Recensioni per
Ti brucerò il cuore
di Marilia__88

Questa storia ha ottenuto 92 recensioni.
Positive : 92
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/06/19, ore 10:29

Una conclusione davvero efficace nella sua originalità, questa. Un ritorno a Baker Street di John con la regìa di uno Sh tornato al suo reale modo di essere.
Mi è piaciuto molto, davvero.

P.S. Come tu sai sono arrivata a questa tua long dopo la lettura per me "folgorante" di "You’re me” Per questo motivo ho voluto dare uno sguardo sul tuo passato di Autrice. Decisamente, secondo me, il percorso è chiaro e la tua maturazione è stata evidente, anche a livello stilistico. I primi pezzi, "Ti bruceró..." appunto, denotano la ricchezza delle tue intuizioni e soluzioni narrative che dilagano per la trama con una grande energia. Infatti la costruzione delle varie situazioni e delle relazioni tra i personaggi è articolata e piena di spunti. Come, per esempio, tutto ciò che riguarda la figura di Sherrinford che apre la strada, precorrendone la folle malvagità, ad Eurus. Impressionante, poi, il tuo "profetico" allestimento della morte di Mary, che salva Sh frapponendosi tra lui ed il proiettile destinato ad ucciderlo. Evidentemente sono talmente rigogliose la tua creatività e la tua tensione alla ricerca di originali sviluppi narrativi che producono momenti narrativi e situazioni molto interessanti. Da quell'esperienza ad oggi, il percorso ti ha portato all'uso di una sapiente introspezione psicologica che dà spessore ai personaggi, al rispetto delle loro caratteristiche IC, non sempre focalizzate in "Ti brucerò...", ad un modo di scrivere più lucido e curato.
Chiara è l'evoluzione da una prima ff, entusiasta ma con tanta strada ancora davanti, ai risultati attuali che arrivano ad una qualità stilistica e di contenuto davvero notevole. In particolare il tuo sguardo si è fatto più preciso e prezioso per quanto riguarda Sh: anche se in “You’re me” non è in posizione di protagonista, il modo con cui lo delinei, nei suoi inconfondibili tratti essenziali, non si dimentica.

Recensore Master
21/06/19, ore 22:15

“…non riusciva più ad essere Sherlock Holmes…”: questa è la frase con cui hai saputo veramente rappresentare, in poche parole, il dramma terribile in cui la follia diabolica di Sherrinford ha gettato Sh, divenuto ormai l’ombra di se stesso.
Il capitolo comincia, appunto, con una descrizione quasi “chirurgica” con cui ce lo presenti, suscitando partecipazione e forti emozioni, si può dire soffocato da una corrente impetuosa di parole che rendono perfettamente la sua ansia ed il suo dolore, veramente insopportabili (“…battito accelerato…madido di sudore …scosso…incubo…testa scoppiare…lacrime…ecc…”). Le immagini che lo tormentano le riusciamo a vedere anche noi, in tutta la loro drammaticità: dal “volo” dal tetto del Bart’s, falso certo, ma comunque causa della fine di un’epoca, alle esperienze terribili in Serbia, fino ad arrivare alla drammatica fine di Mary. Ovviamente tutto questo dolore origina dalla malefica azione distruttrice che le parole di Sherrinford continuano ad avere su di lui.
E ti confesso che il titolo che hai pensato per questo capitolo mi ha prefigurato scenari davvero drammatici.
Comincia l’affannosa ricerca di Sh e mi è piaciuto che tu l’abbia fatto ritrovare da John, l’unico che abbia saputo entrare nel suo cuore per comprendere i suoi messaggi.
Significativa la scelta del luogo in cui Holmes va a cercare l’oblio ed il silenzio. Infatti, quella lapide nera, con inciso il suo nome a lettere bianche (sono andata, per essere più precisa, a rivedermi la scena finale di TRF e quella iniziale di TEH, perché mi sembrava che il suo nome sulla tomba fosse scritto con caratteri dorati…Pensati un po’ dove vado a perdermi…) ha costituito quasi uno spietato cippo di confine tra i tempi mitici del 221b prima del “salto” dal Bart’s e le successive vicende, che mi hanno lasciato un gusto amaro, appunto di chiusura e di fine di qualcosa d’indimenticabile.
Straziante il tentativo di Sh, d’invocare, con il suo atteggiamento disperato, quasi l’abbraccio mortale di quell’inquietante tomba vuota.
L’arrivo provvidenziale di John ed il suo affetto che dilaga in quell’atmosfera di morte, salvano il consulting da se stesso, e lo vediamo cercare, finalmente, di risalire la china della disperazione, verso la speranza.
Ma la chiusura del capitolo è malinconica, con l’immagine di Watson che lascia con la figlia il 221b, per timore di essere d’intralcio alla vita di Sh. Ma, forse, non riesce a cogliere, stavolta, che il disagio mostrato dal consulting è l’espressione mascherata del dispiacere che la sua decisione gli provoca. Vedremo.

