Recensioni per
Il buio, all'improvviso
di Marianna 73

Questa storia ha ottenuto 16 recensioni.
Positive : 16
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/07/18, ore 08:40

Cara Monica,
eccomi di nuovo a sfruttare il tempo morto per riempirlo con i tuoi meravigliosi racconti.
La scena di Oscar riversa su quella poltrona, a fine giornata, di fronte il camino, è rimasta impressa a molti. E’ una scena che ispira confidenze, riflessioni, che fa pronunciare pensieri ad alta voce, pur nel sussurro del rispetto del riposo….
Il temporale. Assiste al terrore di André da quando è bambino. Ora, da adulto, è un altro il buio che quest’uomo teme. Il continuo rimando a questi ricordi rende quel terrore presente ancora più agghiacciante. Quei ricordi non sono quasi più consolatori: inseriti in una prospettiva di imminente cecità diventano ancora più nostalgici e dolorosi.
Il sussulto attutito dall’imbottitura della poltrona. Coincide col sussulto del mio cuore. Con l’irrompere delle mie lacrime man mano che quell’imbottitura si agita in silenzio….
Il dolore di André. Mi avrebbe lasciata tormentata per parecchi minuti, se non ci fosse stato quel richiamo.
Quello che non dici. Voglio immaginare una serata di sguardi teneri, di mutismi dolci, di comprensione assoluta.
Come sempre ti ringrazio per le emozioni che mi fai provare con la lettura dei tuoi racconti.
Ti abbraccio forte.
Ilaria

Recensore Master
25/06/18, ore 22:17

Quando ho letto questa storia mi è tornata alla memoria una poesia dì Saffo:"fortunato quanto gli dei a me pare colui che siede di fronte a te e da vicino ode la tua voce e il riso melodioso", ecco questo è André, lui non rimpiange nulla della propria vita non vissuta perché comunque le è stato accanto, fortunato come un dio, l'unica cosa insopportabile sarebbe non poterla più vedere e proteggere, ecco perché torna a guardarla, per imprimersi ogni suo tratto nella memoria, poi lei lo chiama... Brava veramente.

Recensore Veterano
27/04/16, ore 11:59

Hai saputo creare un'atmosfera magica, quasi palpabile, nella seconda parte del racconto, con un finale aperto che mi ha riempita di gioia dopo l'angoscia della prima parte. Perchè anche lì sei riuscita a coinvolgermi come se fossi io Andrè e stessi provando il suo stesso terrore.
Meno male che alla fine è tornato "il sole"

Recensore Master
26/04/16, ore 22:43

Letta e riletta, più volte e sempre con lo stesso dolore, con le stesse lacrime a fare capolino.
Il momento è già di per sé pesantissimo, con la distanza tra loro, la cecità imminente e il peso della colpa sull'animo di André, ma in questo frangente diviente tragico. Quel lampo abbaglia anche chi legge e quello che accade dopo dà perfetta misura di un tempo che non scorre... mentre lui cerca appiglio e scivola a terra, e quel pavimento sembra sempre più freddo, ma è pur sempre un conforto, una minima certezza.
Il buio avvolge anche me, che perdo il respiro e non riesco ad andare oltre, senza piangere già qui, quando nel baratro della cecità, lui invoca il suo nome. Nell'anime la chiama quando il buio lo coglie, ma lei non sente. Anche qui il richiamo non ha risposta... e la dice lunga sulla cecità dell'anima che è propria di Oscar.
e' un sollievo il ritorno alla luce. Che non significa cecità totale, ma solo proseguire delle sofferenze già in atto. André la cerca, deve vederla e ogni volta ora sa che potrebbe essere l'ultima. Tornato da lei, la confessione è sfogo e apre la via a nuove lacrime. Quelle poche parole, il bisogno di parlarle almeno ora che lei non sente... mi straziano. Le parole sono ben scelte e davvero preziose. Il muoversi di Oscar si intuisce, ma resta ovattato dietro il velluto imbottito. Perfetto.
E perfetta è la chiusura, quando per André tutto sembra perduto, quasi fosse pronto a lasciarla davvero andare.
Mi resta un dubbio... Oscar lo richiama perchè ora sa della cecità o perchè comprende la portata dei suoi sentimenti?
Mi piace pensare che la cecità resti solo una scusa, perchè nemmeno lei potrebbe restare cieca di fronte ad un amore così immenso.
E tu anche stavolta mi hai catturata... perchè il verde può essere vibrante come e più di un rosso.
Bravissima

