Recensioni per
And War for a moment was no more
di graciousghost

Questa storia ha ottenuto 6 recensioni.
Positive : 6
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
17/10/19, ore 15:08

Recensione premio per il contest "Lavoratori allo Sbaraglio"

Mi devo davvero inchinare davanti a te, mia cara.
E' da un po' di anni che non passo più nella sezione di mitologia greca, per motivazioni personali che esulano da quanto mi piacerebbe ripresentarmi lì; ma ecco che questo scritto mi ha fatto venire una voglia pazzesca di ritornarci sul serio, seduta stante.
Bene... ecco, non so precisamente cosa dire, perché raramente mi è capitato di trovarmi davanti a una storia così ben scritta, articolata, ricca di dettagli e dove traspare tutta la conoscenza di quanto viene detto. E' facile parlare di mito, molto più difficile contestualizzarlo nel suo giusto ambiente ed essere consci di cosa si sta parlando.
La relazione tra Ares ed Eris non è delle più note, ma semplicemente delle più intriganti: tanti i punti in comune come le diversità, le storie che sorgono da essi, la violenza che condividono e il caos che portano - caos da cui nasce sempre un altro ordine, o dis-ordine che porta a un mondo nuovo.
Non nego di avere un debole per entrambe queste figure: la loro parte più oscura, vitale proprio quando seminano morte e distruzione, è qualcosa di più forte di molte energie di cui altri numi si fanno garante; la sregolatezza di un conflitto senza regole, così diverso dalle regole e dalle strategie di cui la Pallade è protettitrice, è molto intenso da concepire; e immaginare due personalità così amarsi, quindi andare in un territorio che di solito non compete loro, è come aspettarsi la nascita di un nuovo mondo.
E mi piace: sì, mi piace veramente tanto come pensiero.

Manto

Recensore Veterano
30/03/16, ore 18:44

Ciao :D Sono qui per lo scambio su facebook!
La mitologia è qualcosa che mi ha sempre affascinata e Ares è il 'personaggio' che mi ha colpita maggiormente. Quindi, quando ho visto che avevi scritto una storia su di lui, sul rapporto che ha con Eris e con Afrodite, mi sono decisamente fiondata a leggere.
Non mi soffermo particolarmente sul tuo stile perché non ho riscontrato alcun tipo di errore grammaticale e, in generale, la tua scrittura mi piace: semplice ma efficace - le descrizioni troppo accurate mi annoiano, alla lunga.
La scena che presenti è violenta, cruda, spietata e al tempo stesso carica di un erotismo che si percepisce attraverso ogni dialogo, ogni movimento che compiono i due gemelli.
Eris è una fiera spietata, una bellissima creatura di morte che ostenta la sua crudeltà come un trofeo, come qualcosa da invidiare - e Ares è l'unico che riesce a capirlo e a guardarla con gli occhi della passione.
Ares è un mostro indomabile, l'essenza stessa della follia della guerra che nemmeno Eris potrebbe domare - ma non le sfiora nemmeno la mente l'idea di poterlo addomesticare, di poterlo possedere totalmente, nonostante la gelosia che prova per lui.
Ho apprezzato che Afrodite fosse soltanto una presenza accennata, un ostacolo invalicabile e perennemente presente, che Ares rifiuta ma che Eris riconosce appieno.
E niente, l'ho trovata davvero una bella storia. Uno scorcio perfettamente coerente di quella che è la mitologia greca.
Ottimo lavoro.

Always_Always

Recensore Master
22/03/16, ore 23:33

Ed eccomi qui, finalmente!
Purtroppo non posso prometterti una recensione degna di cotanto capitolo perché, diciamocelo, se già era difficile commentare un tuo scritto riguardante Naruto e soci, qui, con dèi, scontri epici, riferimenti classici e citazioni letterarie... beh, insomma, è impossibile che io ci riesca, dunque mi scuso in anticipo.

Non posso che iniziare complimentandomi: hai scelto personaggi interessanti, "maledetti", forse anche scomodi, perché non è da tutti sentirsi a proprio agio parlando di Ares ed Eris, Guerra e Discordia; sono dell'idea che abbiano fatto sudare sette camicie anche agli aedi, ahah. In tutto questo, tu non solo li rendi vividi e fedeli al ricordo mitico, ma li accosti con una disarmante scioltezza all'universo umano, facendoli muovere su un campo di battaglia che li vede vinti (Eris che cammina tra i cadaveri, osservando i corpi, assaggiando una goccia di sangue... che scena meravigliosa!) e anche molto più simili agli uomini che ai loro fratelli immortali.
Ed ecco, infatti, che sono prede di sentimenti come la gelosia, la passione, la frustrazione, la rabbia e la delusione, proprio come nell'Iliade.