Recensore Master
21/06/19, ore 00:59

Il capitolo si apre con la scena struggente del funerale di Mary che tu rendi ancora più intensa facendo partecipare uno Sh sofferente sia nel fisico sia nell’animo. Infatti è chiaramente tormentato dai sensi di colpa per il fatto che la moglie di John sia morta per salvarlo.
Decisamente tu qui ci fornisci un ritratto di John che si discosta da quello che abbiamo effettivamente visto (e sofferto) nella S4, soprattutto in TST ed in TLD, livido di rabbia contro Sh ed accecato dalla consapevolezza di non riuscire davvero a superare il groviglio di sentimenti contrastanti che lo lega a lui.
Qui ci presenti un John rassicurante che, pur nel dolore del lutto, si preoccupa del consulting e di ciò che lo fa star male.
Mycroft è sempre un sostegno per il fratello e si nota positivamente la caratterizzazione “umanizzante” con cui l’hai connotato in questa storia.
L’andamento del capitolo è dominato dal profondo malessere di Sh, evidentemente straziato nel suo cuore dalle parole di Sherrinford che, anche se sconfitto dal punto di vista puramente pratico, è comunque riuscito a minare in maniera devastante l’equilibrio già precario del fratello.
Così ci presenti un 221b dove regna la preoccupazione di John, di Mycroft e l’oscurità in cui è avvolto Sh, come efficacemente scrivi. Hai rappresentato un’atmosfera opprimente, in cui il muro di depressione, che chiude il consulting nei suoi tristi pensieri, impedisce qualsiasi dialogo.
Perfino l’irruente ed energica umanità di Greg non riesce a scalfire ciò che impedisce a Sh di tornare ad essere come prima.
Ed ecco che si verifica il prevedibile crollo che lo spinge a ricorrere alla droga per, temo, porre fine definitivamente alle sue sofferenze.
Vado al prossimo capitolo, sperando che tutto ciò non si verifichi, visto che tu sei stata molto convincente e credibile nel rappresentare quello che davvero si presenta come un dolore senza fine.

Recensore Master
17/06/19, ore 23:29

Eh, sì! Hai colto nel segno, perché nella quarta Stagione, precisamente in TST, un personaggio importante muore ed è proprio Mary, come si legge in questa tua storia. Dunque, ancora una volta si conferma il tuo particolare intuito. E
non solo: infatti scopro un’altra clamorosa analogia con la S4 perché la donna muore proprio per fare scudo con il suo corpo in favore di Sh…Come, appunto in TST. Perciò, comincio a pensare che le tue doti siano veramente singolari.
La scena che trovo qui, ha un forte impatto emotivo su chi legge ed ha già visto l’ultima Serie dei Mofftiss, perché, sia pure con delle diffrenze, il carico di commozione è davvero importante. Tu non hai caratterizzato la reazione di John con la rabbia verso Sh che abbiamo visto nella S4, ma il comportamento della vittima, prima di morire, è molto simile.
Molto IC l’atteggiamento di Sh di fronte alla tragica scena e, soprattutto, al dolore, sempre più devastante, di John.
Infatti lo fai assistere ammutolito ed impotente, incapace di formulare una qualsiasi frase consolatoria che possa alleviare ciò che sta travolgendo Watson.
Il capitolo prosegue con una successione scene drammatiche, che segnano una svolta nella storia perché, stavolta, siamo di fronte ad una morte “importante”, quella, appunto, di Mary.
Metti in risalto l’ulteriore devastazione psicologica che subisce Sh, schiacciato da sempre più insopportabili sensi di colpa, visto che la moglie di John è morta per salvare lui.
Un capitolo, questo, molto intenso e drammatico, che vede la totalità dei personaggi positivi, escludo, infatti, Sherrinford e Moran, accomunati da una sofferenza che colpisce veramente chi legge.
A volte penso di poter immaginare il carico di emozioni che lascia all’Autore lo scrivere certi testi densi di dolore. E questo mi fa apprezzare ancor di più l’impegno che viene, in questo caso da te, profuso per regalare al fandom qualcosa di valido.