Recensore Master
25/04/16, ore 22:46

Monica non ho parole per dirti quanto è stato bello leggere questa storia. Andrè sta male è palese dalle sue parole. Splendida complimenti 😘

Recensore Master
25/04/16, ore 15:48

Un seguito alla bellissima poesia di Cecile che in realtà diventa semplicemente uno spunto, perché anche se la situazione di partenza si riallaccia a ''Una sera'', da subito parte la tua storia. Una storia che riprende anche quella celebre scena dell'anime in cui André per la prima volta vede completamente buio, un buio che diventa anche metafora delle sue paure, dei suoi tormenti, di una vita che lo vede sempre più lontano da lei. È una deflagrazione quella di André, simbolicamente rappresentata da quel temporale che però, ad un tratto ha fine. E qui parte il what if: lui che rientra in quella stanza, affronta le sue paure, apre gli occhi...e vede lei. Di fronte a questa visione fulgida e serena si calma...e le dice quello che nella storia originale non le dirà mai, le apre davvero il suo cuore. Bellissimo il momento in cui lei lo richiama...finale aperto, che si potrebbe prestare anche ad un seguito. Un altro bel racconto dei tuoi, elegante, ricco lessicalmente, intenso...brava.

Recensore Master
24/04/16, ore 21:28

Cara Monica,
Come fa male leggere queste parole. Parole di un uomo disperato xké perderà la vista ma soprattutto la visione di lei verso cui prova un gran senso di colpa.
C'é molta malinconia. Ma il finale ci fa ben sperare....

Recensore Master
23/04/16, ore 22:22

Mi sono commossa , complimenti è davvero molto bella . Bravissima . un bacio 💞

Recensore Master
23/04/16, ore 14:23

Ciao Monica,
questa storia è finita subito tra le preferite.
Bellissima, poetica a tratti sublime e commovente.
Un André molto simile all'anime,mostra tutta la sua forza nel dolore.
La pausa di non poter più vedere è agghiacciante, nel suo caso la cosa che lo spaventa di più è non poter più rivedere lei,la sua luce,la sua forza,la sua ragione di vita. Oscar sempre e solo lei. I ricordi del passato mescolati con il presente,un oceano di emozioni che lo travolge e travolge anche il lettore.
Ciò che lo conforta,nel caso in cui il buio non sparisse,è che lei è stata l'ultima cosa che ha visto;il suo rimpianto non vederla più.
E quando il buio svanice l'unico desiderio,l'unico anelito della sua anima è tornare da lei per rivederla ancora. La sua confessione contro la poltrona nella quale lei riposa è straziante.
Non saprei neanche dire cosa mi sia piaciuto di più.
So solo che mi hai regalato delle emozioni intensissime.
Una storia davvero indimenticabile.
Grazie Monica.
Anna

