Recensioni per
Via Lucis
di AdeleBlochBauer

Questa storia ha ottenuto 17 recensioni.
Positive : 17
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
13/03/23, ore 15:03
Cap. 10:

Ciao!
Non so se vedrai questa recensione, mi rendo conto che la storia è vecchiotta, ma io ho recuperato I Miserabili solo di recente e appena sono venuta a cercare storie su Javert e Valjean, sono rimasta folgorata dalla tua.
Sembrava di leggere una versione alternativa al canon scritta direttamente da Hugo. Sei bravissima, complimenti! Mi è piaciuto tantissimo anche il contenuto della storia, oltre che la forma. Sono contenta che Valjean sia riuscito a salvare Javert, che ha poi ricambiato il favore ed è riuscito a trovare un po' di pace, senza però ricorrere alla morte. Ho trovato molto profonde le riflessioni che hai fatto nel testo e mi sono commossa con quella bambina che Javert incontra nei suoi ultimi istanti di vita. È bello che l'abbia salvata dalla fossa comune e che le abbia voluto assicurare un funerale, anche se non la conosceva. Bellissimo anche far incidere sulla lapide la frase, errata, che la bambina gli aveva detto, la prima a cui lui era riuscito a rispondere.
Ammetto che mi sarebbe piaciuto molto vedere il successivo incontro con Jean, e anche con Cosette. Se Javert fosse stato allora com'è diventato dopo queste ultime rivelazioni, forse l'avrebbero potuta salvare insieme.
Hai fatto davvero uno splendido lavoro ❤
Stammi bene!
Baci, pampa

Nuovo recensore
07/02/17, ore 18:19
Cap. 11:

Ciao!
Non sapevo bene come iniziare questa recensione, anche perché non sono molto abituato a scrivere pareri riguardo a una storia, ma noi abbiamo un patto che debbo categoricamente rispettare (e, con uno sforzo erculeo, unito a una pazienza cosmica, vedrai che ogni tuo capitolo verrà commentato).
Una cosa, però, mi era chiara: la bandiera sarebbe stata verde. E' obbligatorio, ora, chiedersi per quale motivo.
Per la poesia in sé? Assolutamente no.
Prima di rispondere al primo quesito, concentriamoci su questo secondo. Non che il testo non mi sia piaciuto, chiariamo - anche se la continua presenza di enjambement rende la poesia troppo rapida, ma le licenze poetiche disputenda non sunt -, ma proprio non è per quello.
E' per il tuo coraggio.
Su questo, io, rispetto agli altri tuoi lettori, sono avvantaggiato: io ti conosco di persona. Io ti riconosco in ogni verso, e anche nel titolo.
Titolo di una canzone particolarmente significativa per te - nonché tuo stato di WhatsApp. Subito, quel titolo è stata una spia: era ovvio che qualcosa sarebbe stato diverso. E lo è stato.
Quest'opera non è più un racconto che protegge AdeleBlochBauer, ma è AdeleBlochBauer che abbraccia le parole. E per essere così espliciti, bisogna avere prodezza.
Tutta la poesia è un discorso che noi abbiamo avuto (e, per motivi di privacy, non scendo nei dettagli), tutta la poesia sei tu: un connubio tra la tua passione (Hugo) e la tua identità.
Non c'è nient'altro da dire.



P. S.: Non è colpa tua, né per un motivo né per l'altro. Keep remembering.

Nuovo recensore
02/10/16, ore 17:08

Con i miei tempi biblici, che sono assai poco perdonabili, rieccomi qua. 
Confesso che se tu non me l'avessi, giustamente, ricordato, io mi sarei certamente dimenticato -prima o poi- di onorare il nostro patto; forse perché non sono abituato alle tue publicazioni, ma questa è solo una scusa. Torniamo a noi.
Oltre al fatto che ho scoperto di non essere più capace di scrivere al computer, quindi spero che esca qualcosa di grammaticalmente e logicamente coerente, faccio una grande fatica a leggere attraverso uno schermo, quindi può essere che io abbia visto male, tuttavia volei subito segnare una bazzecola negativa -in modo, poi, da disperdermi in elogi-: sarebbe exgaleotto, non ex galeotto. Se preferisci, ex-galeotto.
Ora, i complimenti -ricordati che io sono molto conciso, quindi, ahimè, non riuscirò ad essere esaustivo come te. 
La prima parte del testo pubblicato, ovvero quella riflessiva, è particolarmente profonda e interessante. Il lettore è assolutamente costretto a riflettere sul tema che hai tanto articolato. Secondo la mia modesta opinione, raggiungi l'apice massimo della profondità filosofica già al secondo paragrafo: come un cuore giudica se stesso. Questa domanda implicita vincola chicchessia stia leggendo a un'ispezione interna e, molto probabilmente, alquanto severa. Purtroppo, si vive nell'epoca dell'Ansia, dell'Insicurezza, della Mancanza di Autostima e tu, così placidamente, suggerisci una risposta silenziosa, che va letta fra le righe: l'importante è essere buoni
La bandiera verde è stata meritata praticamente già alle prime righe, come avrai capito!
La seconda parte del capitolo, nonché quella più breve, è anche quella più avvincente: finalmente, la storia -in senso ristretto- va avanti. Cosa dire al riguardo, oltre ai complimenti per la perizia nella ricerca di un lessico colto? Le congratulazioni per aver sviluppato un stile identico a quello di Hugo, certamente! Si denota incredibilmente che provi una qualche sintonia con l'autore, e questo gioca a tuo favore in maniera fondamentale: se stampassimo il tuo scritto e lo sostituissmo col finale canonico hugoniano, la differenza sarebbe scoperta solo da esperti. 
Due pollici bene in alto per te! 



























