Caro James, tu sei semplicemente straordinario.
Prima di tutto, lasciami dire che la tematica dell'EndVerse è una delle mie preferite. Ho letto tante storie basate su di essa, ma questa è la prima volta che leggo una storia del genere.
Non finirò mai di stupirmi di come tu riesca ad avere questa padronanza della sintassi stupefacente. Sembra che le parole ti appartengano, che le abbia create tu stesso e che quindi esse ti debbano obbedienza. Le similitudini che usi risplendono di luce propria, donando alla storia una ricchezza senza pari.
Sono rimasta senza parole di fronte al modo in cui hai descritto ciò che prova un drogato in circostanza simili, usando oltretutto la prima persona, e rendendo quindi il tutto talmente veritiero da far venire i brividi. Talmente veritiero, che sono arrivata a somatizzare tutto il malessere di Castiel: nausea, bruciore, stanchezza, tutto.
Sublime è stata la personificazione delle sensazioni. Ciascuna di esse ha una propria testa, un proprio modo di agire. Ciascuna è corredata di sensi, dall'olfatto, al tatto, al gusto, ed è caratterizzata persino da aggettivi. La nostalgia, ad esempio, che viene definita coraggiosa, e, vedendo come si impegna per scavalcare il muro, direi anche tenace. E, sempre la nostalgia, addirittura prova un'emozione: è triste, e piange.
Questa storia è pungente, graffia, stride, e fa male. Eppure, nel suo essere puro dolore, è contemporaneamente anche pura bellezza.
Mi complimento con te per questo piccolo gioiello.
E sapendo che l'hai scritta a scuola, mentre i tuoi compagni di dolore e di sventura scolastica erano alla gogna, mi fa sorridere. E non so il perché.
Alla prossima
Sara |