Recensioni per
The lass in the pretty rose glass
di theuncommonreader

Questa storia ha ottenuto 15 recensioni.
Positive : 15
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
24/02/16, ore 14:16

Ciao! Un capitolo rivelazione, questo. Inizialmente avevo pensato che “the lass” fosse Madeline, invece ora scopro il titolo si addice di più alla misteriosa Alice. La sua comparsa è degna di un fantasy: la sua presenza, che rende la stanza della protagonista come un giardino, fa molto primavera e magia. L’immagine delle rose sul pavimento, sulla trapunta e sulla cassettiera, mi è piaciuta moltissimo.
Ti devo fare i complimenti per come hai descritto il vestino della fanciulla del ritratto: sembri un’esperta di abiti storici quando parli di “coccarda di satin appollaiata sulla bassa schiena”. L’uso di termini specifici, per tessuti e motivi decorativi, è una cosa che ho notato anche in precedenza e nel primo capitolo.
Una cosa che, secondo me, ti riesce benissimo è quella di inserire certi dettagli ambientali per rendere più vero e percepibile il background. All’inizio, per esempio, ho adorato il ticchettio della pioggia sulle imposte chiuse. *-*
In questo capitolo sembra si faccia viva anche la consapevolezza di Madeline di essere giovane e con un aspetto promettente: lo si intuisce dal modo in cui osserva il viso incipriato, rugoso e macchiato d'età della zia.
Credo ci sia un errore nelle note: dopo “al pesce del venerdì”, nel testo c’è il numeretto [2] che mi ha portata a leggere una nota che non ha nulla a che fare con l’argomento. XD
Ti segnalo inoltre una ripetizione (che non ho capito se era voluta o meno): “e la giovane di fronte a lei non era anche lei che una rosa rovesciata” -> “e la giovane di fronte a lei non era che” oppure “anche la giovane di fronte a lei non era che…”
 
Alla prossima,
Monique

Recensore Junior
18/02/16, ore 00:02

Inizio col sottolineare quanto abbia trovato carino il titolo del secondo capitolo: non solo è, infatti, collegato al contenuto stesso della storia, ma richiama molto l'opera di Lewis Carroll: in realtà non è una scelta originalissima, dato il contesto dell'Inghilterra vittoriana, però si sposa perfettamente con i rimandi del primo pezzo, con la storia del nome della protagonista e della, fra virgolette, sua follia – e perciò l'ho adorato.
Come già nel precedente capitolo, ho apprezzato moltissimo tutti quei piccoli particolari sparsi qua e là per le varie righe del testo – inutili, potrebbero esser definiti da alcuni: ma mi sento di obbiettare che, per quanto non influenti nel proseguimento della storia, sono per l'appunto i dettagli che riescono a creare la giusta atmosfera, indispensabile per la buona riuscita di un racconto.
Il testo, come al solito, è molto curato e davvero piacevole da leggere: più fluente rispetto ad altri tuoi lavori – a parte una frase che non mi è chiarissima, la prima del secondo blocco... e, a proposito di confusione, c'è un problema con la nota numero due; sempre lì, hai dimenticato una maiuscola – ma questo non mi esalta né avvilisce; semplicemente, si tratta di uno stile appena diverso, una differente declinazione del tuo solito – sebbene forse ami maggiormente quei pezzi che risultano più... polposi, se così è possibile definirli, sotto questo punto di vista!
Nel terzultimo blocco, quanto a sviste, ho invece trovato due "ma" un po' troppo vicini e, infine, hai un paio di volte dimenticato nel penultimo blocco di usare il corsivo per evidenziare alcuni dialoghi.
Per il resto, come sai forse avrei cambiato qualcosina a livello tecnico... ma si tratta davvero di bazzecole che non sono veri e propri errori, quanto decisioni in merito allo stile. Inoltre c'è da considerare che, seppur aiutata nel controllo finale da un beta, hai scritto un'originale bella lunga tutta d'un pezzo – e non pian piano, come invece può fare chi non partecipa a un contest con un'opera inedita – e quindi, inevitabilmente, la furia ha giocato qualche piccolo scherzetto: accade sempre, pure ai migliori, quelli più precisi e pignoli, come io so che tu sei!
La storia in sé continua a essere decisamente interessante: anzi, probabilmente con questo secondo capitolo ha ingranato di più. Sono sinceramente intenzionata a leggere il continuo di questa mini-long: voglio scoprire cosa accadrà a questa creatura sregolata e tormentata che è la giovane Madeline – e che adesso ha scavalcato in fascino persino la sua buffa e preoccupata zia e pure la discreta Kate, personaggio molto secondario e che si ritrova ad avere decisamente poco spazio a disposizione... ma che, nonostante ciò, mi ha parecchio presa.
In relazione al contest cui il racconto partecipa, mi sento di poter affermare che in questo secondo capitolo hai centrato in pieno un'altra delle richieste fatte del giudice: quella, cioè, di descrivere al meglio delle tue capacità l'immagine da lei messa a disposizione, immagine che, per l'appunto, serve da base – oltre al tema – per il racconto stesso. Il punto è il difficile non è tanto ritrarre attraverso le parole un disegno, per quanto parecchio particolareggiato, ma è rendere credibile e non noiosa la descrizione in questione, sapendo scegliere bene il momento in cui rifilarla al lettore, evitando quei artificiosi agglomerati di aggettivi che sanno di elenco sterile e che personalmente detesto dal profondo del cuore – apprezzo moltissimo il fatto che tu abbia scansato la facile opportunità di descrivere la bella fanciulla dell'immagine grazie all'espediente dello specchio: sarebbe stato qualcosa di così profondamente abusato da risultare banale, sì.
Credo di aver detto tutto e spero solamente di non aver dimenticato nulla!
Alla prossima, vicinissima volta, per leggere il capitolo seguente.