Sincere review
La tua storia fa schifo. Ciao, baldracca. 

Non so bene come iniziare, è da molto che non commento una storia: forse avrei fatto meglio a darti i miei pareri anni fa, quando la stavo correggendo. La verità, temo, è che io sono una persona estremamente sintetica e, in quanto tale, ci impiego tre secondi a esprimere un'opinione; tuttavia oggi sarò il più agromentativo possibile.
Fare un discorso sulla grammatica risulta inutile, però c'è una mancanza (o mia o tua, non so, nel caso fosse mia ti chiedo scusa) veramente microscopica: manca una virgola. Hai presente il passo sulla correttezza delle azioni di Valjean nei confronti di Cosette in quanto padre? L'errorino sta lì.
A proposito di grammatica, sto recensendo dal cellulare, spero vivamente di non combinare disastri.
Ora, tenterò di dire ciò che debbo.
Sì inizi con l'affermare -e già la bandierina verde lo anticipava- che la storia mi è piaciuta. Quanto? Tanto.
Due anni fa, scriverti che "The Winner Takes It All" era il miglior testo ch'io adesso prodotto. Bene, io rigiro la frase a te, che torni bell'impachettata al mittente!
Si nota un tuo sforzo dell'immedesimazione in Hugo incredibile, tra l'altro ben riusciuto: non sei identica a lui, ma sei certamente molto credibile come autrice palese del XIX secolo. Venti bandierine verdi solo per questo.
Che sia la nostalgia a farmi parlare? Non so, eppure giuro di essere sincero.
Una frase mi ha colpito, e mi colpì anni fa, che vale l'intero capitolo.
"Singolarissimo uomo in marcia da sempre e per la prima volta vagabondo" -circa, vado a memoria- questa citazione rende meravigliosamente l'animo di Javert, segnalando una perizia mostruosa nello studio dei personaggi, che, per giunta, non hai partorito tu.
La storia è, sotto vari punti di vista, fantastica. I miei complimenti più sinceri.

Recensore Master
11/05/16, ore 17:46
Cap. 10:

Non ho davvero parole. 
A parte il fatto che sei autorizzata a tirarmi carrellate di pomodori per il ritardo vergognoso con cui arriva questa recensione (il caro Immanuel ha risucchiato tutte le mie energie, ultimamente), non so davvero da dove iniziare questa recensione.
La prima cosa che mi è venuta in mente, è stata questa: ognuna di queste pagine potrebbe essere stata scritta da Hugo. Ovviamente, si vede la tua impronta personale, non è che tu abbia pedissequamente copiato, ma hai saputo penetrare nello spirito dell'autore in maniera tale da non scrivere nemmeno una parola che non avrebbe potuto essere inserita nell'opera originale. Ho cercato di stabilire quale fosse il mio capitolo preferito, ma non ci riesco, perché sono tutti così stilisticamente perfetti, così profondi e ben fatti che si equilibrano, e non ce n'è uno che superi gli altri.
Premesso che condivido ogni singola convinzione che hai espresso in queste pagine, e che quindi hai tutta la mia stima come persona, oltre che come autrice, hai messo in questi dieci capitoli tante cose che avevo già pensato da me, e che quindi mi ha fatto piacere veder condivise: il fatto che il vero peccato di Javert consista nell'essere fuggito di fronte al cambiamento, laddove Valjean ha avuto la forza di affrontarlo (quando lessi il libro in quarto ginnasio ebbi una discussione con la mia prof che interpretava il suicidio di Javert come gesto di estremo stoicismo morale, mentre io lo ritenevo la fuga del dogmatico di fronte al dubbio), il confronto tra Javert ed Enjolras, entrambi votati a un Ideale che però ha un oggetto completamente diverso (la Legge per Javert, il Progresso per Enjolras), le parole toccanti con cui ha descritto l'amore che lega Cosette non solo a Marius, ma anche a Valjean, la tua definizione di buona azione (sappi che io avevo colto riferimenti a Kant già nel secondo capitolo, e quando più avanti lo hai chiamato direttamente in causa, mi sono sentita troppo Sherlock Holmes), la scena della bambina è stata straziante e bellissima e l'accostamento del tutto nuovo di Javert alla Bibbia la ciliegina sulla torta.
Inoltre, anche se mi sarebbe piaciuto vedere la continuazione della storia (e sono certa che avresti trovato il modo di renderla splendidamente) trovo che abbia un suo senso anche terminata così: perché ora la strada per Javert è davvero aperta e lui dovrà imparara a reinventarsi senza più crogiolarsi nella certezza di una legge granitica ma lontana dall'umanità.
Insomma, brava, brava, brava. Non trovo altre parole per esprimere la mia ammirazione. Potendo, inventerei la bandierina dorata giusto per metterla a questa storia.
I remain, gentleman, your obedient servant
Catcher

