Ciao, dunque. Ho tentennato a lungo su questa storia. Tanto e forse persino troppo. In un primo momento non riuscivo a decidermi se iniziare a leggerla oppure no, poi invece non sapevo se lasciarti o meno una recensione. Mi ritrovo qui a commentare il quinto capitolo, e non il sesto, per una ragione ben precisa. Di fatto, non ho ancora deciso se andrò o meno, avanti nella lettura. Non che non sia bella o che abbia qualche difetto narrativo o stilistico, affatto! Solo che... beh, non è facile da spiegare. Ma ci proverò. |
Splendido inizio, con un tuffo nell’atmosfera goliardica ma accogliente del 221b, dei “vecchi” tempi, con tante cose e tante emozioni taciute e non condivise. Due persone le cui esistenze, ad un certo punto, come succede nella vita, s’intrecciano e percorrono un tratto del cammino insieme. Ma, per quanto riguarda Sh e John, non si è avuto il coraggio, o forse il tempo ed il modo, di liberare l’energia di quello che intercorreva fra loro. Nel ritorno al presente ritroviamo la dolce Molly, ora moglie di Lestrade, sempre innamorata senza speranza di Holmes, sempre alla ricerca di un qualche segno di lui che le dia la spinta per continuare a vivere un matrimonio che immaginiamo sereno ma non all’apice della felicità, almeno per quanto la riguarda. Hai trattato questo passaggio con una precisione che ci riporta ai casi della vera quotidianità, tanto, per esempio, è verosimile la titubanza della Hooper per arrivare, nel suo dialogo con Watson, alla domanda che le sta più a cuore (“…E Sherlock?..”). Nell’intersecare, poi, abilmente i piani temporali, ricuci i fili che si erano spezzati e prepari, penso, un incontro che aleggia fin dall’inizio di questa ff. Non tanto tra Amanda e il padre, chiunque esso sia, ma tra Sh e John, dopo sette lunghi anni di separazione. Uno di quelle lievi tracce perdute, cui accennavo nella frase precedente, è ciò che afferma il Bardo nel sonetto e che cioè l’amore è come una stella che guida chi percorre un lungo viaggio, non lo abbandona mai e questo è il legame che sentiamo tra i due protagonisti pur nella lontananza del tempo, delle circostanze e dei meccanismi imprevisti della vita (“…Io sono sposato con il mio lavoro, tu con Mary…È troppo tardi…Una parola, Sherlock, una parola sarebbe bastata…”). A proposito del momento finale del capitolo, dico che è carico di tensione emotiva, mi ha veramente coinvolto, grazie soprattutto alla tua capacità di rappresentare le emozioni e la grandezza dei sentimenti con parole lievi, leggere, quasi tu avessi timore di offuscare lo splendore di quel fiume impetuoso (“…silenzio… La luce fioca del mattino… tepore soffuso… baci soffici…un sussurro della consistenza del mattino…”). A conclusione voglio che non vada perduta una “perla” come la seguente, una delle descrizioni più azzeccate della voce di Sh: “…Era come venire inghiottiti da un mare di seta scura, di soffice velluto…”. E chi non vorrebbe nuotare in un mare del genere?! |
Ci vuole bravura (ce ne vuole davvero molta) per muoversi tra i piani temporali come sai fare tu. |