Recensioni per
Il respiro del mare
di Alphabet Loser

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
04/04/21, ore 17:55

Salve, sono consapevole che questa recensione giunge dopo cinque anni, e non ho idea se tu, Alphabet Loser, sarai ancora da queste parti. Però sono tornata da pochissimo su EFP e ci tenevo a lasciare segnali di gratitudine a chi ha scritto su La morte a Venezia, uno dei miei libri preferiti e uno di quelli su cui ho sempre voluto leggere di più.
La tua storia l'ho trovata un modo davvero elegante e ben costruito di approfondire il personaggio di Tadzio, è stato davvero bello leggerla (: Alcune cose che mi sono piaciute in particolare:
- Il tuo modo di descrivere, che trasmette la malinconia e il senso di vuoto della fine della novella con raffinatezza e senso della misura. Ho trovato alcune trovate davvero notevoli, tipo "i due pesi nei suoi talloni che lo fermano nella posizione esatta in cui si trova": chapeau.
- l'opposizione che sottolinei tra Tadzio, molto giovane e molto piccolo, e in fondo una creatura effimera, e l'enormità di ciò che gli sta intorno e che non riesce a comprendere: il mare e la morte. Tra l'altro, la rendi in modo molto delicato. Ho trovato molto ben calibrati passaggi come "il mare entra nel suo piccolo petto [...]. È solo un attimo, ma sa che non ne avrà più", e poi l'intera sequenza in cui Tadzio squadra Aschenbach da vicino.
- l'incursione nella mente da bambino di Tadzio in: "ogni tanto si divertiva a pensare di essere il figlio segreto di un grande re straniero, e quell'uomo diventava un agente dei servizi segreti incaricato di seguirlo e di assicurarsi che fosse sempre al sicuro". E' un dettaglio inaspettato, realistico e in character, e ovviamente spiazzante rispetto a tutta la roba che abbiamo visto passare nella mente di GvA in 70 pagine di novella.
- in generale, l'idea di descrivere il modo in cui T. finalmente guarda Aschenbach da vicino. La realizzazione che Tadzio ha in quel momento secondo me cattura perfettamente la potenza del personaggio: "Si sente il detentore di un intero universo che a tutti gli altri rimarrà per sempre, o per un secondo, completamente sconosciuto [...] un giovane principe che sopporta il peso della sua prima corona." Che bello.
E niente, anche la conclusione è bellissima.
Grazie ancora per questa storia così ben orchestrata, che raccoglie a testa alta gli spunti lasciati aperti da Mann :*

Nuovo recensore
17/05/16, ore 16:26

Bravo! Sarebbe andata proprio così, perché Tadzio non è ingenuo. Egli sa di essere attraente, di turbare.
Conosce il significato degli sguardi di Gustav, delle sue attenzioni, dei suoi itinerari per le calli di Venezia.
La sua giovane età non è un limite, una garanzia d'innocenza, al contrario! Proprio perché adolescente, riesce a rimanere un distaccato osservatore.
Ormai conosce se stesso, e tutto grazie a Gustav.

Nuovo recensore
23/02/16, ore 01:11

Inquietante... Veramente inquietante.
Del resto, tutto il microcosmo dell'isola del Lido durante l'epidemia di colera (una malattia che sembra più una decadenza dello spirito che non del corpo) è inquietante.
E bellissimo.

La freddezza (ma sarà poi davvero freddezza?) del giovane fascinoso Tadzio di fronte alla caduta e morte dell'uomo che lo guardava...
Stupendo.