Favola veramente carina e divertente.
Mi piace molto il tono leggero e ironico, quasi satirico nei confronti degli animali e della vecchia incontrati dall'uccello. Tutta la favola è governata dall'ambiguità del pensiero: gli esseri incontrati sono dotati di qualità o di difetti? L'uccello è retto e giusto o stupido? Fin dall'inizio sembra un accumulo che debba sfociare al termine del climax con un evento che ribalti la situazione e dia una morale ben precisa, ce la si aspetta già dal titolo! E invece si viene sorpresi dal finale non convenzionale, domandandosi se anche il finale faccia parte delle varie prese in giro che si leggono dentro la narrazione. Il bello dell'opera è che lascia appunto libera l'interpretazione di questa morale ma io in cuor mio credo che, dato che l'unica costante certa di tutta la vicenda è l'ironia, l'autrice voglia essere ironica anche nel finale e che la favola voglia essere una critica molto molto sottile alla dabbenaggine, critica abbastanza sottile da non essere appunto compresa con immediatezza.
La satira è evidente se ci si focalizza nel contrasto tra i vocaboli aulici e la parlata un po' antica (tipica da favola) con le descrizioni di sgradevoli presenze quali la bruttezza della vecchia, la puzza del fiato leonino e... la mitica caccaaa!!!!
Simbolico secondo me è l'utilizzo dei sensi per parlare della stupidità dell'uccello, ritengo un peccato che la favola ne abbia citati solo tre e non tutti e cinque.
L'opera mi porta alle mente mie riflessioni personali sulla morale conclusiva, che però non aggiungerò alla recensione. Questa volta Kikkakokkole98 ci porta indietro nel tempo, ma non sono sicuro di specificare l'epoca: lo stile della narrazione, semplice e prosaico, si avvicina più a Esopo ma la terminologia ricercata e il particolare l'utilizzo della morale associano l'opera più a Fedro.
(Recensione modificata il 09/05/2016 - 09:44 pm) |
