Recensioni per
Dead Can Dance
di Eiko Quinn

Questa storia ha ottenuto 5 recensioni.
Positive : 5
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
09/06/16, ore 22:25

Che bello, hai aggiornato!
Sono pienamente d'accordo con te su Kanon.
Adoro tantissimo anche lui, sebbene preferisca leggermente Saga, ma trovo che scrivere su Kanon sia decisamente più semplice, sebbene sia anche lui un personaggio abbastanza complesso (soprattutto se si considera la scarsa capacità introspettiva di Kurumada). Diversamente da Saga, perennemente diviso fra bene e male e dalla psiche tanto sfaccettata quanto contorta, Kanon è decisamente più lineare. Certo, anche lui è ricco di sfaccettature e ha una psicologia sfaccettata e molto interessante, ma se Saga è sia nero che bianco, Kanon è "grigio", non è né buono e né malvagio, nonostante la sua evidente sociopatia e i suoi non troppo celati deliri di onnipotenza, LOL.
Comunque, passando alla recensione vera e propria, devo ammettere che anche questa shot mi è piaciuta davvero tanto, anzi, mi ha addirittura fregata. Inizialmente pensavo che fosse una sorta di delirio del protagonista come quella precedente, o addirittura che Kanon stesse parlando della paura che il disturbo che affligge suo fratello gli incuteva, fino a quando non ho scoperto che in realtà Kanon è già a Capo Sounion, e che tutto ciò che viene raccontato non è altro che un incubo, un incubo generato dalle sue paure più nere, dalla solitudine e dal terrore della morte, perché sì, secondo me qui Kanon ha temuto la morte più di ogni altra cosa. Ma quest'incubo non deriva solo da questo, affonda le sue radici anche nella dipendenza affettiva di Kanon verso Saga, quel fratello uguale a lui e dal quale non riesce a separarsi, colui insieme al quale ha sempre convissuto sin da prima di nascere, per questo il momento in cui Saga lo ha rinchiuso e abbandonato in quella prigione deve essere stato un grosso trauma per lui, quasi come una motivazione, perché un tempo loro erano una cosa sola, un unico essere. 
Insomma, tutto questo per dirti che ho davvero apprezzato il modo in cui lo hai descritto in questa storia, sei andata a scandagliare il suo lato più fragile e umano, oltre al suo gigantesco complesso del fratello. 
Bene, mi sa che ho delirato abbastanza.
Io ti faccio i miei complimenti e attendo con ansia la prossima shot!

Recensore Master
09/06/16, ore 20:04

Mah, si potrebbe dire che i manipolatori, i mastermind e compagnia proprio sani non siano, visto la dipendenza che sviluppano dalle relazioni sociali. Le persone sono strumenti; quantomeno, abbiamo una visione distorta della realtà, un abbaglio, come Kanon che confonde il corridoio con la grotta in cui Saga l'ha rinchiuso.
No, Kanon non è spezzato, dici bene; ma non è neppure intero. C'è un solco, nella sua mente che non si ferma mai, lo stesso che si ritrova sul palmo della mano destra. Una scheggia di vetro o di roccia che sia, non importa. Lo specchio non è integro. E rimanda un'immagine distorta. Il non essere - il non voler essere - come Saga. Il voler essere qualcosa di altro, da suo fratello. Un'altra entità. Che quando sei un gemello omozigota, ci campi, davanti ad uno specchio vivente. Qualcuno che, nel grembo di tua madre, era un pezzetto di te, prima che la cellula fecondata decidesse di dividersi in due.