Recensore Veterano
23/04/16, ore 12:53

Questo è uno dei rari casi, sempre a mio modesto parere personale, ovvio, in cui la continuazione, ad opera di un'autrice diversa, di una bellissima ff già conclusa non solo sfocia in un'altra, bellissima storia ma aggiunge tanto, anzichè togliere, alla storia di partenza. Al momento mi ricordo solo un altro caso... per dire! :)
Ho letto ieri sera, una volta sola, perchè tante erano le emozioni che mi erano arrivate dalle tue parole che rileggerla subito sarebbe stato troppo. Ti confesso che una lacrimuccia mi è pure scappata. Oggi, a mente leggermente più fredda, provo a recensire.
Amo i racconti dal punto di vista di Andrè e amo questo Andrè nei suoi momenti più bui, come poche volte l'abbiamo visto nel manga e, soprattutto, nell'anime. Forse sono sadica, spero di no, ma trovo che nel suo sopportare saldamente la sofferenza, che l'amore ineluttabile per Oscar e l'altrettanto ineluttabile cecità gli procurano, stia tutta la sua grandezza, il suo fascino. E tu, Monica, qui elabori magistralmente il tema della sua sofferenza, in tutte le sue sfaccettature, dal rimpianto per i momenti dell'infanzia in cui poteva veramente sentirla sua al pentimento, al rimorso per le conseguenze della disperazione e della rabbia cui aveva ceduto, dal terrore di diventare cieco al senso di impotenza per non potere piu' proteggerla, vederla. C'è qualcosa nell'abbandono senza forze alla sofferenza che ricorda l'abbandono sensuale al piacere, e questa tua ff mi ha proprio richiamato alla mente questo concetto ("C'è qualcosa nella morte che ricorda l'amore", scriveva Edgar Lee Masters, sicuramente con altri intenti ma credo si possa adattare al contesto). Del resto l'orgasmo viene anche definito come la piccola morte. Sto divagando. Era per dirti che trovo questo tuo Andrè molto sensuale, oltre ad essere così azzeccato, così aderente all'Andrè dell'anime, sempre dignitoso e "grande" nei suoi momenti di sofferenza, a differenza dell'Andrè del manga che piange rumorosamente, si butta per terra, strappa ciuffi d'erba o spara in aria alla c... ;)
Esplori davvero tutte le sfumature del suo dolore, unendo temi diversi, momenti diversi della sua vita, e così il dolore arriva ad ondate, come quando il mare è agitato e un'onda sembra aver esaurito la sua portata dirompente ma subito dietro ne incalza un'altra, più alta ancora, e l'una rinforza l'altra. Sembra essere senza fine e senza soluzione questa sofferenza, abilmente enfatizzata dal temporale; molto dezakiano questo sottolineare gli stati d'animo dei protagonisti ricorrendo agli eventi atmosferici, che nell'anime assurgono a volte al ruolo di coprotagonisti (e qui rimando alla pioggia sulle ortensie e sulle vetrate del palazzo della bellissima "Tua per sempre" di Emerald). Addirittura le ultime gocce di pioggia evocano in Andrè i ricordi della loro vita da bambini, richiamano sentimenti, immagini, sensazioni fisiche.