 
(Recensione modificata il 11/05/2016 - 05:48 pm)

Recensore Master
26/04/16, ore 22:14
Cap. 10:

Finita? Davvero? Io non credo proprio! Ci sono storie che per un po' smettono di parlarti, magari l'ispirazione si prende una vacanza ma non sono affatto finite. Prima o poi tornano a casa tardi come gli adolescenti ribelli e allora è ancora più bello tornare a lavorarci con un'altra consapevolezza.
Non sforzarti a scrivere a tutti i costi. Il bello di EFP è che non ci sono scadenze da rispettare come nell'editoria vera, no?
Secondo me tu hai ancora tanto da dire in questa storia, solo non è il momento adatto. Arriverà, non ti preoccupare... Hugo ci ha messo diciassette anni a scrivere "I Miserabili" quindi se fai una proporzione vedi che come tempi sei in regola.

A parte questa premessa, considerazione personale, sproloquio iniziale...

Questo capitolo dedicato a Notre Dame mi è piaciuto tantissimo (vabbè, lo dico ad ogni capitolo, però sono sincera)
La citazione da "Il tempo delle cattedrali" mi ha fatto venire la pelle d'oca.
Sei stata geniale ad unire così le due opere più conosciute di Hugo.
E poi c'è Javert che è ancora in piena crisi esistenziale, quella parte è bellissima.
Vederlo che si confronta con la Bibbia di cui non aveva mai capito il significato, quando capisce che ha sbagliato nella sua vita anche l'approccio alla religione.
Eppure vede un po' di luce in fondo al tunnel, quando ripensa a Valjean. Decisamente l'unico che può riportare ordine nel caos che è diventata la sua vita è l'ex galeotto, e mi piacerebbe davvero tanto leggere un incontro tra loro scritto da te.

Scusa se ho aspettato tanto per recensire l'ultimo capitolo, e ti ringrazio per avermi citata nelle tue note.
Se mai deciderai di riprendere questa storia io ci sarò, per ora ti ringrazio immensamente per le emozioni che mi hai regalato in questi capitoli.
A presto (spero)
(Recensione modificata il 26/04/2016 - 10:16 pm)

Recensore Master

Altro caso strano: per ora ho scoperto la canzone dei Serenity "Spirt in the flesh" in cui si parla degli studi di anatomia di Leonardo, e quindi di cadaveri ed obitori... e qui c'è l'obitorio di Parigi con i cadaveri... Boh!
Qui mi è piaciuto tantissimo il contrasto tra il custode dell'obitorio e Javert.
Uno tratta la morte come una faccenda da sbrigare, l'altro ne è stato sconvolto per la prima volta.
Javert è serio, ancora scosso dalla sua crisi mistica, il custode... bè, lui è quasi comico a confronto, se non fosse per il fatto che è desensibilizzato dal suo lavoro che lo porta a stare a contatto con la morte più del normale. Quindi è un miserabile anche lui se vogliamo.
Hai caratterizzato benissimo questo personaggio secondario ma che pure ha la sua importanza nella storia.
L'epitaffio scelto da Javert mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, sul serio... non so che aggiungere!