Ho particolarmente apprezzato l'accuratezza delle note, il lavoro di ricerca, le citazioni (inutile ripeterti quanto quella poesia di Byron sia azzeccatissima: sono sconvolta! *-*) che adornano il testo, rendendolo ancora più prezioso. Mai una volta cadi nel banale, mai una volta ti accontenti delle soluzioni semplici, anzi, ti metti costantemente in gioco e raccogli con coraggio le sfide che la tua meravigliosa mente ti pone, come questa: parlare di Ares ed Eris, coppia seriamente letale e difficilissima da gestire.

L'ho accennato ma voglio ribadirlo: questa sconfitta, se per i due protagonisti è catastrofica, per me – ma immagino anche per gli altri lettori – è galvanizzante. L'ambientazione scelta è perfetta, scenografica in sé, ma anche dritta rappresentazione dei sentimenti che scuotono gli dèi. La scena è descritta con precisione ed essenzialità, come solo tu sai fare: mai una parola di troppo, mai una di meno.
(Ma quant'è emozionante scorgere "icore" in un testo letto in rete?!)

Sono sicura di aver scordato ancora qualcosa, ma m'arrendo; penso sia davvero impossibile rendere giustizia a quello che è solo l'inizio del tuo ennesimo capolavoro. Davvero complimenti, Ayu, sia per l'intuizione geniale sia per la splendida resa.
Non riesco a capire cosa tu ci faccia ancora su EFP: il mondo (la mia libreria compresa) ti sta aspettando!!
Fremo dalla voglia di saperne di più di Ares ed Eris (e naturalmente di Atena!). E mi auguro che aggiornerai presto, invece, perché sai che so mettere fretta come pochi, ahah ♥
Un abbraccio, genietta

Ophelia

Recensore Master
20/03/16, ore 11:11

Ciao! Ho apprezzato moltissimo questo tuo primo capitolo, l'accuratezza delle parole che hai scelto; sin dalle prime frasi hai catapultato il lettore nel campo di battaglia, riuscendo a descrivere immagini sublimi, coinvolgendomi tantissimo.
Molto pertinente la tua decisione di narrare le vicende della guerra di Troia, essendo Eris - la Discordia - colei che la causa; nei suoi atteggiamenti si vede la sua soddisfazione, come la morte che circonda lei e il suo gemello l'affascini e sia quasi un modo per prendersi la sua rivincita su Afrodite, l'amante del fratello, la Dea della bellezza che lei tanto odia.
Il rapporto con Ares è complesso, lo si nota immediatamente, è una fusione di affetto fraterno e passione carnale che rende i due protagonisti letali - come giustamente sottolinei nelle ultime righe.
Ultimo ma non ultimo, ti faccio i miei complimenti per il lessico, cercato ma non pomposo, da cui si evince il lavoro di ricerca che hai fatto. Brava, continuerò con piacere a seguire questa tua storia.

Alla prossima,
V.

Recensore Veterano
19/03/16, ore 16:51

Mi sarà molto difficile fare una recensione seria e ragionata di un racconto che non solo è stato scritto per me (awwwwwwww. Ma che tesoro adorabile sei? :*), ma che affronta anche alcuni dei temi a me cari, in un contesto ancora più caro, e con personaggi che ormai ho preso ad adorare in modo assoluto.

MA.

Dato che oltre che una becera fangirl sono anche una persona seria (?) ci proverò. *rumore di vento tra i cactus*