Recensore Master
16/06/19, ore 22:37

Il titolo richiama immediatamente alla memoria le immagini particolarmente suggestive di TEH in cui, uno dei più stravaganti "misteri" di Londra, diventa protagonista assieme ai personaggi consueti.
Un luogo un po' sinistro, secondo me, che suscita molte possibilità di raccontare qualcosa di singolare.

Qui da te, domina la scena uno Sh ormai divenuto iconico in questa storia e, cioè, in preda al disorientamento ed alle ombre soffocanti del passato.

Le parole, con cui Sherrinford lo ha colpito duramente, continuano a tormentarlo. Metti in risalto proprio la sua fragilità di fronte alla brutale rappresentazione delle dinamiche familiari della sua infanzia che hanno inciso delle tracce indelebili nel suo animo. Lo rappresenti credibilmente mentre vaga, sofferente ed indebolito, per Londra, quasi a trarre dalla sua amata città la forza necessaria per ritrovare se stesso e riuscire a rendere inoffensiva la minaccia mortale impersonata da Sherrinford.
Anche in questo capitolo ci fai ritrovare un Mycroft che ormai ha rotto il muro del suo autocontrollo e della sua freddezza nei rapporti interpersonali e rivela un'insospettata capacità di "sistemare" le cose anche con l'irruenza fisica ("...sferrandogli un potente gancio...").
Poi aumenti efficacemente la concitazione nella successione dei gesti dei personaggi, fino ad arrivare alla scena finale che ci lascia davvero con il fiato in sospeso.

Recensore Master
16/06/19, ore 14:29

"...e lo infilzò con forza nella gamba dell’avversario...": l'apertura del capitolo è molto forte, con quell'immagine del consulting, freddo e spietato, che "interroga" Moran.
Mi torna in mente il senso del discorso tra lui e Moriarty sul tetto del Bart's, prima del tragico "volo", visto in TRF, in cui Sh dice che pur essendo dalla parte degli angeli, non sarà mai uno di loro. Più o meno.
E tu, qui, sviluppi questo suo aspetto duro, senza concessioni alla pietà che avevamo già visto in ASIP, quando tratta senza riguardi il tassista morente, per ottenere il nome del mandante dei suicidi indotti.
La sua furia, qui, è alimentata anche dalla rabbia provata nei confronti del fratello che ha osato servirsi di una bambina per colpirlo al cuore.
In più, aggiungi dei profondi motivi psicologici che affondano le loro radici nella sua infanzia, che hanno fatto presa sul suo animo sensibile: si sente responsabile dell'infelicità causata a Sherrinford, sfociata poi in una rabbia omicida, e dei rischi mortali in cui Mycroft si trova per causa sua.
A John tu fai assumere il ruolo di voce della ragione, che cerca di riportarlo sulla via della logica e del buon senso. E le sue parole ed il suo sguardo rassicurante guidano l'amico fuori dal buio del disorientamento.
La tensione sale ulteriormente quando inserisci il colpo di scena per cui Moran ribalta la situazione in suo favore, ferisce Sh e scappa.
In questo capitolo, ma in tutta la storia, comunque, c’è sempre, più o meno in luce, la presenza di Greg, vero e proprio elemento equilibratore che riesce, con la sua pazienza e la sua sincera umanità a smussare le asperità caratteriali del consulting.
È un inserimento, questo, che “cuce” efficacemente la varie fasi dell’azione, brava.
La ferita al braccio di Sh corrisponde a quella dell’anima, forse più grave, che Sherrinford ha inflitto a Sh con le sue parole.

