Recensioni per
Cold
di RitaWhitlock99

Questa storia ha ottenuto 2 recensioni.
Positive : 2
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Nuovo recensore
22/06/16, ore 21:52
Cap. 1:

Ed eccomi qui, sono passata dal tuo scritto più datato al più recente :)
Ripeti più volte la parola "silenzi", forse per lo stesso motivo per cui la scrivi al plurale: tendiamo a pensare che il silenzio sia soltanto una vuota assenza di suono, tuttavia con la tua poesia ci hai dimostrato che non è così, che i modi di assaporare un silenzio sono svariati. Leggendo ho visualizzato davanti a me diverse sfumature di questi silenzi, come fossero pennellate di acquerelli: dal blu ceruleo al grigio cupo. Forse di ciò è stato complice il titolo - "Freddo".
"Catarsi,/ chiasmi arsi, aspersi": un'allitterazione da standing ovation! L'ho adorata <3
In definitiva è un componimento cupo, l'hai scritto anche tu alla fine.
Trovo che ognuno di noi, rileggendolo, possa immedesimarsi nei tuoi silenzi, in quei momenti di riflessione che la vita ci offre.
Sinceri complimenti!

Recensore Veterano
09/06/16, ore 17:47
Cap. 1:

Se hai l'età che il tuo nickname suggerisce, allora hai un talento davvero notevole. Questa poesia, che come inspiegabilmente spesso accade in questa sezione ha zero recensioni nonostante la sua forma pulita e la sua dolce bellezza, è ben costruita e molto espressiva, rimanda a una cerchia di significati pregnanti e che ti girano intorno, è formentente emotiva dietro l'apparente glacialità delle sue parole, ed è soprattutto fortemente intima.
L'avevo messa fra le storie da recensire e soltanto adesso mi sono deciso a farlo; mi perdonerai per il ritardo, ma per commentare una poesia e rileggerla e ritornare più volte su un suo verso e soffermarsi un po', ecco, per fare tutto ciò serve una specie di concentrazione a metà fra il right mood e la sensazione che quelle parole ne stiano finalmente spingendo altre ad emergere. A volte servono persino dei mesi.
Personalmente non amo le mescolanze tra italiano e inglese in una poesia (un mio rigidismo mentale che detesto un po'), ma capisco il tuo bisogno di mettere in mezzo alle tue parole quei versi della canzone a cui probabilmente devi tanto, che forse ti ha accompagnato mentre scrivevi parola dopo parola questo insieme di emozioni apparentemente silenziose. Il silenzio, declinato al plurale, è il motivo ricorrente di questa poesia, un silenzio che non ha un aspetto preciso, che è vaghezza di ciò che viene detto, che è assenza di ciò che avresti dovuto dire o sentirti dire, che è quel vuoto, interiore in particolare, che ti ha spinto a scriverci sopra e che rappresenta allegoricamente ogni manchevolezza (passami il termine). C'è una lontananza che si affaccia fra le tue parole, avvolta da un notturno silenzio in una notte ricolma di pensieri fragorosi, e hai stampato una diapositiva per ogni silenzio e ne hai composto una traccia da seguire - questa poesia - per ricondurre a quel freddo ma ardente desiderio di andare oltre l'inverno, di oltrepassare questa freddezza comune e accerchiante da cui ti senti assediata. Un assedio pericoloso, la loro prepotenza potrebbe farti del male - lo sta già facendo:

Silenzi. Densi
e artefatti come fiamme,
catrame sciolto
in fiele, affranti.
Silenzi.

E fra simmetrie chiasmatiche racconti di ogni respiro doloroso nel freddo pungente di questi silenzi, il loro tacere è rumoroso, copre il ritmo dei battiti del cuore - li spegne. Ci sono i ricordi a riaffiorare in quel silenzio su cui, poi, tramontano: ci sono i più dolci e i più sofferenti, tutti presenti. C'è lamento contro le speranze troppo vaghe (come quei silenzi, c'è un sommesso odio per il vago), sbuffando verso lassù nella maestà degli inferi. E discorsi vuoti come i silenzi, come i grazie tirati fuori per convenzione o presunta gentilezza, come i dialoghi che non portano a niente, mentre tutto porta a credere che manchi qualcuno in particolare e manchino le parole di qualcuno che riempivano (l'hanno mai fatto?) quel corpo ora vuoto e il tempo tutt'attorno. È sempre doloroso quando gli incendi delle anime vengono domati con la forza: quella vitalità improvvisa e magnifica svanisce, resta una distesa acida di cenere, pronta a spiccare il volo al prossimo temporale e a sotterrare ogni prossimo tentativo di rinascere e di consumare la vita.

Silenzi. Una mano,
uno sguardo di questa
carne putrefatta, lo
spirito del tempo
dei violini, delle ali,
delle piume, catarsi,
chiasmi arsi, aspersi
paragoni di nuvole.

Il tuo liricismo è piacevole e ben si addice all'elegante sofferenza che serpeggia fra i versi di questa poesia, da punto a punto, Ed è un punto di svolta, giacché ti apri e paventi la possibilità che qualcosa possa pure rinascere, nonostante la cenere, o dalla cenere stessa: hai voglia di rifiatare e poi di correre nuovamente a perdifiato, aspettando il momento propizio per spiccare il volo con quella leggerezza che per ora non ti appartiene. È così che l'anima si innalzerà come vela spiegata, nonostante i silenzi. Silenzi, silenzi che si rifanno incombenti, la loro presenza ti rammenta l'oggi al limitare di questi versi e i progetti ancora pallidi sono distanti; è una tristezza coinvolgente e forse benefica, quella che ti pervade(va), o forse soltanto fastidiosa. Difficile dirlo oggi, e forse neppure tre mesi sono bastati a capirlo.

Silenzi. Forse ti perdi
perché stai imparando
a trovarti.
Silenzi. Chiudi gli occhi,
dolce, chiudi  gli occhi,
perché le stelle sono in cieli
di carne.


Può darsi che perdersi sia la prima tappa del (ri)trovarsi, fra stelle terrestri e idiri lucenti, e tutta questa lucentezza non potrà che scacciare via il freddo, prima o poi, ti dici. È solo una questione di tempo e di sopportarne gli ingombranti silenzi.

Hai scritto una poesia veramente bella: non posso che farti i miei complimenti, specie se sei così giovane.