Buonasera!
Vorrei ricompensare il fatto della tua gentilezza nei miei confronti e recensire una delle poesie che - ammetto sinceramente - mi erano passate inosservate, nel senso che proprio è la prima volta che noto delle tue pubblicazioni.
Dal titolo mi ha incuriosito e ho scelto questa per voler parafrasare quella fine che racconta il titolo e insomma, ho avuto modo di leggere una poesia veramente tetra e cupa per certi versi, anche approfondendo quello che hai scritto nelle note.
Ho vissuto la storia di quest'anima lasciata in disparte e lasciata libera praticamente di fare quello che voleva per via dell'incombente solitudine che la circonda: a seconda della forza interiore della persona, questi momenti possono portare ad una nuova considerazione di sè oppure ad un gesto sconsiderato che sfida la vita e va a cercare qualcosa di nuovo e più fresco per sentirsi veramente in pace, senza più vivere il dolore.
Una ragazza riconoscibile da tantissimi aspetti perché unica nel profondo ma questo la gente lo nota troppo tardi, è più facile affossare gli altri in gabbie ed etichette per rendere facili le identificazioni e le critiche in sè: nonostante ciò, le persone che corrono a cercarla mi ha dato da pensare.
È una persona amata veramente oppure è cercata da gente di circostanza che in realtà sono amici superficiali improvvisati preoccupati per lei?
A volte capita che chi compie gesti così azzardati non riesca a vedere del buono neanche chi - tra chi si può definire amico - è in buona fede e veramente pensa al benessere dell'altro.
Ammetto che a prima occhiata il dislivello dei versi dal punto di vista del carattere mi ha abbastanza indispettito ma sono contento di leggere il motivo e devo dire che è molto creativo e, al contempo, mi spiace sapere che è un componimento autobiografico che riguarda una persona vicina a te.
Ho gradito molto lo stile molto libero che nasce sopratutto dopo il verso "Accidenti alle tue paranoie!" in quanto si svolge lo sviluppo del tutto, è un racconto molto libero ed incisivo, in un componimento di versi endecasillabici (a parte il verso finale) che donano un ritratto, una visione di un'azione irreversibile che segna la frattura e la distruzione, l'annientamento di una persona nei confronti della vita.
Mi ha molto colpito il verso che recita "E suona quest'amara melodia", come se fosse un modo per parlare del suo funerale seguito da gente ipocrita e veramente idiota che la rimpiange dopo avergliene dette e fatte di tutti i colori.
In sostanza, una poesia molto triste ed angosciante, il racconto piuttosto pulsante di un suicidio che si riversa nella gente che ha capito (come nella vita di tutti i giorni, appunto) la straordinarietà di un'anima piccola ma fantastica veramente, alla ricerca di un luogo sicuro dove poter essere apprezzata al meglio, senza che nulla si spezzi con il suo ultimo respiro.
Complimenti, c'è da dire che quando si ha del talento nel rappresentare le emozioni e le nostre storie più vivide, dalla tristezza inconscia possono fiorire veri e propri capolavori del genere.
Un abbraccio forte,
Watashiwa |