Recensore Master
14/06/19, ore 23:19
Cap. 15:

All’inizio del capitolo ritroviamo, finalmente, lo Sh dalla mente geniale, che, con assoluta lucidità, s’impegna totalmente per mettere a punto un piano per salvare Sherlyn.
Ci piace vederlo così, al lavoro, “serio e determinato” come efficacemente lo descrivi, mentre assegna a ciascuno il suo ruolo.
Accanto a lui, la figura che hai ritratto con maggior convinzione ed ottimi risultati, è quella di Mycroft che ha perso tutta la sua arrogante superiorità per esprimere, finalmente, tutto il suo affetto per il fratello e la determinazione ad aiutarlo concretamente.
E, nell’azione, lo farà davvero, mettendosi in gioco, rischiando la sua stessa vita, annientando Janine e mettendo Moran fuori gioco.
Questo capitolo ha una velocità d’azione vertiginosa, i fatti si succedono convulsamente, sempre sul filo di una tensione palpabile.
A rendere più efficace il senso di attesa ed a mantenere costantemente allertata l’attenzione di chi legge, poni al centro delle varie azioni la piccola Sherlyn, oltretuttto tenuta in braccio dal folle Sherrinford.
In mezzo alla scena agisce anche uno Sh deciso a salvare la figlia di John ed a neutralizzare il fratello che si sta rivelando sempre più un pazzo omicida.
Il capitolo si chiude con il consulting arrabbiato e deluso perché Sherrinford è riuscito a fuggire. Attorno a lui lo sconcerto dei suoi.

Recensore Master
14/06/19, ore 22:45

Ritroviamo Irene ed il fastidio di John nel vederla colloquiare tranquillamente con Sh e credo proprio che tu, in questa tua prima ff non abbia voluto insistere sulle sfumature Johnlock. Infatti, nel descrivere la reazione di Watson, gli fai esprimere la sua contrarietà nei confronti della Donna, causata dai problemi che lei aveva procurato al consulting. Nella scorsa recensione avevo, invece, messo in rilievo che l’inquietudine di John, nel vedere i due che si baciavano, quasi sicuramente si basava sulla gelosia per Sh che, nonostante tutto, è radicata nel medico.
Non so, per capire bene devo, ovviamente, andare avanti con la lettura.
Del resto, il legame tra i due di Baker Street non necessariamente è interpretabile a senso unico, appunto alla luce delle implicazioni riferibili alla Johnlock.
Mi trovo di fronte ad un’altra delle tue trovate narrative e cioè quella per cui la complice di Sherrinford, di Moran e anche di Moriarty è addirittura Janine, coinvolta pure con Magnussen, e questo ha un suo senso logico perché lei, tutto sommato, da quest’ultimo ci lavorava, prima del fatto sanguinoso di Appledore.
La tensione dilaga nel capitolo alla scoperta del rapimento di Sherlyn e della tragica fine di Irene. Tutto sommato, la sua uccisione, in un modo così crudele, è quasi una sua riabilitazione come persona che, per Sh, provava qualcosa di vero.
Intenso il momento in cui Mycroft soccorre Sh tenendolo tra le braccia: mi sono piaciute molto le parole con cui tu hai descritto la scena (“… Lì, tra le sue braccia, aveva il suo cuore, che si stava sgretolando davanti ai suoi occhi…”).
Nella scena all’obitorio, di fronte al cadavere di Irene, troviamo uno Sh che ritrova il significato stesso della sua vita che è essere completamente votato al suo lavoro.
Un capitolo molto teso, questo, in cui gli elementi che non mi convincono troppo vengono messi in secondo piano da una narrazione veloce e convincente.