Recensore Master
13/04/16, ore 22:03
Cap. 8:

Ok, questo è molto strano, perché il numero di Focus del mese scorso aveva tutto un lungo articolo, anzi una sere di articoli, in cui spiegava che le persone più felici sono quelle che hanno le relazioni migliori con gli altri. Nell'esatto senso di dare nel senso di condividere sé stessi con gli altri.
Tu l'hai spiegato meglio, da un punto di vista molto più poetico e filosofico.
Ho trovato un tipo di amore che Platone non aveva considerato: quello per le idee.
E poi sì, hai perfettamente ragione: non c'è bisogno di devastare i personaggi mostrando i loro sentimenti troppo intimi.
In questo caso non ce n'è neanche bisogno perché chi ha letto il capitolo prima, se è rimasto insensibile, non basterebbe Hugo in persona a smuovergli qualche sentimento.
Qui mi è piaciuta particolarmente l'immagine di Javert sospeso a cavallo tra gli assoluti, ancora in bilico come se in realtà non fosse mai sceso dal ponte.
Sì, quando si parla di "sublime" invece di fare tanta accademia e giri di parole basta un esempio come questo.
Perfettamente azzeccato anche il titolo del capitolo.

Recensore Master
09/04/16, ore 17:36
Cap. 7:

Questo potrebbe essere il capitolo più bello di tutte le stori che ho mai letto su "I miserabili".
C'è tutto Hugo ed anche di più.
Tutta la parte iniziale che sembra dare ragione a Javert circa l'ordine del mondo, in cui le gerarchie sono sacre e assolutamente intoccabili, specie con un atto di forza.
Della rivoluzione non è rimasto niente, e se Javert si fosse imbattuto solo nei cadaveri di quelli che "se l'erano cercata" forse non sarebbe riuscito a cambiare veramente.
Valjean ha fatto a pezzi il suo mondo, l'incontro con la bambina ha spazzato via i cocci che Javert cercava ancora di rimettere insieme.
Tutta la scena è semplicemente troppo commovente per commentarla.
L'innocenza e l'inconsapevolezza dell'innocente anche davanti alla morte sono qualcosa che lascia senza parole.
Tutto il ragionamento che fa circa il fatto che Javert sia un angelo è infantile e per questo ancora più commovente.
E lui... povero Javert!
Non so che dire, solo che alla fine mi sono trovata con gli occhi lucidi.

Recensore Master
01/04/16, ore 22:27

Avevo ragione! La tigre del titolo era lui! Quello che quando è serio è un alano e quando sorride è una tigre.
Tutta l'analisi del personaggio di Javert è fatta eccezionalmente bene.
Tutti quei "sì, ma non solo" gli danno una profondità ed una complessità che a prima vista non si direbbe.
Sembra un personaggio piatto e invece soffre senza neanche rendersene conto.
Perché, sì, Javert si comporta da cattivo, ma è sempre convinto di essere nel giusto.
La cosa veramente terribile di Javert non sono tanto le sue azioni quanto la sua assoluta mancanza di empatia.
Verso Fantine, Champmatieu, Valjean, se stesso...
Quell'essere cieco verso le altre anime che tu hai colto tanto bene.
Javert si percepisce come un ingranaggio rotto, e questo è terribilmente triste.
Anche il fatto che cerchi disperatamente qualcosa a cui votarsi (prima la legge, poi Valjean), è bello e pauroso allo stesso tempo.
Javert è un alienato ante litteram se vogliamo.
Quella sua passeggiata lenta e cupa lo descrive perfettamente: apparentemente calmo ma spezzato dentro.
E no, non mi dire di trovarti qualcosa che non và nei tuoi capitoli, perché non ci riesco nemmeno a mettermi d'impegno.
A domenica allora!

Recensore Master
01/04/16, ore 21:54

Sono di nuovo qui! Ci tenevo a recensire prima di domenica e degli altri due capitoli.
"Il cielo stellato sopra di voi" Kant approva questo elemento.
E "polvere ed ombra". Orazio approva pure lui.
E pure Ovidio, tanto per fare il club completo.
Quello che mi piace di più di questa storia è cercare di capire dove finisce l'imitazione di Hugo dove cominci tu. E no, non mi riesce per niente facile! Ma non è affatto una nota di demerito anzi è una cosa che apprezzo tantissimo.
Questo capitolo è dedicato a Cosette e devo essere sincera: all'inizio ho pensato "Noooo... Lei no!". Cosette è un personaggio che mi irrita profondamente ma riconosco che anche lei ha una sua funzione all'interno della storia. E quindi vabbè, mi sono fidata ed ho letto tutto.
Nei panni di una figlia preoccupata non mi è stata antipatica.
Ho apprezzato il riassunto della sua vita e di tutto ciò che Valjean è stato per lei.
E soprattutto ho apprezzato le riflessioni a proposito della morte, di quanto sembri ingiusta e di quanto gli umani cerchino di esorcizzarla.
E anche a proposito del bello che è qualcosa che trascende la pura estetica.
Ah! Ho beccato Baudelaire! Quello è sicuramente una tua firma perché dubito che Hugo avrebbe potuto citarlo all'epoca in cui scriveva "I Miserabili".
Il prossimo capitolo credo che sia dedicato a Javert... ora vado a sbirciare...