Il racconto, dunque: il primo di una serie che vede come protagonisti i gemelli terribili della mitologia greca - quell'Ares, Dio della guerra intesa come scontro brutale e sanguinoso, e la di lui sorella, che ne è il perfetto complemento, esperta, com'è, nell'instillare discordie e inimicizia tra gli uomini, il cui frutto poi il fratello può raccogliere, come una florida messe.
Scegli un momento particolare per rappresentarli, che è quello raccontato nel IV libro dell'Iliade, dopo una cruenta battaglia che vede vittoriosi i protetti di Atena, a discapito di coloro che invece battagliano in favore di Ilio.
E l'atmosfera che crei è perfetta, e riporta degnamente a quella della fonte originaria; non era facile, non lo era per nulla, ma tu ci sei riuscita benissimo, e già solo per questo ti va il mio plauso a scena aperta. Ti sei presa un bel rischio, e hai volato alto, ma il risultato ti ripaga degnamente, e ripaga i sensi del lettore, che si ritrova immerso in quel coacervo di corpi e sangue, di umanità nel senso più basso e carnale del termine; non c'è nulla di più terreno, infatti, del momento della morte e delle ferite mentre due immortali osservano la fragilità e la pochezza di quelle creature - e al contempo la loro bellezza.
Ma tornerò su questo tra poco: prima volevo soffermarmi su come la scena e l'ambientazione risultino vivide, grazie alle descrizioni e alla miriade di dettagli sensoriali che sei riuscita a inserire nel testo. Il lettore è catapultato sul campo di battaglia, e non c'è patina mitica, o poetica, che possa occultare l'odore di sangue e interiora disperse sul terreno; è una scena di grande realismo e immediatezza, e al contempo è resa elegante dal modo in cui viene osservata - tramite gli occhi divini, che fungono da filtro tra la cruda realtà e la loro percezione per forza di cose virata verso una dimensione altra. Si percepisce dunque l'odore ferroso del sangue, eppure al contempo si è trasportati negli occhi e nelle percezioni dei divini, in una commistione affascinate tra molto terreno e immensamente ultraterreno.
E con questo mi riallaccio al discorso di prima - che poi è anche il tema che forse amo di più, quando leggo l'epica mitologica - ovvero l'alterità inconciliabile tra uomini e Dei, mondo carnale e mondo iperuranio, che rimangono celati l'uno all'altro, tranne che in quei rari momento in cui le due dimensioni si toccano - come in un'attrazione irrefrenabile - e le conseguenze sono enormi.
Morte e pazzia - per gli uomini - attrazione e disgusto - per i divini.

Eris e Ares torreggiano sui cadaveri come le due creature superiori che sono - e passare dall'umanità straziata dei corpi ai loro occhi freddi e distaccati (come potrebbero esserlo quelli di un uomo che osserva un formicaio appena distrutto) è stato straniante e al contempo bellissimo. Pur nella freddezza di Eris, però, si intuisce anche l'attrazione verso una natura così differente dalla sua, perché anche un insetto può essere immensamente affascinante, proprio in virtù dell'immensa differenza che vi si percepisce. Ripeto, adoro questo tema - lo adoro nell'epica, come lo adoro nella fantascienza, quando affronta il rapporto tra creature e specie sommamente diverse; qua abbiamo uomini e Dei, là uomini e alieni, oppure uomini e androidi, per menzionarne alcuni, ma la sostanza non cambia - e l'ho ritrovato e affrontato in questo tuo racconto in modo mirabile.
Ares, per contro, sembra più distratto, più disinteressato nei confronti degli umani, rispetto alla sorella, e questo lo trovo azzeccato perché il Distruttore - per come lo percepisco io - ben poco si cura del fato e della natura di quelle creature, al di là del loro esistere per il solo scopo di placare la propria sete di sangue. Per lui non sono altro che uno strumento, mezzo e fine in se stessi; una volta terminato di raccogliere la messe, ogni attrattiva è finita.
L'unica cosa che sembra accendere un interesse, in Ares, finita la battaglia, è proprio la presenza della sorella - in cui sembra voler trovare complementarità e comunione, a ragione anche della disfatta appena subita. Lei sembra intuirlo, e forse anche schernirlo per questo attimo di frustrazione - con quell'accenno alla consorte clandestina in cui lui sembra trovare piacere - ma si intuisce anche un moto di tipo diverso, e il rimbrotto diviene quello di un'amante ferita e non quello di una sorella sarcastica che va a colpire là dove il livido brucia più forte.
Ho adorato questa dinamica - rivalità e attrazione - e non vedo l'ora di scoprire dove vorrai portarla, ma già percepisco che sarà una strada irta e complessa, che sono ansiosa di percorrere insieme a loro.