Recensore Master
14/06/19, ore 09:30

Sì, effettivamente si nota in questa tua long un intrecciarsi di molte idee per sviluppare le numerose potenzialità narrative insite nello Sh dei Mofftiss. Ed è proprio questa caratteristica che me ne rende interessante la lettura, anche alla luce del fatto che tu l'hai scritta prima della S4.
Uno dei filoni che, secondo me, nelle Stagioni BBC è stato lasciato un po' inespresso è quello relativo ad Irene ed al suo rapportarsi con Sh e viceversa.
È chiaro, però, che la Donna abbia esercitato una certa attrazione, non solo in senso intellettuale per la sua grande intelligenza ma pure dal punto di vista puramente fisico, anche se Sh ha informato John, in ASIP, che le ragazze non appartengono alla sua zona d'interesse. Ma Irene è indubbiamente diversa.
Qui, appunto, tu esprimi, nella scena del bacio, il fascino magnetico che, nonostante tutto, lei esercita sul consulting. Momento cruciale quando, proprio sul più bello, arriva Watson e, ciò che vede, lo mette ulteriormente e, forse, inconsapevolmente, in agitazione.
Sì, perché John sarà pure sposo innamorato e neo papà, ma vedo che anche tu percepisci, e gli fai percepire, un disagio, per ora, indistinto ("...esclamò un po' nervoso...). Sicuramente in lui c'è lo stupore di ritrovarsi la Donna vivace vegeta, nonostante la sua "disavventura" con i Talebani, riferitagli da Mycroft, ma io credo che, sotto sotto, un germe di gelosia mai confronti di Sh ci sia.
L'atmosfera del capitolo si fa quasi drammatica all'arrivo del pacco contenente la tutina insanguinata che getta un'ombra inquietante sulla piccola Watson.
La minaccia di Sherrinford sconvolge letteralmente Sh: lo ritrai, infatti, letteralmente sconvolto, che esprime anche con il suo fisico, la tensione che lo scuote. Il timore che possa essere fatto del male a John attraverso la sua bambina e sua moglie lo devasta letteralmente. L'immagine del consulting, in preda al vomito ed a crisi di panico, è veramente forte. Condivisibile o no, non é questo il punto, il tuo ritratto sconvolgente del consulting va comunque tenuto in considerazione, come un esempio di ricerca sulle potenzialità espressive di un personaggio, come ho già scritto all'inizio delle mie osservazioni.
Il capitolo si chiude sulla figura di Irene e ci si chiede se davvero sarà disposta a tradire la fiducia di Sh.

Recensore Master
10/06/19, ore 15:27
Cap. 12:

In questo capitolo confermi l'umanizzazione di Mycroft o, più precisamente, il suo esprimere ciò che, da anni, forse dall'infanzia di Sh, non aveva più lasciato esprimersi libere te e cioè la profondità e la verità del suo legame con Il fratello minore.
Il tu è, infatti, un Mycroft accogliente e disponibile che si presta, persino, ad accompagnare Sh in ospedale per la nascita della figlia di John.
Di fronte a lui poni un consulting che, ormai, è connotato dall'espressione di una concreta partecipazione emotiva a ciò che lo circonda. L'unico momento in cui cerca di non lasciar trasparire ciò che sta provando, è quando Watson sta raccogliendo le ultime cose lasciate al 221b: Sh lo fai apparire distaccato e tranquillo ma, in realtà, sappiamo che non è così.
"...Sapeva bene che, se John si fosse accorto del suo stato...": qui sono un po' perplessa perché non sono sicura di questo passaggio che attribuisce al medico un comportamento così generoso nei confronti dell'ex coinquilino.
Infatti, quello che domina Watson nel post Reichenbach è, soprattutto, una grande rabbia nei confronti di chi l'ha lasciato indietro, ignaro e travolto dal lutto. Però la tua interpretazione può essere considerata credibile, perché io queste precisazioni te le posso scrivere anche perché ho visto la S4 e tu, quando ti sei occupata di questa long, no.
Perciò ho ben presente, davanti agli occhi, la travolgente furia di Watson all'obitorio della clinica di Culverton Smith quando sfoga su di lui, non solo il dolore per la morte di Mary, ma anche e, forse, soprattutto l'angoscia e la delusione di essersi ritrovato Sh vivo dopo due anni di silenzio e di bugie.

Quindi sì, in ultimo esame, la tua interpretazione di un John, disponibile e premuroso nei confronti del consulting, qui, ancora sconosciuta la S4, ci sta.
Giustamente, tu intitoli questo capitolo con il termine “Sentimenti” ed infatti ci troviamo immersi in un’atmosfera in cui domina una vasta gamma di stati d’animo che riguarda la sfera dell’affettività.
Il freddo “laser” indagatore della ragione è messo momentaneamente da parte e così Mycroft e Sh capiscono di essere davvero, e profondamente, fratelli, non solo di nome, il consulting viene positivamente travolto dalla nascita della bambina e dal nome scelto dai Watson, John si trova davanti un Holmes praticamente sconosciuto, in cui il cuore ha vinto sulla razionalità (“…Non so cosa dire…”).
Come “ciliegina sulla torta”, fai sorprendentemente comparire Irene e, sinceramente, con uno Sh così trasformato, tutto è possibile…