Nuovo recensore
30/03/16, ore 10:30

Bellissimo capitolo di riflessioni su Javert, come i precendenti del resto!
Amo le What if dove Valjean salva Javert, e mi chiedo cosa accadrà ai protagonisti da qui in avanti!

Recensore Master
21/03/16, ore 16:52

Sìììì! Standing ovation! Finalmente Valjean sta male! No, poverino, io non ce l'ho con lui, però i fandom sono pieni di Javert che sta male e Valjean che deve badare pure a lui, come se non avesse fatto abbastanza da babysitter a gente a caso nella sua vita. Anche io ci sono caduta, devo ammetterlo.
Comunque sì, dicevo... lo stile non perde un colpo, davvero complimenti per come sei riuscita a rendere tutto questo.
Javert fa anche tenerezza quando si vede portare via l'unico punto fermo della sua esistenza. Non cerca di soccorrere Vajean per la bontà di cui al capitolo prima, eppure il suo gesto è ancora più commovente perché è simile allo smarrimento di un bambino.
Vorrei tanto commentare degnamente le ultime due righe ma non mi viene niente di sensato.
Era bellissimo! "La folgore aveva parlato" insomma, è tutto lì, è quello che Valjean è diventato per Javert. Come Mosè ed il roveto ardente.
Basta, mi fermo qui... sono sempre più contenta di aver trovato questa storia!

Bien! Chi ha detto che i lunedì sono brutti? Ci sono ben due capitoli nuovi!
E che non deludono affatto.
La reazione di Javert è esattamente quella che avrebbe avuto se si fosse trovato davanti Valjean.
Per prima cosa puntargli contro una pistola. Tanto non avrebbe sparato neanche se la polvere all'interno fosse stata in buone condizioni. Ma comunque il riflesso condizionato è quello.
Poi, quando si mette ad andare su e giù davanti a Valjean a spiegare le sue ragioni... anche se in realtà non sta parlando con lui, sta parlando così, a vuoto.
"Vede il crimine che avanza e si sposta per lascialo passare, proprio come il Re!" Ecco, questa era bellissima!
E anche tutto il resto del monologo.
L'immagine della macchina perfetta che viene fermata da un granello di sabbia gettato tra gli ingranaggi era perfetta per descrivere l'effetto che il gesto di Valjean ha avuto su Javert.
E ora... ora vado a leggermi l'altro capitolo dove presumo ci sarà la risposta alla domanda terribile.

Recensore Master
14/03/16, ore 22:28

Ok, va bene, allora ammettilo che sei una pronipote di Hugo o la sua reincarnazione!
Grazie per avermi restituito Valjean homo faber, capace di arrangiarsi con quello che ha sottomano. Rompere un ramo ha la stessa logica dell'usare la corda del lampione per tirare su Cosette dopo aver scalato il muro del convento.
Il discorso sulla bontà merita un posto da qualche parte nella letteratura.
Compiere buone azioni, ma buone da quale punto di vista? Anche Javert compiva buone azioni secondo la legge, eppure...
Hai reso la bontà di Valjean qualcosa di incredibilmente bello perché grande e semplice allo stesso tempo. Vuole salvare Javert per rispetto della vita, dimenticando lui per primo i ruoli di poliziotto, ladro, santo o traditore. Una vita è una vita, non importa di chi sia. Secondo me con questo hai colto tutto ciò che Valjean rappresenta.
Quando Javert si risveglia ed "il suo sguardo non era mai stato tanto feroce" ho rivisto esattamente il personaggio come me lo immagino io.
Adesso dovrò aspettare il prossimo capitolo per vedere un confronto tra loro.
Ok, aspetterò pazientemente...
...
No, non crederci neanche per un attimo!
Una cosa che mi sono scordata di scrivere prima è che mi è piaciuto molto come hai curato l'aspetto grafico, tra titoli grandi, corsivi, linee, insomma, un bel lavoro anche dal punto di vista dell'occhio che vuole la sua parte.
Al prossimo capitolo allora.
Grazie per aver iniziato questa storia =)

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