Perdona i miei infiniti ritardi.
Ho dovuto recensire a più mandate, e la cosa mi fa sentire una persona orribile. Però, alla fine, eccomi qui!
Come sempre, il tuo capitolo riesce a sorprendermi, perché, pur essendo molto diverso rispetto a quanto mi aspettassi, non delude mai le mie aspettative.
Principalmente, sono due gli aspetti su cui voglio focalizzare la mia attenzione.
Il primo è collegato al viaggio di Winry: come ti avevo già accennato, mi ha positivamente colpita il fatto che somigli molto ad una quest: si snoda attraverso l’incontro di personaggi diversi, quasi in modo graduale. Incontriamo Al, Elycia, e poi Roy, eppure ho avuto come la sensazione che quest’ordine vada a creare una sorta di climax.
Al è un combattente in prima linea, e ha come arma più potente il sorriso. Lui non ha bisogno di essere consolato – non per davvero, ed è infatti lui a rassicurare Winry.
Elycia rappresenta la dimensione dell’infanzia, però viene dipinta seguendo due direttive opposte: da un lato c’è la spensieratezza di chi può essere felice perché non sa, dall’altro c’è quel senso di mancanza a cui nemmeno la bambina è totalmente immune, e che rivela con una spontaneità tipica della sua età. Tuttavia, anche in questo caso, il suo vuoto non ha realmente bisogno di una consolazione. Winry non riesce a darle spiegazioni, ma queste non sono davvero necessarie, perché Elycia ha la sua ingenua e candida speranza: un desiderio in cui credere, espresso soffiando sulle candeline.
Questo è un passaggio cruciale, e non è un caso che lo sfondo su cui si svolge l’azione sia un compleanno. Quest’occasione assume un valore particolare; diventa l’elemento che dona una sorta di circolarità al capitolo e crea una fitta rete di rimandi tra passato e presente, tra realtà e ricordi. Si crea così un gioco di alternanze tra mondo interiore e mondo esteriore, un gioco di alienazione e ritorno alla realtà presente. E su questo sfondo Winry cerca la sua telefonata, che necessita in maniera quasi morbosa. Ed è il suo chiodo fisso, ma non è da solo: tutto il testo è ricco di riferimenti, di non detti, di allusioni e rimandi a Roy. La mia impressione è che il rapporto tra Winry e Roy sia sottolineato da alcuni passaggi, ma, in particolare da Chi ha un vuoto dentro non sa festeggiare, che contrasta con l’atmosfera gioiosa del compleanno, e allo stesso tempo segna una linea netta sia tra il mondo interiore e il mondo esteriore di Winry, sia tra le due facce di Roy. Un Roy che ormai Winry percepisce come fallace e pieno di sentimenti umani, troppo umani. Un Roy che finalmente mostra il fianco ferito e invita a colpire. Un Roy che capitola (sì, finalmente), ma non crolla. Un Roy che dice e non dice, ma che riesce a comunicare in entrambi i modi. La morbosa ricerca del telefono rispecchia la volontà di capire, di consolarsi e di consolare, di condividere un segreto e una speranza, in modo da poterli rendere concreti. La promessa senza voce è un ritorno alla vita.
Il secondo aspetto su cui voglio soffermarmi è l’importanza oggettistica di questo capitolo in particolare. Il non detto si esprime attraverso gli oggetti, oggetti che diventano parlanti, simbolici, carichi di significato. Oggetti come l’automail, la fotografia, le candeline. Parlano di assenza e di ricordi, ma anche di presenza e del presente. L’automail che giace abbandonato sul letto, testimone silenzioso di una promessa senza voce, diventa non solo il detentore del segreto condiviso da Roy e Winry, ma anche il simbolo di una ritrovata speranza, e della libertà che ne consegue. Abbandonandolo sul letto, Winry si lascia alle spalle anche il suo vuoto, appigliandosi alla promessa senza voce. Infatti, secondo me, la promessa è una delle chiavi di lettura del testo, ma anche ciò a cui si aggrappano entrambi, per poter continuare a vivere.
Le candeline sono legate a tutta la dimensione del compleanno di cui ho parlato sopra, ma allo stesso tempo rappresentano sia un rimpianto che una possibilità. La fotografia diventa l’espressione di Roy, come presenza concreta.
Io amo davvero il modo in cui tutti questi dettagli riescono a creare questa fitta sottotrama di rimandi e significati nascosti. Amo il modo in cui riesci a gestirli e ad orchestrarli. Rimangono lì, silenziosi, nell’attesa (anche loro) di essere scoperti, letti ed interpretati.
Come al solito, non sono riuscita ad inserire tutti gli elementi che avrei voluto inserire. So di essere un vero disastro, e di averti fatta aspettare secoli prima di pubblicare questa benedetta recensione (che non è nemmeno un granché). E ti chiedo perdono in anticipo per il ritardo della recensione al prossimo capitolo, che ho già letto e amato, ma che necessita un’attenzione tutta per sé.
Mi autoconsolo sapendo di poterti spifferare tutte le cose di persona.
Tanto amore! |