Recensore Master
10/06/19, ore 00:09

Già il titolo mi fa pensare al legame che c’è tra Mycroft e Sh, mascherato da atteggiamenti freddi e scostanti ma, sicuramente, molto più profondo e sentito di quanto appaia.
Il capitolo ci introduce di nuovo nell’angosciante atmosfera dell’agguato a John che Sherrinford ha architettato per raggiungere il culmine del suo percorso diretto ad annientare il cuore di Sh.
Lo sparo e la sorpresa: Mycroft ha fatto da scudo con il suo corpo per proteggere Watson, non tanto per quello che è il medico ma per ciò che rappresenta per il fratello minore. Mister Inghilterra sa perfettamente che John è l’unico ad avere saputo colpire Sh facendogli scoprire i sentimenti, anche se questo è causa di continua inquietudine per il consulting.
Mycroft questo lo sa, ma sa anche che Sh, senza il suo “conduttore di luce”, sarebbe un uomo perso.
Questo tu lo rappresenti chiaramente, e continui a sorprendermi per le tue soluzioni narrative.
A questo proposito, infatti, e tu non potevi saperlo per ovvi motivi temporali, mi vengono in mente le scene di TFP, S4, in cui Sh, John e Mycroft sono prigionieri, a Sherrinford, che si è rivelato essere un luogo e su cui sono state fatte molte ipotesi, tra cui la tua, tenuti letteralmente in scacco dalla follia di Eurus. E qui si vede che, alla proposta, rivolta dalla sorella a Sh, di uccidere uno degli altri due, Mycroft cerca di attirare su di sé l’attenzione del fratello perché risparmi il suo “amico”.
Vedi quindi che, anche se poi Sherrinford non si è rivelato il terzo Holmes, comunque tu hai precorso l’umanizzazione dell’ “iceman”, mostrandocelo, addirittura, in uno slancio suicida per salvare Watson dallo sparo.
Qui ritrai uno Sh che rivela, in particolari gesti ed atteggiamenti (“…immobile, pietrificato… con lo sguardo perso…sotto shock…prese subito la sua mano…” ecc…) il vero volto del legame con suo fratello, appunto l’ “amore fraterno” che tu, giustamente, hai usato per denominare il capitolo.
La situazione così inusuale tra i due Holmes l’hai fatta efficacemente specchiare nella sorpresa che John prova nell’assistere ad una scena che mai avrebbe pensato di vedere e cioè Sh e Mycroft che si stanno parlando in modo affettuoso, tra le lacrime sorprendenti del consulting.
Dalla scena emotivamente molto forte si passa a momenti in cui la pace dilaga nelle vite dei nostri protagonisti: Sh non ricorre più alla droga perché il fratello è salvo e Watson si dimostra premuroso con lui, John e Mary sono felici perché sta per nascere la loro bambina. Ecco, se posso, la conclusione del capitolo non mi ha convinto molto perché, secondo me, uno Sh sereno ed in pace con se stesso e con il mondo, non lo trovo molto credibile, in quanto in lui, e questo è il “fil rouge” che ha unito la trama degli episodi della S3, è chiaramente disperato per il matrimonio di John, anche se, com’è sua caratteristica caratteriale, lo nasconde.
Comunque sia, la storia è avvincente. Scusa se mi ripeto, ma si nota in maniera chiara il tuo percorso verso uno stile più scarno ma al tempo stesso più denso di significato, verso una denotazione dei personaggi molto più legata ad una valida introspezione psicologica. Cioè quegli elementi che impreziosiscono i tuoi pezzi attuali.

Recensore Master
08/06/19, ore 10:30
Cap. 10:

