Non so bene come iniziare, è da molto che non commento una storia: forse avrei fatto meglio a darti i miei pareri anni fa, quando la stavo correggendo. La verità, temo, è che io sono una persona estremamente sintetica e, in quanto tale, ci impiego tre secondi a esprimere un'opinione; tuttavia oggi sarò il più agromentativo possibile.
Fare un discorso sulla grammatica risulta inutile, però c'è una mancanza (o mia o tua, non so, nel caso fosse mia ti chiedo scusa) veramente microscopica: manca una virgola. Hai presente il passo sulla correttezza delle azioni di Valjean nei confronti di Cosette in quanto padre? L'errorino sta lì.
A proposito di grammatica, sto recensendo dal cellulare, spero vivamente di non combinare disastri.
Ora, tenterò di dire ciò che debbo.
Sì inizi con l'affermare -e già la bandierina verde lo anticipava- che la storia mi è piaciuta. Quanto? Tanto.
Due anni fa, scriverti che "The Winner Takes It All" era il miglior testo ch'io adesso prodotto. Bene, io rigiro la frase a te, che torni bell'impachettata al mittente!
Si nota un tuo sforzo dell'immedesimazione in Hugo incredibile, tra l'altro ben riusciuto: non sei identica a lui, ma sei certamente molto credibile come autrice palese del XIX secolo. Venti bandierine verdi solo per questo.
Che sia la nostalgia a farmi parlare? Non so, eppure giuro di essere sincero.
Una frase mi ha colpito, e mi colpì anni fa, che vale l'intero capitolo.
"Singolarissimo uomo in marcia da sempre e per la prima volta vagabondo" -circa, vado a memoria- questa citazione rende meravigliosamente l'animo di Javert, segnalando una perizia mostruosa nello studio dei personaggi, che, per giunta, non hai partorito tu.
La storia è, sotto vari punti di vista, fantastica. I miei complimenti più sinceri. |