Recensore Veterano
17/02/16, ore 22:43

Ed eccoci al secondo capitolo di questo affascinante dramma vittoriano dai toni... vorrei dire gotici, una volta ancora, ma forse sarebbe fuorviante; toni oscuri mi sembra più calzante, come un noir storico i cui risvolti cominciano a essere disvelati senza alcuna fretta, ma in modo costante, scoprendo verità scomode e pericolose.

L'atmosfera, già carica di aspettativa nel primo capitolo, qua si fa ancora più cupa, impregnandosi di un'aria venefica e minacciosa, che sembra cozzare sonoramente con l'apparenza gentile e "fiorita" della 'ragazza dentro lo specchio', con la sua nuvola di abiti vaporosi e profumo di rose.
Ma prima di arrivare a Alice, vorrei spendere due parole su Madeline, che in questo capitolo si delinea in modo ancora più chiaro, lasciando trapelare il profondo disagio che l'avvelena, e che sembra riversarsi nel mondo attorno a lei, e riflettersi nella superficie dello specchio dal quale sembra essere ossessionata.
Se dovessi usare un termine - anacronistico per il tempo - per descrivere il disagio mentale di Maddie, la definirei: bipolare. Quel suo oscillare tra giorni cattivi e giorni buoni, tra slancio e depressione, è il giveaway della sua malattia, solo che - in un'epoca dove la comprensione della malattia psichica era ben di là da venire - il suo atteggiamento viene percepito solo nella sua forma superficiale, ovvero quello di una ragazza bizzarra e incomprensibile, capricciosa e lunatica, da tartassare invece che da comprendere.
Questo aspetto - che tu sei bravissima a introdurre con gradualità e senza fretta o 'spiegoni', tramite mille piccoli dettagli - getta una luce inquietante sull'apparizione di Alice, ed è per questo che, all'inizio della recensione, non ho voluto usare il termine "gotico", nonostante gli elementi soprannaturali tipici del genere sembrino esserci tutti; Alice è una creatura reale o è solo il frutto della mente inquieta di Madeline?
Eh sì, mi sembra chiaro quello che tu vuoi fare qua, e ci stai riuscendo molto bene: stai giocando sul filo dell'ambiguità tra realtà e immaginazione, e ti guardi bene dallo svelare lo carte in un senso o nell'altro, in una scelta che reputo vincente, perché avvince e non è scontata.
Questa ambiguità, unita alle intenzioni non del tutto chiare di Alice (che cosa vuole da Maddie? E' lì per consolarla?), creano un'inquietudine sottile, che corre sotterranea al racconto, sboccando in superficie a tratti - come nel dialogo tra Madeline e Alice sul loro essere la 'stessa cosa', o nel bellissimo finale di capitolo, quando viene disvelata la frase inscritta nello specchio. Sono i momenti dove la percezione della minaccia si fa più forte, in contrapposizione alle scene domestiche, così quiete e tranquille, all'apparenza 'normali': Madeline che disegna, Kate che le porta la cena, ecc.
Lo definirei dunque un capitolo di passaggio - ma essenziale per definire perfettamente l'atmosfera e il carattere del racconto - oltre, ovviamente, che per l'apparizione di Alice, vera comprimaria di Maddie - e non a caso, visto che sembra costituirne la doppelganger.
E proprio questa definizione mi sembra calzante, dato che il folklore sui doppelganger vuole che - dopo l'incontro con uno di essi - solo uno dei due possa rimanere nel mondo.
Dunque chi delle due è destinata a restare - o, semplicemente, a prendere il sopravvento?
Ecco, con questa domanda ho finito di leggere il capitolo -sin dalla prima volta che l'ho letto - e ricordo che non vedevo l'ora di girare pagina, per scoprirlo.
Adesso lo so, ma comunque la magia non ha cessato di fare il suo dovere, perché rileggendo ho ritrovato la stessa sensazione di aspettativa e inquietudine.

A livello formale, va da sé che non possa dire nulla (mi darei la zappa sui piedi :P), ma il plauso va ancora una volta alla scrittura fluida ed elegante, e alla miriade di dettagli storici e di costume che hai inserito nel testo - mai soverchianti, ma abbastanza da dare colore e autenticità al contesto.
Ho trovato un'imprecisione nelle note: la nota 2 (quella sul pesce del venerdì) non rimanda a nulla in calce. E poco più sotto c'è nuovamente una nota indicata col numero 2.
Al prossimo capitolo!