Le due onde più alte sono l'amore "incontenibile ed irricevibile" per Oscar, sapiente uso di due aggettivi che dicono tutto di loro a questo punto della storia, e il terrore di perdere la vista. E le due onde si rincalzano, si confondono, si mischiano, come spesso accade quando lo sconforto e l'angoscia ci colgono impreparati e tutto si mescola e contribuisce a tirarci giù, in un vortice di dolore. Un tirare giù sottolineato dal gesto di Andrè di appoggiarsi al muro e lasciarsi andare, a toccare il pavimento gelido, come a dire che ha toccato il fondo del pozzo della sua disperazione. "Non potrà più...il respiro gli si spezza e deflagra in un singhiozzo aspro, squassante, le mani al volto, la testa che colpisce piano il muro per provare, disperato, a non lasciarsi trascinare più a fondo nel gorgo urlante del terrore." Come descrivi con maestria ed efficacia questo sentimento devastante che tutti noi abbiamo provato almeno una volta! "Il gorgo urlante del terrore". E al successivo <"Oscar..." un altro sussurro, quasi una preghiera. "Aiutami, ti prego..."> ho subito avuto davanti agli occhi l'Andrè disperato della puntata 28, prima dello strappo e dopo l'addio a Fersen.
E il terrore di aver perso la vista per sempre lo forgia, lo tempra, ne condiziona le azioni: non più verso una bettola qualsiasi, le sponde luride della Senna o in caserma ma verso l'unica cosa che davvero conta nella sua vita. Lui lo sapeva già ma stava smarrendo la strada, voleva smarrirla e perdersi altrove, per non dover più sopportare un amore devastante. La paura di diventare cieco e il sollievo per non esserlo ancora gli danno la forza di tornare sui suoi passi, di tornare da lei, questa volta non più con la brama di averla ma solo con il pacato desiderio di rivederla, almeno ancora una volta. Per dirla con Neruda:
"Perché l’amore, mentre la vita c’incalza,
è semplicemente un’onda alta sulle onde,
ma ahi quando la morte viene a bussare alla porta
solo c’è il tuo sguardo per tanto vuoto".
Penso che sia proprio adatta a questa tua storia, Monica; sostituiamo solo la parola "buio" a "morte" ed ecco il tuo Andrè.
Oddio, sto scrivendo un'esegesi della tua ff, scusa la prolissità ma sono tante le emozioni, i richiami, le citazioni che si sono scatenate in me nel leggerti.
Cerco di concludere. Analisi introspettiva ottima, quindi. Il finale aperto è perfetto; guai a volerlo continuare ;) anche se la tentazione, me ne rendo conto, sarebbe grandissima.
Lo stile è perfetto. Evocativo, poetico. Se "Una sera" era lirica pura, questa storia è poetica pur essendo in prosa, per certe metafore, certi accostamenti, come quell' "angolo fresco ed odoroso di pioggia", per dirne uno che mi ha colpita.
E, poi, la ricchezza del vocabolario! O ricorri al dizionario dei sinonimi (ma non voglio sapere: ogni scrittore ha i suoi segreti) o hai direttamente ingoiato un vocabolario della lingua italiana! ;) Chapeau! Riconoscimento da una che credeva di avere una discreta conoscenza della ricchezza della lingua italiana. "Intravede già il tenue lucore dei doppieri che illuminano il vestibolo", laddove la stragrande maggioranza di noi avrebbe scritto "Vede la debole luce dei candelabri che illuminano l'atrio", è da inchino. Ma anche "chioccolio", "quel vortice diaccio", "il rosso delle braci quasi consumate che ricama barbagli d'aurora sul suo viso".
Onore al merito! Dritta tra le preferite!
(Recensione modificata il 23/04/2016 - 01:53 pm)