Dopo Barbarossa ed i genitori, ora la malvagia follia di Sherrinford mira dritto al cuore di Sh e cioè a John.
Oltretutto anche la parte di minare il rapporto tra i due fratelli, il maggiore ed il minore, sembra essere perfettamente riuscita.
“…non se la sentiva…”: in questo capitolo viene da te ulteriormente focalizzata l’attenzione su uno Sh sconfitto, quasi incapace di reagire al deserto che Sherrinford gli sta creando intorno. E questo s’inserisce perfettamente in quell’atmosfera di lungimiranza che ho trovato in questa tua prima ff. Infatti la quarta Stagione non era ancora arrivata quando tu scrivevi queste cose, eppure l’umanizzazione del consulting, come l’abbiamo potuta vedere appunto in quel frangente, tu l’hai precorsa qui.
Domina quindi uno Sh che gli eventi scaturiti dalla cattiveria del fratello hanno indebolito o, meglio, privato della corazza d’imperturbabile arroganza e superiorità con cui proteggeva il suo cuore.
Mi piace molto quel Mycroft che, composto e apparentemente tranquillo, segue con lo sguardo il fratello che si allontana e, nonostante tutto, rinnova silenziosamente la sua ferma volontà di continuare a proteggerlo.
Andando avanti nella lettura, trovo che quel messaggio minaccioso di Sherrinford a Watson metta veramente i brividi e già ci si prefigura ciò che accadrà.
Infatti il capitolo si chiude con quello sparo che ci lascia con il fiato sospeso e che mi richiama alla memoria le scene di TGG in cui la tensione del primo incontro tra il consulting e Moriarty è scandita dalla tragica “danza” di quei punti rossi su Sh e John alla piscina.
Qui, però, il tempo d’attesa è più ridotto e parte la pallottola…
A proposito di quest’ultima osservazione, perché non pensare anche al momento in cui Vivian Norbury, in TST, io l’ho fatto. Ovvio che questo episodio ci faccio veloce riferimento tu non l’avevi ancora visto, ma quello che ne esce dal tuo pezzo è comunque una capacità di sviluppare delle potenzialità narrative insite nei personaggi dei Mofftiss fin dall’inizio. Ciò bisogna riconoscerlo.

Recensore Master
07/06/19, ore 09:45

Anche questa volta, Sherrinford, nel suo tragico gioco contro i fratelli, mira dritto al loro cuore. Addirittura, la sua malvagia follia si rivolge ai genitori, coinvolgendoli in un assurdo massacro, anzi, individuandoli come vittime principali.
Molto intrigante, dal punto di vista psicologico, più precisamente psichiatrico direi, il piano di Sherrinford che si serve della stessa struttura logica per il secondo atto della sua follia: coinvolgere Mycroft nel farlo acuire il suo senso di protezione nei confronti di Sh, per poi fargli fallire, in modo agghiacciante, il tentativo, appunto, di allontanare da lui un grosso dolore. La prima volta il folle Holmes si é servito di un cane, ora il suo bersaglio sono i genitori. E proprio qui sta la tua capacità di scendere nei labirinti oscuri di un meccanismo perverso di vendetta perché, accomunare un animale, sia pur amato e degno di affetto, a delle figure come padre e madre diventa davvero sconvolgente, anche nella sua livida logicità: Sherrinford colpisce là dove sta il cuore di Sh, minando anche il legame tra quest'ultimo e Mycroft che si dimostra impotente di fronte a tanta malvagità.
In questo capitolo chiarisci inoltre il ruolo di Sherrinford nella sfida mortale che ha coinvolto il fratello minore e, mi sembra un caso unico tra le ff che ho letto, anche se non vorrei sbagliarmi, tu sgretoli la piramide di potere criminale il cui punto apicale è sempre stato Moriarty, ponendovi sorprendentemente un Holmes.
Qui, davvero, sei stata "profetica", perchè, ovviamente con le ovvie differenze, nella S4 abbiamo riscontrato la stessa costruzione narrativa: la terribile Eurus si serve di Jim per colpire e vivisezionare emotivamente i fratelli. Colpirli, appunto ma, soprattutto, separarli perché non siano più una qualsiasi parvenza di famiglia.
Purtroppo, ora l'ultima fonte di energia da spegnere, forse la più viva, rimane John Watson.
Questo messaggio terribile l'hai ben racchiuso nei fatto che racconti e, come coerentemente hai espresso nel titolo, "la storia si ripete"...

Recensore Master
06/06/19, ore 23:54
Cap. 8:

