Ade, riallacciando alla conclusione della storia in cui viene accusata di essere fuggita, ma qualcosa stona.

- Colpevoli di stragi di stato, quindi genocidi e affini. La b-2, come ho già detto, è un poco meno affollata. => L’accostamento dei due termini rende la lettura ridondante.

- Adesso lo smistatoio… => Il termine non si trova nei vocabolari. Capiamo però il suo significato e quindi ti sottolineiamo che non è correttissimo grammaticalmente, ma è inserito in maniera congrua nel contesto.


- Personaggi e loro caratterizzazione.

Il personaggio principale, Antiope, è caratterizzata in modo eccelso. Hai saputo tramite i suoi ricordi mostrare al lettore le sue pene, le sue fragilità e i tormenti a cui è stata sottoposta. Eppure non parli solo di una donna rinnegata dal marito che per gelosia, non potendo vedere quest’ultimo con un’altra, ha tentato di ucciderlo. Parli di una donna ferita nel suo orgoglio, nel suo senso di essere DONNA, trattata alla pari di un oggetto, di cui quando non si vuol più ci si disfa. Parli di lei come madre, premurosa verso quel figlio avuto e l’avere sue notizie è l’unica cosa che le ridà lucidità. La tua Antiope è forte e fragile allo stesso tempo, rivive la sua pena ma ha la forza di sopportare ciò a cui viene condannata. Ha mille sfaccettature e sei sta brava a non renderla solo vendicativa, ma a mediare diversi aspetti del suo carattere dandole una connotazione reale.

Anche il personaggio di spalla, Asclepio, ha un ruolo importante nella storia e ci piace il modo in cui ha saputo svilupparlo: un umano che per amore di Ippolito, visita la madre di quest’ultimo riuscendo anche a donargli un oggetto in grado di farla fuggire da quel luogo. Hai rivisitato un mito classico, inserendolo in un contesto diverso e amalgamandolo alla tua storia, brava.

Il processo avviene in maniera diversa dalla mitologia classica dove il giudice vede tutta la vita del defunto e attribuisce la pena. Non discutiamo sulla rivisitazione, che tra l’altro abbiamo apprezzato, ma sulle modalità di inserimento dei personaggi: giudici, giuria e avvocato, solo accennati. La giuria resta solo una serie di nomi di divinità, mentre poteva intervenire nel processo mostrando un sentimento maggiore o di accusa o di clemenza nei confronti dell’imputata. I giudici si limitano a chiedere informazioni sui fatti, rimanendo anch’essi troppo poco delineati e privi di personalità. L’avvocato avrebbe potuto avere un ruolo più rilevante, d’altronde dovrebbe difendere l’imputata o almeno fingere di farlo. In un momento della storia, quando prende parola, sembra che sia così, ma poi ritorna a essere una mera figura di scena.



- Luogo scelto.

Ci piace il modo in cui ha rappresentato l’Ade: una sorta di città a più livelli e piani. Abbiamo trovato anche originale la scelta del settore e il fatto che fosse la protagonista a spiegare il significato della sigla. Ci hai stupito per diversi aspetti:

- il ricreare una sorta di “prigione” a settori, mostrando come il tempo ha cambiato quei luoghi;

- l’inserire elementi tipicamente classici come i fiumi infernali;

- descrivere in maniera semplice ma articolata i luoghi in sé.

Abbiamo avuto la sensazione di essere lì, in questa stanza ovale durante il processo o, immersi con Antiope, nel Flegetonte.

- Gradimento personale grazianaarena

Personalmente, soprattutto nella prima parte del racconto quando Antilope descrive il luogo della sua prigionia, mi sono persa. Ho apprezzato l’originalità di far descrivere alla protagonista il luogo, ma le descrizioni espresse sotto forma di dialogo mantengono un tono narrativo, che stona. In definitiva la descrizione di un luogo attraverso le parole di una persona non è la medesima di una parte narrativa, ed è stata a mio avviso poco chiara. Ho dovuto rileggerla più volte prima di capire cosa volesse dire. Per il resto non ho altro da sottolinearti: la storia mi è piaciuta, è sviluppata bene ed è scritta in maniera impeccabile.

La sofferenza di Antilope ti entra dentro, portandoti a pensare a questa donna e a voler fare qualcosa per lei. Forse per questo il finale in sospeso non l’ho particolarmente apprezzato, troppo incuriosita da Antiope mi sarebbe piaciuto conoscere la sua pena e chissà magari anche un po’ di clemenza (?). In fondo io non mi sento di punire questa donna, che a mio avviso ha subito già troppe ingiustizie.


Le perle marine non sono originali, ma la chiave in cui le ha interpretate è nuova. Credo però che una persona in prigionia voglia solo fuggire, non farsi un giro turistico nell’Ade. Non capisco la scelta di Antiope di restare.


Mi piace l’inserimento di parole greche, opportunamente scelte e l’epiteto coniato per Ade: il direttore. Ho notato anche il modo in cui Antiope chiama le Erinni: Benevole. Hai un’ottima conoscenza della mitologia classica che ti ha permesso, a mio avviso, di scrivere un racconto coerente e realistico, come i miti greci.

Dopo aver saputo che per un processo sono passati 300 anni, dico che la giustizia italiana è più veloce.

Giuro non avrei mai pensato di dire questa frase XD