Recensore Master
23/04/16, ore 12:05

Dopo un momento di assoluta disperazione torna la luce, e anche una gioia inaspettata può nascere: nella vita succede più spesso di quanto non si creda!

Recensore Master
22/04/16, ore 21:57

E' il periodo di Andrè, questo, che io soffro di più. Più per la condanna alla cecità , per la condanna alla solitudine. In una vita dove non è mai stato davvero solo, malgrado le dure prove toccategli sin dalla più tenera età, perde improvvisamente la vista ed Oscar, il suo sguardo verso il mondo. E' solo, Andrè, perché questa sorta di mutismo dell'anima glielo infligge lei, involontariamente, concentrando tutte le sue energie alla cocente delusione Fersen, che ne mette in discussione i pilastri su cui ha dovuto fondare la sua esistenza.
E' solo, Andrè, anche per troppo amore. Perché, una volta ancora, la vuole proteggere, e nel contempo non vuole fondare il suo rapporto con lei sulla pietà provocata dalla sua condizione. Se non può essere il suo unico amore, desidera perlomeno essere considerato quello di sempre.
...e nel buio, si sa, come durante un sonno notturno che non arriva, le paure si amplificano. Andrè è solo ed ha paura. Solo poterla vedere, rubare la sua immagine anche per un attimo, è croce e delizia di questo momento. L'unico ponte levatoio verso di lei, l'unica parvenza di legame che non sia solo un ricordo...spegnere la sua immagine equivale a rendere ancora più inespugnabile Oscar. Non poterla guardare significa non viverla, in quel surrogato di vita che si sono imposti.
L'ho vissuta, quella paura, con Andrè, ancora. Come nel buio dello stesso corridoio nell'anime, quando, trasfigurato dal dolore e dal panico, le urla "Aiutami, Oscar" esattamente come adesso. Ma ci dai modo di vivere anche un flebile anelito di speranza. Con quella confessione inaspettatamente udita, come se il Destino avesse voluto tessere una tela ben diversa da quello che si stava prospettando...con quel richiamo dell'ultimo momento, quando credi di aver già dato tutto...ed invece...
Bel racconto, Monica, sofferto, malinconico, ma aperto ad un dialogo, una speranza, un "loro"...
Ps: ringrazio anch'io Cecile per aver scritto una poesia tanto evocativa ed intensa nel suo attimo, da essere uno splendido stimolo per guardare attraverso i loro occhi...stavolta con i tuoi...
...tutto fa presupporre un seguito....
Un bacione.
Tamara Alessandra.

Recensore Master
22/04/16, ore 20:22

Ciao cara Monica!!!!!!sorpresa graditissima la tua!
Questa os e'esplicativa di molte cose dietro"Una sera"e hai fatto non bene ma benissimo a localizzare un riferimento cronologico e indicare delle peculiarita' sui nostri che qui sono inconfondibilmente loro!
Come ho avuto modo di dire a Cecile la sua lirica sublime,trascinante ed eccelsa come partitura,non mi dava comunque l'impronta ,il sigillo dell'anime che ci hai rivelato tu ,cara continuandone l'opera.
Dunque e'passato poco tempo dallo strappo e siamo ahime' piombati nel peggior periodo di Andre' Grandier.
Mi fa sempre male al cuore leggere e rivedere mentalmente quelle scene di Andre'al buio,sono riuscita pure ad avvertire quella straziante canzone giapponese che ne faceva da sottofondo mentre ti leggevo. Brividi di angoscia e di pieta'.
Bello il tuo Andre' che "OSA"nonostante lo strappo fra loro a trovare un briciolo di coraggio per confessargli la sua pena segreta e la giustificazione di quel folle gesto ad un Oscar semi addormentata.
E certamente la vera Oscar lo avrebbe capito e richiamato come fa la tua,invece come sappiamo quelli antipatici autori ci hanno fatto soffrire molto piu'a lungo lasciando Oscar e Andre'divisi l'un l'altro all'oscuro dei problemi reciproci.
Hai dato una svolta mirata,inaspettata e vibrante ad una situazione stagnante che dura nell'anime ben nove puntate. Troppe. Buon weekend festivo cara
(Recensione modificata il 22/04/2016 - 08:29 pm)

Recensore Master
22/04/16, ore 18:19

Il terrore di perdere la vista, quella paura che ti annienta...sei stata bravissima a renderlo, col gelo sulle mani, la pioggia, l'angoletto del palazzo . Davvero superbo.
E poi riportare il tutto alla storia d'amore, con una confessione fatta a chi non dovrebbe udire.
Magistrale

Recensore Master
22/04/16, ore 18:10

Un momento davvero terrificante per André! Quasi mi sembrava di vederlo brancolare al buio totale, nella solitudine e nella disperazione!. Poi però, la speranza si riaccende improvvisamente, e torna da lei, che in realtà è sveglia e lo chiama a sé. Sempre col tuo stile trascinante che non lascia quasi prendere fiato! Un pezzo che hai sentito molto e si avverte! Bravissima davvero e grazie per la dedica cara! ;-)))
un abbraccio  
Ceciliuzza 

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