Concludo dicendoti che lo stile è quello cui ormai mi hai abituata, e che amo; qua è in un certo senso più aulico, rispetto agli altri pezzi che ho letto, e giustamente, dato tema e ambientazione; ma rimane sempre molto ben calibrato e non ha alcuna leziosità o artificio forzato, ed è una cosa che apprezzo tantissimo, come ben sai. Ho apprezzato anche l'uso del narratore esterno, che di solito mi lascia più fredda rispetto alla terza immedesimata in un solo personaggio. Questa tua scelta riecheggia gli stili antichi e, al contempo, permette di creare quella vaga distanza con i due Dei - che vengono osservato dall'esterno, solo con brevi incursioni nei loro moti e pensieri, e che contribuisce ad accentuare quel senso di alterità di cui ti parlavo prima.

Insomma, bravissima, non c'è molto altro da dire che questo - e grazie ancora per aver reso prezioso il mio compleanno. :*

Recensore Junior
15/03/16, ore 20:55

Eccomi qui a recensire in diretta. ù_ù
Aspettavo questa raccolta con ardore, e sapere di averti fatto amare questo genere ancora troppo poco popolare (traine in SPN XD) mi rende una mammina orgogliosa.

Vediamo di passare al commento: prima di tutto, ho apprezzato moltissimo la cura dei particolari, che aiuta a trasmettere un'atmosfera tanto catturante che si ottiene solo con la massima verosimiglianza. Sei riuscita a trasportarmi direttamente sul campo, con descrizioni brevi ma intense, rievocando perfettamente la scena che desideravi in poche frasi: la polvere che si alza da terra, il rantolo dei feriti a un passo dalla morte, rendono quella cupezza che dà al pezzo il la.

Prendi poi a parlare di Eris, descrivendo il suo sorriso come "affilato", il che si riallaccia alle armi che spuntano dei petti dei morti e dei rantolanti, creando in questo modo una giusta coesione tematica e semantica: Eris stessa, la Discordia, è la causa della guerra di Troia, che serpeggia tra i due schieramenti metaforicamente e in forma incarnata. L'immagine della dea che aleggia sui resti della battaglia è particolarmente evocativa, soprattutto nel suo chinarsi a osservare il risultato del proprio potere.

Più pregnante ancora è il suo chinarsi ad assaggiare il sangue -
vagamente riprendi un tema che mi è caro, quello della divinità che osserva il mortale come un essere tanto simile eppure differente, immensamente più fragile. In questo caso, Eris non se ne preoccupa ma dimostra una curiosità quasi infantile - del resto, i bambini esplorano principalmente con la bocca nei primi anni di vita; allo stesso tempo, quel sangue diventa una libagione che non è più animale, ma quella del sacrificio umano - che prende il posto delle normali libagioni, che sono il nutrimento stesso degli esseri divini, di nuovo creando una metafora sulla natura di Eris e Ares, in quanto parti di uno stesso intero.

L'interazione tra i due gemelli è una delle parti che più ho apprezzato, così oscillante tra il fraterno, con quel tono sarcastico che spesso è tipico di questi rapporti, ma anche pieno di una gelosia che può essere solo amorosa, e ben si accompagna alla natura della Discordia.

Anche l'uso del lessico sottolinea questa ambivalenza: i loro sguardi che si intrecciano in una "congiunzione nefasta", il peplo che la fascia come un amante insaziabile, aiutano la vibe sottilmente bestiale che vuoi creare tra i due, formata da una parte animalesca e di una più profonda che viene fuori più sotto, nell'improvvisa fragilità di Eris e in quella di Ares che così ingordo non accetterebbe di separarsi da colei che ha scelto ma neppure di renderla l'unica - tipico della cultura maschilista antica, del resto, e soprattutto di una divinità che è forte del suo potere.

E' il non detto a creare la profondità psicologica, quello che viene appena accennato nelle immagini flash che attraversano la mente di Ares, e che paradossalmente fermano il tempo nel campo, rallentando l'azione , ritagliando loro un momento di eternità.

Insomma, la dinamica che hai creato è assolutamente accattivante, e ho messo subito la raccolta tra le ricordate perché non voglio perdere neanche un instalment. ùù Attendo con ansia il prossimo aggiornamento e sono molto felice che tu l'abbia già pianificata, così non rischio di restare senza. Sappi che se ti venisse in mente di fermarti, "io ti troverò" #cit.

Alla prossima! :*

PS: Unica piccola imprecisione, se vogliamo chiamarla così, è il definire Afrodite la "donna" di Ares, trattandosi di un dialogo tra due divinità. Troverei un termine analogo - "amante", "compagna", "innamorata"? - di modo da renderlo più verosimile per un'interazione divina. A parte questo, todo perfetto!
(Recensione modificata il 15/03/2016 - 08:57 pm)