Recensore Master
06/06/16, ore 00:44

Santo cielo, come ho fatto a non notare questa storia? Davvero non lo so, ma ora che sono finalmente giunta qui non perdiamo altro tempo e cerchiamo di lasciare un commento decente (sempre se non comincio a delirare, ma sorvoliamo). 
Amo Saga, lo adoro più di ogni altro personaggio della serie, per cui vedere una storia così ben fatta su di lui non può che farmi piacere. Il nostro Santo dei Gemelli è un personaggio estremamente complesso a parer mio, difficile da gestire e da trattare, quando si scrive su di lui purtroppo è facile sfociare nell'OOC, ma per fortuna tu sei riuscita a mantenerlo In Character per tutta la one shot. 
Caos.
E' questo ciò che si prova nel leggere il componimento, perché è il caos ciò che alberga dentro Saga, ci si immedesima in lui, si soffre con lui, si toccano con mano i fantasmi che si agitano nella sua mente e che non gli danno mai tregua, si sente in tutta la sua violenza la sanguinosa battaglia che infuria dentro di lui, una battaglia che Saga sta combattendo da solo contro il suo peggior nemico: sé stesso. 
E lui vuole fuggire, vuole fuggire da quel demone che lo perseguita, ma in cuor suo sa già di non avere scampo, perché al suo male non vi è apparentemente rimedio, perché sono la stessa persona, perché non possono fare a meno l'uno dell'altro. Eppure continuano a combattersi, ancora, ancora e ancora, fino allo sfinimento, fino a quando lo stesso Saga non sprofonda nei suoi incubi più neri, generando nella mente del lettore un'immagine davvero molto forte, inquietante, a tal punto da mettere i brividi.
Si può dire che questa storia - più che un'introspezione vera e propria del personaggio - sia proprio una descrizione nuda, cruda e realistica della guerra che lui sta affrontando contro sé stesso. Ed è giusto che il lettore provi tanta confusione, perché così ci si sente ancor più vicini al protagonista della vicenda, si percepiscono chiaramente la sua paura, la sua follia, la sua disperazione e la sua sete di potere, tutte emozioni che contrastano l'una con l'altra, che sono completamente opposte, ma sono parte di un'unica persona, ovvero Saga.
In conclusione, bellissima one shot, mi è piaciuta davvero tantissimo, attendo con ansia le prossime!

Recensore Master
10/05/16, ore 23:20

Comincio con il dire, che il tuo racconto è stata un scusa gradevolissima per riascoltare i Dead Can Dance ^^

Saga è uno dei personaggi che amo di più in Saint Seiya, e apprezzo più un Saga spezzato, vittima di sé stesso, piuttosto che in altri vesti. Probabilmente perché credo che sia quella la sua essenza: il dissociato; la contrapposizione tra bene e male in una persona.

Chi scrive ha diversi strumenti per far arrivare un messaggio: punteggiatura, lessico, sintassi, immagini.
La punteggiatura in combinazione con la sintassi ci da il ritmo.
Il linguaggio crudo, le immagini evocate attivano la nostra immaginazione mostrandoci "cose".
Questo scritto non è un racconto.
è più un flusso di coscienza, un qualcosa lanciato a folle velocità, come se tu avessi preso carta e penna e ti fossi messa a scrivere quello che vedevi e sentivi
E' frammentato perché simula una mente a pezzi.
Già quando siamo "sani di mente" ci dissociamo facendo saltare fuori cose come la coscienza, la voce della ragione, la voce di te bambino e via dicendo ... figuriamoci chi soffre di disturbi di personalità.

Come primo "scritto" mi è piaciuto.

^^
 

Recensore Master
10/05/16, ore 10:52

Di solito, il problema non è tanto non sapere cosa scavare, quanto il non sapere cosa si tirerà fuori.
Ciao, Eiko Queen.
Ho letto questo primo capitolo attratta dall'abstract, lo confesso. Mi sono chiesta "Ma dove vuole andare a parare con un simile lessico?". E devo dire che fin dalle primissime righe, questo cpaitolo non dà scampo. Ti afferra, per un polso - quello che Saga non sente - e ti tira con sé. Giù, sotto l'acqua della vasca. E purtroppo, non è piacevole come si pensa - come si spera.
Sei riuscita a rendere il dualismo tra l'abbandono e il resistere di Saga, a quel suo lato oscuro, quello che tiene buono con una minaccia assurda. Guarda che me ne vado via da me. Come se si potesse. Come se lui potesse. Ché io sono sicura che anche se Saga sviluppasse un disturbo schizofrenico, in cerca di salvezza - che a questo punto, nemmeno sapresti più riconoscere i confini della tua stessa pelle - l'altro lo seguirebbe. Sempre e comunque.