Il capitolo lascia spazio ad un "tuffo" nel passato della famiglia Holmes e lo trovo più che giusto. Infatti le caratteristiche caratteriali di Sh e, per quanto riguarda la tua storia, l'inquietante comparsa di Sherrinford, inducono a pensare che la risposta, del resto come per tutto ciò che riguarda noi umani, sia in ciò che è trascorso da molto tempo ed ha segnato, marchiandole, delle vite.
Rappresenti così gli equilibri delicati e complessi di ciò che ha costituito le radici di quello che appare oggi e devo dire che ho trovato convincente la tua accuratezza descrittiva.
Fai riemergere così l'atmosfera densa di ombre che accoglie la nascita di Sh ed il suo conseguente ingresso nel mondo degli affetti familiari degli Holmes. Si staglia, a questo proposito, la figura di Sherrinford, evidentemente anche lui vittima di disfunzioni educative e relative alla sfera relazionare.
Comunque lo caratterizzi con un sadismo ed una malvagità veramente patologici nei confronti del fratello minore. In mezzo poni Mycroft, di cui fai emergere il legame indiscutibile con Sh, il quale, dopo il tristissimo episodio di Barbarossa, maschera i suoi sentimenti dietro ad un muro d'arroganza e di isolamento.
 E così si arriva ai tempi del 221b e di John, l'unico che riesce "a scalfire quella corazza", quella muraglia.
Il capitolo si chiude con la drammatica immagine di Sh colpito nel fisico e, soprattutto, nel suo cuore, posto di fronte brutalmente alla cattiveria diabolica di Sherrinford, che emerge dal passato.
Certo che mi colpisce, anche riguardo al collegamento tra i fratelli Holmes e Barbarossa, la tua creatività che ha strutturato uno scenario davvero sorprendente e, soprattutto, logico, che spiegherebbe così anche le particolari caratteristiche caratteriali di Sh.
Molto IC quell’ “Oh, Sherlock!” pronunciato da Mycroft di fronte al fratello provato e sconfitto: mi ritornano alla mente, infatti, le drammatiche scene di HLW, quando il consulting spara a Magnussen e Mycroft, vedendo ciò che è successo, esclama le stesse parole, tradendo una grande emozione ed esprimendo, in modo accorato, la preoccupazione per la sorte di Sh, che certamente, sarebbe stato giudicato per il suo omicidio.
Storia di spessore.

Recensore Master
02/06/19, ore 02:24
Cap. 7:

Parto dall’ “Angolo dell’Autrice perché vi trovo espresso il tuo impegno nel costruire una struttura credibile ed originale che possa sostenere la tua storia e lo fai sviluppando intuizioni che sono molto originali.
Ma non è questo il punto principale: ti sei servita addirittura di una singola frase pronunciata da Mycroft e di una scena tagliata relativa alla terza Stagione.
Ho presente quelle sequenze di HLW, in cui Magnussen è ritratto in tutto il suo viscido magnetismo criminale e, a essere sinceri, vi ho trovato anche risvolti molto ambigui che, comunque, condivido, vista la personalità di CharlesAugustus ed il fascino di Sh, che colplsce uomini e donne.
Quando hai scritto questa ff non si sapeva ancora chi, o meglio, con l’apporto (terrificante) della S4, cosa fosse Sherrinford e le ipotesi, nel fandom, allora ruotavano numerose appunto sull’identità di un altro fratello del consulting. Però tu ci sei arrivata, con una capacità deduttiva tutta sherlockiana che ti fa onore, visto che scrivi principalmente in questa sezione di EFP, mettendo “sotto la lente d’ingrandimento” degli indizi che mi erano noti ma non ci avevo ricavato granchè.
Ed hai sorprendentemente fatto slittare tutte le menti criminali nemiche di Sh ad un gradino inferiore rispetto al vertice che, nella Serie dei Mofftiss, è occupata principalmente da Moriarty. Qui, invece, è Sherrinford che impersona il “burattinaio” malefico che sconfessa persino i legami di sangue.
Infatti ritroviamo Sh, suo prigioniero, che viene trattato con particolare durezza, sia fisica che psicologica.
“…gelare il sangue…oscurità…troppo buio…voce inquietante…monologo terrificante…”ecc...: hai connotato la personalità criminale del ritrovato terzo fratello Holmes con una scelta accurata di termini che c’introducono nella pericolosità del personaggio ma, quello che veramente ci colpisce è l’impotenza anche mentale del consulting, la cui capacità di reazione è come paralizzata di fronte all’inaspettata, brutta sorpresa.
Ma Sh non è l’unico al centro delle perfide attenzioni del criminale perché anche Mycroft viene attirato nello stesso luogo.
Il capitolo si chiude con un elemento che ha sempre costituito una porta sul passato del consulting, cioè Barbarossa che, all’epoca, pensavamo fosse un cane. Poi ci è stato svelato che era un bambino, amico del consulting, diventato la chiave di volta del suo blocco emotivo.
In riferimento al confronto che mi viene spontaneo, visto la data in cui recensisco questa long, mi sento di farti i complimenti per il livello di scrittura e di capacità narrativa che hai raggiunto ora. Qui c’è la genialità di certe intuizioni ma non trovo ancora, ed è ovvio, la preziosità espressiva di oggi.

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